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☙33❧

Prendo lo zaino che ho preparato ieri sera con le cose  che potrebbero servirmi per un paio di giorni. Ian ha accennato al fatto gli elfi non percepiscono il tempo come lo facciamo noi. Ho dovuto trovare una scusa anche per i miei, siccome non penso che in un bosco magico possano funzionare i nostri cellulari. Ho chiesto quindi ad elena di mandare un messaggio mattina e sera a mia madre. Mentre a lei ho detto che devo fare molti progetti per la scuola quindi forse mi sarei dimanticata di chiamare. Scusa poco accettabile, lo so, ma dovrebbe andare bene.
Ian mi sta aspettando giù, zaino in spalla. È una bella vista vederlo così, in tuta e con aria disinvolta pronto per una gitarella. Con me. Non posso non invidiare la sua magnificenza però.
- Pronta! - dico allegra. Lui fa un sorrisetto e mi porge il cappotto, mentre infila il suo parka. Devo provvedere a comprare anche io qualcosa di così comodo d'ora in poi. Dopo aver ripreso lo zaino infila il berretto e apre la porta. Un ondata di aria gelida investe l'atrio.
Mizzica se fa freddo. Prendo il cappello anche io e lo infilo gurdandomi allo specchio. Perché Ian sta così bene col suo ed io sembro una bambina? Cerco di non arrovellarmi troppo ed esco dietro di lui. Ian si ferma appena dopo il cancello e alza le mani in aria, mormorando qualcosa. Devo dire che vederlo in tuta col cappellino e lo zaino evocare i propri poteri è stranamente divertente. Una bolla compare a circondare la casa, pulsa per una sola volta di una luce blu e scompare. Con questo, Ian mi ha spiegato che potrà sentire qualsiasi avvicinamento.
Mi sto congelando e sono quasi sicura di avere la punta del naso rosso, quando siamo pronti a partire.
- Bene. Non c'è nessuno - dice Ian. Così gli porgo la mano, e mi gusto tutto il momento in cui vedo lui avvicinarsi a prendere la mia. Nessuna sensazione di calore però, perché appena mi tocca vengo sballottata dal teletrasporto. Ci ritroviamo tra alcuni arbusti di fronte la strada che dà sull'enorme cancello del regno magico. Quel pezzettino di terra sembra fatto apposta per non essere visti da qualcuno che passa di là. 

- Certo che se qualcuno ci vede uscire insieme da dietro qui chissà cosa penserà - ragiono ad alta voce. Io avrei pensato male, lo ammetto. Ian ride e scuote la testa.
- Maliziosa, la ragazza - risponde. Metto le mani sulle spalle dello zaino mentre cerco di uscire senza farmi del male.
- Dai! Dimmi che tu non penseresti la stessa cosa - affermo. Per tutta risposta lui mi tira indietro per lo zaino in modo che mi sbilanci. Mi poggio completamente su di lui, che mi guarda dall'alto. Fa un sorriso sornione e per un secondo restiamo così. Parti del mio corpo si riscaldano nonostante non ci stiamo toccando. Poi apre la bocca e, vicinissimo al mio viso, fa:
- usciamo dall'altro lato. –

Mi lascia andare e , presosi cura che non possa cadere, esce dal quel piccolo spazio. Marij ci sta aspettando dall'altro lato, vicino al cancello. Porta due dita alla fronte, a mo di saluto militare.

- Pronti per questa avventura? So che non dovrei dirlo, ma io sono eccitata all'idea! Era da tanto che non faccio qualcosa del genere mi sto arrugginendo. – Parla a raffica, mentre attiva il cancello con il suo medaglione. Io rido insieme a lei.

- No, non sei l'unica – ribatto. Ian, dal canto suo, ci guarda strano non capendo da dove venga tutto questo fermento. Mi fermo e gli punto un dito contro.

- Non fare il guastafeste! Siamo ancora in tempo a lasciarti qui. – Gli dico direttamente. Lui fa un sonoro sbuffo, che io e Marij prendiamo come scherzoso e si fionda dentro al cancello, scomparendo. Io passo appena dopo, seguita da Marij. Non mi abituerò mai alla cacofonia della strada di Pantou. Per fortuna la attraversiamo in fretta e arriviamo alla quiete del prato che porta alla foresta di Afàntastos. Ci dirigiamo velocemente verso i primi alberi. Ian mi ferma prima che possiamo entrare.

