❀ XXII ❀
Luke
In quel momento ero nervoso quasi quanto Ashton. Eravamo nella sua auto, mi era passato a prendere per portarmi a casa sua, a pranzo da sua madre che ancora si aspettava una ragazza. Mi chiedevo come l'avrebbe presa, se avrebbe accettato Ashton oppure meno. Di sicuro non sarebbe stata contenta di saperlo, ma speravo non avrebbe avuto una reazione troppo esagerata per il bene di Ashton. Se poi avesse dato di matto e l'avesse davvero cacciato di casa, ero sicuro che mia madre avrebbe accettato volentieri di ospitarlo da noi - anche se la cosa a dirla tutta mi metteva in imbarazzo, perché avrebbe sicuramente fatto delle allusioni tremende. Beh, non potevo negare però che sarebbero state, più che allusioni, intuizioni: mia madre si era resa già conto delle dinamiche di coppia tra me ed Ashton (e la cosa mi metteva in imbarazzo, specialmente considerando che da quando Ashton aveva lasciato casa mia, settimana scorsa, lei non faceva altro che parlare di sesso con me. Mi chiedevo quando avrebbe smesso).
«Angelo, che ti succede?», mi chiese Ashton, facendomi voltare verso di lui, «Ti vedo pensieroso».
Mi mordicchiai il labbro inferiore. «Niente... sono nervoso. Se tua madre dovesse dare di matto?».
Ashton sospirò. «Credimi, ho paura anch'io. Dobbiamo solo sperare».
Gli afferrai la mano, mollemente poggiata sulla mia coscia, e la strinsi giocherellando con le sue dita. «Sono sicuro che andrà tutto bene. E se dovesse andar male... io sarò più che felice di ospitarti a casa mia, lo sai», lo rassicurai, abbassando leggermente la mia voce, «Ho tante belle cose da mostrarti, sai».
Ashton rabbrividì, trasalendo mentre lasciavo che la sua mano salisse sulla mia coscia. Il suo tocco era dannatamente mozzafiato ed eccitante. «Esattamente cosa, angelo?», mi chiese, afferrandomi per la maglietta per attirarmi verso di sé.
Finii sulle cosce di Ashton, con le mie labbra incollate alle sue e le sue mani sul mio sedere. Mi staccai brevemente per riprendere fiato, gemendo quando le labbra di Ashton si attaccarono al mio collo. «Ho qualche novità nell'inventario e devi ancora vedere il resto. Finora hai soltanto scalfito la superficie di Angel», ansimai, spingendo il mio bacino su quello di Ashton senza curarmi che fossimo in pubblico, davanti a casa sua. Volevo Ashton in quel momento.
Le labbra di Ashton risalirono verso il mio orecchio. «Luke, lo so che non riesci a trattenerti, ma siamo davanti a casa mia e dobbiamo andare da mia madre», ridacchiò rocamente, riuscendo soltanto ad eccitarmi di più, «Magari dopo, dai».
Mi morsi il labbro inferiore, arrossendo prima di fare qualcosa che mai avrei pensato di fare – anche se ormai avevo fatto la maggior parte delle cose che in vita mia non avrei mai pensato di fare. Sotto gli occhi attenti ed attoniti di Ashton mi sbottonai i jeans ed abbassai la zip, lasciando che Ashton intravedesse la stoffa azzurra ed orlata di rosa delle mie mutandine. Il riccio sgranò gli occhi, tenendoli fissi sulla porzione di mutandine visibili.
«Non l'avevo mai fatto prima d'ora», spiegai, arrossendo, «Ma ho pensato che, magari... ti avrebbe fatto piacere vederle, ecco», aggiunsi, sentendomi improvvisamente impacciato. Le reazioni di Ashton mi spiazzavano sempre, spogliandomi di quella finta spavalderia che mi ostinavo ad indossare. Con lui ero semplicemente il timido, impacciato e complessato Luke. Persino quando ero Angel.
Ashton alzò finalmente lo sguardo, sorridendomi malizioso. «Oh, sì che mi fa piacere», mormorò, riabbottonandomi i jeans tuttavia – per mio grande dispiacere, «Ma adesso non è tempo per questo. E sai quanto mi dispiaccia dirtelo».
Inclinai la testa di lato. «Esattamente quanto ti dispiace?», chiesi innocente, facendo salire le mie dita sulla porzione di pelle che la sua camicia lasciava scoperta. Ormai ero certo che lo facesse apposta a mettere quelle dannate camicie, sapeva che effetto mi facessero.
Ashton posò un ultimo bacio sulle mie labbra prima di aprire la portiera dell'auto. «Tu non ne hai proprio idea», borbottò, sorridendo, «Adesso andiamo però, dai».
Sospirai mentre scendevo dall'auto, aspettando che Ashton scendesse a sua volta. «Dopo non mi scapperai, qualsiasi cosa accada», lo minacciai, facendolo scoppiare a ridere.
«Non so se avere paura o meno, angelo», mi prese in giro Ashton, afferrandomi la mano mentre raggiungevamo la porta di casa sua. Dimenticandomi di tutta la tensione che si era creata fra di noi, ricominciai a sentirmi incredibilmente nervoso, al punto che sentii i palmi delle mani sudati. La madre di Ashton ancora non sapeva di me, non sapeva che Ashton fosse attratto dai ragazzi, ed io e lui eravamo mano nella mano davanti alla sua porta come due deficienti. Fortunatamente Ashton lasciò andare la mia mano mentre apriva la porta con le sue chiavi. Entrammo in casa furtivamente, come due ladri; se non avessi avuto paura la cosa mi avrebbe fatto ridere sicuramente.
