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Il trillo persistente di un cellulare mi sveglia. Non ho né la forza né la voglia di rispondere. Bofonchio qualcosa di incomprensibile raggomitolandomi ancora di più contro il cuscino, nella speranza che smetta subito.

Poi mi rendo conto che non ha per niente la consistenza di un cuscino.

Mi immobilizzo di scatto. Spalanco gli occhi e prendo atto di essere appollaiata sul petto di Ian, mentre lui ancora dorme.

Benissimo, solo una notte e già Ian è nel mio letto. Sento un po' troppo caldo, non so cosa diavolo devo fare. Cerco di muovermi il più silenziosamente possibile per evitare di farmi sentire e mi alzo delicatamente a sedere. Ci riesco dopo diversi movimenti da contorsionista e, una volta raggiunta una distanza ragionevole, non posso fare a meno di buttargli un'occhiata e apprezzare quello che vedo. Non indossa la maglietta; il lenzuolo gli sfiora dolcemente la pelle appena al di sotto l'ombelico. I muscoli dell'addome sono scolpiti, scultorei, non troppo gonfi, perfetti. Il mio sguardo sale in direzione del torace e posso notare il lieve rossore lasciato sul petto dalla pressione del mio capo; arriva appena al di sotto della clavicola. Solo quando arrivo al viso, vedo su di me il blu dei suoi bellissimi occhi in un'aria divertita e compiaciuta. Come ciliegina sulla torta, mi fa l'occhiolino.

Voglio sprofondare e arrivare dall'altra parte del mondo.

Emma.

Sei.

Una.

Idiota.

-Buongiorno raggio di sole - dice. Sono sicura che la mia faccia abbia cambiato tutti i colori dell'arcobaleno.

Ride e si alza. Mi stupisco di non essermi coperta ancora il volto con le mani. Scuote la testa e prima di andare via raccoglie la sveglia che stanotte gli ho lanciato contro. La posa sul letto e mi lascia sola col mio imbarazzo.

Quel maledetto cellulare inizia di nuovo a squillare e lo afferro in malo modo, quasi tentata di fargli fare la fine della sveglia. Guardo il display e mi accorgo di avere ben 160 messaggi in whatsapp, 4 chiamate perse da Elena e una da mia madre. Dunque Elena non scherzava, per fortuna stanotte ho avuto la prontezza di silenziare il gruppo. Clicco sull'icona senza scaricare la marea di foto inviatemi dalle ragazze e mi soffermo solo sugli ultimi messaggi.

PERCHÈ NON SEI A SCUOLA? E PERCHÉ CAVOLO NON RISPONDI????????

Mi giro verso la sveglia poggiata sulle coperte, sospiro e rispondo ad Elena di essere andata a letto presto ed essermi svegliata con il mal di testa. Evito anche di chiamare mia madre siccome dovrei essere a scuola a quest'ora e non voglio allarmarla. Sono passati dieci minuti buoni quando decido di alzarmi e aprire la persiana. Il sole entra a fiotti dalla finestra inondando di luce tutta la stanza e mi abbaglia tanto che spengo la lampada, rimasta accesa da ieri sera, con gli occhi strizzati.

***

Sbatto la testa contro volume di latino, sono sfinita. Ho deciso di passare la mattinata sui libri ma non ho prodotto nessun risultato; sono sulla stessa frase da un'ora e ogni volta che la rileggo i miei pensieri vanno a parare sull'immagine di un Ian seminudo sdraiato sul mio letto. Sbuffo.

In realtà, studiare è stata la scusa più plausibile che sono riuscita a trovare per evitare la sua compagnia e di conseguenza le sue solite battute arroganti. Mi rendo conto, però, che non posso fingere per sempre che lui non ci sia e prima o poi dovrò affrontarlo; anche se il pensiero di stamani ancora mi scombina. Chiudo malamente libro e quaderno, sapendo benissimo che non avrei comunque combinato nulla con un'altra persona in casa, e vado a cercare Ian. Per di più, se voglio capire qualcosa del mondo in cui mi ritrovo catapultata ho bisogno di lui.

Sento le grida tipiche da stadio provenire dal salotto, così scendo speditamente le scale e trovo Ian, spaparanzato su una poltrona, intento a guardare una partita di calcio. Mi schiarisco la voce con un colpo di tosse e lui si gira verso di me, inarcando le sopracciglia in segno di domanda. Ah, non mi abituerò mai a quegli occhi.

- Non dobbiamo fare niente? - chiedo, dubbiosa.

- Di solito i primi giorni vi lasciamo liberi. Non tutti sono raggianti, dopo aver scoperto i propri poteri- mi risponde, distaccato. Per fortuna non sembra che voglia tirare in ballo la scena di stamattina.

- Ehm, potrei farti qualche domanda su, ecco, ehm, la magia? - chiedo, titubante. Ian si accomoda meglio sulla poltrona, poggia i gomiti sulle ginocchia e intreccia le dita.

- Va bene, spara - acconsente. Vado a sedermi sulla poltrona davanti alla sua e mi sforzo di elaborare una frase di senso compiuto che non mi faccia apparire una scema.

- Da quando esiste la magia? -

- Da sempre. Da quando esistono gli uomini o forse è ancora più antica - risponde. Ogni tanto butta un occhio allo schermo della TV e la cosa mi infastidisce non poco.

- Di che materiale sono fatti gli amuleti? - continuo, ripensando alla conversazione avuta con la guida ieri.

Ian si prende il labbro inferiore tra le dita e soppesa la domanda.

- Di una sostanza chiamata marasma. È stata offerta agli uomini dalla popolazione elfica tantissimo tempo fa e con essa si sono formati i primi maghi. Prima o poi ti racconterò come è iniziato il tutto. Non si è trovato in natura un metallo che corrisponda a quello degli amuleti. Ecco perché non tutti gli uomini sono maghi, gli amuleti sono limitati. Alcuni sostengono che il marasma sia la magia stessa, altri no. Sicuramente sono impregnati di moltissima energia magica ma i tentativi di crearne altri sono risultati vani, fin ora -.

- Quindi il mio amuleto è appartenuto a qualcun'altro, prima di me? - inorridisco al pensiero di quante mani abbiano toccato quest'affare in passato. Immagino un vecchio peloso e sudato. Germi, germi ovunque.

Bleah.

- Si. Quando un mago muore, l'amuleto cerca il suo nuovo ed unico possessore a cui resterà legato indissolubilmente. Vedi, non sceglie un mago a caso; ma si associa solo a colui che è in grado di incanalare il suo potere. Può aspettare anche decenni il suo padrone, e devo dire che il tuo non si vede in giro da molto tempo. - risponde, pensoso.

Prendo l'amuleto tra le dita ed inizio a giocarci, abbassando gli occhi su di esso.

- Dove si trova il mondo magico? Perché nessuno lo conosce? - continuo il mio interrogatorio tornando ad alzare lo sguardo. Ian non mi risponde subito, è di nuovo preso dalla TV.

-Ma sei serio? - sono così seccata dal suo comportamento indolente che non riesco più a fare finta di nulla.

- Scusami. E' un mondo parallelo, che non esiste sulle cartine geografiche umane - riporta la sua attenzione su di me.

Sia ringraziato il cielo.

- Quando mi ci porti? - chiedo affascinata ed entusiasta di vedere con i miei occhi questo fantomatico luogo. Lui sorride.

- Quando sarai pronta. Non avere fretta - mi fa l'occhiolino, divertito. Non riesco a trattenermi dal sorridere e mando a monte tutta la mia incazzatura di poco fa. Non vedo l'ora.

- Hai altre domande? - continua, ritornando serio. Ne avrei moltissime, ma per il momento ce n'è una che mi tormenta.

- Il signor Core mi ha detto che gli incubi sono visioni del futuro, ma non sempre corrispondono alla realtà...- voglio sentirmi dire che è così. Il blu dei suoi occhi si incupisce, ma annuisce.

- ...c'è qualche modo per farle smettere? Sono settimane che non dormo -. Non voglio avere più visioni, non voglio vedere più nulla. Ian mi guarda un po' incuriosito, poi fa per parlare.

- Di solito le visioni sono rare; non si manifestano tutte le notti e da quando si entra in contatto con l'amuleto spariscono del tutto. Non so risponderti, dobbiamo chiedere a Liam o a qualcuno del consiglio - .

Sono demoralizzata; avevo sperato di non sognare più il mio futuro, soprattutto uno che prevede la mia morte. Devo averlo scritto in faccia perché Ian si protende verso di me e mi da un pizzicotto sulla guancia.

- Ehi, non ti abbattere. Sono sicuro che qualche modo c'è. Stasera prima di andare a dormire faccio un incantesimo filtrante; dovrebbe aiutarti a dormire meglio - sorride e io ricambio senza nessuna allegria. Mi esamina per un po', poi fa leva sulle ginocchia e si alza.

- Per oggi basta parlare di magia. Domani iniziamo con gli incantesimi di difesa, ok? Io ora devo uscire, e tu non azzardarti a mettere piede fuori casa! C'è un'aegis che la circonda - .

- Un che? Ma una volta non dovevi stare con me ventiquattr'ore su ventiquattro? - chiedo sarcastica.

- Starai bene, se non ti muoverai da qui - prende la giacca ed esce chiudendosi la porta alle spalle.

***

Sono le otto di sera e Ian ancora non è tornato. Non averlo tra i piedi mi fa più che piacere, ma non so se devo preoccuparmi o se è normale. Inizio a cucinare anche per lui, per distrarmi un po'. Tutto il pomeriggio non ho fatto altro che pensare alla visione di stanotte, e più scende la sera più inizio ad avere paura. Sento il portone chiudersi e mi viene un groppo alla gola. Resto immobile serrando la presa sul manico del coltello che stavo usando. Quando l'intruso arriva in cucina mi giro puntandogli la lama contro, facendo scoppiare a ridere Ian. Sospiro dal sollievo.

-Vuoi tagliarmi a pezzettini? - dice tra una risata e l'altra.

- Non potrei? - rispondo in tono di sfida, colpita nell'ego.

- Stamattina non mi sembrava che la mia compagnia ti dispiacesse - mi provoca. Spalanco la bocca incapace di proferire parola.

Ecco, ci siamo. Avevo cantato vittoria troppo facilmente.

Ian si avvicina come un felino che ha puntato la sua preda; in risposta io mi allontano rivolgendogli ancora la mia bellissima arma, intrisa di pomodoro, contro.

- E' inutile che tieni quella roba tra le mani. Ti bloccherei ancor prima che tu faccia un altro passo - sorride maliziosamente.

- Non ci giurerei - inveisco e gli faccio una linguaccia.

Ian d'un tratto diventa serio e subito sento una forza che mi strappa il coltello dalle mani. Guardo l'oggetto con gli occhi sgranati per la paura indirizzarsi verso di me, sospeso a mezz'aria; poi va a posarsi lentamente sul tavolo.

- Attenta a ciò che dici. Se sospetti che ci sia qualcuno, comunque, ti consiglierei di nasconderti. Devi sempre tenere in considerazione che quelli che ti cercano sono maghi, e non si lasciano certo intimidire da un coltello. - Ian mi ammonisce.

- Quello che voleva uccidermi non usava la magia, nella visione- dico, ancora scossa dalla sua dimostrazione.

- E cosa allora? - chiede, interessato.

- Un pugnale di diamanti -.

Nota dello scrittore.
La storia si infittisce 👏👏👏.
Supportate il nostro lavoro lasciando una stellina, almeno così riusciamo a vedere se il capitolo funziona.
Le vostre care
F & L

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