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Capitolo 9


Nella mia vita potevo vantare molte cose e tra queste vi era anche un passato da fierissima ed intraprendente boy scout. In realtà, l'avevo fatto soltanto per due mesi, nell'estate in cui avevo 10 anni. L'estate più intensa e faticosa mai vissuta, che aveva confermato la mia assoluta incapacità per qualsiasi attività fisica. Tuttavia, si era rivelata un'esperienza piuttosto utile: avevo imparato a fare tutti i nodi possibili ed immaginabili, adatti per strangolare un uomo, una capacità da sfruttare sicuramente. Riuscivo a riconoscere funghi e bacche velenose, sapevo accendere il fuoco e salire sugli alberi, sebbene con qualche difficoltà. Naturalmente, sulla brochure non c'era scritto un metodo per ritrovare un cane e certamente non si poteva nascondere sotto il letto oppure nel cesto della biancheria sporca. Grugnii e una ciocca di capelli mi scivolò sul viso, soffiai un paio di volte, spingendola all'indietro mentre ero inginocchiata con le mani a terra, sommersa da una marea di vestiti sporchi di cui non ricordavo neanche l'esistenza. Da quando possedevo così tanti capi di abbigliamento? Guarda caso erano gli stessi che scomparivano quando ti servivano sul serio. Tanti soldi spesi e alla fine, finivano nel dimenticatoio. Mi alzai dopo aver raccolto tutti quei panni e uscii dal bagno. Avevo controllato ogni singolo luogo della casa e messo letteralmente a soqquadro ogni centimetro ma Zeus non si trovava da nessuna parte. La signora Lambert mi avrebbe ucciso. Potevo già immaginare la feroce morte che mi aspettava. Sarei stata investita? Sparata? Soffocata? Di certo mi avrebbe fatto sparire nel nulla e rinchiusa in un baule nel suo vecchio salotto, dove sarei ammuffita mentre i miei genitori piangevano la mia morte. Avrei preferito una morte molto più nobile e preferibilmente il più lontana possibile da qui.

"Ho controllato tutti i piani, niente" Dylan rientrò, piegando le ginocchia e posandoci le mani sopra, provando a prendere fiato. Non si poteva certo dire che fosse un'atleta se aveva il respiro corto dopo aver fatto solo tre piani, compreso il piano terra. Su questo aspetto potevamo avere qualcosa in comune ma perlomeno io riuscivo ancora a fare tre piani senza ascensore, un risultato incredibile. Ritornando al cane...okay, dovevo rimanere calma e non farmi prendere dal panico, i due mesi di boy scout erano serviti anche a questo, no? Feci un profondo respiro, massaggiandomi le tempie "è tutta colpa tua, se avessi fatto più attenzione, tutto questo non sarebbe successo" asserì, una ruga comparve sulla mia fronte ma promisi a me stessa di non arrabbiarmi, dovevamo utilizzare l'energia per cercare il cane "ora la signora Lambert romperà le scatole per la perdita del suo orribile cane, soltanto perché ha affidato il suo cucciolo a un'incompetente" un'altra ruga solcò la mia fronte, seguita da un crescente nervosismo. La pazienza poteva anche andare a farsi benedire

"e secondo te, di chi è stata la colpa, razza di idiota che lascia la porta?!" inveii, lui inarcò un sopracciglio, guardandomi con un'espressione inviperita

"ora la colpa sarebbe mia?!" di certo non poteva essere del postino "dannati te e i tuoi maledetti dvd!" grugnì, surriscaldandosi. Feci una smorfia, sentendomi allo stremo delle forze, non soltanto la mia vita dipendeva da un cane ma anche da un essere immaturo appartenente ad una specie purtroppo non identificabile.

"Deve essere uscito dal palazzo, magari è ancora qui in giro" e sperai con tutta me stessa che fosse così. Raccolsi la sua valigia per sicurezza e mi avviai verso la porta ma mi fermai prima di oltrepassarla, mi girai verso Dylan, ancora fermo

"cosa?" domandò e agitai il capo per indicare la porta, se pensava che sarei andata da sola mentre lui stava qui a poltrire, poteva scordarselo, aveva il 50% della colpa. "Va bene" sbuffò e mi raggiunse, dovevo ricordarmi di sottoscrivere nel mio testamento, prima di morire, che lui aveva la metà della colpa e che quindi, meritava di essere castrato. Oppure, di essere atrocemente torturato, magari mangiucchiato da Zeus, se mai l'avessimo ritrovato.

