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再生 (Saisei)

Quel giorno il sole splendeva sulla capitale sud coreana, Yuki stava sistemando le ultime cose prima di chiudere per la pausa pranzo. Dopo quella giornata tutta dedicata a lei e ai suoi ricordi aveva deciso di tornare al lavoro; andare da lui le aveva fatto bene, l'aveva aiutata a togliersi una buona parte del peso dal cuore. Sapeva che quello non era il modo giusto, ma era stata l'unica soluzione e l'unico modo per dire apertamente tutto quello che aveva provato sino a quel momento. Piangere, sfogarsi, dire tutta la verità mentre guardava quella foto, l'aveva davvero aiutata. Guardò fuori dalla vetrata del suo negozio, mentre terminava di pulire gli ultimi tavoli prima della pausa pranzo. Moonbin quel giorno non era ancora venuta a trovarla, forse pensava che anche oggi il negozio fosse chiuso e non gliene poteva dare una colpa, non aveva scritto quando sarebbe tornata. I suoi dolci in vetrina erano ordinati come al solito, mentre in cucinava sembrava che fosse esplosa una bomba di farina. Chiuse gli occhi e si diresse verso di essa per pulirla; non voleva andare in pausa pranzo senza aver terminato di pulire tutto il locale. Aveva sempre imparato a pulire tutto, non le era mai piaciuto il disordine dove lavorava, anche la sua camera era spesso in disordine, ma era abituata a sistemare per trovare poi tutto al suo posto. Si stufava facilmente del disordine e quando questo accadeva era la prima persona ad occuparsi di mettere in ordine. Quando fece per cominciare a sistemare, sentì il rumore della porta che si apriva, costringendo la ragazza ad allontanarsi dalla cucina per controllare chi fosse entrato all'interno del negozio. Un ragazzo con corti capelli neri, una camicia di seta a maniche lunghe dello stesso colore dei capelli e un paio di jeans blu scuro; si trovava sulla soglia del negozio. Sulle spalle aveva uno zainetto, sembrava più un turista che un ragazzo che vive a Seoul da sempre. -Arrivi sempre nel momento sbagliato- disse Yuki guardando il ragazzo, per poi rifugiarsi dietro il bancone, pronta a servirlo come ogni giorno. Moonbin, però, non era venuto per mangiare qualcosa, aveva semplicemente bisogno di parlare con lei. -Possiamo sederci insieme ad un tavolo?- le domandò il ragazzo lasciandola senza parole; non si aspettava una domanda del genere, non si sarebbe mai aspetta che lui si sarebbe mostrato così confidente. Eppure in un certo senso quella domanda gli faceva piacere, forse se avessero parlato si sarebbe ricordata dove lo avesse già incontrato. Sapeva che in una parte della sua memoria lo aveva già visto e aveva bisogno di ricordare, forse questo l'avrebbe portata ad avere più ricordi belli che brutti. -Va bene- rispose Yuki annuendo con un cenno del capo, fece segno a Moonbin di accomodarsi ad uno dei tavoli, per poi prendere qualche dolce e preparare qualcosa da bere per entrambi. Sentiva che sarebbe stato un discorso lungo e sapeva che gli avrebbe portato via del tempo, quindi era meglio passarlo davanti a qualcosa di buono da mangiare. Portò tutto al tavolo, per poi sedersi di fronte al ragazzo. -Come stai Moonbin?- gli domandò la ragazza con un dolce sorriso sulle labbra, ricordando al ragazzo la prima volta che l'aveva conosciuta; sulle labbra aveva lo stesso sorriso luminoso. I suoi occhi così belli e il suo sguardo così intenso che nascondeva una grande storia, gli ricordavano la ragazza che era entrata per la prima volta in sala prove. -Sto bene- rispose il ragazzo guardandola dritto negli occhi, mentre cercava il coraggio per chiederle come stesse lei. -Tu stai bene?- le domandò Moonbin abbassando lo sguardo intimidito e Yuki annuì con un cenno del capo, bevendo il caffè che si era preparata, -io sopravvivo- rispose la ragazza appoggiando poi la tazza sul tavolino, guardandolo curiosa di sapere che cosa lui avesse bisogno di conoscere. Il ragazzo si tolse il bracciale che aveva al polso e lo appoggiò sul tavolino sul quale stavano mangiando, mentre la ragazza si fermò a guardare quell'oggetto sorpresa. Quello era stato un regalo di suo padre quando era bambina, quando per la prima volta l'aveva portata ad Osaka, c'erano molte bancarelle quel giorno per la strada e una in particolare aveva attirato la sua attenzione. Era piena di gioielli, di pietre preziose e minerali e quando suo padre notò quanto fosse interessata le comprò un bracciale. Un braccialetto di perle nere, tanto bello, quanto prezioso per lei. Lo aveva sempre portato con sé, ricordandosi quanto la sua famiglia si fosse presa cura di lei. -Sei venuta alla Fantagio quando io ero uno un traine, sei venuta ad insegnare al mio gruppo prima che noi potessimo debuttare, ci hai insegnato molto quel giorno e mi hai detto anche che avevamo più o meno la stessa età- disse il ragazzo sorridendo allegramente, ricordandosi di quel giorno come se fosse il più bello della sua vita; -quando sono venuto a domandarti se secondo te avremmo avuto la possibilità di debuttare, tu mi hai dato questo bracciale dicendomi che se lo avessimo fatto sarei dovuto tornare da te e restituirtelo- continuò Moonbin guardando il bracciale, mentre la ragazza se lo rimetteva al polso, come se fosse fiera di se stessa e del ragazzo. Ora ricordava perfettamente quel giorno, fu l'ultimo che insegnò ad un gruppo di traine prima del suo ritiro dal mondo dello spettacolo. Dopo quel giorno alla Fantagio fece le valige e sparì, lasciando tutte le case discografiche a cercarla, mentre lei si allontanava per due anni, tornando solo per riaprire il suo negozio vicino al centro della capitale. -Non mi hai più trovato- disse Yuki guardando il ragazzo dritto negli occhi e a quella affermazione annuì con un cenno del capo, ricordando quanto l'avesse cercata e accorgendosi solo in quel momento per quale motivo quando l'aveva vista per la prima volta all'interno del suo negozio, si fosse sentito immediatamente attratto da lei. Il suo subconscio si era ricordato di lei, rammentando anche quanto l'avesse cercata dopo la sua scomparsa, ma non fu mai in grado di restituirle il bracciale sino a quel momento. -Non volevo andarmene in quel modo, ma era giusto così...- disse Yuki sorridendo dolcemente, bevendo un altro sorso del suo caffè, -comunque sono fiera di te ragazzino, alla fine hai ottenuto quello che volevi- 

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