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Capitolo 36

Zayn's pov

<<Zayn, scendi immediatamente!>> la voce squillante e fredda di mia mamma giunge alla mie orecchie con una velocità estrema, facendomi gelare il sangue nelle vene.

Fisso curioso mia sorella che mi mostra un'espressione preoccupata.

Mi alzo con un gesto scattante dal letto, facendo perdere l'equilibrio a Waliyha per via dell'improvviso sbilanciamento, e mi dirigo al piano inferiore senza spiccicare parola.

<<Mamma, che ti prende?>> commento appena la raggiungo, appoggiandomi una mano sul petto e l'altra sullo stipite della porta <<Su cosa stai sblaterando?>> taglia di netto la mia curiosità, ottenendo da parte mia due grandi occhi sbarrati.

<<Ehm, niente>> la vedo armeggiare con l'asciugamano che strattona tra le sue mani, facendomi ingoiare un groppo fastidioso all'altezza della gola <<Dimmi caro, non ti sei accorto di nulla?>>

<<Potresti andare dritta al punto, senza fare tutti questi giri di parole? Sai, sto per impazzire>> informo la donna di fronte a me, alzando una volta sola le mani verso l'alto <<Qual'è l'argomento che sta tenendo così occupati te e tua sorella?>> rimango stupito da questa sua domanda ed esito un pò prima di rispondere, volendomi inventare qualcosa al momento <<Alexa... >> sussurro flebilmente con tono afflitto, non potendo più negare la verità.

<<Ah, proprio la stessa Alexa che fino a poco fa era qui a casa nostra e stava per bussare alla porta di camera tua?>> il respiro mi si blocca d'un tratto, facendomi spalancare le mie fessure scure <<Prego?>>

<<Hai sentito bene, caro mio. Lei era qui e voleva parlarti, perciò - dopo aver ricevuto alcuni silenzi dopo le mie innumerevoli chiamate - le ho dato il permesso di raggiungerti in camera per vedere che stavi facendo>> spiega velocemente.

Scuoto la testa, congratulandomi con me stesso perché ciò che le mie labbra hanno lasciato uscire dalla mia bocca, e penso a ciò che ha sentito.

<<Ed ora dov'è?>> gratto il retro della testa con forza, preso dal nervosismo <<È scappata piangendo, quindi presumo sia andata a casa sua>> sbatto una mano sulla mia fronte, rilasciando qualche sbuffo causato dal panico che ora mi possiede.

Ho combinato un gran casino.

Mi allontano da mia madre, afferro con forza e velocità il mio cappotto, infilo le mie scarpe nere e comincio ad avviarmi da Alexa.

<<Alt! Fermo lì dove sei! Stai distruggendo quella ragazza: non puoi combinare casini su casini e decidere di risolvere tutto con un paio di abbracci o frasi dolci. Siete grandi ormai, le situazioni diventeranno sempre più complicate e dovete affrontare le cose con maturità. Sono sicura che vorrà stare da sola, che sia per un giorno, una settimana, un mese o più... devi lasciarle del tempo. Voglio solo il tuo bene e questo pure per lei, ma figlio mio questa volta l'hai combinata grossa. A questo punto, le scuse non servono a nulla. Vai a letto e domani affronterai la situazione a testa alta, com'è giusto che sia.>>

Non mi rimane che annuire, nonostante le mie intenzioni sia totalmente differenti dalle sue, e mi faccio strada dal soggiorno per tornare nella mia stanza.

<<Ci tieni tanto a lei?>> mormora, immobilizzandomi di colpo.

Sento il cuore battere sempre più forte al solo pensiero della sua faccia paffutella - non troppo, il giusto per lasciare qualche dolce bacio - che trattiene un sorriso smagliante, capace di abbattere i muri di qualsiasi persona al mondo.

Immagino che effetto fanno le sue braccia su di me, oppure la sua voce roca quando di prima mattina mi sussurra quanto odia svegliarsi presto per venire a scuola.

Scuoto la testa - eliminando questi pensieri - e rivolgo lo sguardo a mia madre giusto il tempo per rispondere.

<<Non sai quanto>> a questo punto, senza lasciarle l'occasione di ribattere per farmi la morale, scappo in camera mia propenso a dormire più che posso.

O almeno, ci proverò.

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*Una settimana dopo*

<<Josh, come va con Brook?>> ultimamente io e il mio amico ci siamo visti pochissimo, se non fosse stato per le lezioni.

Sono volati via con il vento altri sette giorni e con loro una serie infinita di cosa da fare, tra le quali il lavoro.

<<Alla grande! Purtroppo la scuola ha frenato qualche appuntamento, cosa che ha fatto perdere le staffe alla mia ragazza e di conseguenza ha portato ad un piccolo litigio tra di noi, ma nulla di irrisolvibile. Te invece, con Alexa?>> speravo di riuscire a sviare questa suo punto interrogativo, dato che rappresenta un grandissimo tasto dolente per me.

<<Mi dispiace informarti che le cose tra di noi stanno andando nei peggiori dei modi. Ti avevo già accennato del dibattito che c'è stato e da quel giorno non so più nulla di lei: ho cercato svariate volte di fermarla per i corridoi per dire qualcosa in mia difesa, ma non ne vuole sentir parlare. Mi evita, ma la cosa che mi fa più male è il fatto che occupa il mio posto con Ricky... li vedo spesso aggirarsi per l'edificio a braccetto, oppure a ricezione scorgo le loro figure sulla panchina del giardino e noto i loro volti felici - sopratutto il suo - ed è proprio questo che mi spinge a rimanere al mio posto. Lei è felice così, anche se lontano da me. Non posso di certo fare il dittatore e sequestrarla, così che stia lontano dal quell'imbecille.
È la sua vita e sta a lei decidere.
Non nascondo che vorrei con tutto me stesso riprendere ciò che mi appartiene... mi manca e non poco.
Ho avuto più di una possibilità, ma sono stato uno stupido a lasciarmele sfuggire tra le dita, perciò ora mi limito a guardarla da lontano, immaginando come sarebbe stata la mia vita con lei al mio fianco.>>

Il mio migliore amico batte la mano sulla mia spalla e successivamente mi abbraccia, cercando di confortarmi.

Ricambio questo piccolo gesto d'affetto e gli sussurro un 'grazie' poco udibile, visto che il mio viso si trova appena sotto alla sua spalla.

<<Forza, abbiamo un pomeriggio tutto per noi. A casa ci aspettano due nostri grandi amici: il cibo e il campo da calcio>> sorrido a questa sua affermazione ridicola e mi sollevo dal banco che sosteneva fino a poco fa il mio dolce peso.

Prendiamo tutto ciò che ci appartiene e ci dirigiamo con un calma estenuante a casa di Josh.

...

Alexa's pov

<<Hai qualche piano per oggi?>> Ricky fissa il suo sguardo sul mio, sperando in una mia risposta positiva che però non potrà ottenere.

<<Mi piacerebbe tanto, ma - come da tradizione - oggi è il 21 ottobre perciò devo sistemare il giardino e potare qualche pianta... sai, mai contraddire le regole dei miei genitori>> esordisco insicura, sperando che questa sia una scusa abbastanza plausibile che mi possa evitare un altro pomeriggio in giro.

Non per Ricky, intendiamoci, semplicemnte sono stanca e preferirei rilassarmi nel mio letto.

<<Se vuoi, posso venire a darti una mano>> accantono questo mio lato negativo e acconsento alla sua proposta, annuendo col capo.

<<Grandioso! Allora, dammi il tempo di andare a casa per cambiarmi e poi cominciamo>>
<<Potresti indossare qualcosa di mio padre, visto che momentaneamente non si trova a casa. Non lo verrà mai a sapere visto che poi butterò tutto dentro alla lavatrice>> dico con tono dolce ed educato, ricevendo un sorriso da parte sua.

<<D'accordo, se per te non è un problema... >>
<<Figurati! Se vuoi seguimi, ti mostro la camera così potrai indossare gli altri vestiti>> apro la porta della stanza dei miei genitori e mi affretto a trovare un completo per il ragazzo dietro di me, che presumo stia fissando alcune foto sul comò, dal momento che sento il rumore della cornice quando tocca la superficie piana.

<<Ecco a te. Se hai bisogno del bagno, svolta a sinistra e sarai arrivato a destinazione. Io ti aspetto in giardino, perché chi comincia è già a metà dell'opera>> batto le mani entusiasta, cambiando umore da un momento all'altro.

Esco dalla camera e mi avvio fuori di casa, cominciando a raccogliere tutti gli attrezzi che usa solitamente mio padre... afferro con molta difficoltà la cassa di legno che li contiene e ne estraggo alcuni.

<<Ci sono!>> mi richiama Ricky, ondeggiando le mani in aria come per catturare la mia attenzione.

I vestiti gli calzano leggermente larghi, ma devo ammettere che è comunque un gran bel ragazzo.

