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☙19❧






Mi sento totalmente in imbarazzo mentre scendo le scale per arrivare in salotto. Non avrei dovuto farlo, come devo comportarmi ora? Sicuramente Ian me lo rinfaccerà a vita. Molto lentamente arrivo in cucina dove sento lo sbattere di padelle, segno che Ian sia lì dentro. Entro e lo trovo intento a tagliare delle melanzane mentre una padella è già sul fuoco.

- Aaah, ma allora sai cucinare! – dico spontaneamente, mentre lo osservo andare da una parte all'altra della cucina, per la prima volta da quando è qui. Lui alza lo sguardo e accenna un sorriso.

- Tu non sai molte cose di me, cara – risponde, mentre mette le melanzane tagliate a cubetti nella padella.

- non ho dubbi – rispondo io. Mi avvicino, spero che non si parli di ciò che è accaduto prima perché non saprei minimamente cosa dire. Inizio ad apparecchiare la tavola, aspettando che Ian finisca il suo lavoro. Poi mi siedo e lo osservo. Ora sembra un ragazzo carino e gentile che sta preparando la cena, nulla di più. Ok, carino è un eufemismo. Le mani si muovono veloci nel tagliare un pezzo di carne, ma lo fa con precisione. Il viso spigoloso ha un'espressione concentrata, non dura, e anche se non sta guardando me non posso far altro che fissare i suoi occhi magnetici, persino la carne penso sia in soggezione sotto il suo sguardo. Quando mette le fettine in forno, viene verso il tavolino asciugandosi le mani con uno strofinaccio e si siede di fronte a me. Io mi schiarisco la gola.

- Dobbiamo parlare - inizio, non sapendo bene dove posare lo sguardo. Sono ancora imbarazzata se penso a prima. Alza un sopracciglio e piega leggermente l'angolo della bocca all'insù; evidentemente pensa anche lui che si tratti di quello che ho fatto. Arrossisco. La cosa non si mette bene.

- Ti ascolto – risponde lui, ed io non posso che fissare i suoi occhi, ora posati su di me.

- Cosa hai fatto prima? Era qualcuno che inseguiva me? Quello che ho sentito in testa?– chiedo, per prima cosa. Ian storce la bocca.

- Beh, non sono sicuro che cercasse esattamente te. Ma può essere, ora è in mano al consiglio – risponde pacatamente.

- Mi sono sentita spiata, oggi. Poi l'amuleto si è riscaldato e ho avuto un po' paura. E sono tornata a casa. Ma forse sono soltanto paranoica – continuo, mentre faccio un risolino isterico. Passo una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi in ansia. Poi li riapro mentre Ian va a controllare i fornelli.

- No, fai bene a dirmelo. Per cui, qualsiasi cosa strana tu avverta, avvisami. Chiamami subito; e poi, perché oggi non mi hai chiamato? Ti ho già detto di chiamarmi – continua rivolgendomi un occhiataccia.

- In realtà l'ho fatto. Ma tu eri impegnato. E poi ogni volta che parlo con te mi fai dimenticare quello che devo dirti – rispondo. Questa volta in torto c'è lui, non io. Io ho fatto il mio dovere. Non sono mica come le protagoniste di quei libri che per orgoglio si cacciano sempre nei guai. E questo non è un libro dove sai già che finisce tutto bene. Ian fa un sorrisetto sornione mentre mi rendo conto di quello che ho detto. Sbuffo alzando gli occhi al cielo.

- Potremmo iniziare a sentirci telepaticamente, è più veloce e più comodo. Comunque, hai visto qualche viso sospetto? Non so, una persona che aveva comportamenti strani – faccio segno di no con la testa, ho visto soltanto persone che vedo spesso girare qui intorno.

- Perché eri sporco di sangue? Cosa gli hai fatto? – Ian alza le spalle.

- Niente, gli ho solo rotto il naso. Ogni volta che si usa la magia in una dose eccessiva, come un combattimento, si lasciano delle tracce. E ogni traccia caratterizza una persona. Se avessi usato la magia, qualcun altro poteva riconoscere che : uno – e alza l'indice – tu sei già protetta da un custode e due – alza il medio – che il tuo custode è una guardia. In questo modo potrebbero accanirsi ancora di più su di te –

- Si ma perché mi hanno assegnato una guardia? – chiedo mentre lui si alza per iniziare ad riempire i piatti. – cioè ho letto che le guardie solo raramente accettano commissioni e mi sembra un po' azzardato impiegare il tempo di una guardia, tra l'altro a quanto mi dici anche forte, per badare a me - continuo. Tutto ciò per me non ha senso. Ian mi porge il piatto fumante e si siede di nuovo. Guardo sbigottita il piatto.
- Come è possibile sia già pronto? - butto lì, Lui mi guarda come se fossi idiota...ah già, magiia. Così iniziamo a mangiare, mentre lui riflette per darmi una risposta.

- Credimi, anche io mi sono chiesto se ne vale davvero la pena. Ma la maga che prima aveva quest'amuleto era un potente, perciò l'amuleto è molto bramato. E anche tu hai una certa forza, saresti davvero utile se ti prendessero, o per lo meno il tuo amuleto. Per questo spero solo che ancora non abbiano associato te al tuo amuleto, in questo modo sei più al sicuro – questo sì che è rassicurante, ma ancora non riesco a capire. Poso la forchetta sul piatto e incrocio le dita aggrottando le sopracciglia.