Uscimmo di soppiatto dall'ingresso, senza farci vedere da Scrooge, impegnato a controllare l'ascensore che 'qualcuno' aveva bloccato. Scendemmo i gradini e mi guardai attentamente intorno ma non c'era un enorme rottweiler in giro, soltanto un traffico piuttosto lento e snervante, una piccolissima quantità di persone che occupavano il marciapiede e un cielo parzialmente nuvoloso con una buona probabilità di schiarimento entro un'ora, accompagnato da un piccolo innalzamento del vento. "Facciamo così, facciamo il giro del palazzo, io da un lato e tu dall'altro, vediamo se riusciamo a trovarlo" annuì e lo vidi allontanarsi dal lato opposto al mio. Feci il giro dell'ala sinistra del palazzo, procedendo lentamente, osservando qualsiasi angolo, anche il più piccolo e facendo attenzione ad ogni minimo movimento.

"Zeus, sei qui intorno?" come se avesse potuto rispondermi, beh in realtà non pretendevo molto, soltanto un abbaio. Purtroppo, non percepii nulla. Avevo come la sensazione che in una situazione del genere sarebbe stato perfino più facile cercare un topo, invece di un cane di 70 cm che pesava ben 50 kg. Mi diressi sul retro del palazzo, dove stavano i cassonetti dei rifiuti ma non c'era nessun cane in vista. Guardai i bidoni e mi avvicinai con riluttanza, il 90% della mia mente sapeva che era impossibile ma il restante 10% insisteva sulla possibilità che un'auto l'avesse investito e poi l'avesse gettato nell'immondizia. Sollevai il coperchio e guardai all'interno, sperando che non arrivasse nessuno. L'ultima cosa che volevo, era sembrare una vagabonda così povera da scavare nei rifiuti. In effetti, con la tuta da casa che mi ero infilata, di un flaccido turchese con tanto di piccolo e infantile cuore rosa sul lato destro della felpa, i capelli legati in una disordinata coda di cavallo, apparivo sul serio una vagabonda. Purtroppo, non avevo avuto il tempo di pettinare i capelli e quindi, ora sembravano un ammasso aggrovigliato di nodi. Ero diventata l'orribile versione di Esmeralda del Gobbo di Notre Dame, mancava soltanto che un senzatetto si avvicinasse, chiedendomi di uscire. Nella mia vita avevo ricevuto richieste molto strane di uscita ma non fino a quel punto. Non per qualcosa in particolare ma purtroppo avevo standard un po' alti e non accettavo le richieste di tutti. Solo di quelli impossibili e irrealizzabili.

Guardai ancora una volta tra i rifiuti ma niente. Sicuramente, se mai fossi riuscita a scampare a morte certa, mi attendeva un bel bagno caldo. Con un sospiro richiusi il cassonetto e le mie narici mi ringraziavano, ma improvvisamente...

"Buh!" Sussultai e d'istinto lasciai la presa, un tonfo scosse tutta la zona. Mi girai, assottigliando lo sguardo, tremando ancora "è stato esilarante!" il mio coinquilino non la smetteva di ridere, con una mano sul ventre, cercava di trattenere le risate, senza riuscirci. Sapevo di avere un futuro da aspirante comica ma non pensavo che la mia faccia fosse così buffa. Lo fulminai con lo sguardo e mi impegnai seriamente anche per lanciargli centinaia di maledizioni voodoo, magari chissà, sarebbe esploso prima di sera. Strinsi i pugni, avevamo cose più importanti a cui pensare.

"Tu sei riuscito a trovarlo?" mi fece segno di attendere un secondo mentre cercava di riprendersi dalle risate, mentalmente contai fino a tre, dopo l'avrei strangolato con le mie mani. Finalmente si calmò e gli lanciai un'occhiataccia, scosse il capo "magari, si è allontanato, dobbiamo cercarlo" continuai. Andiamo, quanto poteva essere difficile trovare un cane sparito da circa 10 minuti, poi mi ricordai che ci trovavamo in una metropoli come Cambridge. Davvero fantastico.

"Vieni con me, con l'auto saremo più veloci" lo seguii mentre faceva il giro verso il garage. Superammo varie auto, fin quando si fermò davanti a una Chevrolet Captiva bianca, nuova di zecca. Diedi un'occhiata all'interno, ai rivestimenti in pelle che sembravano essere usciti da un concessionario. Entrai in auto e attesi che mettesse in moto, uscì dal garage, inoltrandosi nella strada. Lentamente, con la velocità al minimo, fece il giro dell'isolato mentre entrambi tenevamo gli occhi aperti e fissi sulla strada

"è impossibile che sia scomparso" strinsi i denti per vincere contro l'istinto di mangiucchiarmi le unghie per la frustrazione. Un vizio che nel tempo mi era costato anni di duro sforzo e di privazione, una manicure infatti non mi durava per più di una settimana, quindi addio alla possibilità di avere unghie curate ogni giorno, a differenza di Faith Lee e le sue mani perfette. Reclinai la schiena sul sedile, più morbido perfino del mio letto e focalizzai l'attenzione sullo scorrere del paesaggio

"aspetta" ebbi un'improvvisa illuminazione "la signora Lambert mi ha dato una lista" frugai nella borsa in cerca di quella lista, più lunga di un libro universitario, andai dritta dritta a pagina tre "qui ci sono tutti i luoghi preferiti di Zeus, secondo te, è possibile che sia in uno di questi?" se veramente fosse stato possibile, allora c'era da dire che quel cane aveva un grandissimo senso dell'orientamento. Dylan ingranò la marcia e aumentò la velocità.

Dopo circa 25 minuti di traffico, laddove volarono le più solenni e alte imprecazione, e altrettanti minuti persi in ogni luogo visitato fino ad allora, arrivammo al quarto luogo segnato, il Lechmere Canal sul fiume Charles. Quel cane aveva davvero molti posti preferiti, sparsi un po' in ogni parte di Cambridge. La sua ricerca si era trasformata in una specie di viaggio turistico per la città. Avevamo visitato dapprima la stazione di Harvard dove, da come scriveva la 'simpatica' signora Lambert, c'era il suo negozio preferito di giocattoli. Poi, come secondo luogo, eravamo stati nella piazzetta di Harvard Square, dove sembrava avere una piccola cerchia di amici canini. Il nostro piccolo Zeus sembrava anche essere molto religioso, dato che il terzo luogo era stato la chiesa St. Paul. Certamente, non si poteva dire che avesse una vita monotona.

"Zeus" non so da quanto tempo stavo gridando il suo nome, se tutto fosse andato per il meglio, l'unica conseguenza sarebbe stato un terribile mal di gola e la carenza di voce per qualche ora. Accanto a me, sentivo la voce tuonante di Dylan che, come me, ripeteva il suo nome mentre camminavamo sul piccolo canale. Improvvisamente, il mio telefono squillò e la voce di Beyoncé mentre cantava Single Ladies risuonò a tutto volume. Il mio coinquilino inarcò un sopracciglio nel sentire il cavallo di battaglia mio e di Kat. Quella era la nostra canzone, quella che ci aveva accompagnato per i fatidici anni del liceo, quella che cantavamo a più non posso e che al solo sentire, impazzivi dalla voglia di ancheggiare il sedere. Non ero una ragazza amante del ballo ma quando veniva messa la mia canzone e dico la mia, allora, fermi tutti che dovevo scatenarmi. Preferibilmente, però, in un luogo meno all'aperto e più appartato, con un ristrettissimo numero di persone pari a zero, come quando cantavo sotto la doccia. Presi il cellulare e sbiancai quando vidi il numero "è la signora Lambert... e adesso cosa facciamo?" il telefono continuava a squillare mentre inalavo un bel respiro profondo, prima di rispondere, facendomi forza e coraggio. Cliccai sul display

"salve, signora Lambert" provai ad avere il tono più mellifluo e spensierato possibile, poi mi ricordai che la signora Lambert era l'unica vecchietta sulla faccia della terra, immune a questo tipo di tono. "Come stai? Avete risolto tutti i vostri problemi? Spero di sì, dove siete? Sento un po' di confusione, siete in strada? Avete visto finalmente che sole che è uscito?" tentai di farle perdere tempo, conversando un po', nella speranza che la sua natura da gran pettegola fosse con me in questo momento.

"Non ho intenzione di conversare con lei" schietta e antipatica come sempre, la prossima volta avrei dovuto ricordarmi di non aprire la porta. Al diavolo, con quel caratterino non si conquistava per niente i miei favori. "Come sta il mio piccolo cucciolo?" tutto sommato abbastanza bene, o almeno lo speravo. Nella peggiore delle ipotesi, poteva essere diventato un succulento piatto in un ristorante cinese mentre la mia testa sarebbe finita appesa come a una di quelle che vengono attaccate ai muri come un trofeo. A quell'immagine rabbrividii, anche perché la parete e il bianco cadaverico della pelle non donavano per niente al mio volto. Sebbene l'idea di essere considerata un trofeo da esporre non era male, preferivo comunque esserlo da viva.

"Zeus, sta bene, sta...guardando la tv, gli riferirò che avete chiamato ma ora è meglio lasciarlo stare" provai a chiudere la chiamata.

"Voglio sentirlo, quindi muoviti ad usare questo aggeggio infernale per farmelo sentire" coprii con una mano il telefono e guardai Dylan, ancora accanto a me "devi fare Zeus" sussurrai a voce bassa

"che?" mi guardò con una faccia stralunata

"avanti" mimai e tolsi la mano "signora Lambert, ecco ora glielo passo" avvicinai il telefono a Dylan che iniziò ad abbaiare. Dovevo ammettere che come imitatore di animali faceva pena. Più che un cane, sembrava una foca in travaglio, faceva veramente schifo. Tanto da essere illegale. Ma, che cavolo! Ogni uomo o donna, su questa terra, da piccolo imparava a fare il verso degli animali e lui se ne usciva con questo? Davvero deludente. Decisi, allora, di dargli una piccola spintarella, pestandogli il piede con una certa soddisfazione. Lui strinse i denti per non urlare e poi li digrignò, continuando ad abbaiare, ora si che si ragionava. Tolsi il telefono "c'è un po' di interferenza, il mio telefono non prende bene, poi sta guardando la televisione" mi giustificai, provando ad eliminare probabili sospetti e staccai velocemente la chiamata.

"Dobbiamo trovare assolutamente quel cane, qui non c'è" conclusi, provando a non abbattermi. Ritornammo in auto e feci scorrere lo sguardo sull'ultimo posto nella lista che, come leggevo, era incredibilmente vicino. "Dobbiamo tornare indietro, al quel piccolo parco di fronte al nostro palazzo" più ci avvicinavamo e più speravo di riuscire a trovare quel cane. Il tempo passava e si avvicinava sempre di più l'ora del patibolo. Finalmente Dylan si fermò accanto al marciapiede del piccolo parco giochi. Ero passata molte volte di lì ma non vi avevo mai prestato grandissima attenzione, con il suo curato spazio verde, con tanto di piccolo laghetto artificiale e giostre per bambini. Un posto dove avrei potuto portare le mie due adorabili pesti, così da far scaricare la loro energia e vederli crollare per il sonno, alle 10 di sera. Scesi dall'auto, era molto più piccolo di una villa ma comunque abbastanza grande. Mi guardai intorno mentre i bambini correvano euforici, spensierati e incuranti dei problemi della vita. Beata ed ignara gioventù, era meglio rimanere piccoli, piuttosto che crescere e diventare una povera single come me, con un coinquilino folle, alla ricerca di un cane scomparso, invece che dell'amore. Troppo? In effetti, forse era meglio trovare un uomo, anche se, questa ricerca poteva essere ancora piuttosto difficile.

"Dylan, stai cercando?" mi girai verso di lui, stranita dal suo insolito silenzio e lo trovai a pochissimi metri di distanza da me, ma la cosa che mi insospettì di più, fu il guinzaglio che teneva in mano e che portava dritto dritto a un bellissimo labrador adulto "ehm...dove hai trovato quel cane?" lo indicai, di certo non era il rottweiler che stavamo ardentemente cercando

"è di quella donna seduta sulla panchina lì in fondo" la indicò con il dito. La donna in questione era una quindicenne con le gambe incrociate sulla panchina e le cuffie nelle orecchie mentre si mordeva il labbro, lanciando ogni tanto uno sguardo nella nostra direzione. Non appena si accorse dei nostri sguardi e in particolare del mio, la sua espressione si adombrò. Fece una smorfia, facendomi la linguaccia e quando distolsi gli occhi, mi sembrò di vedere l'ombra di un medio. Non avevamo neanche 10 anni di differenza, eppure io alla sua età di certo non ero così, mi domandavo dove fossero finite quelle deliziose ragazze figlie dei fiori, timide e ubbidienti.

