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Giochiamo a carte scoperte.


《Quando lo hai capito principessa?》
Stiamo girando a vuoto nell'area periferica di Beacon, le nuvole sono state spazzate via da un tiepido venticello primaverile, la luna maestosa e beffarda sembra risplendere incurante dei nostri cuori mutilati. Carter è stato assorto a lungo e credo abbia atteso la solitudine dell'abitacolo prima di potermi porre questa sofferta domanda.
Picchietto l'indice sul mento, mi spiace vedere lo sconforto posarsi sui suoi bei tratti, irrigidendoli. La sua inconsueta arroganza ha lasciato posto a un conflitto interiore che lo veste di insicurezza. Scelgo con cura le parole.
《Stasera ne ho avuto la conferma, anche se il sospetto era già sorto. Non ne ero sicurissima, ma l'istinto non mi ha mai ingannato Carter.
Quando Molly ha creduto avessi tradito Jace per mettermi con te e non mi ha concesso il beneficio del dubbio, in quell'istante esatto, ho compreso.》
《Hai accettato pur sapendolo ...》 Non finisce la frase; le parole potrebbero ferire o suonare più pungenti del dovuto.
《Ho intuito gli intenti, non vi era malizia e di questo sono certa.
E mi stava bene così, in fondo.
Avevo bisogno anche io di un diversivo e sei spuntato al momento opportuno.
In realtà è stata rivelatrice anche la conversazione che ho udito fra te e Cheryl al pub, quando mi hai raccontato di Sophie e di come ti eri ricordarto di me: non hai fatto riferimento alla sera in cui siamo venuti al locale, in gruppo caotici e appariscenti, a sentirvi suonare, ma alla volta che mise in crisi Connor e gli consentì di fare chiarezza in sé stesso. Stetti in quel parcheggio una manciata di minuti forse, ma tu te ne sei ricordato. Dopo quella sera Connor si concesse di essere se stesso di non farsi più remore per le opinioni altrui. E ti confidò che fu grazie alle mie parole.》Affermo con enfasi.

Annuisce stanco.
《Quindi?》
《Quindi Carter, prima che tu parta per Sacramento, risolveremo le cose con Ayden, stanne certo.》
《Sapevo che eri intelligente principessa; non so che dire.》
《Wow, Carter Baynes senza parole. Aspetta segnamo questa data sul calendario.》 Ironizzo con un accenno di malinconia ancora incastrato fra le corde vocali.
《Eccola la mia principessa stronza.》
《Ho imparato dal migliore.》 Ribatto sollevata i toni siano meno seri.
《Kallie non voglio tu pensi ti stia solo usando.》
《So che non lo stai facendo. Lo sento. L'ho capito dallo stupore di Cheryl, dalle tue assurde premure nei miei confronti. E lo apprezzo.》
Assimila le mie parole.
《Ora portami a casa Carter, per favore.》
Passiamo a prendere la cartella e la divisa abbandonate al suo capannone.
Attendo in auto mentre lesto le recupera; nella testa una "babele" di pensieri.
《Senti se domani vuoi, possiamo... potremmo andare a farci un giro sulla costa, così ti distrai. Ho intuito quanto ti abbia ferito la delusione impressa sul viso della tua amica.》 Mi propone appena riavvia l'auto.
Scuoto la testa, guardo il buio sfilare.
《Carter io non rinuncio a Molly. Mi ha giudicato male, ma era scossa. Ama teneramente suo cugino. Esaurirò fino all'ultimo fiato che possiedo per farmi capire da lei, perché mi conceda la possibilità di non perderla. Se lasciassi passare anche solo un giorno si creerebbe un muro fatto di sottili malintesi e si nutrirebbe di insicurezze e dubbi. Non voglio arrivare a perderla. Perdonami Carter ma non farò il tuo stesso errore.》
Annuisce secco.
Tra le mie parole, legge fra le righe un biasimo sottile per non aver cercato con tutti suoi mezzi di chiarire con Ayden.
Gli stringo la mano sulla leva del cambio in segno di muto conforto.
《E poi devi passare la giornata dall'estetista giusto?!》 Cerca di ironizzare lui.
《Esagerato, un paio di ore al massimo.》
《Sei così pelosa?》 Chiede spalancando gli occhi impressionato.
《Carter io...io...》
《Scherzo principessa.》
Ridiamo insieme.

Arriviamo fronte villa.
《Vuoi ti faccia compagnia?》Si propone puntandomi addosso i suoi occhi scuri e profondi da cui emerge una fragilità mai apparsa prima d'ora.
《Non sono così disperata Carter.》
《Sogni d'oro allora principessa.》
《Notte fastidiosa mosca tze-tze.》
Lo sento ridere mentre in retro se ne va e io mi appresto ad affrontare una lunga notte.

                     ~•~

La villa è buia nessun rumore la trapassa. Raggiungo la dependance dove mi concedo una doccia rigenerante, fisso a lungo lo specchio immersa in pensieri e ricordi dolorosi.
Ho perso Sunny perché non ho potuto chiarire con lei. I silenzi hanno eretto barricate insormontabili, o forse la nostra amicizia non era profonda come credevo.
Come mi sarei comportata io, al suo posto!?
Sia Chanel che io, dopo la notte della mia festa di compleanno, siamo sparite nel nulla.
Le avrei concesso il beneficio del dubbio?
Non lo so ammetto confusa.
Un anno fa non ero così matura.
Forse dovevo attraversare la tempesta per capire che se ne può uscire: acciaccata, malconcia ma si può sopravvivere. Ho già perso troppo nella mia vita: non sono più disposta a lasciare relazioni suicidarsi o amicizie morire alle mie spalle.
Raggiungo la villa, serbo ancora il mazzo di chiavi che me ne concede l'accesso.
In silenzio accendo la macchinetta del caffè.
Mi arrampico sullo scaffale dove Moussad ripone il prezioso macinato, sempre fuori dalla mia portata, il timore ne beva troppo glielo fa nascondere sempre sugli scaffali più alti, a me irraggiungibili.
Afferro a due mani il barattolo e mi giro, maldestramente mi scivola dalle mani, serro gli occhi preannunciando il fragore pronto a scuotere la placida quiete notturna.
Apro cauta un occhio dopo un breve istante, constatando nessun rumore abbia rieccheggiato nella cucina;  vedo Byron sogghignare trattenendo in una mano il contenitore, sano e salvo, a pochi centimetri da terra.
《Ottima presa Covenaugh.》
Gli angoli della sua bocca si piegano in un sorriso assassino, quello che mi ha conquistata e fatta innamorare.
《Sai dicono dovrei giocare a football. Che ne pensi?》
《Nah...ti vedrei meglio fare curling!》
Esclamo ridendo.
Si solleva da terra agitando la confezione davanti il mio volto.
《Sistemati sullo sgabello prima di combinare qualche altro disastro.》
Gonfio le guance per la stizza ma inconsciamente sorrido e ubbidisco.
Mi da le spalle e mi incanto ad osservare le sue, larghe, avvolte in una felpa grigia chiara.
《Non riesci a dormire?》
《Già.》Ammetto
《La tua battuta, sul football prima... verrai a vedere Baynes allenarci?》 Mi chiede lui incerto.
《Sai già sostituirà coach Davis?!》 Esclamo stupita, mentre si siede davanti a me.
《Sì, sai, il mister ce lo ha detto negli spogliatoi a fine partita.》
《Non verrò. Non mi interessa particolarmente, e, tra lo studio e i turni in biblioteca, non credo di trovare il tempo.》Gli spiego convinta.
《Beh al tuo ragazzo spiacerà.》
Non mi guarda, ma il suo tono di voce sembra davvero freddo e distante.
《Byron, Carter e io ...noi...》
L'aroma pieno del caffè che sale dalla  macchinetta mi interrompe e distrae, fa inciampare il corso dei miei pensieri.

Si alza e prepara due tazze.
《Non devi giustificarlo. Non con me. Voglio solo tu sia felice.》
Il tono delle sue parole mi giunge da lontano...
《...noistiamoinsiemeperfinta!》 dico con le labbra appoggiate al bordo della mia tazza.
《Eh?》 Chiede lui inarcando un sopracciglio.
Ispiro sonoramemte e mi obbligo a ripeterlo lentamente.
《Noi-stiamo-insieme-per-finta.》
Apre e chiude la bocca mentre lo stupore gli dipinge sul viso un'espressione quasi comica.
《Mmmn... non permettergli di maltrattarti troppo agli allenamenti.》 Parlo a vanvera, purché lui ritrovi l'uso della parola e stemperi questa aura di imbarazzo che si e venuta a creare.
《Perché dovrebbe?》Mi chiede piegando il viso e regalandomi il suo strafottente sorriso sghembo.
《Lui... Carter ha questa assurda   convinzione tu tenga ancora a me.
Non ha capito che siamo storia passata.》Le parole escono di getto, stasera ho decisamente lasciato la prudenza in un un cassetto.
Lo sguardo di Byron mi inchioda seduta stante e chiudo la bocca prima di dire qualche altra stupidaggine.

Abbasso lo sguardo e sento le gote ardere.

《Ti manca Jace?》 Mi chiede senza alcuna inflessione particolare nella voce.
《Non esattamente, ma mi manca vederlo. Se potessi ora sarei a casa sua.》
Il mio lato razionale deve essere andato in vacanza proprio stasera.
Le spalle di Byron si abbassano e fissa il liquido all'interno della sua tazza.
《Vorresti lui ora. Qui?》

Qui e ora...
Qui e ora...
Qui e ora..
Il cuore salta innumerevoli battiti.
Il respiro si arresta e chiede con prepotenza il permesso di tornare.

Guardo il bancone di marmo e ne accarezzo il bordo, le dita prendono vita.
《Non lui, bensì la sua stanza della musica.》
Sento il suo sguardo scavarmi addosso, deglutisco a vuoto e inizio a parlare a macchinetta nervosa.
《Avrei bisogno di suonare. So che può sembrare stupido, ma correre e suonare il piano mi hanno sempre aiutata a fare chiarezza e non so ancora cosa dire a Molly. Come evitare che il suo sguardo sia velato dal disprezzo quando incrocierà il mio.》
《Dì semplicemente a Molly quello che hai detto a me. Capirà. Hai finito?》
《Sì certo.》Gli dico tendendogli la tazza che sciacqua nel lavello insieme alla sua.
《Grazie... e scusa se ho interrotto il tuo sonno.》Balbetto.
《Stai zitta e seguimi.》
La sua mano calda come lava avvolge il mio polso esortandomi a seguirlo.
Prende la direzione della stanza della torretta e sebbene fatichi a stargli dietro lo seguo ipnotizzata.
Byron entra e una luce accecante, di un lampadario a goccia, ci investe.
《Byron...perché siamo qui?》
Sul letto una chitarra classica abbandonata,  ne sfioro una corda timorosa.
《Suoni?》 Gli chiedo girandomi stupita.
《Un po'!》Ammette, mani intasca un luccichio nello sguardo.

Si avvicina ad una parete dove una serie di mobili sono ricoperti da alcuni teli, ne scopre uno e un pregevole piano a muro si staglia alla mia vista.
Byron chiude la porta.
《Suona!》
Mai imperativo più gradito.
《Ora? Sveglierò tutti!》Ammetto sconsolata.
《No, la stanza è insonorizzata.
E...Permettimi di restare.》Mi chiede con un filo di voce.
Mi rendo a malapena conto si sieda per terra mentre annuisco, rivolgendo tutta la mia attenzione al pianoforte.
Ne accarezzo il coperchio, prendo possesso dello sgabello, sfilo le ciabattine e a piedi nudi saggio i pedali.
"Comptine d'un autre été " sgorga dalle dita con prepotenza.
Appena finisco mi giro e trovo Byron a terra lo sguardo rapito, posato su me e io, non padrona del mio corpo, mi slancio su lui che mi accoglie serrandomi forte a sé.
《Grazie.》
Grazie dico, gli occhi rilucenti di lacrime trattenute.
《Avevo davvero bisogno di questo.》 Ammetto riconoscente.
I nostri visi sono vicinissimi e la gratitudine mi rende ridicola.
Mi alzo velocemente anche se lui trattiene fra le sue dita un polso e lo accarezza gentile, mentre i suoi occhi mi incendiano l'anima.
《Non sarai mai storia passata. Sei la mia maledizione. Non smetterò mai di amarti Kallie.》
Alzo il viso alle sue parole.
L'ardire che leggo nel suo sguardo non ha eguali.
Fisso il suo volto inebetita, se sto sognando che io possa avere prima di svegliarmi un ultimo bacio, un ricordo di questa mia croce e delizia, di questo sogno.
Le sue labbra non si lasciano attendere e assaporano le mie, dapprima con lentezza; circonda il mio viso con le mani impedendomi di allontanarmi, ma io, non vorrei essere da nessun'altra parte, mi arrendo alla passione che travolge le nostre anime di carta.
Il mio tutto. Mi completa con uno sguardo, mi dà aria con una parola, mi rende viva e vibrante sotto il suo tocco.
Il tempo che passa è spettatore silente di questa corsa che vede due cuori rincorrersi furiosi e battere prepotenti, affermando e confermando un amore che mai ha smesso di essere. E mai lo potrà.
Ci stacchiamo senza fiato; il suo pollice sfiora il mio labbro gonfio. Le sue mani carezzevoli indugiano sul mio volto, una tempesta infuria nel mio petto mentre i nostri respiri si rincorrono.
Le fronti poggiate l'una all'altra restano sospese in questa realtà parella e distorta: fatta di noi. Semplicemente noi!
《Suona per me piccola.》 Implora la sua voce mentre vibra di un emozione nuova, mai udita.
Annuisco.
Specchiandomi nell'ardore dei suoi occhi, ritrovo me stessa serena stretta al suo petto, il mio porto sicuro; suono con passione e vigore.

《Sapevo che il tuo sorriso mi avrebbe fatta innamorare di nuovo, avrebbe richiamato alla superficie questo amore che ho provato a negare con tutte le mie forze.》 Ammetto plasmandomi al piano, rendendoci un tutt'uno.
Non ho bisogno di voltarmi per vedere lui sorridere ebbro come la sottoscritta.
Mai così bello come ora, vestito d'amore.
《Sei la mia condanna e maledizione Byron. Non smetterò mai di amarti. Mai.》
E suona oltre che come una promessa come una dolce maledizione.

  

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