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La dolce melodia di un adagio rimbombava tra le mura di quella casa poco accogliente e vuota.
James stava suonando, immerso nella lettura delle note della partitura, dava la giusta attenzione a ogni dinamica accarezzando dolcemente le corde del proprio violino con l'archetto.
"Ehi", una voce strascicata lo aveva chiamato dal ciglio della porta di camera sua spezzando quell'attimo di intensa magia.
James aveva sollevato lo sguardo, salutando con un cenno del capo Xavier, il suo strampalato coinquilino con l'ossessione per il macabro.
"Ciao Mister X!", aveva detto mentre si avvicinava al proprio letto accuratamente rifatto, poggiando delicatamente il proprio violino nella custodia.
"Che hai fatto oggi?", chiese il ragazzo riccio dallo sguardo assente.
"Ho studiato un pezzo che mi hanno chiesto di preparare per domani notte", aveva detto il demone tutto intento a passare la pece sull'archetto di crine.
"Ahn...", aveva annuito Xavier mostrando palesemente scarso interesse per la faccenda.
James corrugò la fronte e si chiese il motivo per cui glielo avesse chiesto. Ma poi si ritrovò a pensare che non c'era assolutamente nulla da capire in uno come Xavier.
"Credo che... che andrò a trovare Wendy", disse compiaciuto il coinquilino annuendo nella sua direzione.
James sollevò entrambe le sopracciglia per assecondarlo.
"Sai per caso se... se le sono mancato?".
Il demone fece spallucce. Non aveva nessuna voglia di conversare con un matto come Xavier e di assecondare perfino le sue idiozie.
"Non ne ho idea... accertati tu stesso, no?", aveva tagliato corto. Tirò fuori dalla tasca una tabacchiera metallica e la aprì con attenzione. Dentro ci stava della deliziosa erba da fumare.
Xavier lo osservò con la solita aria assente. Dovette volerci un po' perchè le parole di James gli arrivassero al cervello, poi lo sciocco umano sorrise.
"Oggi le ho portato un regalo", disse.
James abbozzò un sorriso tra sè mentre gli dava le spalle. Pensò a com'erano strane le circostanze. Lui si faceva di pasticche e Xavier dava i numeri al posto suo. La cosa era tristemente divertente.
"Oh davvero? E quale chicca hai portato per la tua Wendy stasera?", chiese falsamente interessato ma divertito da quell'assurda commedia di cui lui stesso era attore.
"Oh", disse Xavier premuroso avvicinandosi, "Guarda... li ho raccolti oggi per strada mentre tornavo a casa".
Il giovane umano cavò fuori dalle tasche dei grigi e anonimi sassolini poggiandoli sul copriletto blu notte di James, che, vagamente disgustato li prese rimettendoglieli in mano.
"Davvero stupendi", si affrettò a dire, "Wendy ne sarà entusiasta".
Wendy era solo un'orribile e informe bambola gonfiabile con cui Xavier credeva di intrattenere un'intensa e sentita storia d'amore. La custodiva gelosamente in camera sua, seduta su di una poltrona, e non era strano, di tanto in tanto, vederlo girare per casa abbracciando quell'obbrobrio.
Xavier sorrise soddisfatto al cordiale giudizio del demone prima di rimettere i sassolini nella tasca del giubbotto consunto.
Quando lo strampalato coinquilino fu a debita distanza da James, questo raccolse una cartina e la rollò mettendovi della Marjuana al posto del tabacco, poi tenne lo spinello sospeso tra le labbra, e si passò entrambe le mani sulle tasche dei jeans, alla ricerca dell'accendino.
Lo sguardo svanito ma decisamente invadente di Xavier non lo abbandonò finchè il demone non ebbe trovato lo strumento che cercava nella tasca della propria felpa.
A quel punto Xavier sospirò. "Spero proprio che con questi Wendy possa perdonarmi", dondolò sui piedi con aria mortificata. "Ieri sera abbiamo litigato e l'ho insultata".
Mentre il coinquilino strampalato raccontava la sua assurda storia tornando alla porta, James si era comodamente sdraiato sul divano di camera sua portandosi con non chalance lo spinello ora acceso alle labbra.
Aspirò con rilassatezza senza neanche ascoltarlo e incrociò le gambe una sull'altra, sporgendole oltre il bracciolo.
Xavier rimase per qualche momento ad attendere una sua risposta, ma questa non venne, così al povero matto non rimase che rinunciare a far conversazione e rifugiarsi in camera propria in compagnia della sua Wendy.
Quando Xavier richiuse la porta James lasciò ciondolare la testa e chiuse gli occhi.
Che stupido idiota... aveva pensato espirando una lunga boccata di fumo.
Pensò poi a tutti gli eventi che lo avevano visto protagonista fino a quel momento. Da quando aveva deciso di partire. Di lasciare Londra. La città che per circa un secolo lo aveva ospitato.
Era passato dalla ricerca di un lavoro, all'occasione di andare a vivere con Xavier.
Per quanto il suo coinquilino fosse un matto inquietante a lui stava più che bene. Xavier non faceva tante domande e poi amava tutto ciò che riguardava le storie dell'orrore. Se anche avesse notato qualcosa di strano in lui, non lo avrebbe raccontato a nessuno, e se lo avesse fatto, nessuno, matto com'era, lo avrebbe creduto.
Le labbra di James si socchiusero lasciando intravedere una fila di denti bianchissimi.
I suoi occhi si riaprirono inquieti. Un improvviso desiderio di morte lo aveva colto. Era il fumo, a portargli talvolta quegli effetti collaterali.
Si alzò in fretta dal divano e frugò nell'armadio alla ricerca del proprio giubbotto in pelle. Quella notte sarebbe andato alla ricerca di una giovane vittima.
Era da un po' di notti che non dormiva, quindi sarebbe anche stato il momento di prendersi ciò che era suo di diritto. Il diritto di dormire almeno per una notte.
Spense lo spinello nel posacenere sulla scrivania e uscì nel corridoio di quella casa buia.
Rumori strani e inquietanti provenivano dalla camera del suo coinquilino psicopatico ma non ci fece neanche caso, visto che c'era abituato.
"Mister X, io esco", aveva annunciato quando era giunto alla porta di ingresso, poi era uscito, alla ricerca del buio.
La grande mela lo attendeva. New York, la città che non dorme mai, aspettava solo di rivelargli quanto di delizioso potesse esserci nei suoi stretti e oscuri vicoli.
E quando percorse buona parte della strada illuminata, James scartò in un vicolo più stretto. E in quel silenzio rotto solo dai rombi delle auto lontane, si confuse nel buio.

[A Camilla, una delle roler più divertenti che abbia mai conosciuto, in ricordo del suo Xavier]

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