13th
Luke
Guidai verso casa mia confortato dal silenzio dell'abitacolo, con l'amaro in bocca per come erano andate le cose. Certo, non era stata una brutta serata, mi era piaciuto uscire con Corinne, ma davvero non avevo previsto che lei tenesse così tanto a sapere perché Riley ed io ci odiavamo da incazzarsi con me, addirittura. E non avevo neanche previsto l'arrivo improvviso di suo padre, anche se avrei dovuto farlo. Che cazzata, baciarla davanti casa sua, sapendo che viveva ancora con i genitori!
Non uscivo con una ragazza che abitava ancora con i genitori da un sacco di tempo, forse dai tempi in cui stavo con Eva. Dopo la sua morte ho passato almeno cinque, sei anni senza vedere neanche una ragazza che non fosse stata mia sorella, occupato com'ero a crescere mia figlia e a studiare per prendere il diploma e per passare tutti i miei esami all'università con il massimo dei voti, e anche a dimenticare Eva. Purtroppo non ci sono ancora riuscito, ma se non altro ho ricominciato a frequentare ragazze. Ragazze che per un motivo o per un altro mi ricordano lei, ma questi sono dettagli...
Cercai di non pensarci, concentrandomi sui tasti di chiamata dell'ascensore mentre salivo al decimo piano, fallendo miseramente. Non riuscivo a togliermi Corinne dalla testa, come succedeva ormai dal giorno in cui si era presentata al colloquio. Il sapore delle sue labbra ancora aleggiava sulle mie, tenendo ben presente il rimpianto di non poter fare di più, di non essere qualcosa di più per lei. Era terribile, ci piacevamo a vicenda ma allo stesso tempo non potevamo stare insieme per ovvi motivi, nonostante io sorvolerei volentieri la stronzata della relazione di lavoro capo-dipendente per stare con lei. L'ho già fatto, del resto, con Chanel... Chanel che adesso stava seduta sul mio letto, in biancheria intima e con un'espressione di maliziosa strafottenza sul volto.
Alzai un sopracciglio. «Che ci fai qui? Come hai fatto ad entrare?».
Chanel accarezzò il materasso. «Ho sempre saputo dove hai la chiave di riserva», disse, guardandomi dritto negli occhi mentre parlava, «Me l'hai detto proprio tu, ricordi?».
Sospirai. La prossima volta devo ricordarmi di non portare a letto la mia segretaria, specialmente se dà segni di pazzia.
Di tutte le ragazze con cui sono stato, Chanel era quella che meno mi ricordava Eva, quella che non le somigliava né per tratti somatici né per il suo carattere, il totale opposto della ragazza che amavo e che avrei amato per tutta la mia vita. L'ho frequentata per qualche mese l'anno scorso, appena mio padre mi aveva dato il suo posto per ritirarsi ed andare in pensione, soltanto per farmi qualche scopata in ufficio. Le prime volte avevo pure pensato a farci qualcosa in più con lei, ma più la conoscevo più mi accorgevo che meno le davo, meglio era (e il mio pene era più che sufficiente). Purtroppo, lei ha sempre voluto di più da me ed è diventata gelosa, possessiva, anche un po' cattiva; questo finché non ho deciso di troncare con lei, dopo ha completamente perso la testa. Cominciò a presentarsi a casa mia (più o meno come ora, se non peggio), a pedinarmi e a minacciare tutte le ragazze a cui mostravo interesse. Soltanto minacciandola di licenziarla e di far sapere tutto ai suoi genitori e ai media sono riuscito a togliermela dai piedi.
Ma evidentemente non ha capito molto bene che facevo sul serio, visto che due mesi dopo le mie minacce eccola di nuovo qui, sul mio letto...
«Qualsiasi cosa vuoi, io non te la darò. Quindi ti consiglio di andartene di tua spontanea volontà, a meno che non vuoi che chiami la polizia», le dissi minaccioso, ignorandola per raggiungere l'altro lato della stanza.
Chanel si alzò dal letto e mi venne incontro, vagamente arrabbiata. «Ma io volevo stare un po' con te, non ci vedo nulla di male», borbottò, accarezzandomi il petto, «Dove sei stato?».
Digrignai i denti. «Non ti interessa. Adesso vattene di qui».
Chanel mi ignorò, allungandosi per posare un bacio sul mio collo. «Vuoi davvero che me ne vada, Luke?», sibilò suadente al mio orecchio, ansimando, «Potremmo divertirci un po' in memoria dei vecchi tempi».
Poggiai una mano sul braccio di Chanel per allontanarla da me, riuscendoci dopo vari tentativi e una manciata di baci sul collo, proprio dove Corinne aveva posato le sue labbra poco prima. Le sensazioni che avevo provato quando era stata Corinne a baciarmi il collo, però, erano completamente diverse da quelle provocate da Chanel.
«Chanel, è finita. Da mesi ormai. Perché ti ostini ancora a cercare di fare qualcosa con me?», chiesi seccato, incrociando le braccia al petto.
Chanel alzò gli occhi al cielo. «Oh, andiamo, tu sei single, io pure... e insieme abbiamo sempre fatto scintille... Perché ti tiri indietro a del buon sesso? Di solito non lo fai».
Arrossii, sapendo che Chanel avesse ragione da vendere. Tuttavia cercai di non mostrarmi toccato dalle sue parole. «Sai com'è, si può cambiare. Dubito tu possa farlo, però».
Chanel rise amaramente. «Faccio ciò che è meglio per me, come ho sempre fatto».
Corrucciai la fronte. «Ciò che è meglio per te? Correre dietro ad un uomo che non ti vuole è fare ciò che è meglio per te?», borbottai stupito, «Non pensavo tu fossi così stupida».
Chanel si morse il labbro inferiore, dando segni di cedimento. La scintilla di determinazione che brillava sempre nei suoi occhi s'era spenta, seppur per poco. «A volte una persona innamorata può fare pazzie, lo riconosco», sbottò, senza guardarmi negli occhi.
Indietreggiai, fissando Chanel confuso. Non credevo a ciò che avevo appena sentito. «Tu saresti...?».
«Sei l'unico che non se n'è ancora accorto», borbottò lei, interrompendomi.
Alzai un sopracciglio. «Hai appena rivelato che hai dei sentimenti? Tu?», dissi incredulo, ridacchiando, «Non ci credo».
Chanel scosse la testa. «Non sono un automa. Sono un essere umano, e come tale ho dei sentimenti. Purtroppo non indirizzati alla persona giusta», sbottò, voltandosi dopo avermi guardata con disprezzo per riprendere i suoi vestiti dal pavimento.
Sospirai, consapevole di averla appena ferita. Non credevo fosse neanche possibile farla soffrire in qualche modo, mi è sempre sembrata una donna di ghiaccio. «Chanel, aspetta... non volevo ferirti. Sai che parlo a vanvera».
Lei mi ignorò, continuando a vestirsi sotto il mio sguardo totalmente indifferente. Sapeva che non credevo neanche io alle mie parole. «Non capisco perché continuo a perdere tempo con te», sbottò, infilandosi la maglietta, «Ormai è chiaro che sei andato avanti, che hai quella stronza in testa e io non posso cambiare le cose».
«Non tirare in ballo Corinne adesso, ti prego», dissi rassegnato, sedendomi esausto sul letto.
«Non posso non tirarla in ballo!», esclamò Chanel, portando le sue mani sui fianchi, «Dimmi soltanto una cosa, Luke. Perché lei? Cos'ha lei in più di me per meritarsi questo trattamento da te?».
Sospirai. «Non... non lo so», confessai, sentendomi strano. Non avevo ancora detto a nessuno quanto Corinne mi confondesse, e dirlo alla mia ex-ragazza (se così si può definire) la quale è ancora innamorata di me era a dir poco meschino. Non potevo farci niente, però. Del resto me l'aveva chiesto lei.
«Non lo sai. Che risposta del cazzo!», strillò Chanel, «Senti, dimmi che vuoi lei e facciamola finita qui».
«Parli come se ti avessi invitato io qui! Per prima cosa, ti sei presentata a casa mia senza preavviso, ti sei fatta trovare come una svergognata sul mio letto e per di più pretendi che io ti faccia soffrire dicendoti cose che in realtà non so neanche io di sapere, confermando un'idea che ti sei fatta tu della realtà?!», sbottai, alzandomi. Stavo davvero cominciando a perdere la pazienza, come d'altronde mi era sempre successo con Chanel. Ha sempre tirato fuori il mio lato peggiore, come io credo di tirare fuori il suo. Ci facciamo del male a vicenda senza accorgercene.
«Un anno fa non ti saresti fatto problemi a vedermi in biancheria intima sul tuo letto», obiettò lei, incrociando le braccia al petto, «E invece adesso mi reputi una svergognata. Fantastico».
«Ho esagerato un po' con le parole, lo ammetto», le concessi, «Ma non puoi presentarti qui all'improvviso e aspettarti che io mi comporti come l'anno scorso, pretendendo che non sia successo niente nel frattempo».
«Non è successo niente. Sei solo tu ad esserti stancato del giocattolo», sibilò Chanel, ad occhi lucidi, «Sei soltanto troppo preso da te stesso come al solito, ad usare le persone per il tuo solo vantaggio senza pensare ad un briciolo dei sentimenti che queste persone potrebbero provare».
Sospirai. «Mi dispiace se pensi che io abbia avuto altre intenzioni con te. Ma te l'ho sempre detto, per me era solo un divertimento. Lo è sempre stato».
Chanel alzò gli occhi al cielo; una lacrima solitaria scivolò da uno di essi, finendo tra le sue labbra e frammentando quell'immagine della donna di ghiaccio, quella che si era cucita addosso per evitare di soffrire inutilmente. «Ovviamente, avrei dovuto saperlo che perdere la testa per te sarebbe stato un errore», borbottò, «Ne pago le conseguenze ogni giorno. Ma non importa, mi rialzerò. Oppure trascinerò te con me all'inferno. Buonanotte Luke», disse, prima di andarsene.
Restai per minuti interminabili seduto sul letto a fissare un punto nel vuoto, chiedendomi cosa avesse in mente Chanel per "trascinarmi all'inferno con lei" e sperando che davvero riuscisse a passarci sopra, nonostante fosse una speranza alquanto vana; quando Chanel si impunta con una cosa è impossibile che qualcuno ne resti illeso. Pertanto, avrei dovuto preoccuparmi per me stesso e anche per Corinne, visto che sicuramente non colpirà soltanto me...
«Papà? Sei in casa?».
Mi ripresi dal mio stato di trance quando sentii la voce di mia figlia chiamarmi dal salotto; cercando di non pensare più a Chanel mi alzai dal letto, raggiungendo Alex. Mia figlia era seduta sul divano, aveva la testa china sul suo cellulare; mi sembrava perplessa.
«Sei tornata presto», le dissi, facendole alzare la testa, «La festa non era divertente?».
Alex mi guardò confusa per qualche secondo, vidi il terrore nei suoi occhi prima che essi tornassero, impassibili, a fissare lo schermo del suo cellulare. «Era normale, sono tornata presto perché Dana non si è sentita bene e dovevo tornare a casa con lei per forza», spiegò, apparentemente indifferente. C'era qualcosa che non mi convinceva nel tono della sua voce.
Mi sedetti accanto a lei, spostando la sua borsetta sul tavolino. «Avresti potuto chiamarmi e chiedermi di venirti a prendere», le dissi, cercando di capire se ci fosse qualcosa che non andasse. Apparentemente era tutto normale.
Mia figlia annuì sovrappensiero. «Non fa niente. Non volevo rovinarti la serata», borbottò, con voce leggermente tremante.
Sospirai. «D'accordo. Mi dici da sola cosa c'è che non va o ti devo costringere?».
Alex alzò la testa e si morse il labbro inferiore. «Non c'è niente che non va, perché me lo chiedi?».
«Sono tuo padre, è inutile che fingi con me. Cos'è successo alla festa? Puoi parlarne con me, lo sai», le chiesi, accarezzandole un braccio.
Alex tirò su con il naso e mi guardò, prima di scoppiare a piangere. Istintivamente la abbracciai, lasciando che si sfogasse sul mio petto ed aspettando che mi dicesse cos'era successo per farla stare così male.
«È stata un disastro, papà», singhiozzò lei, staccandosi da me, «Ho litigato con praticamente chiunque e-e sono convinta che adesso D-dana mi odi».
Le pulii le guance con i pollici, cercando di fermare il flusso inarrestabile delle sue lacrime. «Dana non potrebbe mai odiarti, è la tua migliore amica», la rassicurai, facendole scuotere la testa.
«Stavolta l'ho fatta grossa. Ti ho... Ti ho già detto di quel ragazzo che mi piaceva, vero?», mi chiese, tirando su con il naso.
Annuii. «Avete litigato per questo?».
«Lei l'ha baciato pur sapendo che a me piace da un casino di tempo e-e così per vendicarmi io ho detto al suo ragazzo cos'era successo e così abbiamo litigato di brutto», mi spiegò, rossa in viso, «Non avrei dovuto farlo, ma ero incazzata e non ci ho visto più... E poi non sono neanche del tutto in me-».
Mi staccai da lei, fissandola minaccioso. «Cos'hai preso?», le chiesi, studiandola. Sembrava piuttosto normale, ma non si sa mai.
Alex ridacchiò. «Non avrei dovuto dirlo. E comunque ho bevuto solo della tequila, abbiamo fatto gli shottini», rispose, «Non sei... Arrabbiato, vero?».
«Lo sono. Come ti salta in mente? Hai soltanto sedici anni!», la rimproverai, nonostante non avrei voluto farlo. Nel suo stato attuale l'ultima cosa che le serviva era una ramanzina di suo padre. Purtroppo dovevo farlo.
«N-non ti arrabbiare anche tu con me, per favore», borbottò lei, abbracciandomi, «Non voglio litigare anche con te».
Sospirai, baciandole la testa. «Sta tranquilla, conserverò il litigio per domani», le dissi, accarezzandole i capelli, «Sappi che però non sono contento della situazione».
«Sì, come dici tu», mugugnò, «Tanto te ne scorderai».
«Chi ti dice che lo farò?», le chiesi accusatorio, staccandomi da lei.
Alex ridacchiò, alzandosi dal divano e dirigendosi verso la cucina. La vidi estrarre un pacco di marshmallows da una delle dispense. «Lo fai sempre! Comunque, non voglio pensarci adesso. Ti va di guardare un film?», mi chiese, tornandosi a sedere accanto a me.
Le presi la busta di marshmallows dalle mani, aprendola. «Dovresti andare a dormire, domani abbiamo il pranzo da nonna Liz, ricordi?», le feci notare.
Alex sospirò. «Non ho detto che dobbiamo stare tutta la notte svegli, voglio solo guardare un film», borbottò, prendendo un marshmallow dalla busta prima di farmi gli occhi dolci, «Ti pregoooo».
Alzai gli occhi al cielo, cedendo come al solito agli occhi dolci di mia figlia. Sapeva sempre come tenermi in pugno, quella piccola bastarda. «Va bene. Ma solo uno, d'accordo?».
Alex batté le mani felice, allungandosi per posarmi un bacio sulla guancia. «Che bello riuscire sempre a convincerti! Allora, che film guardiamo?».
Scossi la testa. «Sei una peste».
***
Come al solito, finimmo per guardare più di un film, addormentandoci alle sei del mattino. Ci svegliammo alle due e mezza del pomeriggio seguente, abbracciati sul divano, con il televisore ancora acceso e qualche briciola dei biscotti che avevamo mangiato durante la notte addosso.
«Papà? Che ore sono?», mi chiese Alex, stiracchiandosi.
Sospirai, cercando il numero di mia madre nella rubrica per chiamarla. Avevo una decina di chiamate perse, tutte sue ovviamente. Sicuramente voleva una spiegazione per il fatto che non eravamo andati a pranzare da lei. «Le due e mezza».
«Oh cazzo, e adesso come facciamo con la nonna?».
«Il linguaggio, signorina», la ammonii, portandomi il cellulare all'orecchio, «Mi prenderò la colpa, credo».
Alex sospirò, alzandosi dal divano e liberandomi dal suo peso. Per essere una sedicenne di un metro e sessanta e cinquantacinque chili era piuttosto pesante. «Dille la verità. Non ti crederà mai se le dici una bugia, sei un pessimo bugiardo», disse, ridendo quando le feci una linguaccia.
«Luke, ti sto chiamando da ore! Perché non siete venuti? Vi stavamo aspettando», esclamò mia madre, quasi stonandomi con la sua voce alta.
Strizzai gli occhi. «Scusa, mamma... ma io ed Alex siamo rimasti svegli tutta la notte, sai, lei non si sentiva molto bene... e ci siamo svegliati solo adesso», mi inventai, facendo sbuffare mia figlia, «Scusami tanto, mamma».
Mia madre sospirò. «Povera piccola. Come si sente adesso?», mi chiese, premurosa, «Voglio parlare con lei».
«Certo, adesso te la passo», dissi, porgendo il mio cellulare ad Alex con un sorriso. Mia figlia mi guardò male prima di rispondere, allontanandosi da me e sedendosi su di uno sgabello in cucina.
Sospirai di sollievo prima di alzarmi dal divano. Presi i contenitori di cibo vuoti dal tavolino con l'intenzione di buttarli e spensi la tv; prima che potessi andare in cucina a buttare ciò che avevo tra le mani bussarono alla porta. Posai di nuovo i contenitori, dirigendomi alla porta e trattenendo il respiro quando, dietro di essa, scorsi la figura di Corinne.
«Corinne, che ci fai qui?», chiesi, arrossendo (ero sicuramente un disastro, essendomi svegliato da tipo cinque minuti).
Corinne si morse il labbro inferiore. «Posso entrare? Voglio parlare con te».
***
[A/N] Buongiorno! :D
Devo essere sincera: io amo questo capitolo. Lo amo alla follia ahahah - non è una novità che i capitoli riguardanti Luke siano i miei preferiti, eh
Tenete a mente le parole di Chanel, tornerà all'attacco e farà non pochi casini. Ha come unico obiettivo il distruggere la vita di Luke, quindi lo farà con ogni mezzo.
Detto questo, ci vediamo venerdì con il prossimo capitolo! ♥
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