27 // Strada
T/N's POV
"Ottima cena, Sosuke", disse Hayato posando entrambe le sue bacchette sulla ciotola di riso ormai vuota. "Dico davvero. Dove hai imparato?"
"I miei genitori hanno un ristorante a Tokyo", rispose Sosuke. "Li ho aiutati spesso e volentieri."
"Capisco", sospirò mio fratello posando il mento sul palmo di una mano. "Come al solito a mia sorella arrivano tutte le fortune. Ora che ti sei accasata dovrò trovare una ragazza anche io."
Io e Sosuke ci lasciammo andare ad un sorriso e mi alzai per iniziare a raccogliere le stoviglie sporche, ma Hayato mi fermò, ordinandomi di rimettermi a sedere.
"Volevo chiederti... Hai più pensato ad una possibile università?" chiese.
Mi stupii di quella domanda, ricordando che l'ultima volta in cui si era toccato l'argomento mi era stato espressamente richiesto di non compilare il questionario sulla carriera futura del liceo.
"Ehm, onestamente no", risposi lanciando un'occhiata a Sosuke.
"Pensaci, allora."
"Ma..."
"Ce la caveremo", disse mio fratello alzandosi ed iniziando lui a raccogliere le ciotole ed i piatti dal tavolo. "Ma devi pensare al tuo futuro. Mi dispiace per quello che ti ho detto qualche tempo fa, ero molto abbattuto."
"Non preoccuparti", sorrisi.
"Andate pure di sopra", parlò lui, posando le stoviglie nel lavandino. "Voi avete cucinato, al resto penso io."
"Io credo di dover tornare alla Samezuka", annunciò Sosuke alzandosi in piedi. "Si sta facendo tardi."
"Va bene. Buonanotte, allora."
Accompagnai il ragazzo a raccogliere il borsone che aveva lasciato in camera mia ed infine ci dirigemmo insieme alla porta d'ingresso.
"Domani ci vediamo?" chiesi accompagnandolo fin fuori di casa ed accostando la porta alle mie spalle. "Ho di nuovo il turno in gelateria."
"Purtroppo domani ho gli allenamenti", sorrise Sosuke. "Ma possiamo rimandare a questo weekend ed andare anche al mare."
"Va bene..." sospirai non riuscendo a celare la mia delusione.
"Posso avere un attimo il tuo telefono, T/N?"
"Ehm, sì, certo", dissi prendendolo dalla tasca e porgendoglielo. "A che ti serve?"
Il ragazzo non rispose e lo vidi premere sulla tastiera mentre osservava con occhi attenti lo schermo. Poco dopo, lo rivolse verso di me.
Lessi subito il grande titolo in cima alla pagina internet affiancato da un logo specifico: si trattava del sito dell' Università delle Arti di Tokyo.
"Che cosa..." mormorai riprendendo in mano il mio telefono ed iniziando a leggere le prime righe di presentazione.
"Pensaci, ti prego", sorrise Sosuke. "Sono sicuro che te la caveresti benissimo."
"Però... Non so se..."
"Pensaci e basta, ok? In più, io conto di tornare a Tokyo per aiutare i miei con il ristorante l'anno prossimo. Potremmo continuare a vederci."
"Capisco."
"Senza fretta", mormorò il ragazzo lasciandomi un lieve bacio sulla fronte. "Hai tutto il tempo per ragionarci su."
"Hai ragione", dissi con un lieve sorriso.
Lo baciai e godetti appieno delle sue labbra morbide e del silenzio surreale che circondava quel piccolo gruppo di case abbarbicate sulla collina, interrotto solo dal canto dei grilli. Ci salutammo poco dopo augurandoci la buonanotte e rientrai in casa dirigendomi subito in camera mia.
