12th
Corinne
«Allora, dove mi porti?», chiesi, dopo qualche istante di silenzio.
Luke si voltò verso di me, sorridendomi. «È una sorpresa, piccola. Spero ti piacciano i ristoranti eleganti, comunque».
Alzai un sopracciglio. «Non sei bravo con le sorprese. E comunque non sono mai stata in un ristorante elegante in vita mia. Il massimo che posso permettermi è il McDonald's», mugugnai, facendo ridere Luke.
«Davvero non ci sei mai stata?».
Alzai gli occhi al cielo, trattenendo una risata. «Non sono dell'estrazione sociale giusta per frequentarli», spiegai, facendo spallucce, «Anche se penso che ormai tu l'abbia capito».
«Secondo me chiunque può andare dove vuole. Non devi essere chissà quale grande personalità per frequentare ristoranti di lusso o per indossare vestiti eleganti», borbottò Luke in risposta, guardandomi male.
Sospirai. «Quello era un modo carino per dirti che non ci vado perché non ho soldi da sprecare, né per i ristoranti di lusso né per i vestiti firmati», sbottai, ridendo quando notai l'espressione imbarazzata di Luke, «Sono la prima ragazza di classe media con cui esci, per caso?».
Luke si grattò la nuca. «Davvero vuoi una risposta a questa domanda?», mi chiese, cercando di sembrare meno imbarazzato.
«Se te l'ho fatta...», dissi vaga, fissando Luke vagamente compiaciuta. Mi piaceva metterlo in imbarazzo, per quanto strano potesse sembrare...
«Va bene... Sei la prima. Di solito frequento donne più... altolocate», confessò, facendomi ridere.
«Oh, quindi hai abbassato i tuoi standard?», lo presi in giro, facendolo arrossire - di nuovo.
Luke mi squadrò da capo a piedi attentamente. «Mmh... Direi proprio di no. Penso che i miei standard si siano anche piuttosto alzati con te», disse, facendomi un occhiolino.
Ora era il mio turno di essere imbarazzata. «Oh... Grazie».
«Solo la verità, piccola. Comunque, sono felice che stai facendo queste esperienze con me», disse, «Ti piace, avere uno scorcio sulla vita di Luke Hemmings?».
Lo fissai in tralice. «Lo definisci scorcio, questo? Più che altro è una finestrella coperta da una tenda», borbottai, «Non crederai mica che pensi che la tua vita sia tutta un susseguirsi di ristoranti di lusso, macchine costose e vestiti firmati», dissi, eloquente, facendo voltare Luke verso di me.
Ovviamente quella era una parte piuttosto importante della sua vita, ma sapevo che c'erano mille altre cose, cose che probabilmente nessuno sapeva. E mi sarebbe davvero piaciuto conoscere un Luke più "intimo", sapere quali erano i suoi hobby, cosa gli piaceva fare, anche riuscire a conoscere la sua famiglia, se fosse stato possibile. Magari, se questo appuntamento si fosse ripetuto... forse avrei avuto una chance di poter conoscerlo meglio, di osservare la la sua vita più da vicino.
«Hai dimenticato le belle donne», ribatté lui, ignorando le mie considerazioni, «Le belle donne sono una parte fondamentale della mia vita», aggiunse, facendomi un occhiolino.
«Uhm, di quello me n'ero resa conto», dissi ironica, arrossendo e facendo ridere Luke.
Quando Luke ebbe parcheggiato scendemmo dall'auto, dirigendoci all'interno di un ristorante la cui coda per entrare partiva praticamente dal marciapiede di fronte all'entrata. Luke ed io saltammo la fila, ovviamente, poiché Luke aveva già prenotato il tavolo per noi due. Un cameriere ci accompagnò fino ad esso, situato in fondo alla sala in un'ala piuttosto tranquilla.
«Tra cinque minuti passerò per prendere le vostre ordinazioni», disse il cameriere, porgendoci i menu, «Avete già qualche idea su cosa prendere da bere?».
