Capitolo 67
Alexa's pov
<<Zayn, non ho fame... >> ripeto per la centesima volta al mio ragazzo, che si sta impegnando nel cucinarmi qualcosa di commestibile <<Shh, so bene cosa devo fare>> mi zittisce, continuando a mettere le mani sui fornelli.
<<Sono tornata qualche ora prima a casa solo per te, non per il tuo cibo>> gli faccio presente, incrociando intanto le braccia al petto.
Ogni sua azione si interrompe: ruota su se stesso e fissa lo sguardo su di me.
Si avvicina con passo felpato alla mia posizione e si inginocchia al mio fianco.
<<Scusa, hai ragione... >> solleva la mano e la fa scorrere lungo la mia coscia scoperta, facendomi accapponare la pelle.
<<Come stai?>> domanda subito dopo, incastrando le sue dita affusolate con le mie <<Bene e te?>> rispondo di conseguenza, accennando un sorriso <<Bene dai> mormora a bassa voce.
<<Com'è andata la tua piccola vacanza?>> chiede curioso, tenendo lo sguardo puntato verso il basso <<Tutto sommato mi è piaciuta>> corruga la fronte e mi invoglia a continuare la frase.
<<Lasciamo stare>> scuote la testa, contrario alla mia decisione <<Sono qui per te, puoi parlarmene>> continua.
Sbuffo rumorosamente e strofino il palmo della mano sugl'occhi.
<<Mia madre... >> lascio in sospeso la frase, non volendo ribadire qualcosa di ovvio <<Come sta?>>
<<Infuriata>> esordisco direttamente, beccandomi un sorriso divertito da parte sua <<Sono riuscito a farla arrabbiare anche a quasi quattro ore di distanza? Wow, potrei vincere un premio in qualche squallido reality!>> esclama ironico, strappandomi un sorriso <<Concordo>> dico tra le risate.
<<Sei bellissima quando sorridi>> valuta ad alta voce cambiando discorso, aumentando il colorito rosato sulle mie guance <<Mi è mancato vederti così>> sussurra flebilmente, mentre giocherella con una ciocca dei miei capelli.
<<Principalmente mi sei mancata in ogni tua sfumatura, c'è da dire questo>> un brivido percorre il mio corpo teso, tanto da farmi ondeggiare leggermente sulla sedia.
<<Anche tu mi sei mancato, tanto>> ribadisco sincera <<Ci tengo a scusarmi per questa partenza improvvisa, ma avevo bisogno di staccare le spina qualche giorno da tutto ciò>> spiego.
<<Purtroppo, nonostante la lontananza, non ho passato il mio tempo riflessivo al meglio, considerato il caratterino di mia madre... anzi, è stata una mossa azzardata partire insieme ai miei genitori>> concludo con tono stanco.
<<Finirà mai questa oppressione? Ne ho fin sopra i capelli di tutte le loro regole ed imposizioni: scusa se te lo dico, ma mi stanno stancando>> mi sento leggermente ferita da queste sue parole, ma non lo do a vedere.
<<Non posso farci nulla>> metto in chiaro <<Non esiste verso per farli ragionare: né mio padre, né mia madre mi ascoltano>> commento e noto che si alza in piedi per poi sedersi sulla sedia che affianca la mia.
<<Quanto dureremo ancora andando avanti di questo passo?>> chiede, facendomi mancare il fiato per qualche secondo <<Io ti amo, che sia chiaro, ma è folle questa situazione>> non posso non dargli ragione, perciò rimango zitta e pongo lo sguardo sui suoi occhi.
<<Loro mi odiano>> sbotta velocemente.
<<Non è vero>> balbetto lievemente <<Ah no? Forza Alexa, sii realista: non verrò mai accettato!>> la chiacchierata sta prendendo una brutta piega, ma non ho intenzione di troncare il discorso.
<<Ti stai arrendendo?>> domando a tono, sentendo le lacrime iniziare a colmare le mie iridi chiare <<Non ho detto questo>> appoggia i gomiti al tavolo e stringe forte le mani sulla testa <<E non l'hai nemmeno negato>> gli faccio notare, ferita più che mai.
Non proferisce parola.
Sento il suo respiro irregolare e scorgo la sua vena nel collo farsi più visibile.
<<Cosa significa questo, Zayn?>> chiedo presa dal panico, battendo una mano sulla superficie piana che occupa gran parte della cucina <<Le tue lacrime unite alle mie, le parole che mi hai sussurrato al telefono e tutto il resto non valgono più nulla?>> esordisco arrabbiata, sentendomi profondamente presa in giro.
<<Le mie azioni e le mie parole sono sempre state sincere nei tuoi confronti, non pensare mai il contrario.>>
<<Dunque?>> faccio segno al moro di giungere al punto cruciale della risposta <<Dobbiamo guardare le cose come stanno, semplicemente>> sono parecchio confusa, la mia espressione parla chiaro.
<<Domani parlerò con entrambi i tuoi genitori, dal momento che la mia pazienza si sta esaurendo man mano che i giorni passano... >> conferma deciso.
<<Sei cambiato>> noto d'un tratto, interrompendo il suo discorso <<Cosa?>> confuso più che mai, mi guarda contrariato.
<<Stai perdendo lentamente le speranze>> scuote la testa ed afferra le mie mani con le sue <<Non è vero, sto solo cercando di essere il più giusto possibile e mettere fine alla tua tristezza: non lo faccio per me - oddio, in minima parte è anche per me - , ma principalmente per te. Odio vederti soffrire ed è chiaro che da quando stiamo insieme i momenti felici scorrono nello stesso piano con quelli infelici>> passa il pollice lungo il dorso della mia mano, infondendomi tranquillità.
<<Io non voglio perderti>> sussurro infine, lasciando un bacio sulle sue nocche <<Nemmeno io, lo sai.>>
Chiudo gl'occhi ed immagazzino questa frase nella mia mente, in modo da non scordarla mai.
<<Dobbiamo essere forti e non mollare per alcun motivo>> annuisco mentre ascolto le sue parole e ricambio il suo sorriso.
Dentro di me, sentivo comunque aria di cambiamento in lui.
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*Il giorno seguente*
<<Non ne posso più di colorare cartelloni, è noioso>> esordisco esausta, buttando a terra il pennello intinto di tempera blu.
<<È l'ultimo, quindi mettiamocela tutta e poi potremmo dire addio a questa attività e di conseguenza alle ore di alternanza scuola-lavoro>> rettifica Brook, rivolgendosi a me, Zayn e Josh.
Avendo finito il quarto anno, abbiamo questo lavoro da compiere obbligatoriamente per poter essere ammessi alla maturità.
<<Vi rendete conto che a Settembre cominceremo l'ultimo anno?>> domanda Josh, incredulo più di tutti noi altri messi insieme <<Sei qui per mettermi l'ansia o per dimostrare le tue abilità artistiche?>> ribatto ironica, avvicinandomi al ragazzo della mia migliore amica per porgergli un pennello.
Sorride e lo afferra, cominciando a pitturare sul foglio.
Lancio uno sguardo a Zayn, che risulta parecchio attento e preciso in ogni sua linea.
Il disegno è una delle sue più grande passioni, quindi prende seriamente pure questi lavoretti da appendere nelle pareti delle aule della scuola dell'infanzia che ci ospita.
Scuoto la testa e riprendo il mio lavoro, riuscendo a completare il foglio gigantesco in una manciata di minuti, grazie all'impegno di tutti e quattro.
<<Perfetto, ora possiamo andare in giardino dai bambini!>> esclama Brook parecchio entusiasta, dato che ama particolarmente questo mondo lavorativo.
Mi avvicino a Zayn, senza dire nulla e avanziamo fuori dalla porta.
<<Ho il turno all'altalena, devo aiutare i più piccoli a spingersi... mi segui?>>
<<Certo>> risponde il mio ragazzo, guardandosi a destra e a sinistra per vedere come si stanno muovendo i piccoli.
Il suo silenzio non promette nulla di buono, perciò provo a farlo parlare.
<<A cosa stai pensando?>> domando con tono basso, cercano di non farmi sentire da nessuno ad eccezione del moro <<Il mio unico pensiero vaga verso l'incontro che mi sono programmato con i tuoi genitori appena dopo la fine di questo lavoro.>>
Sistemo il primo bambino sull'altalena e comincio a farlo ondeggiare.
<<Andrà bene, vedrai che apprezzeranno molto il fatto che hai avuto il coraggio di affrontarli... ancora una volta... >>
<<Ho un brutto presentimento>> ammette, portando una mano tra i capelli <<È solo la paura che ti gioca brutti scherzi>> difendo la mia opinione, cercando di incoraggiarlo.
Il tempo scorre e fortunatamente l'orologio segna il mezzogiorno.
I genitori arrivano a prendere i rispettivi figli e noi tirocinanti, dopo aver salutato gli operatori, ce ne andiamo.
<<Noi stasera avevamo intenzione di andare al cinema... ci seguite?>> la proposta di Josh è allettante, ma prima di dare una risposta positiva lancio uno sguardo rapido a Zayn <<Vi faremo sapere>> comunica lui, tenendo l'attenzione su di me.
I nostri migliori amici ci salutano, dato che sono giunti a destinazione, mentre noi camminiamo ancora per un po', diretti verso casa mia.
La tensione tra di noi è visibile ad occhio nudo, perciò decido di non fiatare.
È agitato e di certo le mie parole in questo momento gli farebbero salire il livello di panico già esistente nel suo corpo.
Giungiamo davanti alla porta della mia abitazione e rilasciamo un sospiro profondo contemporaneamente.
Unisco la mia mano con la sua, dandogli la forza necessaria per bussare alla porta.
Attimi di panico, terrore ed insicurezze susseguono questa azione, ma arriva il fatidico momento: mio padre spalanca la porta, mostrandoci un'espressione più che sorpresa.
<<Ecco la coppia novella>> esordisce a gran voce <<Tesoro, abbiamo visite>> alzo lo sguardo al cielo e maledico mentalmente l'uomo più anziano di noi.
I passi rapidi di mia madre arrivano alle mie orecchie ed una risata fragorosa risuona nell'aria poco dopo.
<<Quale buon vento!>> balbetta divertita <<Che ci fai qui?>> si rivolge totalmente a Zayn, che deglutisce con difficoltà.
<<Vorrei parlare di me e vostra figlia.>>
I miei genitori si guardando e successivamente ridono di gusto, senza contegno.
<<Lascia perdere, è una guerra persa>> mio padre abolisce ogni piccola speranza presente nell'animo del moro <<Non cambieremo mai idea>> conclude, puntando il dito contro il mio ragazzo.
Il mio cuore si spezza in tanti piccoli pezzettini e tutto il mondo mi crolla sulle spalle.
Zayn scioglie la presa delle nostre dita - impotente e scoraggiato - per poi andarsene lontano da me e dai problemi.
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