"Okay, tralasciando la ragazza, per quale motivo hai preso il suo labrador?" più andava avanti e più questa giornata diventava sempre più stressante

"è una femmina adulta di nome Shelly, in questo periodo dell'anno, i cani femmina sono in calore, quindi è una calamita per tutti i maschi, possiamo usarla per trovare Zeus" si chinò, accarezzando il capo di Shelly.

"Quindi tu intendi trovare Zeus, invitandolo ad accoppiarsi?" quanto poteva essere stupido? Sul serio, la sua stupidità mi lasciava ancora perplessa

"è un maschio e i maschi pensano tutti allo stesso modo" su questo non c'era assolutamente ombra di dubbio, erano burattini in mano al grande uccello "avanti Shelly, aiutaci a trovare Zeus."

Per i successivi 10 minuti, perlustrammo tutto il parco ma a parte l'essere perseguitati da 12 cani, nessuno dei quali era Zeus, non avevamo concluso nulla. Avevamo restituito Shelly alla sua 'adorabile' padrona che aveva fatto gli occhi ammiccanti a Dylan mentre a me un simpatico sgambetto. Giuro che però mi sarei vendicata. Comunque stavo considerando la possibilità di chiamare la protezione civile per smarrimento di animale e soprattutto la signora Lambert. Inoltre, da un bel po' era anche iniziata la preoccupazione, Zeus era sparito da più di un'ora e chissà dove poteva essere finito. Come un peso morto, cercai di trascinarmi fino all'auto, alzando lo sguardo mentre aprivo la porta. Fu allora che vidi un signore di mezza età, i capelli bianchi che spuntavano dal suo cappello, camminare sul marciapiede di fronte. Non mi focalizzai tanto su quel signore ma sul cane che lo seguiva, un grosso rottweiler nero, così incredibilmente familiare. Chiusi con forza la porta e corsi verso la strada. Attesi, impaziente l'accensione del verde ma ebbi comunque le imprecazioni degli automobilisti quando, non appena scattò, mi precipitai sulle strisce, raggiungendo il marciapiede.

"Zeus!" mi chinai su di lui, avvolgendolo tra le mie braccia. La scena perfetta di un film romantico, la ragazza e il suo cane, stile io e Marley, a lume di candela. Gli baciai il capo

"signorina, lo conosce?" dopo le mie 'effusioni', sollevai lo sguardo sull'uomo, era il primo vecchietto cordiale che incontravo da quando mi ero trasferita. Era bello tornare a sperare nell'esistenza di anziani del genere

"sì, la sua padrona me l'ha affidato per accudirlo per questa giornata" continuai ad accarezzarlo, rimanendogli incollata, per nulla al mondo avrei voluto ripetere un'esperienza del genere, quindi lo tenni stretto

"conosco la signora Lambert e soprattutto questo cucciolo qui" gli massaggiò il collo "l'ho trovato che stava sui gradini come un custode e non appena mi ha visto, mi ha seguito, pensando che avessi i biscotti che gli do di solito, è stato un piacevole passatempo" spiegò

"la ringrazio" non era stato attratto da una femmina in calore ma da un paio di biscotti, assomigliava ad una certa persona che si stava proprio avvicinando. Alternai lo sguardo tra loro due, in effetti notavo una certa somiglianza.

*****

Mi sollevai le maniche della felpa e mi asciugai la fronte con il dorso della mano, finalmente Zeus era entrato nella vasca. Ore 15, l'ora del bagnetto una volta a settimana e sfortuna voleva che fosse proprio il giorno in cui dovevo badare a lui. Presi lo spruzzino e scambiai un'occhiata con lui, da 1 a 10 quanto poteva essere difficile fare il bagno ad un cane? Avevo affrontato Mary Puth, la ragazzaccia del terzo anno, temuta da tutti a causa della sua corporatura massiccia, il carattere brusco e la sua propensione verso i pugni. Veniva evitata in tutto il liceo perché si vociferava che avesse picchiato un suo compagno nella precedente scuola. Al primo anno, era nata questa rivalità con Kat, soltanto perché lei era più popolare e pesava 50 chili meno di lei. Una banale antipatia, fin quando Mary non aveva messo in giro pettegolezzi sulla mia amica. A quel punto era stato impossibile evitare lo scontro. Alle 2 dell'ora pomeridiana di un caldo giorno di maggio, nella palestra del campus, per 10 minuti ero sfuggita a Mary, grazie alla mia incredibile agilità, dovuta all'assiduo esercizio che facevo ogni giorno per arrivare a scuola in orario, e a uno sgambetto fortuito, avevo battuto la grande Mary. Tuttavia, il mio momento di gloria era durato ben 12 muniti, il tempo del mio arrivo in presidenza. Avevo avuto una settimana di punizione ma in compenso Mary Puth si era ritrovata con un dente rotto. Per non parlare di come riuscivo a destreggiarmi quando Cloe mancava e scattava l'ora di punta o come la chiamavo io, l'inizio della trincea. Alla fine, ritornavo a casa con un mal di schiena terribile e con piccolo extra sullo stipendio che avrei speso in borse calde e fasce terapeutiche.

"Ora fai il bravo, mi raccomando, altrimenti litighiamo" volevo riuscire a lavarlo senza problemi e non essere inondata dalle cascate del Niagara. Aprii il rubinetto e lentamente lasciai scorrere l'acqua sul suo corpo, ringraziai il cielo per la sua immobilità. Lo insaponai dolcemente e lo risciacquai. Lo spronai a scendere e non appena mise le zampe sul tappetino, mi armai di asciugamano e fon. Mi girai, lui mi guardò, alzò il capo ed improvvisamente scosse il corpo a destra e sinistra per asciugarsi. In un secondo, fui colpita da centinaia di schizzi d'acqua, peggio di mille secchiate, ecco questo era proprio quello che intendevo. Quasi quasi rimpiangevo le mie guerre con Thomas ed Elvire, perlomeno loro si mostravano dispiaciuti. Presi un asciugamano e mi pulii il volto, tamponandomi il collo e gettai la felpa nel cesto dei vestiti sporchi. Accesi, poi, il fon e asciugai il suo pelo pulito "ecco ora sei perfetto" alzò il capo verso di me e mi leccò la guancia. Questo era senza ombra di dubbio un punto a suo favore. Gli diedi una piccola spintarella, invitandolo ad uscire e lui ubbidì. Mi diedi una pulita, sentendo dal salone la voce di Dylan mentre giocava con il suo nuovo amico. Mi diressi da loro e con mio grande stupore osservai Zeus steso sulle gambe del mio coinquilino mentre guardavano la tv. Sembravano due amici di vecchia data, legati da un grandissimo rapporto, dove Zeus rivestiva senza dubbio il ruolo dominante.

"Prima ha bussato qualcuno ma sono sicuro che sia la signora Lambert, quindi l'ho lasciata fuori alla porta" Dylan fece scorrere i canali, scrollando le spalle con una grandissima nonchalance. Sbattei le ciglia e mi massaggiai le tempie

"hai sul serio lasciato la signora Lambert di fuori?" Al diavolo, non mi preoccupai per la sua risposta ma andai dritta dritta verso la porta. Infatti, non appena l'aprii ebbi addosso lo sguardo accigliato della nostra cara vicina

"quell'uomo è peggio di un animale, dovrebbe tenerlo legato" un'idea che stavo iniziando a prendere in considerazione "comunque dov'è il mio Zeus?" domandò mentre la facevo entrare

"è nel salone, ora lo chiamo" ma non fu necessario, come un richiamo, nel sentire la sua voce, Zeus si precipitò dalla sua padrona che lo accolse a braccia aperte. Avevo la sensazione che quella fosse la prima e unica volta che assistevo all'atteggiamento affettuoso della signora Lambert. Le diedi il guinzaglio e valigia, chinandomi per salutare il cucciolone, per poi accompagnarli fuori

"comunque, volevo dirti, grazie per aver badato a lui" la signora Lambert si girò e per la prima volta, vidi la sua espressione, lievemente raddolcita "ma ci terrei a rimanere a debita distanza dal tuo coinquilino" fece una smorfia sprezzante e annuii, cosciente che il sentimento era assolutamente ripagato. 

Mi dispiace che il capitolo si legga così ma dal pc non riesco ad eliminare lo spazio e al momento il mio telefono è in paradiso. Zeus, Dylan/Ash e Amber formano una bella coppia non trovate?Non vi immaginate cosa succederà in futuro. Per altri anticipi, visitate le mie pagine "Le storie di Astrad"-facebook- "le_storie_di__astrad"-instagram-"J.L.Hell-Astrad98"-twitter. Baci

-Astrad

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