- Si ma non ti sembra comunque esagerato affidarmi una guardia? Secondo me c'è dietro qualcos'altro - Ian non risponde, è pensieroso, ma poi continua non curante.

- Lascia perdere, non è poi così strano. Ancora non sai nulla del nostro mondo. Ma non si sta complottando contro di te eh – risponde, ridendo, anche se il sorriso non prende gli occhi, e io me ne accorgo. Ancora dubbiosa, faccio come mi dice e inizio a mangiare di nuovo. Cucina benissimo.

- C'è qualcosa che non vuoi dirmi? – chiedo, sapendo che è così. Lui alza un sopracciglio, ma non risponde. Resto in attesa per un tempo che mi pare abbastanza lungo per una risposta, poi alzo le spalle in segno di resa.

- Sii sempre sincero con me, ok? Io mi fido di te – continuo, ma non lo guardo negli occhi, mi concentro nel tagliare la carne. Lui però non mi risponde, così alzo lo sguardo. Accenna un sorriso e annuisce. Io sorrido di rimando.

                       ***

- sai cosa si dice in giro? – mi chiede elena. Faccio di no con la testa, concentrata a finire gli esercizi di matematica che non avevo completato il giorno prima.

- che Ian sia stato con Chiara – a quel punto poso la penna e mi volto verso di lei, con la bocca aperta.

- Cosa? E quando? – chiedo, incredula. Cerco di pensare quando non è stato con me, visto che praticamente siamo incollati tutto il tempo. Non ci posso credere, e quindi è così che lui si allenava eh? Ma a me non importa, se non fosse stato per quell'ochetta.

-Non so, ma lei lo sta sbandierando ai quattro venti, figurati se non viene a vantarsi anche in classe. Mi dispiace però, di certo Ian mi è scivolato un po' in basso – risponde lei, quasi imbronciata. Spero non abbia anche io quell'espressione, altrimenti mi prenderei a schiaffi. Ian può fare quello che gli pare, non sono io a doverlo fermare, anche se avrei voluto che si fermasse da solo. L'immagine della mia ultima visione mi balena in mente. Non sarò mai come lei, vero?
Scuoto la testa per cacciare via quei pensieri, ma il mio stomaco si stringe lo stesso.

- Secondo me non è vero. Glielo chiederò stasera. – continua Elena, con sicurezza. Rido anche se vorrei piangere. E ovviamente, come accade da un mese a questa parte, mi odio solo per questo. Sto diventando come una di quelle che svengono al suo passaggio, incredibile.

- Saresti così sfacciata? - le chiedo, anche se so già la risposta. Curiosità è il suo secondo nome, anche se io non sono da meno, e soprattutto fremo dalla voglia di conoscere la verità. Però riesco a controllarmi meglio. Sicuro il mio carattere fa si che me ne stia buona buona in un angolino. Fino a quando non mi viene voglia di prendere a sberle qualcuno, e questo lato di me ultimamente sta riaffiorando sempre più in superficie. Poi entra in classe la nostra meravigliosa compagna, in un abito che sfiora minimamente la decenza.

- parli del diavolo... - inizio io. Elena si gira, poi si rivolge nuovamente verso di me, e fa una smorfia di disgusto. Chiara non ci degna nemmeno di uno sguardo, per fortuna, ma tira dritto verso il suo banco. Il problema è che una volta seduta, inizia a parlare in modo che tutta la classe la senta.

- No, Lidia. Non c'è stato nulla; non sono quel tipo di ragazza, io – alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Si come no, la classica ragazza casa e chiesa. Ma per favore. Elena mi guarda, ed entrambe ridiamo cercando di restare silenziose.

- Beh, si. C'è stato un bacio. – marca la parola bacio con tutta l'enfasi che possiede – ma non sono voluta andare oltre, capisci. Penso comunque che Ian sia abbastanza preso. Peccato non ci siamo più visti. Ma mi ha detto che ci vedremo questa sera alla festa. Viene anche lui – conclude così, prima di abbassare la voce e girarsi soltanto verso Lidia. Elena mi guarda, ma io non so che dirle. Sono turbata, non pensavo che Ian potesse comportarsi in questo modo, soprattutto con quella. Che tra l'altro è una mia compagna di classe. Non lo avrei mai immaginato. E a questo punto il sentimento che a volte mi sfiora torna nuovamente vivo. Mi sento come...tradita. Cosa alquanto stupida considerando che non stiamo insieme né abbiamo mai preso questo tipo di argomento.

- Sputa il rospo, tu sei invidiosa che quelle labbra si siano posate sulle sue, e non sulle tue – Elena mi guarda divertita.

- me che dici? – rispondo, però ora so che non posso cambiare quello che provo e non posso cercare di evitare per sempre di nominare quel sentimento che brucia dentro. Sono gelosa, e sono un'idiota. Perché sono gelosa di qualcuno che non è mio e che mai mi apparterrà. Sono gelosa di qualcuno che è incompatibile con me stessa. Cerco di finire i compiti prima che il professore arrivi, e cerco di dimenticare tutto questo.
Un formicolio alla nuca mi fa alzare la testa, mi guardo intorno ma non noto niente. Sto diventando davvero paranoica.

Nota:
Eccoci di nuovo, molto prima del previsto! Che ne pensate?
Un abbraccio,
L&F

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