Guardai Luke nervosa, non sapendo davvero cosa dire. Cos'avrei dovuto ordinare, dello champagne? Di solito io quando mangio fuori prendo della coca cola, se voglio azzardare una birra... Ma non penso sarebbe carino ordinare una birra in un ristorante del genere. Forse dovrei prendere dell'acqua e basta.
Luke mi sorrise rassicurante, poi si rivolse al cameriere. «Ci porti il miglior Cabernet Sauvignon che avete, per favore», disse, «E... dell'acqua naturale», aggiunse, guardandomi di sfuggita. Forse pensava che non bevessi alcolici, o magari aveva notato la mia faccia confusa quando aveva nominato quel Cabernet comesichiama...
Il cameriere annuì, poi si allontanò. Approfittai del fatto che fossimo soli per esprimere tutta la mia perplessità riguardo all'ordinazione di Luke. «Cosa cazzo è un Cabernet Sauvignon?».
Luke ridacchiò. «È un vino. Non lo conosci?».
Scossi la testa. «Non sono proprio un'esperta», borbottai in risposta, arrossendo leggermente, «Adesso ti sembrerò un'ignorante».
«Oh no, tranquilla», liquidò il discorso Luke, aprendo il menu, «Non tutti sono appassionati di vino».
Alzai le spalle, decidendo di imitare le azioni di Luke. «In realtà, a me basta che sia alcolico. Il vino però mi ricorda troppo i pranzi in famiglia, in cui comunque non posso neanche toccarlo», sbottai senza rendermi conto di cosa stessi dicendo proprio mentre il cameriere portava la bottiglia di vino e l'acqua. Il ragazzo mi guardò confuso per un secondo prima di sparire con la promessa che sarebbe tornato per prendere le nostre ordinazioni.
Luke alzò un sopracciglio mentre io, nervosa, mi mordevo il labbro. «Quindi mi stai dicendo che il vino non ti piace perché ti ricorda la tua famiglia?», chiese scettico, «Mi sembra una cosa strana da dire».
«No, non è per questo», replicai, arrossendo, «Senti, Luke, non so perché ho detto ciò che ho detto, okay?».
«Okay, okay. Non vuoi parlarne», borbottò, versando il vino nei nostri bicchieri.
Sospirai. «Non è che non voglio parlarne. È una stupidaggine».
«Voglio saperlo lo stesso. Mi piace sentirti parlare», insisté, facendomi arrossire per la millesima volta.
Decisi di bere un po' di vino per allentare la tensione che sentivo alla bocca dello stomaco, scoprendo che non fosse per niente male. «Ho un ricordo davvero imbarazzante legato al vino», esordii, «Durante un cenone natalizio e mio fratello rubammo questa bottiglia di vino rosso dalla cucina e andammo a berlo nel portico, congelando perché c'erano sicuramente due gradi sotto lo zero ma ridendo come due coglioni perché ci sentivamo due ribelli, mentre bevevamo vino che avevamo rubato ai nostri genitori. Io avevo sedici anni addirittura, quindi immagina come mi fossi sentita!».
Luke rise. «Beh, tutti abbiamo fatto qualche cazzata a sedici anni. Poi com'è andata a finire?», mi chiese curioso, svuotando il suo bicchiere.
Sospirai. «Io e Derek scoprimmo che quello era un vino che costava duemila dollari, un regalo per mio padre da parte del suo datore di lavoro, e che la mamma voleva metterlo in tavola per fare bella figura con gli zii. E beh, quella è stata la cena di Natale più imbarazzante della storia, con mio padre nervoso per il vino scomparso, niente da bere a parte l'acqua a tavola e due ragazzini non del tutto sobri che ridevano come due coglioni. Poi ci hanno scoperto, alla fine, e da quel giorno io e Derek non possiamo bere alle cene di famiglia. Io non lo farei comunque, perché è imbarazzante, ma Derek ha trent'anni e devi vedere la sua faccia quando a Natale è costretto a bere Coca Cola», ridacchiai, finendo il vino nel mio bicchiere.
