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孤独 (Kodoku)

Entrò all'interno della sua abitazione e lasciò cadere la sua borsa scura sul piccolo divano. Casa sua era un piccolo appartamento vicino al centro di Seoul, accanto al suo negozio, in modo che potesse controllarlo meglio e non doversi alzare troppo presto la mattina. Il piccolo divano di pelle nera dava sulla grande porta a vetri che portava sul grande terrazzo della sua abitazione. La televisione era di fronte al divano e la cucina era in un angolo del salotto; la sua piccola lontra dormiva nella sua cuccia blu che lei gli aveva cucito a mano. Quel piccolo animaletto era stato un regalo di sua madre. Quando era piccola in Giappone andava spesso in un parco vicino a casa per guardare le lontre che nuotavano nello stagno e molto spesso si divertiva a giocare con loro; sua madre aveva notato quella passione e nel giorno del suo compleanno gliene comprò una. Quando viveva in Giappone quel piccolo animaletto solitamente stava nel suo giardino, ma quando era partita per la Corea aveva sistemato la casa in modo che si adattasse anche allo stile di vita di quell'adorabile esserino. La sua stanza non era molto lontana dalla cucina, era la camera più grande dell'abitazione. La testata del letto era attaccata alla parete principale ed accanto ad esso vi si trovava una seconda finestra che dava sulla strada. Lì in basso, vi era stata posizionata una base di cuscini per potersi sedere e guardare il panorama con tranquillità. La camera non conteneva molti mobili e oggetti; in un angolo vi stava l'armadio con i vestiti piegati con molta cura e una piccola scrivania con un computer di ultima generazione; per il resto la camera era quasi vuota. Yuki si lasciò cadere sul piccolo divano, portandosi una mano alla fronte stanca. Aveva trascorso una lunga giornata, ma nella sua mente rimaneva l'immagine del ragazzo. Chiuse gli occhi, cercando di ricordarlo nei minimi dettagli, ma sapeva che tutto quello sforzo sarebbe stato inutile. Sforzarsi a ricordare qualcosa che le piaceva la portava a ripensare a ciò che non le piaceva, preferiva evitare di annegare ancora tra i ricordi. I sogni l'avrebbero assillata più tardi, quando sarebbe andata a dormire da sola. Sentì le zampettine della piccola lontra sul parquet dell'abitazione, per poi sentire le unghie penetrare nel divano, mentre tentava di salirvi per raggiungerla. -Sono felice anche io di vederti Youngjae- disse Yuki accarezzandogli dolcemente il muso, mentre il piccolo animale si acciambellava sul suo ventre. La piccola testolina appoggiata sulle sue zampette, mentre Yuki continuava coccolarla dolcemente. Il suo sguardo si spostò fuori dalla porta a vetri, osservando con attenzione le poche stelle che illuminavano il cielo nuvoloso di Seoul. Tutto l'inquinamento aveva portato via molte bellezze alla terra, come il cielo stellato. Sapeva che un tempo le stelle brillavano di un'intensità meravigliosa, illuminando un cielo notturno a giorno, ma ora non era più possibile osservare tale meraviglia. Le nuvole che si creavano davanti alle stelle più luminose, erano strati di smog che non si sapeva più come gestire. Un tempo la via lattea illuminava il cielo e la luna splendeva di una luminosità celestiale, ma ora non si riusciva nemmeno più ad udire il canto degli uccellini durante il giorno. Era davvero triste come il mondo fosse mutato, nascondendo le bellezze della natura e rovinandole per espandere i propri confini, senza proteggere ciò che antecedentemente era stato importante per la crescita del mondo.
Costrinse il piccolo Youngjae a spostarsi, mentre lei si dirigeva con stanchezza verso la cucina per prepararsi una ciotola di ramen istantaneo. Aprì lo sportello del frigo e tirò fuori un'arancia che appoggiò sul bancone, per poi prendere il bollitore e riempirlo di acqua. Aprì il mobiletto della dispensa, tirandone fuori una confezione di ramen istantaneo ai frutti di mare. Appoggiò la schiena contro il frigo e aspettò con pazienza che l'acqua all'interno del bollitore raggiungesse il punto di ebollizione. Youngjae la guardava dal basso con i suoi occhietti neri curiosi, mentre lei osservava le sue piccole pantofole azzurre con il disegno di Stitch. Le era sempre piaciuto quel personaggio della Disney, quando i suoi amici lo trovavano disgustoso, lei vedeva del tenero in quel piccolo mostriciattolo, tanto da usare un suo piccolo peluche come porta chiavi. Youngjae produsse un piccolo suono per richiamare la sua attenzione, come se stesse cercando di riportarla nel loro mondo. A quel punto Yuki capì che l'acqua era pronta e la versò all'interno del contenitore di plastica contenente il ramen. Tornò a sedersi sul divano, appoggiando la pietanza su un tavolino lì vicino, aspettando che la piccola lontra la raggiungesse. Accese la televisione, ma lo fece solo per produrre del rumore e non rimanere in quell'assoluto silenzio che le straziava il cuore, ricordandole ogni giorno che fosse sola. -Youngjae vuoi un gamberetto?- gli domandò la ragazza mostrando un piccolo gamberetto sgusciato che aveva trovato all'interno della sua confezione di ramen; la lontra produsse un secondo suono di affermazione e Yuki sorrise nutrendo quel piccolo esserino.
Spostò successivamente la sua attenzione sul telefono di casa, notando che la spia della segreteria telefonica continuava a lampeggiare con insistenza; decise di non farci caso, non voleva ascoltare altri messaggi di proposte di lavoro e non voleva trovare nemmeno un messaggio da parte della sua famiglia, che aveva nuovamente trovato il suo numero di casa. Tornare a parlare con loro voleva dire fare ammenda con il passato e non era ancora pronta a fare una cosa del genere, la sua vita non era ancora arrivata ad un livello di perfezione tale da poter dimenticare tutto quello che era successo in passato; c'era ancora molta strada da fare e lei era solo a metà della salita. Se per trovare quella felicità sarebbe dovuta rimanere da sola per anni, allora avrebbe fatto della solitudine la sua migliore amica e avrebbe camminato con lei mano nella mano senza mai lamentarsi. La decisione che aveva preso, tutto quello che aveva fatto per arrivare in Corea era stato un grande sacrificio e non avrebbe gettato tutto al vento per qualcuno che la desiderava nuovamente a casa per seguire le orme di famiglia. Non era pronta a tornare a casa e guardare di nuovo la sua famiglia dritto negli occhi dopo il modo in cui era scappata. Se l'amavano avrebbero capito, se invece non fossero stati in grado di intendere il suo volere, allora non avrebbe sprecato tempo a sentire nemmeno le loro voci. La sua mente era un turbine di pensieri contrastanti e ancora aveva paura di tutto ciò che la circondava. Era scappata per smettere di avere paura, per crescere e desiderare di essere ciò che voleva diventare; ma tutto stava diventando davvero troppo faticoso e tutti i giorni quando si alzava dal letto ogni mattina, si domandava se quello sarebbe stato l'ultimo.

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