Ave atque vale
Questa one-shot la dedico a stephgodoy e auriceci che come me shippano la Malec. Mi dispiace avervi fatto piangere donne. (Gli svantaggi di leggere in anteprima una storia)
Ultima cosa poi vi giuro mi dileguo.
Vi consiglio di leggerla mentre ascoltate War of Hearts di Ruelle.
Il tempo passa, si cresce e si invecchia. Alec non aveva mai preso in considerazione il termine invecchiare sino a quando, un giorno d'estate, si era guardato nello specchio e, sulla testa tra i suoi capelli ne aveva trovato uno bianco. Jace aveva cominciato a prenderlo in giro, sino a quando ne aveva trovato anche lui uno. Magnus continuava a ripeterglielo che era bello, anche con qualche capello bianco in più e qualche ruga, ma il ragazzo si ostentava a contraddirlo. Anche Max, il loro piccolo mirtillo blu, come lo chiamavano loro anche se era parecchio cresciuto, diceva al suo papà che non aveva nulla di cui preoccuparsi. Ma Alec non dava retta a nessuno dei due, cosa ne sapevano loro, erano immortali. Ma Alec non si lasciava attanagliare più di tanto dall'idea dell'invecchiare. Era normale. Lo sapeva benissimo. Sapeva che un giorno li avrebbe dovuti abbandonare, avrebbe dovuto abbandonare tutti e tre i suoi uomini. Si perché, dopo aver adottato Max, era entrato a far parte della loro famiglia anche Rafael Santiago Lightwood-Bane, uno tra i pochi shadowhunters sopravvissuti all'attacco di Jonathan Morgenstern nel suo paese natale, Buenos Aires.
Ora, in quel giorno di dicembre in cui avrebbero dovuto festeggiare il natale, erano tutti e tre al capezzale del suo letto. Magnus che gli teneva la mano, Max che cercava di trattenere le lacrime e Raphael, ormai quarantenne, che gli accarezzava i capelli.
Era buffo il mondo, pensava Alec, aveva superato decine di battaglie, sconfitto una cifra indefinibile di demoni, e stava per morire di vecchiaia, si proprio buffo.
"Papà" disse Max avvicinatoglisi "Ti prego non mi lasciare, non ci lasciare"
"Non piangere, sapevamo che sarebbe successo" disse il diretto interessato "Sappi che non vi lascerò mai veramente, sarò sempre con voi".
La porta della stanza si aprì ed entrò una Izzy con gli occhi arrossati, anche lei ormai anziana, con accanto Clary, i cui capelli avevano perso il rosso fuoco di un tempo.
"Ragazzi" disse Magnus rivolto ai figli "Lasciamo papà con loro per un po', poi ritorniamo".
Appena uscirono Isabelle abbracciò il fratello e scoppiò in lacrime. Clary si sedette nella sedia accanto al letto.
"Izzy andiamo, smettila di piangere. Sei forte, sei sempre stata forte. Ce la puoi fare anche questa volta"
"N-no n-non ce la posso fare. Non dopo che anche Simon se ne è andato. Sono così stanca di perdere persone a me care Alec. Non riuscirò a sopportare anche la tua di morte. Non te ne andare ti prego"
"Credimi Izzy, se dipendesse da me, resterei qui con tutti voi, ma non posso" dopo un attimo riprese "Porterò da parte tua i miei saluti a Max".
Isabelle scoppiò in lacrime e non riuscì a proseguire più la conversazione con il fratello. Alec girò il volto verso Clary, e le sorrise.
"Ti chiedo scusa Clary" disse lui tossendo.
"Per cosa?" chiese la ragazza mentre gli sistemava il cuscino.
"Per la prima volta in cui ci siamo incontrati, per quando ti ho sbattuto al muro, per tutte le cose cattive che ti ho detto e per quelle che ti ho fatto"
"Alec è successo un'eternità fa, è acqua passata ormai. Sai che ti voglio bene come se fossi mio fratello e so, che se ci fosse adesso Jace, ti direbbe la stessa cosa" disse la ragazza, cercando di nascondere la lacrima che le scivolava sulla guancia.
