Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

❀ XXIV ❀

Luke


I nostri compagni di scuola ci guardavano straniti, ma poi ci superavano come se niente fosse successo. E in effetti, non stava succedendo niente. Ero soltanto abbracciato ad Ashton, in un impeto di coraggio che dopo la giornata di domenica era andato a crescere sempre di più in me. Ormai ero bello che andato, il mio cervello era in panne e il mio cuore partito in quarta, riuscivo soltanto a pensare ad Ashton e all'averlo accanto a me il più possibile, ragion per cui in quei giorni ero morbosamente attaccato a lui, forse risultando patetico sotto ogni punto di vista. Ma avere Ashton accanto a me mi faceva stare bene, il suo minimo tocco riusciva a farmi sentire al settimo cielo, felice come mai lo ero stato in vita mia. Era una cosa completamente nuova, per me, provare certe sensazioni grazie ad una persona, e volevo nutrirmi di quelle sensazioni e di quell'effetto positivo che avevano su di me. Ultimamente mi ritrovavo a sorridere da solo come un coglione, felice soltanto pensando ad Ashton.

«Mi piace che tutti ci guardino, lo sai?», borbottò Ashton, facendomi alzare lo sguardo verso di lui, «Così adesso tutti sanno che sei mio».

Arrossii, scoppiando a ridere e scuotendo la testa. «Sei consapevole che oltre te nessuno mi vuole, no?».

Ashton mi guardò male. «Dio, quando la smetterai di sminuirti così?», borbottò contrariato, «Ho già notato gli sguardi languidi di molti ragazzi».

Mi appoggiai di nuovo alla schiena di Ashton, tenendo gli occhi sul cielo terzo e senza nuvole. «Se lo dici tu - io continuo a dire che sei esageratamente geloso, ma dettagli», dissi, ancora scettico, mentre chiudevo gli occhi.

Ashton posò un morbido bacio sulla mia fronte. «Sai com'è, tendiamo ad essere gelosi delle cose preziose che ci appartengono», sussurrò contro la mia pelle, «E tu, mio caro Luke, sei la cosa più preziosa che abbia mai avuto il piacere di entrare nella mia vita».

Sorrisi a trentadue denti, sentendo le mie guance riscaldarsi a quelle parole. Ashton mi faceva sentire così dannatamente speciale che a volte dimenticavo del mondo esterno circostante, proprio come in quel momento. A riportarmi con i piedi per terra fu la voce saccente e piena di sufficienza di Marlene.

«Ma quanto siete carini. Tra poco mi fate vomitare».

Aprii gli occhi, guardando male la mia amica adesso seduta di fronte a me e intenta a fumare una sigaretta. Mi stupiva il fatto che Calum non fosse con lei, ultimamente quei due facevano coppia fissa. «Sempre molto delicata, tu. Ti sei svegliata dalla parte sbagliata del letto, stamattina?», la presi in giro, facendole alzare gli occhi al cielo.

«Sto benissimo», rispose soltanto, dandomi l'impressione di non stare affatto bene mentre distoglieva lo sguardo dal mio e lo puntava a terra.

«Calum dov'è?», chiese Ashton, dubbioso, «Di solito ultimamente sta sempre con te».

Marlene sbuffò in risposta, confermando il mio dubbio che fosse successo qualcosa con Calum. Beh, era piuttosto ovvio. «Perché non lo chiami e glielo chiedi? Io non voglio avere niente a che fare con lui».

Alzai un sopracciglio e sorrisi malizioso. «Uhm, quindi avete litigato», notai, facendo sbuffare la mia amica per l'ennesima volta.

«Esatto, Sherlock», rispose, indispettita come suo solito ma con la tristezza negli occhi che la tradiva.

«Calum non me l'ha detto. Perché avete litigato?», chiese Ashton, curioso, facendo sospirare Marlene.

«Una cazzata, non sto a raccontarvela», disse Marlene in risposta, agitando la mano con noncuranza, «È... strano, comunque. Mi ero già abituata così tanto alla sua presenza che adesso non averlo accanto a me sembra così strano».

Sorrisi intenerito. «Ti piace, non è così?», le chiesi, «Ti piace e hai litigato con lui perché non vuoi affezionarti».

Marlene sgranò gli occhi, confermando inconsapevolmente la mia teoria. Ormai la conoscevo quanto le mie tasche. «N-no, io... Calum non mi piace, lo giuro. Non mi piace. Per niente».

Alzai un sopracciglio. «Sei carina quando ti innervosisci e neghi la verità, lo sai?», la presi in giro, facendola arrossire.

«A me non dici mai che sono carino», borbottò Ashton, facendomi alzare gli occhi verso di lui, «Comincio a sentirmi geloso».

Marlene sbuffò una risatina. «Sta tranquillo Ashton, a Luke piacciono i cazzi tanto quanto a me piace la cioccolata - e poi sono come la sua antipatica e rompiscatole sorella minore, non penso tu debba temere la concorrenza con me, sai», spiegò, facendomi arrossire. Beh, non potevo dire che tutto ciò che aveva detto non fosse vero, però era imbarazzante sentirle dire quelle cose...

Ashton ridacchiò maliziosamente, stringendomi un fianco. «Sì, di quello me ne sono accorto», commentò, facendo ridere Marlene, «Comunque, secondo me dovresti parlare con Calum e chiarire».

La mia amica scosse la testa. «Non dobbiamo chiarire niente. È stato bello finché è durato, ma adesso dobbiamo andare ognuno per la propria strada», rispose, dandomi l'impressione di voler fare esattamente il contrario. E forse, era proprio così.

«Mar, lo vedo nei tuoi occhi che vuoi chiarire con Calum. Metti da parte l'orgoglio e va da lui, forza», cercai di convincerla, ottenendo soltanto un secco 'no' in risposta. Ovviamente, Marlene era testarda come un mulo e io me ne dimenticavo sempre come uno stupido.

«Luke ha ragione», s'intromise Ashton, «Se vuoi chiarire con lui, vai e fallo. A Calum non può che far piacere, specialmente se avete litigato».

Marlene si mordicchiò il labbro inferiore, mostrando esitazione. «Tu dici? Non credi che io... cioè, non credi che lui pensi che io sono di troppo?», chiese ad Ashton, insicura, «Insomma, sta sempre da solo e io gli ronzo attorno da settimane e-».

«Vuoi la verità? A Calum piaci un casino», sbottò Ashton, interrompendola, «Quindi, alza il culo da questo muretto, cercalo e provate a chiarire qualsiasi cosa sia successa».

Marlene ci guardò interdetta per qualche secondo, poi gettò la sigaretta finita per terra, ci ringraziò e si alzò dal muretto, sparendo.

Mi voltai verso Ashton, fissandolo meravigliato. «Spiegami come diamine hai fatto a farle cambiare idea», lo attaccai, indispettito. Insomma, io conoscevo Marlene da più tempo di lui e non ero riuscito a fare niente, e lui con due parole l'aveva spedita dritta tra le braccia di Calum...

Ashton fece spallucce. «O l'ho convinta parlandole di Calum, oppure sono bravo a convincere le persone», si vantò, guadagnandosi un'occhiata scettica, «E ciò ci porta ad una cosa che tu non so come sei riuscito a rimandare».

Cominciai a sudare freddo, sapendo benissimo a cosa si riferisse. Ancora dovevo risolvere la questione con Michael, erano passate settimane non avevo parlato con lui da quel giorno che davvero non avrei voluto ricordare. Era decisamente troppo doloroso pensarci. «Sai, forse è meglio rimandarla per sempre».

Ashton scosse la testa, accarezzandomi una guancia. «Tu e Michael dovete chiarire - siete stati amici per così tanto tempo e non può finire tutto così, per una sottigliezza», spiegò, facendomi alzare un sopracciglio.

«Sottigliezza? Sei serio?», borbottai incredulo, «Ashton, abbiamo litigato perché lui è innamorato di me! Non credo che questa sia proprio una sottigliezza», protestai, alzandomi dal muretto quando sentii la campanella suonare.

Ashton mi affiancò mentre entravamo a scuola. «Luke, almeno pensaci, okay? Io penso che tu e lui dobbiate almeno cercare di chiarire».

Sospirai. «Non voglio soffrirci, e non voglio neanche che Michael ci soffra - l'ho visto davvero addolorato quando abbiamo litigato, e non vorrei che stesse peggio dopo aver parlato con me».

«Non è che ignorandolo migliori le cose», insisté Ashton, guardandomi speranzoso, «Mi prometti che almeno ci proverai?».

Sospirai. «Non posso prometterti niente. Specialmente non con una situazione tanto delicata come quella con Michael».


❀❀❀


Sono un deficiente. E sono anche facilmente manipolabile, ormai me n'ero accorto da tempo però.

Io non volevo andare da Michael. Almeno non subito, volevo far passare qualche altro giorno, raccogliere quel coraggio che davvero non avevo e bussare alla sua porta per chiedergli di tornare amici come prima pur sapendo che le cose non sarebbero potute tornare come prima in nessun caso (il che non faceva altro che scoraggiarmi ad intraprendere quella missione, visto che era persa in partenza). Ma Ashton, spinto da non so quale ardore nel vedere me e Michael far pace quando poi giusto qualche settimana fa s'era arrabbiato con me proprio a causa di Michael, aveva continuato ad insistere perché ci provassi. E non essendo riuscito a convincermi con il buonsenso, era passato alla compassione - e non riuscendo neanche con la compassione, era passato ai favori sessuali. Così, dopo un pompino che avrebbe convinto persino l'ateo più scettico a credere in Dio, ero lì, davanti alla porta di casa di Michael. E non potevo neanche tirarmi indietro perché come un coglione avevo già bussato.

Michael aprì la porta dopo qualche istante; scoprendomi dietro di essa, fece per chiuderla. Impedii che lo facesse bloccandola con il piede. «Michael, ti prego, voglio solo parlare».

«Vattene, Luke», borbottò Michael, suonando leggermente sconvolto, «Io e te non abbiamo niente da dirci».

«Io ho delle cose da dirti», sbottai, cercando ancora - ed inutilmente - di entrare in casa, «Devo dirti che mi manchi, che è dannatamente brutto non parlare più con te, che da quando non ci sei nella mia vita tutto è un po' più grigio», aggiunsi, senza sapere neanche da dove avessi trovato il coraggio di dire a Michael ciò che pensavo.

Michael, inaspettatamente, aprì la porta. Mi guardò circospetto, studiandomi come se stesse cercando qualche motivo per non credermi. «Hai litigato con Ashton e vuoi una spalla su cui piangere?», mi chiese, sospettoso e decisamente troppo scontroso all'idea che lo cercassi soltanto per lamentarmi del mio ragazzo.

Scossi la testa. «Con Ashton va tutto bene - ma questo non è importante adesso. Ciò che importa è il fatto che io sono qui perché mi manchi un casino», borbottai, respirando profondamente, «E so che forse non vorrai far pace con me, per ciò che provi per me, ma voglio solo che tu sappia che a me manchi un casino e la mia vita senza di te non è più la stessa, ecco».

Michael mi sorprese, avvolgendo improvvisamente le sue braccia attorno a me e stringendomi in un abbraccio di cui, diciamocela tutta, avevamo bisogno sia lui che io. Ricambiai la stretta, agrappandomi a Michael più che potessi e sospirando di sollievo perché, nonostante tutto, Michael ci sarebbe stato per me. Era l'unica cosa di cui avevo bisogno al momento.

«Non sai quanto mi sia sentito in colpa per averti trattato così male, l'altra volta. Spero che tu possa perdonarmi», disse Michael, staccandosi da me.

Io annuii, sorridendo contento mentre entravo in casa. «Tranquillo, sei perdonato. Ti perdonerei sempre, lo sai».

Michael alzò un sopracciglio. «Anche se faccio fuori il tuo ragazzo?», mi chiese scherzoso, tuttavia suonando leggermente stizzito (ma non l'avrebbe fatto davvero, no?).

Scossi la testa. «Per crimini minori posso perdonarti, ma quello credo sia un po' eccessivo, non credi?».

Michael rise. «Scherzavo, Luke! Dio, quanto mi sei mancato».


❀❀❀


[A/N] Sono consapevole del fatto che nessuno leggerà perché sono le due di notte di un martedì qualsiasi - ma mi sento in colpa a non postare. Vi ho fatto aspettare decisamente fin troppo. Quindi boh, godetevi il capitolo e ci vediamo domenica! ♥♥ (Lo giuro)

Ps: Buon san Valentino! Se lo festeggiate, vi auguro di passare una bellissima giornata con chi amate; se siete tristi e sole come me... beh, vi auguro una bellissima giornata lo stesso, magari davanti ad una pizza e un film/serie tv ahaha

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro