Come No!
"Tieni la spada alta! Non abbassare la guardia! Lotti come se fossi un cane ferito, non perdere la lucidità, Claude!".
Come no! Come faccio a restare lucido se questo qua davanti mi fa imbestialire!
"Bryce, non colpire come se avessi un manuale davanti! Pensa anche fuori dagli schemi! Sii imprevedibile!".
Il ragazzo davanti a Claude aveva i capelli bianchi e gli occhi color ghiaccio. E del ghiaccio sembrava avere le caratteristiche. Freddo, gelido con tutti. Anche in allenamento.
Sia lui che Claude si erano ritrovati ad addestrarsi nelle arti dei samurai. E il rosso, quando aveva conosciuto Bryce, aveva sbuffato.
Se Bryce era ghiaccio, lui era fuoco. Incontrollato, rabbioso.
Il rosso menò un potente fendente verso l'avversario, ma quello si limitò a spostarsi e, approfittando dello sbilanciamento di Claude, gli afferrò il braccio armato, lo torse e gli puntò la spada alla gola.
"Fine dei giochi". Erano state le uniche parole in tutto l'allenamento. "Ottimo, Bryce. Claude, controlla la rabbia. Adesso andate".
Quando il loro maestro se ne andò, il rosso lanciò via la spada. Era così frustrato!
"Non dovresti trattare così la tua arma. La rovinerai". "Non dirmi cosa devo fare, ragazzino!". "Ho solo un anno meno di te". "E lotti come una femminuccia!".
In un secondo Bryce gli si fece sotto e gli diede un pugno allo stomaco. Claude si piegò, ma poi afferrò l'altro per i fianchi e lo lanciò via, facendolo atterrare su un mucchio di manichini rotti.
"Tu, brutto..." ringhiò il bianco, scagliandoglisi contro. Era la prima volta che perdeva la calma, e questo disorientò Claude, che si limitava a bloccare tutti i pugni di Bryce.
"Perché mi fai questo effetto, eh? Rispondimi, rosso!".
Che diavolo vuol dire?
"Non ho idea di che cosa tu stia parlando!". "Come no! Fai di tutto per provocarmi, per farmi perdere il controllo!". "Lo faccio perché tu mi irriti!".
Bryce si lanciò su Claude e lo bloccò a terra, con un braccio sulla sua gola. "Tu mi irriti di più". Le loro facce erano a pochissimi centimetri di distanza.
Allora vediamo se riesco a farti irritare ancora di più...
Claude si spose in avanti e baciò Bryce. L'altro non si scansò, anzi. Gli morse un labbro, chiedendo l'accesso. Le loro lingue si intrecciarono in una danza frenetica, violenta, piena di passione.
Si staccarono per respirare, e Claude susussurrò con voce roca: "Vieni da me, stasera". Poi si liberò e se ne andò, con il cuore che faceva le capriole.
Bryce rimase lì ancora per un po', poi andò in camera sua. Non era nulla di elaborato: una cassapanca, un letto spartano e un armadio per le sue cose. L'unico oggetto personale era la statuina di un delfino appoggiata sulla finestra.
"È bella quella scultura". "Claude. Pensavo che ci saremmo visti questa sera". "Sai, non sono molto paziente". "E di questo non sono dispiaciuto affatto" disse prima di fiondarsi sulle labbra del rosso. Arrivarono al letto baciandosi, e quando ci si sdraiarono sopra erano rimasti in intimo.
Claude si sdraiò sopra il bianco e gli tolse lentamente l'ultimo indumento che aveva addosso, liberando la sua erezione. "Oh oh... Il tuo ragazzo è impaziente". "E il tuo?" chiese Bryce ansimando, mentre gli toglieva l'intimo.
Glielo prese in mano e iniziò ad accarezzarlo. Dopo un po' il rosso sussurrò: "Non voglio farti male...". "So che non me ne farai".
Claude lo baciò, e poi lo penetrò.
All'inizio fece male, ma poi il dolore divenne piacere. "C-Claude... Ah...". "Va tutto bene. Ti amo, Bryce". "Anche io... Se non si fosse capito". "Come no. Non si era capito... per niente...".
Quel pomeriggio non lo dimenticarono per un bel po'.
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