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I.

«Quanto manca per raggiungere la mia meta?», chiesi al mio iPhone 6s. Non ero abituata a parlare con un aggeggio inanimato, mi sembrava così banale e stupido. Fino a un secolo prima non esisteva niente di simile, si vedeva che gli umani si sentivano soli, se sentivano il bisogno di parlare con uno stupido telefono.

«Fra cento metri giri a destra, la meta si trova davanti a lei.»

La mia jeep nera imboccò un sentiero sterrato che conduceva alla vecchia villa. Erano passati 95 anni dall'ultima volta in cui ero venuta nella casa di Honey Ylenol, in Oregon, che apparteneva ai miei nonni, morti durante un incendio. Ogni 95 anni tornavo sempre in quel luogo, ma non mi fermavo mai a lungo perché le persone si sarebbero accorte del fatto che non invecchiavo mai.
Finalmente riuscii a scorgere la grande villa color ebano, illuminata soltanto dal chiarore della luna. Le luci all'interno erano spente, ciò significava che mio fratello era andato a caccia, di esseri umani.
Sembrerà strano e in molti non mi crederanno, ma è così: io e mio fratello eravamo due vampiri.
Avevo 19 anni dal 1530, i vampiri facevano parte della vita di tutti i giorni, ma non erano come quelli di Twilight che leggevano la mente, prevedevano il futuro, brillavano al sole e non dormivano mai. Quelli veri bruciavano al sole, riuscivano a controllare le persone, si cibavano di sangue umano, dormivano e avevano sangue che gli scorreva nelle vene.
Il nostro sangue era però diverso dal sangue umano: il nostro era in grado di curare qualsiasi persona fosse in punto di morte o avesse un piccolo taglietto. Al contrario quello umano rafforzava e curava qualsiasi vampiro assetato.

Quello era il mio luogo preferito in cui vivere e detestavo doverlo lasciare così spesso: si trovava alla fine di un bosco, lontano dalla città e quindi anche da occhi indiscreti.
Avrei sterminato l'intera città pur di rimanere lì, ma mio fratello mi avrebbe cacciata o mi avrebbe uccisa direttamente.

Quando varcai l'ingresso mi accorsi che non era cambiato assolutamente nulla.
Il salotto possedeva ancora gli stessi mobili color mogano e la credenza, posizionata nella parte est della stanza, era ancora piena di libri e di alcolici vari. Questo era uno dei passatempi preferiti del mio fratellino, l'alcol aiutava a calmare la sete quando diventava insostenibile ed era l'unico "cibo umano" che piaceva anche a noi bevitori di sangue.

Qualche ora dopo sarei dovuta andare a casa di una strega, Dayla, che finalmente avrebbe creato un anello solare con il quale avrei potuto camminare direttamente sotto la luce del sole senza trasformarmi in cenere.
Ero costretta ad andarci a quell'ora della notte perché non avrei potuto fare altrimenti.
Le streghe erano esseri soprannaturali buoni e usavano i loro poteri solo per fare del bene. Infatti grazie al suo anello sarei potuta andare a scuola.
Avevamo fatto un patto: lei mi avrebbe fatto l'anello solare e io avrei dovuto provare a vivere come una normalissima adolescente, cosa impossibile da fare ma dovevo provarci.
Per me non era una cosa così positiva però almeno avrei potuto finalmente vedere che effetto faceva stare in modo diretto sotto la luce del sole.
Fino ad allora avevo sempre vissuto nell'ombra e avevo trascorso la mia eterna adolescenza in locali notturni a bere e a divertirmi.
Ero eccitatissima all'idea di potermi muovere anche nelle ore diurne, ormai non ricordavo più che effetto facesse il sole, non sapevo se mi avesse fatto male, se mi avesse pizzicato la pelle o se mi avesse fatto il solletico, erano passati 487 anni.

Andai nella mia vecchia camera da letto per mettere via le mie cose.
Finalmente potevo possedere una stanza degna di una vampira originaria del XVI secolo: molto spaziosa e avente un letto matrimoniale tutto per me. La camera in cui avevo dormito fino al giorno prima, in Groenlandia, assomigliava più al covo di un ratto.
I colori dominanti erano il marrone e il rosso scuro, che mi facevano sentire veramente a casa. Non come il verde smeraldo e l'arancione dell'abitazione precedente.

Iniziai a sistemare i miei trucchi, non usavo nessun tipo di fondotinta: dato che ero morta non mi uscivano brufoli o antiestetiche macchie. In compenso portai un sacco di ombretti scuri e rossetti dalle stesse tonalità. Anche i miei vestiti erano per lo più neri e rossi, non sarei mai riuscita a indossare nessun altro colore senza vomitare sullo specchio. Anzi, io non potevo vomitare, per cui tecnicamente avrei potuto indossare anche un cardigan giallo fluorescente, ma tenevo molto alla mia sanità mentale, per cui quello era sulla lista delle cose che non avrei mai fatto.