Alec passò una mano sulla runa parabatai, ormai sbiadita da molti anni. La morte di Jace Herondale lo aveva lasciato distrutto. Era successo più di dieci anni prima, ma ancora portava le cicatrici del dolore e della sofferenza che aveva provato.
"Già" disse il ragazzo spostando lo sguardo da Clary, che minacciava di voler piangere.
Isabelle, ripreso il controllo, si avvicinò al fratello e lo baciò sulla fronte.
"Ti voglio bene Alec, te ne vorrò per sempre" "Anche io sorellina".
Clary si avvicinò alla figura distesa sul letto e lo abbracciò "Saluta Jace da parte mia" gli disse.
"Lo farò" disse lui "Stai pur certa che lo farò.
Max e Raphael rientrarono all'interno della stanza debolmente illuminata dalla luce e si avvicinarono al padre. Gli dissero addio entrambi , sapendo che non avrebbero rivisto più quegli occhi blu che si illuminavano ogni volta che vedeva i suoi bambini.
Magnus e Alec erano rimasti da soli nella stanza, uno accanto all'altro sul letto, mano nella mano.
"Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?" chiese Magnus interrompendo il silenzio.
"Come potrei mai scordarla, mi hai salvato la vita e hai continuato a farlo ogni giorno, letteralmente e metaforicamente" disse l'altro stringendo di più la sua mano.
"Sappi Alec, che tutte le persone che ho incontrato nei miei quattrocento anni di vita, non possono essere nemmeno lontanamente paragonate a te. Sei e sarai per sempre l'amore nella mia vita"
"Ti amo anche io".
Magnus si avvicinò al marito e appoggiò la fronte sulla sua. Gli occhi chiusi, le mani intrecciate, i respiri che si scontravano tra di loro. Se avessero potuto, sarebbero rimasti così per sempre. Ma non c'era un per sempre. Il tempo non era dalla loro parte. Non lo era mai stato.
"Sai" esordì poco dopo Alec "La prima volta che ti ho visto ho pensato fossi un incrocio fra una pantera e un elfo demente. In realtà lo penso ancora"
Magnus rise. Nonostante la situazione rise. Alec nel tempo si era ammorbidito e non erano più rare le battute da parte sua.
"Eccolo il mio Lightwood, sempre diretto" disse lo stregone, baciandolo l'attimo dopo.
"Credo di essermi innamorato di te dalla prima volta in cui ti ho visto, in realtà dalla seconda, dato che durante la prima non ero molto lucido" disse lui sorridendo.
"Ovvio chi non può innamorarsi di me. Sono uno schianto in glitter"
"Ricordo anche il nostro primo appuntamento"disse Alec guardandolo negli occhi.
"E chi se lo può scordare" esclamò Magnus "Il vino è difficile da togliere dai vestiti anche con la magia. Eri un tale imbranato. Non che nel tempo sei migliorato molto".
"Se ne avessi la forza ti tirerei un pugno sulla spalla ma sai, vista la situazione".
I due, spalla contro spalla, continuarono a parlare, noncuranti del tempo che passava. Rievocarono momenti della vita che avevano passato insieme. Un bella vita senza dubbio. Bella ma breve.
"Eh ti ricordi quando Jace inciampò sul biberon di Max è andò a finire addosso a Catarina" chiese Magnus sorridendo. Ma nessuno rispose.
"Alec" chiese lo stregone guardando il soffitto, con il sorriso che abbandonava le sue labbra.
E nessuno gli avrebbe più risposto. Magnus si girò verso il corpo, ormai senza vita, del marito e pianse. Pianse perché aveva perso una tra le persone che amava di più al mondo.
Dieci minuti dopo, tutti quanti erano riuniti attorno al corpo di Alec Lightwood.
Raphael si avvicinò al padre insieme al fratello.
"In perpetuum frater" disse trattenendo le lacrime "Ave atque vale".
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro