3rd
Corinne
Uscita dal palazzo non mi aspettavo di vedere quella familiare auto nera parcheggiata davanti all'entrata. Il finestrino dal lato del conducente era abbassato, mostrandomi il ragazzo di mia sorella che sorrideva in modo timido - Chad aveva ancora paura di me ed erano passati già due anni da quando aveva messo incinta mia sorella. Beh, a dirla tutta faceva bene ad avere paura di me. Se non fosse per Raven gli avrei già staccato i testicoli.
Salii in auto, parlando prima che Chad potesse salutarmi. «Perché sei venuto tu a prendermi?».
Il ragazzo sospirò, passandosi una mano fra i capelli. «Me l'ha chiesto tua madre», rispose, mettendo in moto l'auto, «Già mi odia forse più di te, non potevo dirle di no».
«Hai messo incinta la sua figlia più piccola, che ti aspetti? È già tanto che ti permetta di entrare in casa», borbottai, fissando Chad in cagnesco.
«Quante volte ancora dobbiamo dire che è stato un fottuto incidente?!», sbottò, contraendo la mascella.
Scossi la testa. «Incidente quanto vuoi, ma è successo e te l'ho detto già, sei fortunato che ti lasciamo entrare in casa».
Chad sospirò. «Non riuscirò mai a conquistare la vostra fiducia, vero?».
Annuii. «Se proprio vuoi saperlo la mia fiducia non l'hai mai avuta».
Non parlammo per il resto del tragitto per arrivare a casa mia, creando un silenzio piuttosto imbarazzante, cosa che ormai succedeva sempre quando restavo sola con Chad.
Non mi ero mai trovata bene con lui, anche prima che arrivasse Raven; mi era sempre sembrato un tipo strano e alla fin fine avevo anche ragione. Ma averlo nella mia vita - soprattutto ora - è inevitabile dato che ha una figlia con mia sorella. E poi almeno ha avuto la decenza di restare a prendersene cura, questo glielo si deve concedere.
Fummo accolti in casa dalle urla di gioia di Raven, che saltava addosso a suo padre; era stata accompagnata alla porta da Michael, il quale mi guardava con un sopracciglio alzato e un sorriso malizioso stampato in volto. Mi preparai mentalmente alle parole che avrebbe pronunciato di lì a poco.
«Allora, ti sei divertita con Hemmings?».
Dio, lo sapevo. «Oh, fottiti Michael», borbottai, ignorando il mio migliore amico mentre mi dirigevo in camera mia.
Il moro mi seguì implorandomi di parlargli di come fosse andata la giornata, speranzoso che fosse successo ciò che si aspettava lui.
Mi sedetti sul letto, sospirando rammaricata mentre Michael si sedeva accanto a me. «Non mi va di parlarne Michael, sono stanca».
Michael alzò un sopracciglio. «Stanca? Che c'è, avete battezzato ogni superficie piana del suo ufficio?», mi chiese, ridacchiando malizioso.
Scossi la testa, distendendomi sul letto. «Io vado lì per lavorare, Michael, non per scopare il mio capo. Non vedo perché dovrei farlo, poi, di solito è sempre la segretaria che si scopa il capo, no?».
La cosa mi fece tornare in mente Chanel e il suo inspiegabile odio nei miei confronti. E se lei avesse una relazione con Luke e fosse gelosa di tutte le donne che vengono convocate nel suo ufficio? Beh, poteva spiegare il motivo del suo odio verso di me!
«Non penso ci sia una regola fissa per chi si scopa il capo. Almeno mi vuoi dire se è successo qualcosa di straordinario, degno di nota? Come... Come ad esempio-».
«Michael, te lo ripeterò un'ultima volta. Io non ho fatto sesso con il mio capo! Certo, sono stata convocata nel suo ufficio ma-».
Michael mi interruppe. «Ti ha convocato nel suo ufficio? Sei stata già una cattiva impiegata e lui ti ha punito bendandoti con la sua cravatta mentre ti scopava senza ritegno?».
Sgranai gli occhi. «Michael! Ma da dove cavolo le prendi 'ste stronzate?», Michael mi stava per rispondere ma io lo interruppi, «No, non credo di volerlo sapere. Comunque, mi ha convocata per dirmi che il mio posto è già a rischio».
«Come puoi essere già a rischio se hai iniziato a lavorare oggi?», si chiese Michael, stranito.
Alzai le spalle. «È un casino, Michael», borbottai, raccontandogli cosa ci fossimo detti io e Luke ma tralasciando un sacco di cose, come ad esempio Chanel la segretaria/sicura amante di Luke. Ormai ero convinta che ci fosse qualcosa tra i due, altrimenti non si poteva spiegare perché Chanel mi odiasse così tanto nonostante fosse il primo giorno in cui mi vedeva...
«Se ti dico una cosa mi prometti che non ti arrabbi?», mi chiese Michael quando ebbi finito di parlare.
Annuii prima di alzarmi dal letto alla ricerca di qualcosa da mettere quella sera, visto che sarei dovuta uscire con Kylie e gli altri. Speravo che a Kylie non desse fastidio la presenza di Thomas, ma avevo dei sospetti quindi non gliel'avevo detto proprio.
«Secondo me Luke qualcosa per te la prova. Quel minimo di attrazione, almeno. Altrimenti non avrebbe litigato con sua sorella e rimandato la data di inizio dello stage pur di assumerti».
Mi voltai verso Michael, alzando un sopracciglio. «Tu dici?», chiesi, mordendomi il labbro inferiore.
Michael rise. «Beh, più che altro mi sembra ovvio», borbottò, «Come mai ti cambi?».
«Esco con i miei colleghi stasera. Ti va di venire con me? Magari lo diciamo anche a Calum», dissi, infilandomi il top che avevo deciso di indossare.
Michael alzò le spalle. «C'è qualche ragazza carina?», mi chiese, sorridendo leggermente.
Alzai gli occhi al cielo. «Sei sempre il solito, tu», borbottai, «Vieni lo stesso se ti dico che ci sono due ragazze, ma una è sposata e l'altra è la cotta di un mio amico e che quindi dobbiamo fare in modo che si mettano insieme?».
Michael fece spallucce. «Se paghi tu per me mi va bene tutto».
«Ovviamente».
«Hey, mi conosci, non puoi lamentarti per tutto ciò che ti dico! Magari la prossima volta offro io... se non combini niente con Hemmings, ovvio. Quell'uomo è così pieno di soldi che potrebbe comprarsi un bar intero».
Lanciai un cuscino addosso a Michael, che scoppiò a ridere mentre io facevo del mio meglio per ignorarlo, chiamando Calum per chiedergli di unirsi a noi.
***
Entrammo da Lincoln Square Steak facendo un gran chiasso, essendo un gruppo numeroso. Comunque il ristorante non era troppo elegante e quindi potevamo permetterci di essere un tantino rumorosi senza attirare occhiate troppo pesanti.
Calum e Michael, come avevo pensato, s'erano già integrati fin troppo bene nel gruppo formato dai miei colleghi di lavoro. Erano riusciti a coinvolgere anche Sarah, la più timida tra noi, diciamo. L'unica che sembrava di cattivo umore era Kylie, ma ormai mi ero rassegnata, il suo sorriso s'era spento non appena aveva visto Thomas arrivare verso di noi. Avevamo evitato una sfuriata in pieno centro per poco, ma sapevo che Kylie covava il suo odio dentro di sé e me l'avrebbe fatta pagare cara. Me lo sentivo.
«Se avessi saputo che i tuoi colleghi sono così simpatici avrei fatto domanda per lo stage anch'io», commentò Michael, ridendo.
«Oh Dio, poi chi ti avrebbe sopportato anche a lavoro?», mugugnai sarcastica, facendolo accigliare.
«Semmai chi avrebbe sopportato te, sei una rompicoglioni!».
«Da che pulpito!», sbottai, unendomi alle risate senza motivo di Michael. Con Michael era impossibile non ridere.
«Ehm, scusate se mi intrometto, ma qualcuno deve chiedere un tavolo», si intromise Calum, facendoci voltare verso di lui.
Dalle espressioni sui volti di Calum e Michael dedussi che quella persona che sarebbe andata a chiedere un tavolo ero io. Quindi sospirai e mi incamminai verso il leggio del maître; arrivata lì sentii una voce familiare chiamare il mio nome e il sangue mi si gelò nelle vene quando, voltandomi, scorsi il mio capo guardarmi con un'intensità tale che pensai stesse oltrepassando i miei vestiti. Subito mi strinsi nella giacca, sentendomi un tantino a disagio.
«Buonasera, signor Hemmings», lo salutai, mordendomi il labbro inferiore - cosa che facevo quando mi sentivo nervosa, «Anche lei qui?».
Luke mi sorrise. «Oh, chiamami Luke. Non siamo a lavoro», disse, «Sono qui con mia figlia».
Annuii. «Serata genitori-figli, allora?».
Luke rise. «Già. Tu, invece? Sei qui da sola?», mi chiese curioso.
Qualcosa mi fece pensare che la sua domanda fosse un modo per scoprire se fossi lì con un fidanzato o meno, ma mi convinsi che fossero soltanto mie paranoie date dalle stronzate che Michael non aveva fatto altro che ripetere.
«Sono qui con i miei amici», dissi, alzando le spalle.
Luke annuì. «Già, mi pare di aver riconosciuto Kylie. La vedo... Uhm, nervosa. È successo qualcosa?».
Sospirai spostando il peso dal piede destro a quello sinistro. «Abbiamo portato qualcuno che non le va a genio, con la vana speranza che cominci ad andarle a genio almeno un po'. Diciamo che finora la missione è fallimentare», spiegai, facendo ridere Luke.
«Non mollate, Kylie non tiene il muso a qualcuno per troppo tempo», mi suggerì lui, offrendomi un sorriso sincero.