«Ashton? Sei qui?», lo chiamò sua madre, uscendo dalla cucina e raggiungendoci raggiante, «Oh, ciao Luke! Dov'è la tua ragazza, Ashton?».
Ashton si guardò attorno confuso, arrossendo leggermente. «Ehm... arriverà a momenti, sì. Luke è qui per... darmi una mano ad organizzarmi, sì», spiegò sbrigativo, afferrandomi per mano e trascinandomi via fino alla sua stanza quasi correndo sulle scale.
«Ash, Ashton! Si può sapere perché tutto questo nervosismo? E poi diamine, avresti dovuto dirglielo subito!», mi lamentai non appena fummo nella sua stanza.
Ashton si sedette sul letto con le mani nei capelli. «Mi sbagliavo Luke. Non posso farlo. Non posso darle questo dispiacere, non posso dirle che mi piacciono i ragazzi. Ho troppa paura», mugugnò, facendomi sospirare. Lo capivo eccome, ma ormai eravamo arrivati fino a quel punto e non poteva tirarsi indietro – anche perché quella fantomatica ragazza non sarebbe mai arrivata ed io non potevo dissimulare con una parrucca.
Mi sedetti sul letto accanto ad Ashton, stringendogli una mano per dargli conforto. «Ash, lo so che hai paura. Ma fa parte della vita, devi farti coraggio e dire tutto a tua madre- non puoi sapere come reagirà e certo, può reagire negativamente, ma può anche reagire in maniera positiva. Non puoi saperlo», cercai di rassicurarlo, «E poi non puoi dirle che la ragazza non si presenterà perché la ragazza non ce l'hai, le spezzerai il cuore e ti odierà perché le hai mentito».
Ashton mi guardò di sottecchi. «Le ho mentito lo stesso, Luke. E credo che mentirle sul sesso della persona che amo sia molto più grave di mentire sul fatto di uscire con qualcuno o no – le spezzerò il cuore in ogni caso e se le dico che mi piacciono i ragazzi sarà anche peggio».
Beh, non potevo non dire che avesse ragione, ma non volevo farlo stare peggio. Dovevo fare in modo che si fidasse di me e cercare di infondergli il coraggio necessario per rivelare una parte tanto importante della sua vita a sua madre. «Metti che non le spezzerai il cuore. Metti che tua madre reagirà come ha reagito la mia- okay, forse no, mia madre reagì in modo davvero imbarazzante», ricordai, ridacchiando.
Ashton rise. «Immagino», disse, strofinando la mano libera sui pantaloni, «Okay, forse ce la faccio. Andiamo?».
Annuii, lasciando che Ashton mi conducesse di nuovo di sotto. Ignorai il battito del mio cuore mentre raggiungevamo la cucina; entrambi eravamo nervosissimi, Ashton ovviamente più di me. Gli baciai una spalla prima che entrambi entrassimo in cucina, sorprendendo la madre di Ashton a glassare dei cupcake. La donna ci guardò confusa, occhieggiando le nostre mani intrecciate; era decisamente sospettosa e la cosa servì soltanto ad infondere soltanto più panico ed ansia in Ashton. Gli accarezzai il dorso della mano.
«M-mamma, devo parlarti», esordì il riccio, balbettando a disagio.
La signora Irwin alzò un sopracciglio. «Certo, dimmi».
«Ricordi la mia ragazza? Quella di cui ti ho parlato, che avrebbe dovuto essere qui oggi?».
«Ashton, mi stai spaventando», mugugnò la donna, portandosi una mano al petto.
Strinsi la mano di Ashton più forte per fermare l'istinto che avevo di prendere e scappare e non tornare mai più. «Non è una ragazza. È... Luke. Io sto con Luke», spiegò, facendo sgranare gli occhi alla donna. Ecco, aveva reagito male. Avevo appena tolto il tetto dalla testa di Ashton.
La signora Irwin ci guardò per qualche istante, poi sorrise timidamente. La sua reazione mi stupì e rilassò Ashton, adesso meno rigido contro di me. «Oh, beh, è... inusuale», borbottò, ancora leggermente accigliata, «Ma credo che dovrò abituarmi se questa cosa ti rende felice, già. E poi Luke, mi sembri davvero un ragazzo delizioso».
Arrossii. «Grazie, signora Irwin».
«E mi piacerai di più se ti piacciono i miei cupcake, altrimenti scordati mio figlio. Chiaro?», sbottò, facendomi scoppiare a ridere.
Beh, tutto sommato non era andata tanto male. Se non contate che ho dovuto far finta che i terribili cupcake di Anne Marie Irwin fossero deliziosi, però...
***
[A/N] heyy, scusate il ritardo - non ho potuto scrivere per niente oggi. Mi dispiace lasciarvi con questo capitolo un po' schifoso e scontato ed oltretutto così in ritardo, ma mi rifarò con l'aggiornamento di domani - perché sì, aggiornerò anche domani quindi tenetevi pronte ahahah ( ͡° ͜ʖ ͡°)♥
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