Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

☙39❧

Sono seduta sulla poltrona di camera mia da una decina di minuti, con gli indici uniti e posati sulla bocca, a guardare il casino che si trova sul mio letto. Ho tolto tutti i miei vestiti dall'armadio e li ho ammassati in pile che stanno in equilibrio per miracolo, cercando di capire cosa devo inserire nella valigia aperta ai miei piedi. Non ho nessunissima voglia di prepararmi. Ho sempre pensato a quando avrei dovuto trasferirmi in accademia e non avrei mai pensato di farlo in questo modo, con un groppo in gola e senza l'eccitazione della nuova avventura. Vorrei urlare di frustrazione, invece resto qui seduta a perdere tempo.

- Vuoi una mano? – Ian è fermo sulla soglia della porta. Gli lancio un'occhiataccia; so che non è colpa sua, ma non riesco a non essere arrabbiata per la situazione. Mi poggio allo schienale.

- Non so cosa portarmi – lui si avvicina.

- Porta tutto – lo guardo scettica, ma quando si avvicina alle mie labbra non faccio nulla per allontanarlo. Assaporo quel lieve contatto, ma lui si allontana subito.

- lata sit – mormora verso la valigia e subito dopo schiocca le dita. Tutti gli oggetti che avevo portato in camera e i vestiti sono scomparsi e la valigia è chiusa.

- E'  tutto lì dentro? – chiedo indicandola. Avevo pensato di fare almeno tre o quattro scatoloni, ma non avevo considerato di chiedere un aiuto magico. Ian mi fa un occhiolino mentre mi alzo per cercare di prendere la valigia. Ci metto più forza del previsto e per questo cado all'indietro facendo un sonoro sbuffo di sorpresa. Ian ride quando atterro di fianco alla poltrona. Per contro gli butto la valigia addosso.

- Smettila! Non pensavo fosse così leggera. Sicuro che hai messo tutta la roba? – Mi rialzo mentre Ian rimette la valigia in piedi.

- Si. Anche quella del bagno. Ora vieni qui. – Allunga le sue braccia verso i miei fianchi mentre io cerco di andare a verso il bagno per vedere se ha detto la verità. Non arrivo nemmeno alla porta perché ritorno indietro, stretta tra le sue braccia, ad appoggiare il capo al suo petto. Mi godo quella stretta e chiudo gli occhi quando sento le sue labbra tra i miei capelli.

- Mi mancherai – sussurro. Lui mi stringe più forte.

- Sai benissimo che sarò sempre vicino a te. –

- E, se non mi sbaglio, sei stato proprio tu a dire che dobbiamo stare attenti a tenercelo per noi. –

Ian mi gira in modo da vedermi negli occhi. La sua determinazione è evidente e ancora una volta capisco quello che vuole dire senza che parli. Troverà un modo. Dobbiamo solo avere pazienza. Mi da un lieve bacio prima di dire:

- Ora dobbiamo andare. – mi prende per mano e si avvia verso le scale. Mi faccio portare via, non prima di lanciare un'ultima occhiata alla mia stanza.

*** 

Una parte della mia vita se ne è andata per sempre, e non riesco ad essere felice per la nuova che sta arrivando. Invece di arrivare direttamente a Pantou, Ian ha fatto una deviazione ed è andato da Elena per farmela salutare. È stato carino da parte sua, non avrei sopportato di lasciarla senza salutarla per bene. Rigiro il suo bracciale tra le mani sorridendo, ha voluto lasciarmi a tutti i costi qualcosa per ricordarla, non prima di avermi avvertita che la nostra relazione non finiva lì e che gli avevo promesso un giro sugli unicorni. Parole sue sicuramente, non mie. Alzo nuovamente gli occhi su quella struttura immensa che è l'accademia, raddrizzo le spalle e varco i cancelli, con Ian al mio seguito. Il preside mi sta aspettando, con quell'aria benevola che gli ho sempre visto in faccia. Cioè, voglio dire, quelle poche volte che l'ho visto.

- Ah, siete arrivati. Prego vieni pure. – Mi fa segno di avvicinarmi e mi posa una mano sulla spalla, mentre si incammina con me verso il centro dell'accademia. Ho già visto questi viali, e mi affascinano come la prima volta. Allo stesso tempo, però, il groppo in gola non accenna a passare.

- So che non è così che saresti voluta entrare – continua il preside mentre mi guida. – Ma credimi, è per il tuo bene. –   Resto in silenzio nonostante cerco di fare un sorriso per rassicurarlo.

- Ti abbiamo riservato la stanza che avrai per l'anno accademico, penso ti piaccia. –

Il preside continua a farmi convenevoli senza farmi pressioni con domande troppo complesse. Capisco però che devo rispondere, loro stanno facendo questo per me.

- Grazie, andrà benissimo – dico quindi. Lui ridacchia mentre dice: - Aspetta di vederla prima. –

Invece di arrivare alla piazzetta con la statua che saluta, svoltiamo sulla destra verso le prime costruzioni. Entriamo in una comune porta, nemmeno tanto grande, per trovarci in un bellissimo atrio. Diversi tavoli rotondi sono sparsi sulla moquette rossa, accompagnati da sedie morbide con schienali alti che hanno tutta l'aria di essere comode. Ogni tavolo ha una lampada centrale, con diversi fori sulla base. Sono presenti quattro caminetti agli angoli della stanza. Scaffali pieni di libri sono ai loro lati e le poltrone davanti sono enormi. Non penso sia una mossa saggia avere tutti quei libri a contatto con il fuoco ma evito di farlo notare, ma chissà quanti studenti ci sono già stati qui. Di fronte a me si trova un'ampia vetrata con tendaggi rossi raccolti per dare visuale al paesaggio. So che l'accademia è strutturata in cerchi concentrici, quindi mi sarei aspettata di vedere le mura del secondo cerchio, ma in realtà vedo solo aiuole spoglie e vialetti, intervallati da qualche fontanella. In primavera dovrà essere magnifico.

- Questa è la sala comune più vicina al tuo alloggio. Avrai tutto il tempo per visitarla da domani. Ora vieni, ti mostro la tua camera. – Il preside mi porta verso la porta a sinistra, entrando in un lungo corridoio pressoché spoglio. È però ben pulito e molto spazioso, nonché luminoso nonostante non ci siano finestre. Riesco a notare la curve che devia verso destra, ma quando camminiamo sembra sempre tutto dritto. Ogni tre metri circa ci sono delle porte di legno e non posso che chiedermi quanto piccole siano le stanze.

Soffrirò di claustrofobia come una matta.

Mi volto indietro per incrociare lo sguardo di Ian, che mi sorride e mi incoraggia. Ci fermiamo davanti ad una delle tante porte.

- Questa è la tua stanza. L'amuleto sarà la tua chiave. La serratura è solo per una questione di stile. –

Noto infatti che quello che tiene la porta chiusa non è la serratura ma una intarsiatura sopra la maniglia, formata da linee incrociate senza apparente motivo.

- Ma non ha la forma del mio amuleto – faccio notare confusa.

- Perché ancora non ha incontrato nessun amuleto dallo scorso anno, devi soltanto poggiarlo su. – Il preside tende le mani ad indicare la porta. Faccio quindi come mi dice e vi poso il mio amuleto. Una lieve fitta mi fa capire che l'amuleto ha attinto alla mia magia e l'intarsiatura inizia a emettere un tenue biancore. Il tutto dura una decina di secondi. Quando posso tornare a guardare, l'incisione ha preso la forma del mio amuleto e la porta si è aperta.

- Nota, solo tu puoi entrare nella tua stanza. Beh in realtà anche io, dobbiamo poter accedere se ne abbiamo bisogno. –

- Oh. – Non mi sembra sia molto coerente con la privacy e sto per farlo notare quando il preside mi blocca.

- Sta' tranquilla, non entrerò mai nelle stanze dei miei studenti. Quando lo farò, se mai lo farò, dovrai preoccuparti. –

- Questo non è di grande aiuto... – ribatto io. Il preside sorride.

- Ora vi lascio sistemare. Se hai bisogno, Emma, o anche solo per parlare cercami. Sarò ben lieto di ascoltarti. –

Detto questo se ne va, lasciandomi sola con Ian.

- Come faccio a stare in un buco di camera? Mi sta salendo già la claustrofobia – dico ad Ian senza nemmeno provare ad entrare. Ho paura di quello che troverò, tipo le camere anguste di quei collegi che vedo nei film. Ian è divertito, mi supera per posare una mano sulla porta e la apre.

- Andiamo. Dov'è finita la tua curiosità? – mi chiede, sparendo nella stanza.

- Probabilmente è rimasta a casa – continuo io. Faccio un sospiro e varco la soglia. Devo ammettere che l'entusiasmo che fin ora era sopito si riaccende in un attimo. Non mi sarei mai aspettata questo. La camera è molto più grande di quanto dia impressione all'esterno. Proprio di fronte a me c'è un piccolo salottino, con un tavolino e due poltrone davanti un caminetto acceso. Faccio qualche passo per entrare e trovo sulla destra un letto singolo a baldacchino, un armadio di legno e un comò. Dall'altro lato, sotto una grande finestra ad arco è posizionata una scrivania. È tutto davvero...lussuoso. Non avrei mai pensato così le camere degli studenti. Non riesco a trattenermi e corro a vedere cosa c'è dietro la porta alle spalle del letto.

- Non ci credo! – urlo. Ho un bagno in camera! Non è grandissimo ma ha tutte le comodità.

- Ecco la mia Emma – sento bisbigliare vicino a me. Caccio un urletto divertito quando Ian mi abbraccia da dietro e mi stringe.

- E' tutto bellissimo qui. –

- E ancora non hai visto tutto. – Mi bacia sul collo, poi dietro l'orecchio. Chiudo gli occhi mentre rabbrividisco al contatto, mentre le labbra sono curvate in un sorriso. Ian si sposta per dirmi qualcosa e in quel momento sento che tutto si mette sottosopra. Apro gli occhi di scatto e vedo che i sanitari stanno cambiando forma. Lo specchio sopra il lavandino diventa più grande, tutto diventa più moderno e la doccia si è trasformata in una bella vasca. Ian rimane un attimo sconcertato, poi mi chiede:

- Vuoi per caso fare il bagno con me? –

- Cosa? N-No! – Ok non sono del tutto onesta, non ho pensato proprio a questo ma di volere questa sensazione per sempre. Mi divincolo da lui e cerco di capire cosa è successo.  Al mio sguardo allarmato Ian ride.

- Te lo stavo dicendo. La camera cambia in base ai tuoi...gusti – Ian mi guarda sornione, alzando le sopracciglia prima di farmi vedere che tutto nella stanza è diventato doppio. Arrossisco per l'imbarazzo quando vedo che il letto è diventato a due piazze. Ian apre la bocca ma lo zittisco con un dito.

- Sta...zitto. –

- É carina, così – dice, abbracciandomi di nuovo.

- Ah sì? – rispondo, passandogli le mani sulle braccia e stringendogli i bicipiti.

- Ah-Aah – afferma lui, mentre si avvicina con le sue labbra.

- Posso farla cambiare di nuovo? – chiedo. Ian si blocca e mi guarda male.

- Non vuoi nemmeno provare il letto? –

- Ian! – gli do una leggera pacca. Devo però ammettere che mi diverte vederlo così giocoso. Non abbiamo mai avuto un momento del genere fin ora. Forse abbiamo speso davvero troppo tempo ad essere rivali. Ho perso talmente tanto per autoconvincermi del contrario che non ho capito quanto male mi sono fatta. Ian si accorge che ho cambiato espressione d'un tratto.

- Cosa c'è? – mi chiede, guardandomi negli occhi. Nego con la testa.

- Nulla. Niente di che... - rispondo con un borbottio. Mi alzo sulle punte dei piedi e gli scocco un bacio felice e forte, prendendogli il viso tra le mani. Ian rimane per un attimo stordito. Poi sorride.

- Tu riesci sempre a sorprendermi. –

La mia risata è interrotta da un altro bacio, molto più profondo rispetto al mio. Le mani di Ian passano sui fianchi e poi più giù, fino ad alzarmi. Avvolgo le gambe ai suoi fianchi mentre rispondo al bacio e lo stringo forte. Il solito calore inizia ad invadermi e tutto intorno a me scompare. Ian si sposta e mi porta verso il letto dove si butta con foga, facendomi gemere. Inizio a capire poco di quello che mi circonda e riesco a focalizzarmi solo sul suo corpo che mi tiene ferma sul letto. Le mie gambe sono sempre incrociate intorno a lui, che si tiene leggermente alzato con un braccio. La sua mano passa tra i capelli, per poi spostarsi sul collo. I brividi si fanno sentire lungo tutta la schiena. Stringo per sentirlo ancora di più. Ian emette un gemito.

