Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Stephen 's party

Giro attorno alla piscina e me ne domando l'utilità, praticamente abitiamo in riva al mare.
Guardo il sole specchiarsi nelle acque dell'oceano e per la prima volta da tanto tempo, sono felice. Non ho bisogno di fingere, forse ho trovato il mio posticino nel mondo.
Entro nella dependance e per poco non mi viene un colpo; la Signora Gonzalo è ferma, nel centro della stanza e mi accoglie con un enorme sorriso.
《Signora Gonzalo, salve, come mai qua!?》balbetto.
《Aiuto senorita. Su, doccia, poi noi fare capelli belli per uscita con padrone.》Mi esorta invitandomi con la mano a raggiungere il bagno.
Mi ci dirigo un po' disorientata, perlustro la camera e noto che i bauli sono stati svuotati, deve avere messo a posto tutto lei.

Oh che imbarazzo.

Dopo la doccia torno in camera da letto avvolta in un morbido telo in spugna, provo un vago senso di disagio.
La Signora Gonzalo sta seduta sul bordo del letto con le mani incrociate: mi guarda e regala un sorriso sincero
《Bella senorita, como mi Picola. 》
《Già sono un po' piccola lo so. 》 ammetto divertita.
《No, perfeta. Mi hija... Mi filia se llama Picola, la majora.》
Nonostante la mia reticenza a farmi aiutare, sceglie per me l'abito e mi acconcia i capelli, nel mentre anche se in un inglese zoppicante mi racconta qualcosa della sua vita: lavorava nell'azienda dei Covenaugh per una agenzia di pulizie e prendeva uno stipendio da fame, il marito tassista era morto per un banale incidente e lei stentava a mandare i soldi in Messico dalla sorella per mantenere le sue tre figlie.
Mi si prodiga attorno in modo materno e le ispiro tenerezza perché a suo dire assomiglio molto a Picola, la maggiore delle sue figlie.
Il signor Covenaugh un giorno l'ha sorpresa nel turno di lavoro piangere disperata, ha ascoltato la sua storia e da allora l'ha assunta, qui, alla villa quintuplicandole lo stipendio e pagandole un appartamentino giù in città.
Verso le 19.30 un discreto bussare mi richiama alla realtà.
Sull'uscio, Gonzalo mi porge un delicatissimo scialle di pizzo nero sul braccio; provo un moto di simpatia per lei e l'abbraccio riconoscente;
furtiva si asciuga una lacrima. Alla scena assistono Stephen e Byron che sono venuti a prendermi. Mi guardano straniti: Stephen a bocca aperta, il fratello gli da un pugno sulla spalla affinché si ricomponga.
《 Sei bellissima!》mi dice Stephen.
Arrossisco, non per il complimento, ma per il tono sincero e lo sguardo che colgo.
In effetti Gonzalo ha fatto un lavoro egregio: indosso un abito nero con un corpino aderente senza spalline che mi fascia il busto come un guanto, esaltando le mie forme: la gonna mi arriva due dita sopra le ginocchia ed è resa vaporosa da una sottogonna in tulle di un rosso tenue. Il corpetto è tempestato di swarosky, indosso delle decolte' a tacco alto in raso con un minuscolo fiocchetto rosso sul collo del tallone coordinate alla pochette rettangolare nera, di raso, tempestata anch'essa di pietre. Al collo un nastro di raso nero con una perla a goccia come pendente; anche gli orecchini ed il bracciale che porto al polso sono di perle. Per l'acconciatura si è superata mi ha raccolto i capelli in uno chignon alto, tenuto fermo da svariate forcine con le perle. Mi ha anche applicato un velo di trucco: enfatizzando il taglio degli occhi con dell'eyeliner, un tocco di phard  sugli zigomi alti ed un lucidalabbra rosso ciliegia.
Loro invece: li guardo e rido.
Byron è bellissimo: indossa dei jeans che gli fasciano i fianchi, una camicia nera con le maniche arrotolate sugli avambracci, una collana d'oro bianco si intravede dai primi bottoni lasciati slacciati, un bracciale simile alla collana, un orologio con cinturino in cuio e scarpe basse da vela.
Stephen, oddio non riesco a smettere di ridere.
Indossa dei bermuda azzurro pallido con un tripudio di palme stampate sopra, una canotta stile vogatore, aderente bianca, ed una camicia aperta blu cyan; ai piedi infradito, al collo una catena d'oro giallo, un po' vistosa con bracciale coordinato.
《 Basta ridere che ti rovini il trucco, facciamo tardi, diamoci una mossa》 mi redarguisce Byron stringendosi nelle spalle.
《E comunque, lui può! 》
《 EDDAI sono già pronto per la mega festa di stasera.》 lo incalza Stephen tirandogli una gomitata nelle costole.
Smette di fare il pagliaccio e mi porge il braccio come un perfetto gentleman.
Mi sento una perfetta dama con due meravigliosi cavalieri, mentre raggiungiamo l'auto, mi volto a guardare Byron che ci segue e scopro i suoi occhi su di me.

Il suo sguardo mi scava dentro, arde a contatto con il mio; per una frazione di secondo mi  sento persa.

Raggiungiamo il club in un attimo e sebbene nutra il dubbio di essere eccessivamente elegante, mi rincuoro nel vedere quanto sia discretamente lussuosa la location. Oddio tranne Stephen: stona come un papavero in un campo di girasoli.
Mr Covenaugh ci attende al bar: ci accoglie con un sorriso ed abbraccia il figlio minore nonostante non manchi di comunicargli che ritenga alquanto bizzarra la scelta del vestiario, ma essendo il suo diciassettesimo compleanno gli viene perdonato tutto.
Tende la mano a Byron, una breve stretta da adulti, poi si gira verso di me: mi guarda estasiato, si alza in piedi mi tende la mano per una piroetta sul posto, a seguire un formale baciamano, al quale arrossisco imbarazzata. 
Mr Covenaugh mette un braccio sulle spalle del figlio minore, lo stringe affettuosamente e seguono il cameriere al tavolo a noi destinato.
Byron ed io li seguiamo, stranamente adegua il suo passo al mio.
《Dovresti mettere più spesso i tacchi, raggiungi un'altezza quasi accettabile!》mi punzecchia sogghignando.
Porto una mano al viso fingendo sdegno e sbattendo ripetutamente le ciglia ribatto《Dovresti tacere più spesso, saresti quasi accettabile》.
Sorride, mi prende la mano e la poggia nell'incavo del suo braccio.

Uno strano formicolio si impossessa delle mie dita a contatto con la pelle di Byron. Il respiro si ferma.

La cena è davvero piacevole, si chiacchera di frivolezze, vengono ricordati giorni d'infanzia, in un'atmosfera rilassata.
Mr Covenaugh ci concede di bere del vino per l'occasione. Verso le ventidue riceve una telefonata, parla brevemente e accenna un sospiro di stanchezza.
《 Per me la serata si conclude qui, devo fare un salto in città, mi fermo fuori. Non distruggetemi la casa, intesi? Ora devo darti il mio regalo, usciamo ragazzi. 》Ci alziamo dal tavolo ed usciamo dal lato est.
Davanti a noi trionfa una jeep 4×4 mimetica con un enorme fiocco bianco.
Per Stephen è impossibile contenere le emozioni, salta come un matto, si inginocchia ad accarezzare i cerchioni; a quattro zampe bacia il paraurti.
È uno spettacolo vedere la sua gioia incontenibile.
Mr Covenaugh lancia un mazzo di chiavi alla volta di Stephen che le prende al volo e se ne va.
Byron sorride appoggiato ad una colonna.
《Byron... è  Doggy. Guardala è lei!》 Stephen non toglie gli occhi dalla vettura.
Byron si avvicina al fratello 《 Ora tocca a me darti il mio regalo!》asserisce porgendogli la ben nota scatola di scarpe. Lo scambio si svolge ad un paio di metri da me ma essendo uno di fronte all'altro ho la visuale coperta: sono curiosa di sapere cosa gli abbia preso.
Mentre mi avvicino per capire sento Stephen singhiozzare dopo avere aperto il contenuto della scatola, ne sono sorpresa, lui è sempre così solare, poi abbraccia forte Byron《 Come diavolo hai fatto a recuperarli? Sono perfetti.》balbetta con voce rotta.
Stringe tra le mani dei giganteschi dadi gialli tenuti insieme da una corda, sembrano anche leggermente consunti: sono orribili, proprio non capisco.
《Ho i miei mezzi, fratello.》
Stephen mi guarda, si passa la manica della camicia sul volto per asciugare le ultime tracce di lacrime, mi abbraccia e prende per mano.
《Dai occhioni belli, portiamo questa bellezza a casa che tra poco ci sarà la mia festa e sarà epica.》mi dice Stephen indicando la jeep.
《 Ci puoi giurare!》rincara Byron andando nella direzione opposta.
《 Hei B. Salta su!》
《 No, Step! Vengo con la mia.》

Saliamo in macchina Stephen ed io, non accende il motore, mi guarda e sorride.《 Devo sembrarti matto, neh?》 Mi chiede.
《 Forse un pochino, ma non saresti tu!》
Mi racconta di Doggy, la sua prima auto, amore a prima vista.
Aveva ricevuto l'auto in dono dai genitori l'anno prima, si era applicato nello studio, non aveva fatto cazzate, in un baleno aveva preso la patente e lei, la macchina dei suoi sogni era arrivata per festeggiare il suo sedicesimo compleanno. Durante le vacanze di primavera aveva deciso di fare un viaggetto con un paio di amici, aveva faticato a convincere Byron, ma facendo leva sul suo buon cuore ed il suo senso di responsabilità, questi aveva ceduto. Avevano mentito al padre che non avrebbe autorizzato loro di uscire dallo stato, figuriamoci poi per andare a surfare in Messico. Beh, erano rimasti coinvolti in una guerriglia tra la polizia e dei trafficanti di superalcolici. Per farla in breve l'auto era praticamente saltata in aria, loro avevano rischiato di essere arrestati e le conseguenze erano ancora tutte da vedere: il padre ne era rimasto talmente deluso da non rivolgere la parola ai figli per settimane, li aveva confinati agli arresti domiciliari e a lui, era stato intimato che non avrebbe avuto un auto come minimo fino alla maggiore età.
La storia dei dadi era tutt'altra faccenda: erano ubriachi una sera ed avevano fatto a pugni con dei tizi per delle sciocchezze assurde, li avevano presi in giro per la loro auto pacchiana, una dodge del '78, scassatissima; Byron aveva rubato loro quei dadi, inguardabili, attaccati allo specchietto retrovisore e lui li aveva regalati alla sua bambina, la jeep, un po' per sfida, un po' perché ubriaco perso, li aveva donati all'auto come pegno d'amore.
Esisteva pure un buffissimo filmato che riprendeva l'accaduto.
Rido a crepapelle perché nella mia testa mentre racconta gli eventi mi pare di vederli, come lo svolgersi di un cortometraggio.
Tace un attimo e si rabbuia in viso, stringe il volante e torna a parlare, con tono calmo, freddo distaccato.
Mi racconta che a seguito di quegli episodi si era messo in testa il padre lo avrebbe cacciato via, erano state delle bravate  è vero ma temeva di avere perso la fiducia e l'affetto dei suoi genitori.
Vorrei dirgli che un genitore ama smisuratamente, a prescindere dai tuoi errori, ma poi penso a me, alla mia situazione e taccio.
Gira la chiave nel cruscotto e sussulta nel vedere che ore si siano fatte, dobbiamo fiondarci alla festa che deve essere già iniziata.

A casa resto stupefatta per l'ambiente che pare trasformato rispetto a poche ore prima, attorno alla piscina, appese un po' ovunque delle lanterne; svariate candele illuminano il sentiero fino alla spiaggia, dove un dj si sta scatenando da un palchetto allestito per l'occasione: alcuni ballano, altri mangiano tartine o bevono poco distanti, qualcuno passeggia sulla battigia.
Un falò vede un cospicuo gruppo di ragazzi che ride, beve e si diverte.
Ci saranno un centinaio di persone;  appena arriviamo Stephen viene sequestrato da un gruppetto di amici, sono qui tutti per lui, riceve pacche , complimenti ed auguri d'ogni sorta. Una ragazza gli corre incontro e lo bacia spavaldamente sulla bocca, resa audace dall'alcool che nonostante non dovrebbe, scorre a fiumi.
Raggiunta la spiaggia scalzo le scarpe, con i tacchi finirei faccia a terra nella sabbia, le trattengo con due dita penzoloni, inermi ondeggiano mentre scelgo di camminare sulla spiaggia.
Tra tanta gente, tutta questa gente , realizzo ne conosco forse una decina, non voglio impormi a nessuno e che nessuno si senta in dovere di tenermi compagnia .
Sono assorta nei miei pensieri, mi devo essere allontanata forse d'un centinaio di metri, salgo su una duna per godermi il paesaggio: è una notte di luna piena, si specchia nel mare e il riflesso tremolante mi infonde un senso di pace, le voci e la musica della festa mi giungono attutiti.

Una voce roca mi scuote.《 Non dovresti essere alla festa?》
Sorrido, Byron.
Mi giro, inarco un sopracciglio e lo guardo.
《 Tu no?》
Si siede; sistemo le balze dell'abito e mi siedo anche io. Lascio cadere le scarpe e con le dita disegno dei cerchi nella sabbia, non parliamo.
La brezza marina mi increspa la pelle, involontariamente rabbrividisco e mi stringo le ginocchia al petto; rimaniamo muti, ognuno rapito da pensieri lontani.
Ad un certo punto Byron si alza, scaccia alcuni granelli di sabbia dai pantaloni, prende il mio scialle, si posiziona davanti a me, si china lentamente e me lo posa sulle spalle: i nostri visi sono vicinissimi, nei suoi occhi scorgo l'oceano.
Si rialza, si gira e mi volta le spalle.
《Dovrei!》 mi dice.
E se ne va.
《Dovresti!》aggiunge ormai lontano.

Rimango immobile, lo sguardo fisso all'orizzonte, non so per quanto.

Ad un certo punto sento dei passi alle mie spalle.
《Ecco dov'eri!》Stephen si lascia cadere al mio fianco, mi drappeggia delicatamente un plaid sulle spalle, ho freddo ma non me ne sono  resa conto fin'ora.
Si butta a terra, supino tende le braccia dietro la testa; poi con un unico movimento salta in piedi e mi afferra le mani che sono gelate, mi fa alzare.
Le porta al viso e vi soffia sopra, le trattiene tra le sue frizionandole per scaldarmi.
《Guarda!》 indica un punto lontano. 《L'alba di un nuovo giorno. 》Il mare pare tingiersi di rosso ed oro; è uno spettacolo meraviglioso e lo osserviamo per qualche istante, poggio il capo sul suo braccio, silenziosi e sereni.

Mi tiene per mano, ho recuperato le scarpe e la borsetta che avevo abbandonate nella sabbia, sono umide constato mentre facciamo ritorno alla villa.
Con le prime luci anche i pochi superstiti prendono le loro cose e se ne vanno, la spiaggia è uno scempio di bottiglie di birra e bicchieri di carta.

Arrivati alla dependance davanti la porticina, Stephen mi abbraccia e depone un lieve bacio in fronte. Chiudo gli occhi, ricambio l'abbraccio  nascondendomi nel calore dello stesso, nell'incavo della sua spalla,
alzo il viso.
Dal balcone della sua finestra Byron ci sta osservando: sorride eppure sembra un sorriso triste.
Metto una mano sulla maniglia mi scosto da Stephen, gli faccio un saluto stanco ed entro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro