Sonno piacevole.
Jungkook è immobile appoggiato al sedile con lo sguardo fisso sulla strada. Il respiro è regolare e sta canticchiando a bocca chiusa distrattamente la canzone trasmessa per radio. Mi chiedo perché sia stata così buona con lui: si comporta da stronzo, dice cose da stronzo eppure sono qui ad aiutarlo. Mio padre mi ripete sempre che potrei essere una dottoressa formidabile.
«Jungkook, chi ti ha conciato così?» gli chiedo.
«Un idiota.» si limita a dire. Se non fosse la terza volta che glielo chiedo non sarei così frustrata. Accosto l'auto al ciglio della strada. Jungkook si slaccia la cintura e scende dalla macchina. Cammina instabile e spero sia solo per l'alcol nelle vene. Lo raggiungo in fretta prima che cada a terra e apro la porta di casa sua. Per fortuna la domestica non c'è. Mi guida al piano di sopra e apre la porta del bagno.
«Dov'è il disinfettante e il cotone?» gli chiedo. Lui punta un armadietto dietro di me e aprendolo trovo tutto ciò di cui ho bisogno.
«Quanto hai bevuto?»
«Un po'. Ma sto bene, tranquilla mamma.» dice sorridendo.
«Non fare il coglione. Per poco non ti facevi spaccare il naso.» detto questo imbevo il batuffolo di cotone col disinfettate e tampono sul sopracciglio. Dopo poco il sangue raffermo si trasferisce sul dischetto e copro la ferita con un cerotto sottile. Con lo stesso procedimento passo al naso. Nulla di rotto, probabilmente un capillare spezzato. E arrivo alle labbra. Non credevo che un maschio le potesse avere così morbide. Sento i suoi occhi guardarmi, studiarmi in ogni minimo particolare.
«Dove sono i tuoi genitori?» gli chiedo.
«In Texas per lavoro. Torneranno Dio solo sa quando.» dice biasciando alcune parole.
«Hai altre ferite?» dico prendendogli le mani. Disinfetto ogni nocca. Le dita lunghe e affusolate sono costellate da piccoli calli da vero musicista.
«Perché sei così gentile con me? Sono uno stronzo. Perché non mi odi? É perché ho una bella faccia che ti comporti così?» sussurra. Il Jungkook ubriaco è incredibilmente indifeso.
«Ti sto solo aiutando, non ti sto donando un rene.» dico passando alla mano destra.
«Vuoi unicamente scopare, non è così?» dice alzando la voce e tirando indietro la mano.
«Kook, a me interessi come persona, non come cosa. Finché non mi tratterai con rispetto, tu non avrai il mio rispetto. Ora dammi la mano che continuo.» dico io.
«Siamo amici?»
«Potremmo diventarlo.» sussurro tamponando «Quando smetterai di fare lo stronzo, magari.» dico.
Lui annuisce e si alza barcollando.
«Kook, ti sei fatto male da qualche altra parte?» gli richiedo seguendolo con lo sguardo. Lui scuote la testa e cammina lungo il corridoio. Butto i batuffoli di cotone usati e mi avvio verso di lui. Jungkook si appoggia al muro con la spalla e si accascia a terra. Ma quanto ha bevuto? Mi avvicino a lui velocemente e mi siedo davanti. Noto che si sta coprendo il fianco con la mano. Gli sollevo l'angolo della maglietta e vedo un graffio piuttosto profondo.
«Ma come hai fatto?» gli chiedo andando a prendere altro cotone.
«Un ramo credo.» gli tampono sulla ferita e riesco a notare una scritta tatuata lungo l'anca. Sfioro con un dito la data in caratteri romani e mi chiedo che cosa possa essere successo il 21-02-2000. Jungkook mi guarda con quei due occhi intensi, mi guarda come potesse leggere i miei pensieri.
Lo prendo a braccetto e lo accompagno in camera. Si getta sul letto e si volta a schiena all'aria.
«Jungkook aspetta! Cambiati.» dico aprendo l'armadio. Afferro una tuta da ginnastica e una maglietta larga. Lui mi guarda dal letto, mi sorride. Ma quello è un sorriso diverso, un sorriso tenero, un sorriso sincero. Si mette a sedere e inizia a ridere. Si slaccia i jeans e li abbassa fino alle ginocchia.
«Okay che sono buona e gentile, ma non approfittarne.» dico slegandogli i lacci delle scarpe. Scalcia i jeans e si toglie la maglietta. Jungkook è davanti a me in boxer e nulla più. Non posso non ammettere che sia bello. Gli infilo la t-shirt e i pantaloni. Abbasso le coperte e lo aiuto a coricarsi.
«Y/n, mi potresti dare una sigaretta.» dice puntando il pacchetto di sigarette sul tavolo.
«Ma perché sei così dipendente?» gli dico sedendomi in fondo ai piedi.
«Perché è l'unico modo di staccare la spina. È la mia unica via di uscita.» detto questo si copre il viso con le mani. Non so che dire, lo guardo e basta.
«Voi vi immaginate un Jungkook e io seguo l'etichetta che mi affiggete.» sussurra. Mi sto per alzare e uscire dalla camera quando Jungkook sussurra il mio nome.
«Dimmi.» sussurro.
«Rimani con me, rimani solo 'sta notte.»
A queste parole perdo un battito. Mi ritrovo a guardarlo senza parole.
«Kook è meglio che torni a casa...» dico.
«Voglio solo dormire con te. Avere qualcuno accanto senza aver necessariamente scopato.» mi dice, ma questa volta guardandomi. Non l'ho mai sentito usare questo tono di voce. È così disperato forse. Annuisco e mi siedo accanto a lui. Quando si addormenterà, vado via. Lui scosta le coperte e io mi tolgo le scarpe.
«Non prenderla male Y/n, ma mettiti una mia maglia, così stai più comoda.» dice. Io annuisco e mi cambio in bagno. La maglia nera con una stampa di una band rock di Jungkook mi sta grande, arriva a metà coscia. Profuma di lui: dopobarba e fresco.
Mi stendo accanto a lui e aspetto che il suo respiro diventi regolare.
Sto per addormentarmi anche io quando Jungkook mi afferra la mano, si volta verso di me e mi dà un bacio sulla fronte.
«Grazie Y/n.» e le sue parole mi fanno venire i brividi da capo a piedi.
Mi addormento subito dopo di lui, rapita da un sonno piacevole.
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