- Emma, se continui... - non lo lascio finire perché con uno scatto ribalto la situazione e mi metto sopra di lui. Continuo a baciarlo, stringendo ancora una volta le mani tra i suoi capelli. Quando passo al petto, Ian emette un altro gemito.

- Cazzo...Emma... - nemmeno stavolta lo lascio parlare. Voglio godermi il momento, in tutta la sua perfezione. Ian non è dello stesso parere però, perché cerca di fermarmi.

- Aspetta...aspetta... – mi allontana lievemente per prendere spazio. Ha la voce affannata, come me. Si lascia far dare un altro bacio, poi mi blocca di nuovo. A questo punto mi tiro su, sempre su di lui, ma devo ammettere che si fa sentire l'amarezza del rifiuto.

Inizio a sentirmi tremendamente in imbarazzo, forse ho colto male i segnali. Ian capisce quello che penso e mentre cerco di scendere mi blocca di nuovo.

- Non è per quello che pensi. Non hai minimamente idea di quanto sforzo stia facendo per stare fermo. – mi guarda intensamente negli occhi. Le sue pupille sono dilatate.
Ora che siamo fermi inizio a diventare rossa come un pomodoro. Non mi viene in mente nulla da dire perché l'unica cosa cui penso è il fatto che ho un dio sotto di me e la vista non mi dispiace affatto. Peccato ha fatto finire tutto.

- Perché? – chiedo solo. Anche Ian si alza a sedere, con me ancora in braccio. Ora siamo faccia a faccia e senza nessuna distanza a separare il mio petto dal suo.

- Sostanzialmente per due motivi...-

- Non mi vuoi? – lo blocco io.

Brava, Emma. Butta nel cestino il minimo di dignità che avevi.

Ian a stento trattiene un sorriso, ma con il braccio che ha intorno a me mi preme contro di lui. Alza le sopracciglia e non dice niente perché sostanzialmente sto già capendo un sacco.

- Oh – divento ancora più rossa.

- Stavo dicendo che per prima cosa devi essere assolutamente sicura...-

- Io ti amo. – Non lo lascio finire di parlare. Questa non è una scusa valida perché lo amo davvero. Lo guardo in quegli occhi blu e vedo solo ammirazione.

- Quindi non dirmi che non sono sicura. A meno ch tu... - abbasso per un attimo lo sguardo. E se lui ha mentito? Non ho il tempo di analizzare il tutto che Ian mi alza nuovamente il viso.

- Non pensare minimamente che io non ti ami – quelle parole dette da lui mi sciolgono. Allo stesso tempo è come avere una carica ogni volta.

- La seconda questione è che purtroppo non abbiamo tempo. Devo tornare da Marij. –

- Aspetta, cosa? – ho capito quello che vuole dire. Ma non ci voglio credere così. Lo avevo già predetto e ora si sta avverando. Lui mi guarda supplicante.

- Sai che devo andare. –

- Ma poi torni? – l'ansia inizia a farsi sentire. Lo sguardo di Ian mi dice più di quanto possa fare a parole. Non ero pronta a lasciarlo andare, per questo non volevo trasferirmi così presto. Una sola lacrima mi scende dagli occhi prima che Ian parli. So che sono patetica, ho sempre sostenuto che non ho bisogno di stare appiccicata a nessuno per poi buttare tutto nella spazzatura, dopo un solo bacio.

- Ehi, ehi. Non fare così. E' solo per la notte. Non posso dormire qui, ma domattina mi ritroverai dietro la porta, sta' tranquilla. – Mi da un altro bacio. Sono rincuorata, non gli sto dicendo addio allora. Mi sposto e lui si alza, dandomi un ultimo abbraccio.

- Fa' la brava – mi dice mentre va alla porta.

- Io? Tu semmai. Ah, Ian! – lui si volta.

- Non è che mi togli tutta la roba dalla valigia? – Ian ride quando io faccio gli occhi da cucciolo. O almeno penso.

- Fammi pensare...no. - Lo fulmino con gli occhi.

- E come faccio? C'è una casa lì dentro! – lui alza le spalle.

- Inventa qualcosa. Ci vediamo domani mattina. – detto questo se ne va, lasciandomi indispettita in mezzo alla stanza. Un cuscino vola verso la porta schiantandosi appena si chiude. Rido da sola alla situazione. È vero che la stanza è un'estensione dei miei pensieri.
- Hai proprio ragione, cara stanza. -

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro