14th
Corinne
Entrai in casa di Luke, muovendomi timidamente sotto il suo sguardo bruciante. Doveva essersi appena svegliato, indossava una tuta e aveva i capelli in disordine, e aveva gli occhi ancora stanchi di chi ha dormito poco.
«Uhm, scusami per il disordine. Sono stato sveglio tutta la notte con mia figlia», spiegò Luke, arrossendo leggermente, «Di cosa volevi parlarmi?».
Notai subito la figlia di Luke seduta su di uno sgabello della cucina, intenta a parlare al telefono, ed arrossii. Non potevo dire a Luke ciò che dovevo dire davanti a sua figlia, era decisamente più imbarazzante di farsi trovare mezza nuda nel bel mezzo del salotto di casa sua...
«Ehm... possiamo andare dove possiamo stare da soli? Mi vergogno un po' a parlartene davanti a tua figlia», chiesi, ridacchiando imbarazzata quando Luke mi guardò scettico.
«Sicura di voler solo parlare?», mi chiese, alzando le sopracciglia.
Scoppiai a ridere. «Sicurissima».
«Se lo dici tu», borbottò, afferrandomi la mano, «Ti va bene lo studio? Possiamo andare anche in camera da letto se vuoi», mi propose, sorridendomi malizioso.
Alzai gli occhi al cielo. «Luke, voglio solo parlare», sbottai, senza evitare di ridere all'espressione buffa che mi rivolse Luke, «Lo studio va più che bene».
Lasciai che Luke mi accompagnasse allo studio pensando bene alle parole da dire, sentendo il mio stomaco chiudersi in una morsa insopportabile. Certo, avrei solo dovuto dirgli che mi piaceva, ma mi sentivo nervosa come non mai. Avevo la fottuta paura che lui mi rifiutasse, che mi dicesse che non era interessato, che mi vedeva solo come una specie di trofeo da aggiungere alla sua collezione, proprio come Chanel mi aveva detto quella volta in ascensore.
Oltretutto, nessuno tranne Derek sapeva che io fossi a casa di Luke, non avevo detto niente né a Maria né ai miei genitori, che mi credevano in giro con mio fratello. Avevo evitato di dirgli che andavo da Luke perché, la sera prima, avevo discusso con mio padre proprio di questa situazione, e avevo scoperto che a mio padre non sarebbe andata proprio giù se sua figlia avesse continuato ad uscire con il proprio capo... ma avevo anche scoperto che non mi importava, perché Luke era ciò che volevo e, per una volta, volevo pensare soltanto a ciò che era giusto per me, senza badare a cosa fosse giusto per gli altri.
***
Qualche ora prima
Entrai in casa seguendo mio padre, in silenzio, aspettando che fosse lui il primo a parlare dato che io non sapevo davvero cosa dire e avevo paura che, se avessi aperto bocca, avrei dato inizio ad un litigio e non volevo litigare con mio padre dopo cinque mesi che non lo vedevo. Mi sentivo davvero in imbarazzo per ciò che era successo fuori, non volevo che mio padre mi vedesse baciare un ragazzo, ma d'altronde non potevo incolpare nessuno per questo. Non sapevo che papà fosse tornato dal suo viaggio di lavoro, e non sapevo neanche che Luke mi avrebbe baciato per non rivelarmi il perché del suo odio per Riley. A proposito, avrei dovuto parlare con lui. Non poteva pensare di cavarsela così, con uno stupido bacio (anche se proprio stupido non era stato... ma questo non è importante. Non posso dargliela vinta così).
«Avevi detto a tua madre che uscivi con i tuoi amici», esordì mio padre, quando entrammo in cucina, «Allora, mi puoi spiegare chi era quel tizio? Non somigliava per niente né a Calum né a Michael, e dubito che tu baceresti uno dei due».
Arrossii, sedendomi su di una sedia e sospirando. «Ho mentito. Non uscivo con i miei amici stasera», constatai l'ovvio, facendo ridere mio padre.
«Beh, di questo me n'ero accorto», disse, facendomi sorridere mestamente, «Chi era quel ragazzo?».
Sospirai. «È un mio collega. Mamma ti ha detto che sono stata assunta alla Hem&Co, vero?», spiegai, evitando di dire che quello era il mio capo e che avevamo quindici anni di differenza, cosa che avrebbe sicuramente fatto imbestialire mio padre. Cosa che avrebbe fatto imbestialire chiunque con un cervello funzionante, a dire il vero...
Papà annuì, sedendosi di fronte a me. «E sono molto fiero di te per questo», disse, sorridendomi, «Quindi, ti trovi bene a lavoro?».
Annuii, contenta che papà avesse cambiato argomento. Ora come ora Luke era l'ultima cosa a cui volevo pensare, nonostante occupasse buona parte della mia testa. A proposito, cominciava a farmi un po' male, forse era l'effetto del vino che svaniva. «Molto. Sono tutti simpatici, mi sono ambientata subito».
Beh, e ho anche scopato con il mio capo e una mia collega mi odia per questo, sii fiero di me papà, pensai, arrossendo. No, questo non lo doveva sapere per niente.
«Oh, quindi ti sei ambientata subito», commentò mio padre, incrociando le braccia al petto, «A tal punto che esci con il tuo capo e lo baci davanti casa tua».
Impallidii. «Che stai dicendo?».
Mio padre scosse la testa. «Non pensare di mentirmi ancora, figlia mia. Credi che non me ne sia accorto, che quel ragazzo che stavi baciando non era altri che Luke Hemmings, il tuo datore di lavoro?», borbottò accusatorio, facendomi sentire tremendamente in colpa.
Avevo cercato di sorvolare sul fatto che Luke era il mio capo, stasera, e c'ero riuscita alla grande. Almeno finché mio padre non mi aveva sbattuto la verità in faccia, però... adesso mi sentivo un vero verme.
Mi morsi il labbro inferiore. «Papà, ti prego, posso spiegarti», mugugnai implorante, cercando di elaborare bene ciò che potevo dirgli per uscire indenne dalla situazione, nonostante sapessi che non potevo fare niente per salvarmi.
«Come avresti intenzione di spiegarmi la situazione?», sbottò mio padre, «A me è sembrato tutto piuttosto ovvio».
«E-era una cena di lavoro, eravamo con altri colleghi», mentii, «Io non avevo un passaggio a casa e lui gentilmente mi ha accompagnata. Poi, non so perché, io volevo solo salutarlo e lui mi ha baciata».
Perfetto, adesso avevo soltanto fatto passare Luke come lo stronzo della situazione. Ben fatto, Corinne...
Mio padre alzò un sopracciglio. «E tu non hai fatto niente per allontanarlo?».
Mi morsi il labbro inferiore, constatando con piacere che il sapore di Luke aleggiasse ancora sulle mie labbra. «Forse... forse non volevo allontanarlo da me, ecco», borbottai, in imbarazzo.
«Spiegati meglio, Corinne».
Sbuffai. «Non ho allontanato Luke da me perché mi piace!», confessai arrossendo, «Certo, è stato lui a baciarmi, ma sono stata io a decidere che il bacio dovesse continuare».
Mio padre adesso sembrava totalmente confuso. Non potevo biasimarlo. «Mi stai dicendo che ti sei innamorata del tuo capo?».
«Forse».
Mio padre sospirò, guardandomi con aria severa. Cominciai ad avere paura di cosa stesse per dirmi. «Corinne, penso tu sappia già che è una cosa sbagliata perché lui è il tuo capo, quindi salterò quella parte. Ma, hai mai pensato alla differenza abissale che c'è fra di voi?».
«Certo. E non mi importa», mentii. Eccome se mi importava. A partire dalla differenza di età, fino ad arrivare alle differenze sociali. Una come me non era proprio destinata a finire con uno come Luke... anche se, comunque, non ci sarei finita con lui. Nonostante Luke mi sembrasse più che propenso a portare avanti ciò che era iniziato fra di noi, io non potevo farlo. Non era moralmente giusto.
«Dovrebbe importartene, invece. Avete quindici anni di differenza, lui è ricco ed importante», obiettò mio padre.
Lo guardai scettica. «Oh santo cielo. Siamo tornati negli anni venti? Che c'è, adesso mi dirai che non posso uscire con lui perché lui è bianco ed io sono per metà messicana? Ma per favore», sbottai, «Non posso credere che tu mi stia dicendo queste cose».
«Non sto dicendo questo, Cori. Sto solo dicendo che voi due siete troppo diversi!», borbottò mio padre in risposta, sembrando arrabbiato. Forse avevo toccato un tasto dolente, dicendogli quelle cose; non avevo ricordato che i nonni all'inizio non avevano approvato il matrimonio dei miei genitori proprio perché mia madre è messicana.
«A me sembra di sì. Andiamo papà, tu sei il primo che è riuscito a sorvolare sulle "differenze", per stare con la mamma», dissi stanca, calando dello scetticismo sulla parola differenze, «Vuoi davvero farmi la ramanzina perché ho baciato un ragazzo di diversa estrazione sociale della mia?».
«Non stavo dicendo questo», ripeté mio padre, alzandosi, «Io parlavo della differenza di età, Corinne. Quindici anni sono troppi».
Alzai un sopracciglio. «Hai menzionato anche il fatto che lui sia ricco o l'ho immaginato?», borbottai, alzandomi a mia volta per andarmene, «E comunque, ci sono uscita solo una volta, non è che siamo ad un passo dall'altare o altro. Su questo puoi stare tranquillo», aggiunsi, voltandomi per andarmene.
«Io l'ho detto per il tuo bene, Corinne. Smettila di essere così testarda e ascolta i consigli di qualcuno, ogni tanto!».
Digrignai i denti, evitando di rispondere. Non se n'era proprio accorto che io facevo sempre ciò che volevano gli altri senza mai pensare a me stessa? Era una vita che lo facevo, una vita che mettevo sempre da parte ciò che volevo io, i miei desideri, per rendere felici gli altri, per rendere tutti fieri di me. Ma adesso non ero così sicura di voler continuare così. Volevo fare qualcosa per me stessa, una volta tanto. Volevo essere felice senza dare conto agli altri.
Entrai nella mia stanza, trovando Maria e Raven addormentate abbracciate sul letto di mia sorella. Chad era seduto accanto a loro, le guardava con espressione tenera in volto. Si accorse della mia presenza nella stanza soltanto quando lo salutai.
«Oh, ciao Corinne. Non ti avevo sentita arrivare», mi salutò, voltandosi verso di me.
Gli sorrisi timidamente. «Sta tranquillo. Resti qui stasera?», gli chiesi, sedendomi sul letto per togliermi le scarpe.
«Sì, tuo padre mi ha praticamente costretto», rispose, arrossendo leggermente, «Dice che ormai faccio parte della famiglia».
Ridacchiai. «Cazzo, mi sono persa questa scena meravigliosa!», sbottai, facendo ridere anche Chad.
Il ragazzo si distese sul letto accanto a sua figlia, nel momento in cui io mi alzavo per andarmene in bagno. «È stata una cena un po' imbarazzante. A proposito, com'è andato il tuo appuntamento? Maria mi ha detto che stasera uscivi con un tuo collega».
Sospirai. Maria aveva sempre questo brutto vizio di non farsi i fatti suoi. «Oh, bene, credo... però ho appena litigato - per così dire - con mio padre», spiegai, sentendomi a disagio a parlare dei fatti miei con Chad. Ma era okay, visto che ora "faceva parte della famiglia"...
«Oh. Perché?».
«Mi credi se ti dico che non l'ho capito neanche io?», borbottai in risposta, appoggiandomi con la testa contro il muro, «Mi ha soltanto attaccata su stronzate che non posso cambiare, dice che non posso uscire con questo ragazzo per delle differenze che ci sono tra di noi e sinceramente, a me sembra un po' una stronzata».
«Mmh, non ho capito», disse Chad, facendomi ridere, «Però posso dirti una cosa? La mia opinione».
«Certo».
Chad si sedette di nuovo, guardandomi negli occhi mentre parlava. «Secondo me dovresti non dargli ascolto. So che è strano da dire, di solito i genitori si ascoltano ma... tu non dargli retta. Ricordi quando Maria rimase incinta, e tuo padre voleva farla abortire a forza?».
Annuii. «Ovvio che ricordo. Quell'anno è stato infernale».
Chad sospirò. «Lo so, è stata dura. E Maria lo sapeva, che sarebbe stata così, e aveva una paura da matti. Però ha deciso di tenere Raven, di fare ciò che l'istinto le ha detto di fare. E sì, è stato difficile, lo è tuttora, ma Raven è una delle cose più belle che sia mai capitata a me e a tua sorella. Se Maria avesse dato ascolto a tuo padre, e avesse abortito, avrebbe scelto una via più facile, una vita meno complicata. Ma di certo adesso non sarebbe felice. Adesso vivrebbe con il rimpianto di non aver fatto ciò che voleva. Quindi, agisci di istinto. Fa come credi, se è ciò che ti rende felice. Magari poi potrai dimostrare a tuo padre che si sbagliava, come gliel'ho dimostrato io. Ricordi, quando diceva che io me ne sarei andato perché essere padre era qualcosa di troppo complicato per me?».
«Certo. Però tu sei ancora qui, e ami mia sorella e mia nipote più della tua stessa vita e si vede», constatai, facendolo arrossire, «Beh... grazie per la bella chiacchierata, Chad».
«Di niente», mugugnò il ragazzo, distendendosi di nuovo sul letto, «Buonanotte Corinne».
«Buonanotte», dissi, entrando in bagno.
Mi sedetti sul pavimento, con il cellulare in mano, incerta sul da farsi. Ma poi, aiutata dalle parole di Chad, cliccai sulla rubrica e cercai il numero di mio fratello. Sperai che rispondesse, nonostante fosse tardi.
«Ti pare questa l'ora di chiamarmi?», borbottò Derek, assonnato, quando rispose.
Ridacchiai. «Scusa ma... devo chiederti un favore enorme. E posso farlo solo adesso».
Derek sospirò. «D'accordo. Cosa ti serve?».
***
«Allora, cosa dovevi dirmi?», mi chiese Luke, appoggiandosi sulla scrivania dello studio. Rispetto al resto della casa (o a ciò che avevo visto della casa), lo studio era un tantino scuro, dai toni freddi. C'erano pile di documenti sistemati accuratamente sulla scrivania e scaffali colmi di libri, alcuni di scuola di Alex, altri romanzi ed enciclopedie. Non pensavo che a Luke piacesse leggere... ma forse anche quei libri potevano essere di sua figlia.
Avanzai verso Luke, mettendomi accanto a lui. «Mi piace questa stanza, è tranquilla», commentai, facendo vagare il mio sguardo nell'ambiente.
Luke ridacchiò. «Sei venuta qui per dirmi che ti piace la mia casa?», mi chiese ironico, facendomi ridere.
Scossi la testa. «No... a dire la verità sono venuta perché ieri ho capito una cosa», iniziai, torturandomi le mani.
«Ti ascolto».
Sospirai. «Uhm... ieri sera ho litigato con mio padre, dopo essere rientrata in casa. Ti ha riconosciuto, sa che sei il mio capo».
«Ah. E quindi? Non dirmi che vuole che ti licenzi perché ci ha visto baciarci», borbottò Luke, facendomi voltare scettica verso di lui.
«Se la smetti di interrompermi, magari ti dico cos'è successo».
Luke ridacchiò. «Scusa, scusa».
«Comunque, ho litigato con mio padre. A lui non è andato giù il fatto che ci fossimo baciati, perché tu sei il mio capo, abbiamo quindici anni di differenza, tu sei più ricco ed importante di me».
«Che grandissima cazzata», mi interruppe Luke, guardandomi mortificato, «Scusa, ma ci stava. Dovevo dirlo».
Risi leggermente. «Tranquillo, più o meno stavo per dirlo io», dissi, facendolo ridere, «Ovviamente, mio padre che mi dice queste cose è, come hai detto tu, una grandissima cazzata, visto che anche a lui fu quasi negato di stare con mia madre per via delle loro differenze. Quindi, abbiamo litigato più che altro perché io ho contestato ciò che mi ha detto; non potevo accettare che lui, che ci era passato in prima persona, mi dicesse che io non potevo vederti soltanto perché tu sei più ricco e più grande di me».
Luke corrucciò le labbra. «Mi stai dicendo che...?».
Respirai profondamente, sentendo il battito del mio cuore accelerare nel petto. Batteva così forte che temevo prendesse il volo, uscendo dal mio petto. «Sto dicendo che, per una volta, ho deciso di fare ciò che voglio io. Ho deciso di non pensare a cosa diranno gli altri di me, ho deciso di non pensare al sicuro litigio che avrò con mio padre quando glielo dirò, ho deciso di fregarmene per essere felice, una volta tanto».
Luke si avvicinò a me, posando una mano sulla mia guancia. «E quindi?».
«E quindi mi piaci un casino, Luke», borbottai, arrossendo sia per la vicinanza dei nostri volti che per ciò che avevo appena confessato, «E non me ne frega un cazzo che sei il mio capo, che abbiamo quindici anni di differenza e tutte queste stronzate».
O almeno avevo deciso di non fregarmene, decisione aiutata anche dalle labbra di Luke che, dolcemente, si posarono sulle mie. Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dal bacio e finendo con il sedere sulla scrivania, il corpo di Luke fra le mie gambe.
Luke si staccò da me, ridendo malizioso. «Uh, io te l'ho detto che dovevamo andare in camera da letto», borbottò, baciandomi di nuovo.
Questa volta fui ad interrompere il bacio; ero completamente senza fiato. «Luke, io dovrei andarmene, c'è mio fratello giù che mi aspetta», mugugnai, cercando di sfuggire alle sue labbra, «Sono seria».
Luke passò a baciarmi il collo. «Chiamalo e digli che resti qui, dai».
«C'è tua figlia di là», ribattei, ansimando leggermente. La mia mano strinse la sua maglietta in un pugno quando i suoi baci divennero più insistenti.
«Mmh, penso che abbia capito che non deve disturbarci», sbottò Luke, alzando la testa.
Stavamo per baciarci di nuovo quando un colpo di tosse ci interruppe. Voltandoci, scoprimmo Alex sulla soglia della porta, che ci guardava imbarazzata.
Luke si piazzò davanti a me, coprendomi. «Che c'è?», chiese, celando male il suo imbarazzo.
Alex soffocò una risata. «La nonna ha detto che settimana prossima dobbiamo andare a pranzo da lei obbligatoriamente», disse, «Ciao, Corinne».
La mia testa sbucò da dietro la spalla di Luke; sorrisi imbarazzata ad Alex. «C-ciao».
«Hai detto alla nonna che io settimana prossima non ci sono, perché sono a Los Angeles?», chiese Luke, chiudendo il siparietto imbarazzante tra me e sua figlia.
Alex annuì. «Certo che gliel'ho detto, infatti andrò a stare da lei mentre tu sei via», rispose, prima di andarsene, «Ah, Corinne... spero di rivederti», aggiunse, sorridendomi prima di chiudere la porta.
«Beh, forse è meglio lasciarti andare», mugugnò Luke, voltandosi verso di me, «Altrimenti i tuoi genitori potrebbero sospettare qualcosa».
Mi morsi il labbro inferiore. «Uhm, ti prometto che ci parlerò il prima possibile. Ah... Devo chiederti una cosa».
Luke mi fissò confuso. «Cosa?».
Ormai ero sicuramente rossa come un pomodoro. «Tu... tu vuoi stare con me, vero?».
Luke scoppiò a ridere, prima di allungarsi verso di me per baciarmi. «Non c'era neanche bisogno di chiedermelo, tesoro».
***
[A/N] Holaaa! (:
Lo ammetto, mi ero quasi dimenticata di postare. Ultimamente ho un po' la testa fra le nuvole, sì ahahaha
Allooooora, finalmente Corinne e Luke stanno insieme! *botti di capodanno* C'è voluto un po' perché prendessero questa decisione, ma non preoccupatevi, la storia (purtroppo per voi) è ancora lunga e può succedere di tutto 😏 Chissà cosa ho in mente *risata diabolica*
Comunque, volevo ringraziarvi per i voti, i commenti e le visualizzazioni. Seppur siano pochi, per me valgono come milioni poiché di solito non ho molta fiducia in me stessa (e credo si sia notato), e soprattutto, questa storia mi sta dando belle gatte da pelare. Quindi, grazie mille per il supporto, è grazie a voi se non ho ancora abbandonato questa storia (perché ci penso spesso, a cancellarla). Sul serio, grazie mille! ♥
Ci vediamo venerdì prossimo - se riesco ad aggiornare, visto che sono in vacanza - con il prossimo capitolo! ♥ (che, se volete una piccola anticipazione, è molto probabilmente un capitolo smut eheheh)
PS: ho cambiato copertina. Vi piace? Io la adoro aksnsk
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