Luke mi sorrise, versando altro vino nei nostri bicchieri. Alzò il suo bicchiere verso il mio. «Beh, stasera puoi berne quanto vuoi, quindi direi di approfittarne».
Feci tintinnare il mio bicchiere con il suo prima di portarlo alle labbra. «Ne sono contenta», borbottai, scoppiando a ridere con Luke.
***
«Okay, lo ammetto, forse abbiamo esagerato con il vino», borbottò Luke, mentre ci dirigevamo alla sua auto.
Lo guardai male. «Forse? Luke, ci siamo scolati tre bottiglie!», sbottai, scoppiando a ridere quando lui si guardò attorno imbarazzato, «Oh, se mi vedessero i miei in questo momento...».
«Credo ti proibirebbero di vedermi. Ora che ci penso non posso riportarti a casa combinata così», rifletté Luke, fermandosi davanti alla sua auto.
Lo spinsi verso la fiancata, incollandomi al suo corpo. «Beh, potresti portarmi a casa tua», mugugnai, baciandogli il collo.
Luke ansimò leggermente, tuttavia mi allontanò. «Non sei del tutto in te. Non me la sento di farti questo, e poi cosa penserebbero i tuoi genitori di me? È il nostro primo appuntamento».
Feci spallucce. «I miei sanno che sono uscita con i miei amici. Posso dirgli che resto a dormire da Calum, non sospetteranno di nulla», spiegai, ancorandomi di nuovo a Luke.
Non sapevo neanche spiegarmi perché mi stessi comportando in quel modo. Forse era il vino che avevo in corpo, mi faceva sentire strana. Doveva aver frenato qualcosa che mi teneva con i piedi nella realtà, di fatto se fossi stata sobria avrei chiesto a Luke di riaccompagnarmi a casa e basta, non avrei messo in mezzo nulla che implicasse andare a letto insieme (cosa che, alla fin fine, volevo con tutta me stessa).
Luke riuscì ad allontanarmi dopo vari tentativi. «Magari al prossimo appuntamento, okay? Adesso devo riportarti a casa», disse, baciandomi la fronte prima di aprire la portiera della macchina.
Mi sedetti al posto del passeggero, imbronciata. «La prossima volta non mi sfuggirai», borbottai mentre Luke metteva in moto.
«Cosa ti dice che io voglia sfuggirti?», mi chiese Luke, facendomi l'occhiolino.
Mi morsi il labbro inferiore, non sapendo cosa dire mentre osservavo Luke guidare, incantandomi come al solito a guardare il suo profilo perfetto. «Sei bellissimo», sbottai senza accorgermene, facendo voltare Luke verso di me. Mi sembrava davvero sorpreso dal mio commento.
«Lo pensi davvero?», mi chiese, arrossendo.
Scoppiai a ridere. «Ti ho fatto arrossire! Ci sono riuscita», dissi trionfante, allungandomi per baciare una guancia a Luke, «Comunque sì, lo penso davvero. Perché non dovrei?».
Luke fermò l'auto. Forse eravamo davanti casa mia. «Siamo arrivati», disse, facendomi cenno di scendere dall'auto. Lui scese con me, affiancandomi prima che mi allontanassi dall'auto, «Quindi, uhm... Presumo che l'appuntamento ti sia piaciuto».
Sorrisi. «Un sacco. Quando possiamo rifarlo?», chiesi, poggiando le mie mani sul petto di Luke.
Il biondo mi sorrise, avvicinando il suo viso al mio. «Quando vuoi, piccola», sussurrò avvicinandosi come per baciarmi.
Lo allontanai prima che le sue labbra potessero toccare le mie, ricordando qualcosa che mi avrebbe dovuto dire, il motivo per cui eravamo usciti insieme innanzitutto. «Aspetta. Manca qualcosa», borbottai, facendo sospirare Luke.
«Che succede ora?».
Mi morsi il labbro inferiore. «Dovevi dirmi perché tu e Riley vi odiate. È il motivo principale per cui siamo usciti insieme, se ricordi bene».
Luke sembrò spaesato per qualche secondo, poi scosse la testa. «Oddio, mi sono appena ricordato che sarei dovuto andare a prendere Alex a una festa, devo andare», disse cercando di svignarsela, «Scusami-».
Lo bloccai per un braccio prima che potesse andarsene, inchiodando i miei occhi nei suoi. «Me l'avevi promesso! Io ho fatto la mia parte, sono uscita con te, cosa ti costa dirmi perché tu e Riley vi odiate a morte?!», strillai, spaventando Luke.
Lo spavento negli occhi di Luke sparì subito per lasciare il posto all'indifferenza. «Io non ti ho promesso niente. E comunque non sono affari tuoi, posso sapere perché sei così ostinata a volerlo sapere?».
Sbuffai. «Adesso mi spetta di diritto saperlo! Sono uscita con te, ho messo questo dannatissimo vestito, ho fatto tutto ciò che volevi, il minimo che tu possa fare è dirmelo!».
Luke si limitò a ridacchiare. «C'è qualcosa che manca, lo sai».
Sospirai rassegnata. «Che cosa?».
Luke sussurrò «questo. Manca questo», afferrandomi per un polso e portandomi più vicino a lui, per far scontrare le nostre labbra.
All'inizio cercai di allontanarlo, non volendo farmi abbindolare in quel modo. Ma qualcosa nel mio corpo mi voleva costringere a cedere, ad abbandonarmi a Luke, a dargliela vinta. Tanto, avrei potuto scoprire perché lui e Riley si odiavano in ogni modo, perché negarmi un bacio solo per sapere qualcosa che a dirla tutta non mi riguardava neanche?
Alla fine decisi di dare ascolto a quella parte di me, cedendo e lasciando che le mie labbra si modellassero perfettamente a quelle di Luke, dando vita ad un bacio lentissimo e quasi senza fine. Non volevo più staccarmi da lui, sapevo che avrei dovuto prima o poi, ma non volevo farlo. Volevo baciarlo per sempre.
Purtroppo però, avrei dovuto interrompere quel bacio troppo presto. E il motivo per cui avrei dovuto farlo ci stava guardando, sconvolto, sul portico di casa mia...
«Corinne?!».
Sentendo quella voce familiare mi voltai, restando scioccata quando intravidi la figura di mio padre, che non vedevo da mesi. Istantaneamente arrossii, pensando alla figuraccia che avevo appena fatto. «Papà, che ci fai qui? Pensavo tornassi tra una settimana!», dissi, facendo qualche passo in avanti. Luke mi teneva una mano quasi a frenarmi.
Mio padre non sembrava molto contento di vedermi. Sperai fosse solo per la situazione imbarazzante che si era creata. «Volevo farvi una sorpresa, ma vedo che la sorpresa l'hai fatta tu a me», disse, alludendo a Luke che subito lasciò andare la mia mano, «Vieni dentro, Corinne».
Mi voltai verso Luke, rivolgendogli un'occhiata di scuse. «Ci vediamo lunedì», dissi mortificata prima di voltarmi, camminando verso mio padre.
Avevo un sacco di cose da spiegargli.
***
[A/N] faccio davvero schifo. Lo so, dovevo postare questo capitolo il giorno dopo aver postato l'undicesimo ma faccio schifo e praticamente l'ho finito di scrivere stanotte. Perdonatemi, pls
Quiiiindi, i nostri sciagurati sono usciti insieme ( ͡° ͜ʖ ͡°), ma purtroppo Corinne non ha ottenuto ciò che voleva anche a causa di suo padre, tornato da un viaggio di lavoro durato mesi con un tempismo perfetto, direi (ah, se vi interessa il padre di Corinne si chiama Clint, Clint Barton aka Hawkeye nei film della Marvel aka Jeremy Renner - e io sto sclerando quindi è meglio chiudere la parentesi).
Ci vediamo venerdì con il prossimo capitolo! (che è dal punto di vista di Luke, ehehe) ♥♥
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