L'orologio segnava le 3:37, era quasi l'ora di recarmi all'appuntamento. Prima di uscire di casa diedi un'occhiata al riflesso nello specchio. Vidi una ragazza dai capelli biondo ghiaccio e dagli occhioni verde petrolio. La pelle era pallidissima, quasi color latte.
La sclera dei miei occhi diventava rossa quando sentivo odore di sangue, e all'altezza delle occhiaie le vene diventavano molto pronunciate. Lo stesso accadeva quando provavo emozioni forti: esatto, i vampiri avevano dei sentimenti.
Erano le stesse degli umani, ma molto più amplificate: se amavi qualcuno il tuo amore era incondizionato, ma se odiavi una persona, diventava incontrollabile e pensavi solo ai mille modi in cui avresti potuto ucciderla, era una vera e propria ossessione.
Noi avevamo l'abilità di spegnerle, anche se prima o poi cercavano sempre di riemergere e nel mentre ci trasformavamo in veri e propri mostri.

••• 🥀 •••

Alle 3:40 in punto mi trovai davanti alla porta della casa di Dayla, una delle cose migliori dell'essere un vampiro era la supervelocità, così non eravamo mai in ritardo.

Quando bussai alla porta di casa sua mi accolse con un gran sorriso, ma perché doveva far finta di essere felice di vedermi?
A prima vista non sembrava per niente una strega: era molto bella.
I suoi capelli erano ramati e addolciti da morbide onde e i suoi occhi erano dello stesso colore dei capelli, l'unica cosa che la faceva assomigliare alla sua specie era il suo naso ad aquilino, che le conferiva un'espressione molto dura.

«Charlotte! Da quanto tempo che non ci vediamo! Come è andato il tuo soggiorno in Groenlandia?».

«E tu chiami sei anni di inferno soggiorno?», pensai.

«Me lo chiedi come se ti importasse qualcosa», dissi alzando gli occhi al cielo. «Ora invitami a entrare per favore e cerca di non sprecare tempo prezioso», noi vampiri non potevamo entrare nelle case altrui senza prima essere stati invitati.

Mi scrutò per qualche secondo e alla fine rispose:
«Entra pure».

Mi guardai attorno e vidi solo quadri di streghe morte, sue antenate presunsi.

«Vuoi qualcosa da bere per passare il tempo mentre faccio l'incantesimo?».

«Me lo chiedi come se avessi un intero deposito di plasma o di umani pronti a sacrificarsi per soddisfare i miei bisogni».

Lei non disse nulla e mi condusse in una stanza vuota.
Quando iniziò a pronunciare l'incantesimo, un mucchio di candele disposte a cerchio si accesero.
Dopo circa cinque minuti di parole in una lingua incomprensibile simile al latino, il mio anello era finalmente pronto.
Lo mise in un cofanetto ma prima di consegnarmelo mi fece fare un giuramento che implicava che non avrei mai dovuto mettermi contro una strega per nessun motivo al mondo, se non per autodifesa.

Sapevo che quel giuramento sarebbe stato impossibile da rispettare ma lo dissi lo stesso:
«Lo giuro».

Io odiavo giurare il falso, dal momento che ero sempre stata una donna di parola, ma quel patto era veramente impossibile da rispettare.

«Visto che domani sarà il tuo primo giorno al college potremmo andare insieme, se non sarai sola sarà più facile per te introdurti nel mondo degli umani», fantastico, già il mio primo giorno di scuola avrebbe fatto schifo, in più dovevo farmi vedere con una strega che andava in giro ancora con i talismani, ma dovevo accettare e far finta di essere gentile con lei: non mi aveva ancora consegnato l'anello e avrebbe potuto cambiare idea molto facilmente.

E poi perché avrebbe dovuto volermi aiutare a integrarmi nel mondo degli umani?

«Lo stai facendo per gentilezza o perché vuoi assicurarti che non mi mangi nessuno? Ad ogni modo, se ci tieni così tanto a me va bene, ti passo a prendere qui alle 7:42, né un minuto prima, né un minuto dopo, odio la gente ritardataria», risposi freddamente, poi le strappai dalle mani il cofanetto, le rivolsi il sorriso più falso al mondo, mi girai e me ne andai.

••• 🥀 •••

Quando fui a letto aprii il cofanetto verde che conteneva l'anello. Era bellissimo, molto peculiare, lo dovevo ammettere.
La fascia era di oro bianco, larga circa 2 millimetri, al centro c'era una pietra nera, non sapevo da che roccia provenisse ma avevo intenzione di scoprirlo, quest'ultima era incastonata a griffes ed era tagliata a diamante.
Mentre mi rigiravo l'anello fra le mani mi chiesi come fosse possibile che un oggetto così piccolo fosse in grado di essere più potente di una stella grande quanto il Sole.
Alla fine lo infilai delicatamente nell'anulare della mano destra, strinsi il pugno e avvicinai la mano al cuore, come se avessi avuto paura di perderlo.

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