Tutte quelle attenzioni mi stavano mettendo a disagio; speravo non si notasse. «La conosci da tanto?», chiesi curiosa, lanciando occhiate furtive ai miei amici ancora all'entrata. Ormai guardavano tutti con fare attento la mia conversazione con Luke, ovviamente facendo finta di niente non appena io mi voltavo verso di loro.
«Lavora all'azienda da già due o tre anni, quindi ormai penso di conoscerla abbastanza bene», spiegò, guardandosi attorno, «Beh... Forse è meglio che vada, Alex mi starà aspettando».
Annuii. «È stato un piacere parlare con lei-».
«Dammi del tu, Corinne, ti prego», mi interruppe Luke, poggiando la sua mano sul mio braccio.
Il modo in cui diceva il mio nome mi mandava fuori di testa, ormai dovevo ammetterlo. «Certo, Luke. Scusami».
Luke mi accarezzò il braccio. «Oh no, tranquilla, è ovvio che tu mi dia del lei, sono comunque il tuo capo», disse sorridendo, «È stato bello incontrarti, Corinne. Ci vediamo domani».
«A domani», dissi prima che Luke andasse via.
Quando finalmente se ne fu andato rilasciai un sospiro quasi sollevato. Quella conversazione era stata la più lunga della mia vita, sembrava che non finisse più!
Riuscii a prendere un tavolo e un cameriere ci scortò ad esso, porgendoci i menu prima di sparire con la promessa che sarebbe tornato in cinque minuti per prendere le nostre ordinazioni. Non appena il cameriere lasciò il tavolo, sette paia di occhi si posarono insistenti su di me, mettendomi a disagio. Sapevo che volevano sapere della conversazione avuta con Luke, ma io non gli avrei detto niente. Dopotutto era stata abbastanza inutile ed imbarazzante...
«Quindi non devi dirci niente?», esordì Michael, seduto proprio accanto a me.
Sbuffai. «Non vi dirò niente. È stata una cosa inutile comunque».
Calum alzò gli occhi al cielo. «Non può essere stata così inutile, andiamo! Che vi siete detti?».
«Non voglio dirvelo, non serve a niente saperlo».
Kylie scosse la testa. «Noi vogliamo saperlo lo stesso. Andiamo Corinne, se ti metti con lui strapperai via il sorriso dalle labbra rifatte della Jeffries!», esclamò, facendo ridere un po' tutti al tavolo.
«Non mi è sembrato che Chanel avesse le labbra rifatte- ma questo non è importante adesso. Ci ho solo parlato, non è che adesso ci sposeremo o altro. È stata soltanto una conversazione casuale tra due colleghi di lavoro», spiegai, stringendomi nelle spalle.
Reese alzò un sopracciglio. «Casuale? Sei seria, Corinne? Se quella era una conversazione casuale io sono il presidente degli Stati Uniti», borbottò sarcastico, «Lui si è avvicinato a te di sua spontanea volontà, non ti ha trovata a caso mentre passava di lì. Questa, amica mia, è una conversazione casuale. La vostra era una conversazione prestabilita».
«Prestabilita?».
«Ma sì, prestabilita. Lui voleva parlare con te e si avvicinato apposta», spiegò Eric, sospirando.
«E ti ha guardato le tette ogni volta che distoglievi lo sguardo da lui», aggiunse Thomas guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Kylie.
«Tu stai sempre a notare questi piccoli particolari, dopotutto», sbottò la bionda.
Tra Thomas e Kylie partì un piccolo battibecco che non ebbi modo di ascoltare perché Michael e Calum cominciarono a tempestarmi di domande su Luke e su cosa volessi farci.
«Ragazzi, ve l'ho detto, io non sono interessata a Luke», dissi la mia quasi-bugia con serietà, facendo ridere Calum, «È soltanto il mio capo».
«Il tuo capo che vuole portarti a letto», aggiunse Michael, «Insomma, Thomas ha ragione, ti guardava come se avesse voluto prenderti davanti a tutti».
Arrossii. «No, non lo faceva».
Calum scosse la testa. «Oh sì che lo faceva. Tu non te ne sei accorta, ma ti guardava come si guarda l'ultimo kinder bueno nel distributore automatico».
Il fatto era che Calum e Michael non sapevano che me ne fossi accorta, e che avessi bisogno soltanto del loro parere per scoprire se fossero soltanto mie paranoie o la realtà. E adesso che so la realtà preferirei la paranoia.
Il mio capo molto probabilmente vuole portarmi a letto. Come dovrei comportarmi in questo caso? C'è un manuale apposta, vero?
***
[A/N] sono un'idiota, mi sono dimenticata di postare oggi :(
È che oggi sono andata a vedere Civil War (e prima ho visto The Winter Soldier solo per sclerare per gli stucky e per Sebastian Stan), per questo non ho avuto tempo per postare e mi sono ridotta a postare adesso, alle 00:27, perché non voglio farvi aspettare domani. Detto questo, non ho molto altro da aggiungere, quindi ci vediamo venerdì prossimo ♥♥
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