2 // Primo passo
T/N's POV
Il forte odore di cloro giunse fin nelle mie narici riportando nella mia mente alcuni piacevoli ricordi facenti parte della mia infanzia. Ricordai di quando nuotavo con Haru e gli altri in quella piscina e le giornate scorrevano veloci senza che ci dessimo un particolare peso. Era tutto perfetto, ed il mondo esterno non richiedeva la nostra attenzione dandoci il tempo per godere appieno della nostra infanzia e della nostra spensieratezza. Nel nuoto, il mio stile preferito era il dorso, lo stesso di Makoto, e spesso e volentieri ci sfidavamo rendendo ancora più divertenti le nostre lezioni.
Rin, la sua squadra ed i quattro atleti dell'Iwatobi si erano allontanati verso gli spogliatoi ed io e Gou eravamo rimaste sole all'ingresso mentre tentavo di prepararmi all'imminente e probabile ritorno del mio incubo.
"Ti va di avvicinarci alla piscina?" chiese Gou.
"Certamente", sorrisi, ed entrambe ci incamminammo attraverso il corridoio.
"Parteciperò come giudice alla gara di muscoli!" disse lei entusiasta. "Ti andrebbe di unirti?"
"Ahah! Non credo di esserne in grado."
"Oh, io penso di sì. In fondo io e te siamo sulla stessa lunghezza d'onda, no?"
"Mi conosci bene, vedo", risi cercando di mantenermi il più rilassata possibile, e la compagnia di Gou mi aiutava moltissimo in questo.
Quando mettemmo piede nella sala con la grande piscina collocata nel centro, la mia reazione interiore fu più controllata del previsto; probabilmente per l'atmosfera gioiosa che riempiva l'area grazie ad un grande numero di bambini e famiglie intente a divertirsi. Osservai l'acqua sotto agli occhi attenti di Gou e, poco dopo, mi voltai verso di lei con un grande sorriso.
"Va tutto benissimo!" dissi mostrandole un segno di vittoria con le dita di una mano.
"Oh, sul serio? Fantastico!" rise lei. "Se hai qualunque tipo di problema non esitare a dirmelo."
"Certo!"
Le ore seguenti si susseguirono tra un evento e l'altro e realizzai di riuscire a gestire magnificamente le mie paranoie, soprattutto grazie ai bellissimi ricordi che quel luogo riusciva a riportarmi alla mente, fatti di sorrisi e gioia allo stato puro. Giunse poi il momento della staffetta organizzata tra la squadra di Haru e quella di Rin e mi posizionai a fianco di Gou per poter osservare la gara.
Notai lo sguardo di Rin posato su di me e pareva fosse turbato dalla mia presenza; probabilmente Gou non lo aveva informato e non era pronto a dovermi vedere di persona. In quell'istante, ricordai uno dei motivi per cui mi ero follemente innamorata di lui qualche anno prima. Aveva sempre posseduto una bellezza disarmante e quel suo carattere forte e deciso che tirava fuori quando si trovava a dover nuotare, mi avevano sempre affascinato. Possedeva un carisma ed un fascino tutto suo, un qualcosa che non mi sarei mai aspettata di poter solo sfiorare.
La staffetta ebbe inizio e per i primi secondi sembrò andare tutto bene nel mio animo fin troppo teso, ma poco dopo, non riuscii più a vedere armonia in quei corpi intenti ad annaspare nell'acqua. La mia mente stava ricominciando a giocarmi uno dei suoi scherzi e rividi ogni cosa, ogni istante di quella malaugurata notte in mezzo all'oceano. Le mie braccia iniziarono a tremare ed imposi a me stessa di rilassarmi il più possibile nel momento in cui toccò a Rin e Rei tuffarsi per eseguire la loro parte di staffetta. Strinsi con forza le mani l'una nell'altra deviando lo sguardo dalla gara per evitare di dare ulteriore materiale alla mia mente, ma non bastò. Il suono dei loro corpi che si facevano largo nell'acqua fu la goccia che fece traboccare il vaso. Percepii gli occhi inumidirsi mentre una forte ansia mi stringeva lo stomaco, e posai immediatamente una mano sulla spalla di Gou.
"Vado un attimo in bagno", sorrisi, e mi precipitai immediatamente in direzione del corridoio per allontanarmi il più possibile; non avevo intenzione di farla preoccupare.
"Va bene", la sentii parlare in lontananza.
Trovai un piccolo corridoio cieco con una macchinetta per le bibite sul fondo, e mi precipitai a prendere una lattina di cola per tentare di calmarmi; sentivo il bisogno di qualcosa di particolarmente zuccherato. Appoggiai la schiena al muro e scivolai lentamente fino a sedermi a terra dove presi un profondo respiro prima di bere un sorso della mia bibita. Avevo imparato a gestire l'ansia in tutti quei lunghi anni, ma era spesso in grado di colpirmi in modi inaspettati. Mi sentivo una fallita nel non essere riuscita a gestire la situazione come avevo preventivato, e il mio unico desiderio era di sparire nel nulla per non sentire più niente. Portai le ginocchia al petto e vi ci appoggiai la testa per cercare di calmarmi; dovevo farcela o non sarei mai andata avanti. Lo dovevo a me stessa.
Nei minuti seguenti, i corridoi si rianimarono sempre di più dopo la probabile conclusione della gara, ma non mi mossi dalla mia posizione; sentivo il bisogno di prendermi ancora qualche secondo in completa solitudine. Nessuno mi notò, anche grazie alla penombra di quell'angusto corridoio, finché non udii dei passi fermarsi davanti all'accesso di quella zona per poi riprendere a muoversi. Non alzai la testa per controllare chi fosse ma, con mia grande sorpresa, i passi si fermarono nuovamente. Trascorsero alcuni secondi di silenzio rotto solo dalle corse di un paio di bambini intenti a raggiungere i loro genitori, finché non udii la persona che si era fermata poco prima iniziare a muoversi nella mia direzione per poi prendere qualcosa dalla macchinetta. Mi stupii quando percepii il nuovo arrivato sedersi al mio fianco.
"Se non ti senti bene non ti conviene bere cose zuccherate. Tieni."
Alzai la testa e scoprii che quella voce particolarmente profonda apparteneva al ragazzo dagli occhi di ghiaccio amico di Rin, ed era intento a porgermi una bottiglietta d'acqua naturale.
"S-Sto bene. Ti ringrazio, non dovevi", risposi afferrandola.
"Ne sei sicura?" mormorò portando indietro la testa ed appoggiandola al muro dando mostra dei muscoli ben definiti del suo collo. "Prima, a bordo piscina, mi sembravi parecchio scossa."
"S-Si notava, eh?" sorrisi imbarazzata. "Ti chiedo scusa."
"Non ce n'è bisogno, pensa a stare meglio."
Seguii il suo consiglio e bevvi un lungo sorso d'acqua mentre gli occhi del ragazzo scrutavano il muro privo di decorazioni davanti a noi. Il ragazzo, nonostante si fosse fatto la doccia una volta uscito dalla piscina, odorava ancora di cloro e deviai lo sguardo per poterlo osservare meglio. Mi resi conto che da vicino era molto più bello di quanto avessi constatato poche ore prima, ma intorno a lui sembrava aleggiare una profonda tristezza, forse più simile a rabbia e rassegnazione.
"Tu piuttosto..." parlai chiudendo la bottiglietta. "Va tutto bene?"
Parve stupirsi della mia domanda e portò i suoi bellissimi occhi su di me osservandomi con aria interrogativa.
"Sì", mormorò. "Tutto benissimo. Perché me lo chiedi?"
"Sensazioni", sorrisi. "Ma se ho sbagliato meglio così. Non ci siamo ancora presentati, io sono T/C T/N."
"Yamazaki Sosuke", rispose lui con un cenno del capo.
"Il migliore amico e rivale di Rin, giusto?"
"Conosci Rin?"
"Beh..." mormorai imbarazzata. "E' una lunga storia. Sono molto amica con sua sorella, però."
"Sì, lo immaginavo."
Calò il silenzio in cui temetti che il ragazzo stesse aspettando il mio via libera per potersene andare, e fu allora che mi rivolsi a lui.
"Se devi andare non c'è alcun tipo di problema. Non voglio darti ulteriori fastidi", sorrisi.
"Tu stai meglio?" chiese piegando la testa nella mia direzione.
I suoi occhi parvero scrutarmi fin nell'anima, e mentirei se negassi i brividi che mi percorsero la schiena in quel momento. Trasudava una sensualità non indifferente ed i suoi lineamenti si impressero nella mia mente come un marchio a fuoco. Nemmeno con Rin mi era successa una cosa tanto inspiegabile quanto piacevole. Quel ragazzo mi rilassava tremendamente e non riuscii a comprenderne la possibile motivazione.
"S-Sì. Ti ringrazio per avermi tenuto compagnia. Mi hai aiutato tanto", mormorai con un sorriso abbassando lo sguardo.
"Non c'è di che. Sono contento di esserti stato utile."
"Ehy, Sosuke! Dove..."
Riconobbi immediatamente la voce di Rin, e la sua frase si bloccò a metà quando, dopo aver fatto capolino dal corridoio, riuscì a distinguere le nostre figure nella piccola area in penombra.
"Sì, ci sono. Scusami, Rin", disse Sosuke mettendosi in piedi per poi rivolgersi a me porgendomi una mano. "Ti aiuto."
"G-Grazie", mormorai accentando il suo gesto.
Notai subito quanto la sua mano fosse grande rispetto alla mia e mi alzò da terra con una semplicità disarmante, come se fossi la cosa più leggera sulla faccia della terra. Il suo sorriso accennato ed il suo sguardo posato su di me mi trasmisero una profonda sicurezza, come se nulla al mondo potesse ferirmi, e la mia mente parve finalmente fermarsi nel suo vagare dopo avermi trascinato fin troppo lontano con quei tremendi pensieri negativi.
Finalmente, dopo tutto quel tempo, avevo trovato una parentesi silenziosa in tutto quel caos che avevo ormai accettato come parte di me, ma che scoprii essere inutile e superfluo. Un qualcosa di talmente banale che mi rimproverai di non aver compreso prima e, mentre mi rimettevo in piedi aiutata da Sosuke, sentii come se quello fosse il primo passo della mia tanto agognata rinascita.
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