Capitolo 8
Artemis aveva organizzato tutto alla perfezione. Erano caduti tutti nella sua trappola come mosche nella ragnatela.
Se Hwa aveva giocato un ruolo importante. Si era accorta lei che durante l'interrogatorio tutti i cadetti menzionavano un nuovo arrivo nella squadra, un cadetto con un nome che Artemis non aveva mai sentito.
Convincere i gemelli era sicuramente il primo passo, ma visti tutti gli anni che li avevano tenuti separati Artemis non poteva certo contare che si sarebbero riconciliati così facilmente.
Artemis era stata informata da Se Hwa che Raphael aveva instaurato un buon rapporto di amicizia con James negli ultimi anni. Una cosa strana per Artemis, eppure aveva giocato a suo favore.
Sapeva che catturare James Blackfox avrebbe fatto preoccupare Raphael, infondo lui aveva un cuore tenero e questo lo avrebbe spinto a chiedere il suo aiuto.
Artemis però non poteva certo liberare un Blackfox senza che suo padre lo venisse a sapere. Era a conoscenza del favore che suo cugino doveva a Raphael, inoltre lei era sicura che sarebbe andato da Nicholas per riscuotere il favore. Tutto abbastanza prevedibile.
Nicholas era un uomo d'onore e teneva fede alla sua parola. Avrebbe sicuramente fatto il favore a Raphael facendo uscire James dalla sala degli interrogatori e lei doveva solo essere presente.
Nicholas avrebbe intuito chiaramente che cosa comportava la sua decisione di lasciarli andare e ognuno di loro ora le doveva un favore, sarebbe stata felicissima di riscuoterli.
«Stai gongolando» le fece notare Se Hwa seduta davanti a lei nello studio di suo padre con entrambi i piedi appoggiati sulla scrivania.
«Non sto gongolando, mi sto solo godendo il mio successo.»
«Si chiama gongolare» la apostrofò lei giocherellando con la lama del pugnale.
Forse Se Hwa aveva ragione, ma nemmeno lei poteva negare che tutto quello che aveva orchestrato non fosse degno di un po' di festeggiamento.
«Ora devi continuare a far girare gli ingranaggi senza che tuo padre lo scopra» aggiunse Se Hwa e Artemis tenne la mente concentrata su tutto quello che voleva fare.
«Se faremo a modo mio Robert non verrà a saperlo» disse Artemis senza troppo entusiasmo.
Suo padre non doveva sapere che cosa avesse in mente, non avrebbe capito, ma lei aveva sempre avuto un modo di pensare più aperto del suo e lei non avrebbe mai seguito i suoi ordini a testa bassa come uno dei suoi cadetti.
Se ne sarebbe pentita? Solo se suo padre l'avesse scoperta.
Ne avrebbe pagato il prezzo? Assolutamente no.
Non si sarebbe lasciata torturare di nuovo da quell'uomo, tanto meno da suo fratello, o con suo fratello presente.
Artemis si appoggiò allo schienale della sedia e lasciò che il suo sguardo incontrasse quello dell'amica di fronte e lei.
«Ora dobbiamo continuare quello che abbiamo lasciato in sospeso.»
***
Erano passati due giorni dall'ultima volta che aveva visto e sentito Raphael. Artemis immaginava che ce l'avesse con lei per non averlo ascoltato sulla scarcerazione del Blackfox.
Artemis doveva ammettere che era rimasta delusa dal fatto che non si fosse accorto prima di quello che lei aveva pianificato.
Alzò lo sguardo verso le stelle mentre aspettava.
Non poteva negare che Hollowraven avesse sempre avuto il miglior cielo stellato.
Si era preparata per l'occasione. Indossava la tuta tattica, Elara aveva apportato le ultime modifiche per renderla più resistente.
Le aderiva al corpo come una seconda pelle, ma cosa più importante era equipaggiata come piaceva a lei.
I capelli erano stretti in due code che aveva stretto in due trecce, arrivandole a metà schiena.
Seduta sul cofano di una delle quattro auto parcheggiate in quella piccola radura, aspettava l'arrivo dei suoi invitati. Non avrebbero dovuto tardare, aveva specificatamente richiesto la loro puntualità e Artemis sapeva che avrebbero rispettato il suo ordine.
Il primo ad arrivare fu Raphael. Giunse a piedi, una delle altre specifiche che si era premurata di far recapitare.
Indossava un abbigliamento comodo, pantaloni cargo verde militare e una semplice felpa grigia. I ricci castani gli ricadevano disordinati sulla fronte e il suo sguardo confuso incontrò quello deciso di lei.
«Complotti alle mie spalle?»
Era l'unico saluto che si sentì di dare a Raphael. Nonostante si conoscessero da anni non avrebbe potuto immaginare che l'avrebbe pugnalata alle spalle in quel modo.
Gli occhi di Raphael si spalancano per lo stupore e il senso di colpa. Lo notò dal modo in cui serrò le labbra e lo sguardo si fece lievemente più triste.
«Non l'avrei mai fatto, ma le circostanze...» tentò di giustificarsi e lei lo interruppe ancora prima che potesse portare a termine la frase.
«Decidi a chi devi la tua lealtà, ma gradirei essere a conoscenza da quale parte deciderai di stare in futuro.»
Artemis sapeva che le sue parole erano dure, ma tanto quanto si sentiva in colpa lui si sentiva ferita lei.
Certo quello che aveva ideato stava funzionando, eppure non credeva che per Raphael sarebbe stato così facile decidere di liberare James mettendo lei in pericolo con suo padre.
Raphael strinse i pugni lungo i fianchi, abbassando il capo. Artemis lo lasciò autocommiserarsi e aspettò in silenzio la restante parte dei suoi ospiti.
Il secondo ad arrivare fu James Blackfox, con le mani nelle tasche della giacca di pelle. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa quando registrò la presenza di Raphael e quella di lei nello stesso momento.
La cicatrice argentata che gli decorava il labbro superiore sembrò incresparsi per il fastidio, mentre lo sguardo rimaneva impassibile e distante.
Artemis apprezzava il suo tentativo di nascondere le sue reali emozioni, il problema era che non si rendeva conto che i suoi occhi sembravano raccontare l'intera costellazione delle sue emozioni.
Un vantaggio che Artemis avrebbe sicuramente usato.
«Cos'è una festa esclusiva?» domandò tagliente e Artemis si affrettò a mostrare il suo sorriso migliore.
«Io sicuramente mi divertirò, non so se posso dire lo stesso per voi» gli comunicò lei divertita e subito notò il modo in cui cambiò atteggiamento.
I muscoli della mascella si tesero e lo sguardo divenne tagliente, glaciale, ricco del sentimento di cui Artemis adorava nutrirsi: il disprezzo.
Raphael e James si scambiarono una rapida occhiata, sembrarono porsi la stessa domanda: per quale motivo erano stati chiamati da lei?
Hollowraven offriva molti punti ciechi e Artemis, grazie a sua madre, aveva avuto modo di conoscerli tutti.
Si trovavano in cima a una delle più alte colline a nord dell'isola. Abbastanza lontano dalla costa per non essere visti via mare, ma abbastanza in alto e coperti dalla vegetazione da non essere visti dall'interno.
Non era uno dei posti che preferiva, però era strategico e utile ai suoi scopi. Il luogo migliore per quello che aveva in mente di fare.
Quello che Artemis forse non si aspettava fu che Nicholas portasse Talia.
Quando arrivarono insieme diedero l'impressione di essere due celebrità pronte per le foto dei paparazzi.
Il vestito corto di Talia mostrava un'alta percentuale delle sue gambe, la parte superiore però era nascosta da una giacca da motociclista gialla e nera di due taglie più grande di lei.
Nicholas doveva aver scelto gli abbinamenti in base a quelli della gemella, perché indossava un paio di jeans neri e una giacca vintage in pelle rossa appartenuta a qualche corridore.
Entrambi portavano gli occhiali da sole sopra la testa, portando Artemis a domandarsi a cosa gli sarebbero serviti visto che il sole era ormai tramontato da un'ora.
«Avevi paura che ti avrei attaccato cugino?» lo schernì, «è per questo motivo che hai portato i rinforzi?»
Nicholas raccolse la provocazione mostrando il suo solito sorrisetto furbo, lo stesso che sapeva attirare la maggior parte delle ragazze.
«Temi la mia presenza Artemis?» le chiese gentilmente Talia non lasciando la possibilità di rispondere al fratello.
«Ci sono poche cose che temo Talia, voi non siete tra queste» rispose calma Artemis lasciando che le sue parole sortissero l'effetto desiderato.
Nicholas sembrò cambiare atteggiamento immediatamente, percependo lo scatto della trappola che lei a breve avrebbe fatto saltare sulle loro teste.
«Ci hai riuniti» notò Nicholas, spostando successivamente lo sguardo su Raphael e James in trepidante attesa di conoscerne il motivo.
«A modo mio» rispose sincera Artemis, «non mi piace passare per vie ufficiali» continuò lei mostrando una smorfia di fastidio.
Si alzò dal cofano dell'auto sul quale era seduta e si posizionò precisamente al centro, dando la possibilità a tutti e quattro di vederla.
«Mi fa piacere sapere che faccio il mio lavoro meglio di chiunque altro.»
Artemis osservò le loro espressioni una per una. Vide l'orrore sul volto di Raphael quando iniziò a far combaciare tutti i pezzi del puzzle che gli mancavano. Come notò allo stesso modo la sorpresa e l'orrore di essere stato manipolato nello sguardo di Nicholas.
Talia si mostrò semplicemente confusa, non era mai stata brava a nascondere le sue emozioni, ma soprattutto a sopravvivere nel loro mondo.
James manteneva l'espressione che Artemis ammirava di più, il disgusto.
«Avevo messo in atto la mia trappola ancora prima di salire sul mio volo per Hollowraven» spiegò Artemis facendo rimbalzare lo sguardo su ognuno di loro per non perdersi nessuna delle loro emozioni.
«La cartella che Robert mi aveva dato non aveva tutte le informazioni che mi servivano, non potevo certo tornare a Hollowraven senza prima aver fatto un bel lavoro di ricerca.
Così ho indagato o meglio non io, ma Se Hwa.»
Se Hwa salutò con un pigro gesto della mano, da dietro le sue spalle, dove era seduta comodamente su uno dei cofani delle quattro auto pronte ad attenderli.
«Così ho notato che morivano non solo i cadetti di mio padre, ma anche gli studenti della famiglia Goldcross e quelli della famiglia Bloodhood. Facendo scavare a Se Hwa ancora un po' più in profondità è venuto fuori che anche alcuni corridori della famiglia Blackfox erano misteriosamente scomparsi. Continuando le mie ricerche viene fuori che tutti, non solo erano stati avvelenati post mortem dal mercurio, ma indovinate un po'?» tentò di mantenere la loro attenzione Artemis lasciando che la conversazione prendesse una piega interattiva.
Alzò gli occhi al cielo infastidita quando nessuno di loro ebbe la decenza di provare ad avanzare qualche ipotesi. Erano tutti troppo sconcertati da quello che stava dicendo.
«Tutti avevano le dita sporche di polvere argentata» terminò Artemis al posto loro fulminandoli uno a uno con lo sguardo. Erano deludenti per essere delle menti brillanti.
«Peccato che nessuno di voi conosca un vecchia operazione denominata: Argento Vivo»
Qualcosa si illuminò nello sguardo di James, la scintilla di un'emozione di chi ha già sentito quella storia.
Artemis gli sorrise, sorpresa di sapere che sarebbe stato proprio un Blackfox ad attirare la sua attenzione.
«Robert ha molte operazioni segrete, ma Argento Vivo è diventata un'operazione tabù per le nostre famiglie. Nessuno parla di quel caso e tutti i documenti sono spariti o fuori dai database. Però dovete sapere che chiunque stia uccidendo i vostri preziosi uomini e donne, conosce molto bene quell'operazione e sembra intenzionato a vendicarsi.»
Le sue parole colpirono il bersaglio giusto. Talia si voltò immediatamente verso il fratello:«conosci l'operazione Argento Vivo?»
Nicholas scosse il capo, sembrava non aver mai sentito parlare di quell'operazione, ma quando Artemis volse il capo in direzione di James lui sembrò dare l'impressione di conoscerla.
«Vuoi dirci qualcosa James?» lo spronò lei, guadagnandosi un'occhiata tagliate che avrebbe dovuto spaventarla.
«Non so cosa sia, ne ho sentito parlare da mia madre solo una volta prima che si trasferisse nuovamente in Brasile» rispose James calmo, «disse semplicemente che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla e che lei non sarebbe rimasta per vedere la rovina dell'intera famiglia.»
«Io so che è l'unica operazione dove le quattro famiglie hanno collaborato» si aggiunse Raphael.
«Mio padre disse che un tempo c'era stato un momento storico in cui le quattro famiglie si erano unite per un progetto, ma credevo fosse una leggenda» continuò lui e Artemis poté quasi vedere gli ingranaggi in movimento all'interno della sua testa.
Nessuno di loro ci credeva, tutti loro erano cresciuti con la consapevolezza che le quattro famiglie non potessero collaborare, c'era troppa rivalità.
Artemis aveva trovato i file inerenti ad Argento Vivo dopo la morte di sua madre. Robert li conservava gelosamente e lei aveva imparato tutti i passaggi segreti della villa. Uno di questi l'aveva portata in un vecchio studio abbandonato.
La porta era stata murata dall'esterno mentre al suo interno erano contenuti dei progetti.
Riportavano dei nomi, delle date, formule scientifiche che Artemis ai tempi ancora non sapeva decodificare.
La morte di sua madre era stata dolorosa per lei e quel piccolo studio divenne un luogo dove rifugiarsi per tenere la mente occupata, solo fino a quando Michael non decise di aprire la sua boccaccia.