Mi sdraiai sul letto scrutando il telefono e lessi ogni riga di quel sito. Non capivo bene perché, ma ad ogni parola mi ritrovavo sempre più euforica e certa che in fondo fosse la scelta giusta; come se avessi lasciato sopita per moltissimo tempo la mia passione che man mano si stava risvegliando portando finalmente una ventata di aria fresca ed una gran voglia di futuro nel mio animo. Osservando le foto della scuola, mi ritrovai ad immaginarmi mentre ne varcavo il cancello o presenziavo durante le lezioni dando finalmente sfogo al mondo che mi portavo dentro. Presa dall'euforia di un cambiamento drastico nella mia monotona vita, andai sulla pagina delle iscrizioni e scoprii che la scadenza per presentare la domanda di ammissione sarebbe giunta nel giro di pochi mesi. Era strettamente necessario allegare dei disegni completi per dare modo agli insegnanti di giudicare il mio lavoro e la mia mente iniziò subito a ragionare su quale genere di opera avrei potuto inviare, ma poco dopo bloccai il telefono posandolo sul comodino al mio fianco.
Forse stavo correndo troppo e mi ero solo lasciata trascinare da uno strano entusiasmo, probabilmente figlio della mia passione sopita negli anni e che ormai cercava in tutti i modi di liberarsi. Volevo pensarci meglio, soprattutto a mente fredda, ma sicuramente aiutava parecchio l'idea che avrei potuto finalmente vedere Tokyo e, perché no, condividerla con Sosuke.
Ripensando a Tokyo mi venne anche in mente del medico di cui aveva parlato Hayato e parve che tutti i pezzi andassero al loro posto con una semplicità disarmante.
Mi alzai dal letto e scesi le scale, andando da mio fratello intento ad asciugare gli ultimi piatti.
"Hayato?"
"Uhm? Che c'è?" chiese voltandosi verso di me con fare annoiato.
"Dovrei chiederti un favore."
- - -
Il forte vociare degli altri avventori sulla spiaggia era ovattato dall'acqua che mi copriva le orecchie e mi ritrovai a godere di quel particolare tipo di pace che tanto mi era mancata, mentre osservavo il cielo limpido di quella giornata assurdamente calda galleggiando a dorso. Ero riuscita a prendere sempre più confidenza con il mare grazie al tempo trascorso insieme a Sosuke e non potevo che essergli grata in ogni modo possibile.
Mi voltai verso di lui, scoprendolo intento a scrutarmi con metà volto celato sotto il pelo dell'acqua e, per via della sua espressione seria, quasi predatoria, non riuscii a trattenere una risata. Mi raddrizzai ed anche lui mi sorrise, divertito dalla scena.
"Credo sia meglio che andiamo", disse. "Inizia a farsi tardi."
"Concordo."
"È bello vederti così serena. Stai facendo dei passi da gigante", ammise mentre nuotavamo verso la spiaggia.
"Bè, è tutto grazie a te!" sorrisi. "Sei stato un ottimo maestro."
"Ma il merito è tuo."
"Non riesci proprio a prenderti un complimento, eh?" risi non appena mettemmo piede sul bagnasciuga.
"Senti chi parla", rise anche lui avvicinandosi al suo borsone per raccogliere l'asciugamano, ma si bloccò quando gli capitò il telefono tra le mani, osservandone lo schermo con aria assente per qualche secondo.
"Tutto bene?" chiesi inginocchiandomi al suo fianco.
"Sì. Devo fare una chiamata veloce", annunciò rimettendosi in piedi ed allontanandosi di qualche metro componendo un numero sulla tastiera.
Approfittai dei minuti della telefonata per godere dei raggi del sole intenti ad asciugarmi la pelle dalle grandi gocce d'acqua salata che la adornavano, e rimasi ferma ad osservare l'orizzonte. Sentivo di essere finalmente sul punto di rinascere, di prendere in mano la mia vita come avevo sempre aspirato di fare, e non avevo mai provato sensazione più bella e liberatoria. Godetti anche della lieve brezza che mi scompigliava i capelli; un vero e proprio piacere in quella giornata afosa.
Poco dopo Sosuke concluse la telefonata e si avvicinò a me finendo di raccogliere la sua roba. Nel giro di pochi minuti ci ritrovammo a camminare verso casa mia, dove ci attendeva mio fratello per iniziare a preparare una suntuosa cena per il suo compleanno che si sarebbe svolto quella stessa sera. Aveva invitato alcuni suoi colleghi ed aveva chiesto a Sosuke di aiutarlo con i preparativi. A pochi metri dalla porta di casa, Sosuke si bloccò e anche io mi fermai non riuscendo a comprenderne la motivazione.
"È successo qualcosa?" domandai
"La telefonata di prima..." sospirò. "Era la mia famiglia. Mi informava che mio cugino si sposa e sono stato invitato."
"Oh, è una bella notizia, no?"
"Il weekend prossimo dovrò andare a Tokyo proprio per questo, e mi chiedevo se ti andasse di venire con me. Dopo la cerimonia potresti visitare la città dato che non l'hai mai vista." chiese abbassando lo sguardo con aria abbattuta.
"Sul serio?!" sorrisi emozionata alla sola idea. "Sì, certo che mi andrebbe! Ma tu sei sicuro? Non mi sembri molto felice della cosa."
Sosuke riprese a camminare in direzione della porta d'ingresso e, dopo avermi superato, mi rivolse un leggero sorriso da cui percepii una profonda malinconia.
"È solo che non ho un bel rapporto con mio cugino, ma se ci sarai anche tu sarà sicuramente un pomeriggio più sopportabile", ammise.
"Allora va bene!" sorrisi seguendolo ed aprendo la porta di casa con le mie chiavi. "Mi basta che tu sia sereno."
"Se ci sarai, lo sarò di sicuro", mormorò afferrandomi una mano ed abbassando nuovamente lo sguardo.
C'era qualcosa che non andava, me lo sentivo fin nelle ossa. Che era un ragazzo malinconico lo avevo sempre saputo, ma vederlo rattristato mi causava sempre una fitta al cuore. Ignorai le chiavi di casa appena rigirate nella toppa e mi voltai verso di lui cercando di far incontrare i nostri sguardi.
"Sei sicuro che vada tutto bene?" domandai. "Sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa."
"Certo", disse abbassando la testa fino a farla posare sulla mia spalla. "Devi insegnarmi come fai."
"A fare cosa?"
"Ohi, T/N, Sosuke!" parlò quello che si rivelò mio fratello aprendo la porta alle mie spalle per poi rientrare in casa. "Non vorrei interrompere le vostre cose, ma si sta facendo tardi."
"Delicato come sempre", biascicai infastidita.
"Ha ragione. È meglio che andiamo", concluse Sosuke avviandosi verso casa, e lo osservai in silenzio mentre si toglieva le scarpe dandomi le spalle.
Potevo immaginare a cosa fosse dovuta la sua malinconia. L'avvicinamento delle Regionali e della staffetta con Rin doveva spaventarlo non poco; in quel momento avrebbe dovuto fare i conti con il suo passato e le sue verità nascoste, ed ero preoccupata dallo stress che quell'evento gli avrebbe causato nei giorni a venire. Stargli vicino e rassicurarlo il più possibile fino ad allora sarebbe stata la mia priorità; non avevo intenzione di farlo sprofondare, per nulla al mondo.
Lo seguii all'interno e, dopo esserci fatti una doccia veloce, scendemmo in cucina per aiutare mio fratello con la sua cena di compleanno. Preparammo tre portate, complete sia di carne che di pesce, con l'aggiunta di alcuni antipasti da servire ai commensali. Quando arrivarono gli invitati, potei finalmente conoscere alcuni dei colleghi di Hayato, ma Sosuke rimase in cucina per occuparsi degli omurice che avevano la necessità di essere preparati e composti al momento. Il suo sguardo apatico fissava con aria assente il riso con verdure che stava saltando in padella con gesti fluidi e professionali, e a malapena si accorse di me quando lo raggiunsi.
"Hai bisogno di una mano?" chiesi.
Sosuke quasi sobbalzò per lo spavento, ma poi tornò a concentrarsi sul riso intento a soffriggere nel tegame.
"N-No", rispose. "Ho praticamente finito."
"Ok. Ah, Sosuke. Dopo puoi venire un attimo in camera mia? Vorrei chiederti un parere."
"Certo. Di che si tratta?"
"Sorpresa!" risi iniziando ad impilare i piatti utili alla festa.
Quando tutte le omurice furono pronte, le portammo agli invitati che, per tutta la durata della cena a seguito di ogni portata, si congratulavano con Sosuke per l'ottimo lavoro svolto. Fu una serata tranquilla costellata di sorrisi, ma smuovere Sosuke dal suo malinconico torpore sembrava essere più difficile del previsto. Dopo che mangiammo anche la torta comprata da me quella stessa mattina, io ed il ragazzo ci dirigemmo verso la mia stanza per lasciare mio fratello in compagnia dei suoi amici e, non appena entrammo nella camera, accesi la piccola luce sulla mia scrivania per poi afferrare il grande raccoglitore che avevo appoggiato preventivamente sul ripiano.
"Cosa volevi chiedermi?" chiese il ragazzo, ma non risposi ed iniziai a distribuire i disegni migliori che ero riuscita a trovare durante la mia prima cernita con un grande sorriso sulle labbra.
Durante la settimana appena trascorsa, avevo ragionato molto sulla scelta della mia futura università, ed ero finalmente giunta ad una soluzione: l'università delle Arti di Tokyo era l'unica scuola che avrei mai voluto frequentare. Trovavo incredibile la semplicità con cui quella consapevolezza fosse giunta nella mia vita, riuscendo a colmare tutte le lacune di cui avevo sempre sofferto.
"Ho deciso", annunciai rivolgendo un sorriso a Sosuke dopo aver distribuito i disegni in ordine sul pavimento. "Voglio andare all'Università delle Arti di Tokyo."
"D-Dici sul serio?" chiese lui stupito.
"Sì. Non ho mai avuto chissà quali talenti o grandi aspirazioni, questo è tutto quello che so di volere. Se poi andrà male non importa, ma almeno ci avrò provato. Mi hai fatto vedere la mia passione da un'altra prospettiva, te ne sarò sempre grata. Quindi ora hai la responsabilità di aiutarmi a scegliere i quindici lavori migliori da mostrare per l'iscrizione. Devo inviarli il prima possibile." dissi con tono canzonatorio incrociando le braccia al petto.
Sosuke mi mostrò un sorriso malinconico e si avvicinò a me facendo attenzione a non calpestare nessuno dei miei lavori, e solo allora mi abbracciò.
"Ne sono felice", disse. "Dico davvero."
"Ti ringrazio. Ah, cosa intendevi prima? Quando mi hai detto che devo insegnarti... ehm, qualcosa."
"Mpf", sbuffò lui con un sorriso raddrizzando la schiena ed osservandomi con i suoi meravigliosi occhi azzurri. "Devi insegnarmi come fai ad essere così forte."
"Oh, dai. Sai benissimo che non è così..." sospirai abbassando lo sguardo. "Io non..."
"T/N", mi chiamò Sosuke afferrandomi entrambe le spalle per attirare la mia attenzione su di lui. "Stai pian piano sconfiggendo la tua più grande paura e hai scelto di intraprendere un futuro incerto in nome della tua passione. Se non è forza questa, non ho idea di cosa sia. Sono onorato di essere accanto ad una persona come te."
"Sosuke..." mormorai.
"Dai, diamo un'occhiata a questi disegni", disse lui lasciando la presa ed inginocchiandosi a terra. "E dato che andremo a Tokyo il prossimo weekend, che ne diresti di portarli direttamente alla segreteria e di compilare lì la tua richiesta di iscrizione? Potrebbe essere un'occasione per visitare la scuola."
"Oh, hai ragione! Perfetto, ci sto!" sorrisi percependo una grande euforia prendere possesso del mio corpo.
"Ottimo. Vogliamo iniziare?"
"Sì!"
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