- Sta sempre vicino a me o Marij. – Vedo la sua rigidità, quindi evito di commentare l'ovvio. Dove potrei andare? Annuisco semplicemente e mi metto di fianco a lui. A questo si distende un po' e così ci addentriamo. La prima cosa che noto è il fatto che siamo in un normalissimo bosco. Diciamo che mi sarei aspettata qualcosa di più...magnifico. L'unica cosa che può cambiare è che non c'è tutto quel freddo che abbiamo incontrato per arrivare fin qui. Il canto degli uccelli, seppur minore rispetto a quello che troveremmo in primavera, ci accompagna mentre camminiamo fra gli alberi. Non c'è un vero e proprio sentiero, ma ci rivolgiamo verso quello che dovrebbe essere l'est. Man mano che ci inoltriamo, gli alberi si fanno sempre più vivi, e troviamo querce secolari affiancate da giovani arbusti. Ci sono diversi alberi che non conosco. Ricordo l'albero dalle foglie viola visto in accademia, ma ce ne sono molti altri diversi. A parte il tripudio di colori, alcuni alberi sembrano fatti al contrario, con le radici in su e le foglie che crescono ai piedi. Altri sembrano del tutto vivi, svegliandosi e muovendosi al passaggio degli animali. Scopro poi che non sono tutti animali, alcune sono piccole creature svolazzanti, che Ian indica come abitanti e guardiani della foresta.

Dopo una trentina di minuti, troviamo un sentiero. Qui Ian e Marij si fermano e intimano a me di fare altrettanto. Rimaniamo qui per una decina di minuti, senza muoverci né parlare, fin quando arrivano dei bellissimi cavalli neri, lucenti e con folte criniere. Si fermano davanti a noi.

- Metti sulla mano un po' del tuo potere e falla annusare – bisbiglia Ian, mentre lo fa a sua volta. Una lieve nebbia si solidifica nella sua mano a forma di coppa e uno dei cavalli va verso di lui. Faccio lo stesso e richiamo un po' della mia magia in forma inconsistente sulla mia mano. Il mio sembra ghiaccio secco, solo un po' più luminoso. Lo stesso cavallo si avvicina a Me, mentre Marij lo fa con un altro. Cerco di restare il più ferma possibile per evitare qualsiasi morso. Sento il suo respiro sulla mia mano e un pizzico di elettricità percorre tutto il braccio. Dopo qualche secondo il cavallo arretra e fa una specie di inchino ad Ian, che ricambia.

- Da ora procederemo più spediti. Hai mai cavalcato? – mi aggiorna Ian, guardando ammirato il cavallo.

- Ehm, no. – rispondo, imbarazzata e spaventata al tempo stesso. Ian invece scuote le spalle e mi fa uno dei suoi sorrisi rassicuranti.

- C'è sempre una prima volta – così facendo mi prende per la vita e mi alza sul cavallo. Emetto solo un lieve gridolino, dato più dall'essere colta alla sprovvista che da altro. Ian mi segue sullo stesso cavallo, così che ci ritroviamo petto contro schiena, molto molto vicini. Marij invece fa un agilissimo salto su un'altra di quelle bellissime creature.
-Metti le mani qui, senza stringere troppo - mi informa Ian mettendo le mie mani ai lati del collo del cavallo. Le mie dita si districano tra quella chioma folta e bellissima. Allo stesso tempo Ian si avvicina ancora di più a me.
-Devi stare per forza così attaccato? - gli chiedo, sentendomi abbastanza imbarazzata dalla sua vicinanza. Non mi sembrava così piccolo poi, lo spazio.
- Si, fidati. - Fa passare le braccia ai lati dei miei fianchi e si mantiene alla base del collo del cavallo. Quando tutti e tre ci siamo stabiliti, Ian e Marij dicono un'unica parola ai cavalli. La mia fortuna è che Ian è dietro di me e mi mantiene, altrimenti mi avrebbero lasciata col sedere a terra quando il cavallo è partito al galoppo in modo fulmineo. Sento il vento sferzarmi la faccia mentre percorriamo la strada. Non pensavo si potesse cavalcare così veloce, non vedo quasi i contorni. Sento i capelli tirarmi indietro e sono costretta ad aggrapparmi di più e a inclinarmi in avanti. Sento uno strattone e con un'agilissima mossa Ian fa andare le sue gambe sulle mie e me le tira verso di sé, così che tutto il mio corpo in un attimo arretra contro di lui. Due enormi ali nere piumate sbucano dal corpo del cavallo, a livello delle scapole, appena davanti a me. In un attimo sento un vuoto al cuore. Caccio un urlo. Ci stiamo alzando in cielo. Mi stringo ancora di più all'animale fin a quando non raggiungiamo la quota. Poi, seppur con cautela, mi volto lentamente a capire come è possibile tutto questo, rassicurata dal fatto che sono in una gabbia tra le braccia di Ian e il collo dell'animale. Le ali sbattono leggermente, per tenere l'equilibrio.