Non seppe mai come fece a trovarla, ricordò solo che si ritrovò trascinata fuori dal vecchio studio polveroso per un braccio.
Suo padre aveva dato ordine di bruciare tutto. Non voleva che quei documenti venissero letti.
La punizione che ne seguì fu una delle più atroci e quella di cui portava ancora i segni sulla pelle.
Le famiglie non collaboravano per un semplice dato di fatto, l'ultima volta che lo avevano fatto erano state in grado solo di creare abomini.
Se Hwa la affiancò, sembrava godere dello sgomento di ognuno di loro. Lei era stata di grande aiuto nella nuova parte di ricerca dei file di Argento Vivo.
Artemis sapeva che era l'unica che avrebbe potuto trovare tutte le informazioni che cercava, doveva solo pazientare, trovando il momento giusto per mettere in moto la partita che aspettava di giocare da tutta la vita.
«Non mi guardare in quel modo Blackfox, è per questo che sono la migliore» cantilenò lei prendendolo in giro.
Non si era lasciata sfuggire il modo in cui il suo sguardo si era sofferto su di lei e Artemis doveva ammettere che per la prima volta in vita sua era curiosa di conoscere quello che pensava.
Il suo era un carico di informazioni importanti e le stava regalando, o forse no?
«Che cosa vuoi?» le domandò lui freddo e distante, cosciente che fossero arrivati al punto in cui dovevano contrattare per ottenere quel tipo di informazioni.
Sembrava essere l'unico a essersi accorto che lei voleva qualcosa in cambio.
«Mi piace quando si arriva al momento delle trattative.»
Lasciò che sulle sue labbra comparisse il ghigno famelico che aveva imparato a controllare, trasformandolo in una delle sue migliori caratteristiche.
«Vi do due opzioni.»
«Sei magnanima Rose» ironizzò Nicholas.
«Mi conosci Nick, io gioco solo partite che so di poter vincere.»
Li osservò prima di andare avanti, soffermandosi più del dovuto in quello di Raphael. Non avrebbe voluto che lo venisse a sapere in quel modo, ma la sua lealtà era labile e questo l'aveva ferita più di quanto avrebbe voluto ammettere.
«Lavorate insieme a me per trovare il colpevole, ma sarò io a gestire le missioni e a coordinare come ci muoveremo sia sul campo che non.»
«La seconda opzione?» il tono tagliente di James allargò il suo sorriso più del dovuto.
«Allora correrete per ottenere il mio posto» rispose Artemis mostrando i quattro veicoli alle sue spalle.
«Non abbiamo l'opzione di andarcene e indagare per conto nostro?» domandò ingenuamente Talia.
«Con tutto quello che sappiamo non ci lascerà andare senza conseguenze.»
Alle parole di Nicholas, Artemis annuì con un semplice cenno del capo per confermare le sue parole.
«Corriamo allora.»
James fece un passo avanti sicuro di sé, ma Raphael lo afferrò per il braccio.
«Lo ha detto prima James. Rose fa qualcosa solo se è sicura di vincere.»
Artemis rimase in attesa come spettatrice curiosa, vendendoli combattere contro se stessi e il proprio ego.
«Sono io il miglior corridore.»
James era sicuro di se stesso, quando parlava di correre era cosciente di essere il migliore e lei stava giocando proprio sul suo orgoglio, facendo leva su qualcosa in cui credeva di essere migliore degli altri.
«È sicuro di sé» commentò Se Hwa con tono di voce basso, in modo che solo lei potesse udirla.
«Stiamo a vedere quanto.»
Raphael si voltò verso di lei, volendo giocare tutte le sue carte.
«Accettiamo senza pretese.» Raphael la conosceva meglio di chiunque altro, se stava accettando era perché già sapeva che la sua era un'offerta magnanima.
Artemis non aveva dato molte opzioni, anzi non aveva proposto più opzioni, perché ce n'era solo una valida.
«No!»
James si divincolò dalla stretta di Raphael, fulminandolo con lo sguardo.
«Se gli altri non vogliono correre lo farò solo io» si intestardì lui, convinto di poterla battere.
«Non sai quello che stai facendo Blackfox» lo ammonì Nicholas stringendo con entrambe le dita il ponte del naso infastidito dal suo comportamento.
«Non hai nemmeno notato che non ci ha dato altre valide opzioni se non quella di accettare?
O accettiamo le sue condizioni o dobbiamo correre per ottenere che cosa?
Alla fine saremo comunque costretti a lavorare insieme.»
«Io corro.» James sembrava deciso quando puntò lo sguardo del colore degli zirconi in quello di Artemis.
Aveva vinto, «ti lascio l'onore di scegliere l'auto allora» rispose lei indicando con le braccia le quattro auto alle sue spalle.
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