<<Ora che siamo pronti, cominciamo! Io mi dedicherò alla potatura, mentre tu dovrai estrarre le piante secche dal pavimento - dato che alcune fondano le radici tra le mattonelle - e raccogliere le foglie cadute dagl'alberi al suolo con l'aiuto della scopa e della pattumiera che vedi dietro all'angolo>> spiego mentre indico il punto esatto in cui si trovano gli oggetti citati.

<<Ci stai?>>
<<Con piacere... ma, per rendere tutto ciò una competizione, posso sganciare una piccola sfida: chi finirà il suo lavoro per ultimo dovrà svolgere una penitenza scelta dall'altro. Che ne dici?>> mi lancia un'occhiata veloce, che fa scorrere l'adrenalina pura su tutto il mio corpo.

Tendo la mano verso di lui e gliela stringo <<A noi due, Ricky>> detto questo, ognuno di noi inizia la propria mansione.

Con la coda dell'occhio vedo il ragazzo sradicare dal suolo alcune erbacce finendo il pochissimo tempo il suo primo lavoro, facendomi scoppiare a ridere per via dell'eccessiva velocità dei suoi gesti.

Man mano che io raggiungo la metà del giardino sistemato lui comincia a raccogliere le foglie secche, andando avanti e indietro per poter buttare gli scarti in un punto di raccolta preciso... ed è qui che arriva il bello: una folata di vento spazza via per tutto il campo le foglie, annullando in un secondo tutto il lavoro compiuto dal mio amico finora.

Scoppio in una fragorosa risata, non riuscendomi di certo a contenere dal momento che Ricky sfoggia un'espressione contrariata e disperata.

<<No, non ci posso credere! Madre natura sta sempre dalla parte delle donne! Ora mi toccherà rifare tutto da capo>> butta la scopa per aria e la stessa fine tocca alla battumiera, aumentando di un grado le mie risate <<Ma cosa ridi? A me viene da piangere, tanto aggiungerei>> canzona con tono esausto.

Mi avvicino a lui, che mantiene il capo rivolto in basso visto che percorre uno stato di disperazione momentaneo, e lo abbraccio cercando comunque di nascondere la voglia di ridere che comincia a divorarmi all'interno.

<<Hai vinto tu, non ci sono paragoni!>>
<<Allora devo pensare alla punizione... >> affermo felice, alzando contemporaneamente le sopracciglia.

Mi stacco dal suo corpo e mi avvio verso il rubinetto dove alloggia una canna d'acqua che avrei dovuto usare più tardi per annaffiare le piante, al termine del mio lavoro.

La afferro e di sottecchi mi avvio da Ricky - che continua a raccogliere alcune foglie nel frattempo - cercando di passare inosservata.

Lo raggiungo e con una mossa veloce premo il pulsante per far uscire l'acqua.

Sussulta appena il liquido gelido colpisce le sue spalle e ruota su se stesso, fulminandomi con lo sguardo.

Alcuni urli - non troppo forti, però - rieccheggiano nell'aria mentre sposto la canna ovunque sul suo corpo.

Ad un certo punto vengo travolta da un'ondata fredda sui miei capelli, facendomi capire che il ragazzo è riuscito a sfilare l'arma dalle mie mani e sta cominciando a lavarmi per bene.

Salto continuamente, provando a sfuggire dai suoi schizzi, ma ogni mio tentativo è vano: oltre ad avere i vestiti appiccicati al corpo - proprio come Ricky - e i capelli completamente umidi, sento il pavimento sotto ai miei piedi farsi sempre più scivoloso e ciò provoca la perdita dell'equilibrio, che mi fa arretrare con le spalle.

Appena mi abbandono all'idea di star atterrando al suolo sento due braccia cingermi la vita di scatto così da farmi rialzare, ma - data la mia estrema goffaggine nei movimenti - mi butto tra le sue braccia facendolo cadere a terra e di conseguenza finisco sopra di lui.

I nostri visi si ritrovano a pochissimi centimetri di distanza, tanto che sento i nostri respiri andare allo stesso tempo e le nostre mani tremare.

La tensione è alle stelle.

Non so cosa fare e cosa dire, ma ci pensa lui a sistemare la situazione: porta una mano sul retro del mio collo, spronandomi ad avvicinare il mio viso al suo.

Guidata dal ragazzo, avanzo lentamente verso le sue labbra e mi fermo appena torno alla realtà, capendo a cosa sto andando incontro.

Lui si sporge con il capo più in avanti, cominciando a massaggiare i mie fianchi con le sue mani.

Non so per quale motivo, ma non riesco a muovermi e l'unica cosa che faccio è chiudere gl'occhi.

Da lì, il buio.

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