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27

Imprecò sottovoce, mentre il phon lanciava piccole scintille.
Lo lanciò sul pavimento, dove atterrò in un trionfo di scariche elettriche.
Perché, si domandò Talia, perché doveva andare tutto storto?
A quanto pare anche il phon ce l'aveva con lei.
Rinunciò ad asciugarsi i capelli, ed indossò una felpa e un paio di pantaloni comodi e larghi.
Era tornata dalla sua breve gita a Long Island, dove non aveva fatto altro che piangere. E, nonostante la doccia i suoi occhi apparivano ancora arrossati e gonfi.
Suonarono al campanello, e Talia si domandò chi mai potesse essere.
Nonostante ciò, corse ad aprire.
Guardò dallo spioncino, e la sua carnagione già chiara impallidì un po' di più sul viso.
Luke.
-Talia, ti prego, apri.- lo sentì urlare.
Un'altra lacrima, lenta e inarrestabile, percorse lentamente la sua guancia. Se la asciugò, in fretta, con il cuore che minacciava di uscirle dal petto.
Batteva forte, le gridava di aprire, a differenza del cervello che silenziosamente stava accettando la sconfitta.
La maniglia era fredda nella mano di Talia, mentre la girava e apriva la porta.
Aveva immaginato di rivederlo molte volte, in quei giorni.
Aveva pensato che, se lo avesse perdonato, si sarebbero incontrati in un parco, o forse al locale, se mai avesse riaperto.
E, qualora avesse deciso di non perdonarlo... no, non aveva mai pensato a come glielo avrebbe detto.
Ma ora era lì, davanti a lei.
Erano le 22,00 e lui era lì, gli occhi azzurri forse leggermente spenti.
La cicatrice sulla guancia sembrava quasi più in rilievo, nonostante fosse molto vecchia.
Prese un bel respiro.
L'imbarazzo era palpabile, e sentì lo sguardo di Luke su di lei.
-Posso abbracciarti?- domandò il ragazzo.
Talia annuì, e si lanciò verso di lui che aveva aperto le braccia.
La strinse fino a farle mancare il respiro, mentre le accarezzava i capelli.
Lei appoggiò una guancia al suo petto, e sentì il cuore di Luke battere quasi più forte del suo.
Fu una sensazione bellissima, e sorrise istintivamente.
Gli era mancato più del dicibile, e solo quando si ritrovò tra le sue braccia si rese conto che lei lo aveva già perdonato in partenza. -Talia, devo parlarti- mormorò Luke- è urgente.
Sciolsero l'abbraccio. Talia gli fece cenno di entrare, e lui non esitò un secondo.
-Forse è meglio se ci sediamo.- disse il ragazzo, poi guardò Talia- Hai pianto?
-Un po'.- rispose.
Si sedettero entrambi sul divano e Luke cominciò a parlare:- Non voglio sapere se hai deciso o no.
Non ancora. Prima... devo dirti un'altra cosa.
-Pensavo avessi finito la volta scorsa- lo interruppe Talia, dubbiosa.
-Pensavo di aver finito anch'io... ma a quanto pare ci sono degli sviluppi.- detto ciò, prese una busta dalla giacca e la porse a lei.
Talia la aprì, rimanendo allibita davanti a delle foto di lei, della sua vita. In una c'era perfino Luke.
-Cosa sono?- chiese, la voce tremante.
-Ti stanno spiando. La gente per cui lavoravo... mi hanno chiesto di tornare. Ho dovuto accettare, o ti avrebbero fatto del male.
Non sapeva neanche cosa dire.
Si sentiva violata nel più profondo.
Persone, a lei sconosciute, la fotografavano da chissà quanto tempo.
Come avrebbe dovuto sentirsi?!
E tutto questo per riavere Luke.
Lo avevano minacciato, e  lui aveva scelto di proteggerla.
-Io...
-So che è difficile da accettare, ma forse ho una soluzione- disse il ragazzo.
Prese un respiro profondo e continuò:- Se denuncio tutto ciò alla polizia... forse riusciremo ad uscirne. Se vorrai affrontare tutto questo con me.
Talia sorrise, si sporse verso di lui e lo abbracciò:- Certo che lo voglio. Sono ancora la tua ragazza, dopotutto.
Allora sorrise anche Luke, mentre la stringeva ancora di più.

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