Oh. Mamma.

Sto volando su un cavallo. Marij urla entusiasta e sento il petto di Ian fremere in una risata. Dopo un po' sento il suo, di urlo, che va via col vento. Il mio cuore galoppa insieme al cavallo.

- fallo anche tu, è liberatorio. – A questo punto mi prende le mani che non hanno mai lasciato la criniera e mi stende le braccia a mimare le ali. Schiena dritta, si allontana percettibilmente per farmi avere la sensazione di essere libera nel cielo. Chiudo gli occhi per un istante e caccio un urlo euforico. Ha ragione.

I cavalli alati arrivano verso quello che sembra essere un lago e, muovendosi in circolo, si abbassano prima a sfiorare l'acqua, poi sulla riva. Mi preparo all'impatto col terreno mentre il mio cavallo si ferma, impennandosi. Dischiude le ali e le nasconde nuovamente, tornando ad essere un banalissimo cavallo. La sensazione è stata magnifica. Quando scendo, le mie ginocchia sembrano non reggermi e mi aggrappo ad Ian, che mi fa quel suo sorriso meraviglioso.

- Cosa mi devo aspettare ora? – chiedo esterrefatta. Guardo ancora quelle magnifiche creature prendere nuovamente il volo.

- Per ora nulla – risponde. Mi guardo intorno. Siamo sulla riva di un grande lago circondato dagli alberi della foresta. Sembra un luogo calmo. Il rumore delle tante creature si associa al rumore delle increspature dell'acqua che si formano a riva. Non si riesce comunque a vedere l'altra sponda.

- Questo è il famoso lago? – chiedo a Ian. lui mi capisce al volo e scuote la testa.

- Oh, no. Di quello si sono perse le tracce, non sappiamo dove si trova. – Ah, ok.

È un semplicissimo lago allora. Verso il centro vedo un'onda imponente, che si scoglie poco dopo. Tocco il braccio di Ian e gli faccio segno verso una seconda onda. Se arriva a riva siamo finiti, per questo sono abbastanza terrorizzata.

- Quello è un kelpie – mi informa, guardando verso quello che indica il mio braccio. So che i kelpie sono una specie di cavalli marini, ma più aggressivi e molto molto più grandi.

- Non dovremmo mica cavalcare anche quelli! – urlo, facendo volare alcuni uccelli appollaiati all'albero vicino. Ian e Marij ridono di gusto, e io incrocio le braccia per niente divertita. Chiedevo per conferma, ecco.

- No, prenderemo una semplicissima barca. – Marij si sforza di apparire più seria e si incammina alla sua destra. Io e Ian la seguiamo. Svoltando una curva trovo un molo con una decina di piccole barche allungate, di un colore bianco limpido, con delle intarsiature che si propagano da una estremità, dove è presente il timone, credo. Sembrano delle grandi foglie e non penso che entriamo tutti nella stessa. Come faranno a muoversi non so, siccome non hanno nemmeno una vela. Marij si fionda su una di esse mentre Ian fa cenno di seguirlo verso un'altra.

Sicuro che ci stiamo in due? – chiedo dubbiosa mentre calo una gamba nella piccola imbarcazione.

- Ci reggerà. – afferma Ian. Non intendevo questo. Marij ridacchia quando vede le lunghe gambe di Ian sporgersi oltre me, mentre io inizio ad arrossire. Per contro, Ian le tira una piccola biglia magica in testa. Dall'espressione e dall'esclamazione di Marij capisco che è una vera e propria biglia dura. Cerco di trattenere un sorriso, ma mi rallegro pensando che anche Ian è imbarazzato dalla situazione. Entrambi slegano la corda che trattiene le barche e in un attimo iniziano a fluire sull'acqua. D'un tratto sento qualcosa cambiare nell'aria. Dapprima non mi rendo conto di cosa sia, c'è una quiete assoluta; nessun rumore, non sento un solo animale che ci ha accompagnati per tutto il viaggio.

C'è...pace.

Marij mi fa un occhiolino dall'altra barca. Sento un respiro lieve sulla guancia, mi volto impercettibilmente per riuscire ad inquadrare Ian, che è vicinissimo a me.

- Siamo entrati nel regno degli elfi – mi sussurra adun orecchio.

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