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古い友達 (Furui tomodachi)

Yuki portò alcuni dolci al tavolo, ancora sorpresa che lei fosse venuta a salutarla. Non si aspettava che si prendesse un giorno di pausa solo per controllare come stesse vivendo lei, davvero non riusciva quasi a credere che fosse reale. Quasi credeva che fosse un sogno ad occhi aperti, una persona come lei aveva mollato tutto, tutti i suoi impegni per stare con lei, per passare del tempo in sua compagnia. Quale persona lo avrebbe fatto? Quale persone del suo livello lo avrebbe fatto? Non ci credeva, ma forse era lei che si era abituata a sottovalutarsi, per questo non riusciva a credere di essere importante per qualcuno. L'aveva abbandonata, se n'era andata, come poteva ancora ricordarsi di lei? No, no, non poteva essere vero, forse la sua mente gli stava giocando un brutto scherzo e lei non se ne stava rendendo nemmeno conto; quella poteva essere una sua allucinazione, poteva essere tutto tranne che qualcosa di reale. Si pizzicò con forza il braccio, strizzando gli occhi, ma la figura di quella ragazza rimaneva lì. Seduta ad un tavolo, dando le spalle alla vetrina e guardando i dolci ed il the che Yuki aveva preparato con molta cura. -Stai vivendo bene?- le domandò la ragazza, mentre Yuki si sedeva al tavolo porgendole un piattino ricco di dolci; -dovrei domandarlo io a te Unnie- rispose la ragazza sorridendo lievemente e a quella risposta la guardò con dolcezza, come una sorella maggiore guarderebbe quella minore. Non avevano mai discusso, si erano sempre consigliate e Yuki doveva ringraziare di aver conosciuto una persona come lei, perché era stata l'unica che si fosse presa cura di lei dopo tutto quello che era successo. Le doveva molto, ma non sapeva mai come ripagarla e si sentiva in profondo imbarazzo per colpa di questo motivo. -Io sto vivendo bene- rispose le ragazza cominciando a mangiare quello che Yuki le aveva portato, -e stai anche mangiando bene?- le domandò nuovamente lei e la maggiore annuì con un cenno del capo, portandosi una mano davanti alla bocca ridendo allegra. -E tu stai vivendo bene Yuki? Stai mangiando?- le domandò la ragazza conoscendo le sue abitudini alimentari; ricordava quando nella sala prove il suo pranzo era una misera ciotola di riso, perché non poteva permettersi altro. L'aveva sempre vista come una persona che andasse protetta, con una storia alle spalle che l'aveva distrutta e devastata; aveva semplicemente bisogno d'amore e lei era stata pronta a dargliene tanto. Non aveva mai visto quella ragazza come una persona da emarginare, anzi quando l'aveva notata per la prima volta come ballerina a quel concerto si era chiesta come una ragazza così piena di talento emanasse un'aura tanto triste e solitaria. La voleva tra i suoi ballerini, voleva sapere che cosa la stesse distruggendo così lentamente e non poteva credere che una ragazza così piccola potesse essere così distrutta. Era rotta in mille pezzi, ma li aveva incollati così bene insieme che sembrava non le fosse successo nulla. Era dimagrita molto dall'ultima volta che si erano viste e sapeva perfettamente per quale motivo non mangiasse, ma aveva bisogno di recuperare un po' le forze. Non poteva continuare a comportarsi in quel modo, se lo avesse fatto sarebbe sparita...
-Sto mangiando bene- rispose Yuki tenendo lo sguardo sui suoi dolci, assaggiandone qualcuno, come se dovesse dimostrare alla maggiore che mangiava di continuo, che si stava sbagliando sul suo conto. -Hai aperto davvero un bel negozio- disse la ragazza guardandosi intorno sorpresa di quanto fosse bello quel locale, -ti rispecchia molto- continuò la maggiore tornando a guardarla con un dolce sorriso sulle labbra, mentre Yuki continuava a tenere il capo basso per l'imbarazzo. Erano passati molti anni dall'ultima volta che si erano viste e davanti a lei si sentiva come se non si fossero mai conosciute, come se non avesse mai fatto parte della sua vita. Era davvero insolito il suo comportamento, ma era solo molto in imbarazzo. Se n'era andata perché non se la sentiva più di affrontare tutte le decisioni che prendevano le case discografiche al posto suo e si era stancata di tenere i segreti degli idol. Hyuna era sempre stata una brava Unnie, si era presa cura di lei con molta dedizione, ma aveva ancora paura che lei potesse tradirla, che tutto quello che la maggiore avesse fatto per lei dovesse ripagarlo. Non riusciva ancora a fidarsi delle persone, anche dopo anni trascorsi con loro era ancora una stupida ragazzina diffidente. Hyuna la conosceva, sapeva per quale motivo si comportava in quel modo e non riusciva ad essere arrabbiata con lei. Era scappata dal Giappone per cercare di vivere una vita migliore, ma questa non aveva fatto altro che peggiorare. Aveva visto cose che una ragazzina della sua età non doveva nemmeno conoscere e aveva perso persone a cui era molto legata. -Mi dispiace- disse Hyuna poggiando dolcemente la sua mano su quella della ragazza, che a quel gesto alzò lo sguardo per incontrare quello della maggiore; -so quanto fosse importante per te- continuò la ragazza e Yuki a quelle parole cercò di non piangere. Hyuna sapeva sempre come toccare il suo cuore, era sempre stata capace di capirla sino infondo ed era la cosa di cui le era più grata. Le era sempre bastato uno sguardo per farle capire come si sentisse e non era mai stata in grado di nasconderle nulla, nemmeno il più piccolo dettaglio. -Andrà tutto bene Yuki- continuò la maggiore cercando di consolarla, mentre senza che ne avesse il controllo le lacrime cominciarono a rigarle il volto. Aveva bisogno di piangere, di guardare qualcuno e dirle che era a pezzi, che i ricordi la stavano divorando e che aveva davvero bisogno di qualcuno che le stesse vicino almeno per qualche minuto, che l'abbracciasse e che le dicesse che sarebbe andato tutto bene. Era arrivata al momento giusto, era arrivata nel momento in cui lei aveva più bisogno della sua Unnie. Non riuscì a nasconderle il dolore e si lasciò andare ad esso, cercando di sfogarsi con qualcuno che davvero potesse starle vicino e capirla. -Sono qui Yuki, vedrai che tutto andrà bene- continuò a ripetere Hyuna, mentre lei si lasciava coccolare dalle sue braccia, mentre nascondeva il viso nell'incavo della sua spalla, lasciandosi andare ai forti singhiozzi del pianto.  

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