Capitolo 18
Ash
Mi allentai la cravatta, per darmi un po' l'aria di stanchezza e mi arricciai le maniche intorno all'avambraccio, sia per enfatizzare l'idea e sia per il caldo. Per quanto la camicia potesse essere sexy e attraente, soprattutto per voi donne, ed era veramente utile per darci un maggiore charme stile Dior, in certi periodi dell'anno, era davvero frustrante. Quando faceva caldo, infatti, ti si appiccicava addosso, lasciando macchie di sudore non molto attraenti, per non parlare del pessimo odore.
Guardai la scrivania, mi doleva dirlo ma era fin troppo ordinata e non andava affatto bene. Per quanto cercassi di evitare questo punto e conservare la mia persona, era in casi come questi che necessitavo dell'aiuto di un uomo d'eccezione, ovvero il mio caro amico Dylan. Presi vari fascicoli e diedi sfogo a tutta la mia fantasia, con un pizzico di vena artistica, sistemandoli sulla scrivania in maniera caotica, spostando tutto che c'era accanto. Quando fui soddisfatto, rilassai la schiena contro lo schienale della poltrona, convinto di aver finito ma la mia attenzione ricadde sulla Bobble Head con le sembianze di Drew. Ero particolarmente affezionato a quella bambola, non solo perché era la riproduzione caricaturale di quella testa di cazzo, con un'enorme testa che ondeggiava che riproduceva anche le sue più conosciute frasi, ma soprattutto perché era il trofeo della mia prima vittoria con lui. Un piccolo regalo, che era diventato la mascotte di tutto l'ufficio, che mi ero concesso dopo la vincita del mio premio. Lo voltai, facendo in modo che mi desse le spalle, ma non soddisfatto la misi in orizzontale. Guardai il tutto con soddisfazione, tutto tranne per un piccolissimo particolare...spostai di nuovo la bambolina. Okay, così andava meglio. Infine, mi girai con lo schienale verso le vetrate. Avevo già detto che amavo la mia poltrona girevole? No? Beh, un vero peccato perché era la miglior poltrona esistente al mondo. Guardai il panorama davanti a me, in attesa e congiunsi le mani. Mi sentivo un po' come il Professor X di X-Men mentre sentivo da lontano dei flebili passi e la porta aprirsi.
Improvvisamente, l'atmosfera divenne come quella di un film d'azione. Quel sottile e teso silenzio, quel caotico ordine, la luce che provava debolmente ad entrare, il rumore di passi incerti, l'apparente vuoto. Lentamente, per dar maggior enfasi, mi girai, con la poltrona che cigolava appena e assaporai il momento.
"Dickhead" alzai lo sguardo verso di lui. Morgan Dickhead, capo dell'ufficio vendita e Marketing, ex-scapolo ed incastrato da due anni in un matrimonio con la preside di una scuola media della città, Hannah, una deliziosa e sexy quanto terribile donna. Avevano anche una bellissima bambina di un anno e due mesi di nome Sydney, o come preferivate dire voi donne per chissà quale assurdo motivo, di 14 mesi. Ecco che partivano i lunghi e difficili calcoli per arrivare alla soluzione che avrebbero fatto mettere le mani nei capelli anche ad Einstein.
"Signor Cooper" ah, quel dolce appellativo che risuonava come miele per il mio udito, non c'era niente di più soddisfacente che farsi chiamare in questo modo, era segno di rispetto e consapevolezza della propria posizione.
"Hai deciso di pubblicare quella foto? Penso sarebbe vantaggioso per l'immagine della nostra società, mostrare il proprio presidente come un barbone di strana, dà un senso di maggiore vicinanza alla gente" tranne quando si dava troppa confidenza alle persone. A quanto pare, avevo il brutto vizio di circondarmi dei peggiori esemplari di amici che avrei mai potuto trovare. Morgan non era di certo il tipo che scherzava e possedeva anche il coraggio per farlo. Un tempo, nei tempi gloriosi quando non si era ancora sistemato, aveva partecipato con me e Drew ad alcune sfide ma alla fine, non essendo molto amante del genere e neanche così 'impulsivo', si era limitato ad osservare o nel caso ad essere colui che decretava i pegni quando la prova veniva annullata. L'ultima volta io e Drew eravamo stati costretti a ballare la Macarena vestiti con abiti tipici hawaiani, sì, esatto gonnella, ghirlanda in testa e reggiseno di noci di cocco, tutto questo alla festa natalizia d'ufficio. Per impedire la pubblicazione di tutti i video su qualsiasi social, Drew aveva dovuto stipulare un contratto e alla fine tutti si erano ritrovati con tre giorni in più di ferie. Morgan era a conoscenza di tutte le nostre scommesse, quindi anche di quest'ultima e non perdeva tempo a fare scommesse su chi, tra me e Drew, avrebbe vinto "cosa ti serve? Riguarda la tua nuova vittima? Devo trovare qualcosa in particolare?" Ah, un'altra cosa, Morgan era l''uomo migliore per trovare qualsiasi informazioni sulla rete, era grazie a lui che sceglievo i miei candidati. Era peggio di qualsiasi donna in fase mestruale.
"Mi serve un favore" inarcò un sopracciglio, non ero esattamente il tipo che chiedeva favori, quindi era una cosa piuttosto insolita e lui non era il tipo ben disposto a concederli "ho bisogno di qualcuno che esca con Amber questa sera alle 7" ancora non capivo cosa mi fosse passato per la testa in quel momento. Morgan si sedette "perché?"
"Ho promesso ad Amber un appuntamento ma è impossibile trovare un uomo decente in un giorno, anche perché non ho tempo da perdere e tu sei il migliore a trovare, ci deve essere pur qualcuno online, inoltre provvederò io a qualsiasi spesa di trasporto" accavallò le gambe e tentennò.
"Ash, io sono bravo ma non faccio miracoli e ciò che mi stai chiedendo è praticamente impossibile, anche perché questa sera c'è la prima partita del Super Bowl e nessun uomo potrebbe perdersela" quella notizia mi lasciò completamente spiazzato, dannazione, a questo non ci avevo proprio pensato. Quale stupido potrebbe rinunciare a una partita per uscire con una megera come quella? Ma non potevo di certo arrendermi così.
"Fai il possibile e se ci riuscirai, ti troverò una baby-sitter, così tu e Hannah potrete andare a fare quel weekend che stavate tanto progettando" strofinò le mani sui jeans e sfoderò un ghigno. "Farò il possibile, anche se non posso garantirti nulla, questa volta non sono molto sicuro di riuscirci" si alzò "ti farò sapere entro fine giornata, io torno a lavoro, ci sentiamo" annuii e lui uscì dal mio ufficio.
Volevate sapere cosa successe dopo? Fu un completo disastro dall'inizio alla fine. La cosa si concluse con la mia fiducia che veniva schiacciata e il fato che si prendeva beffa di me, un po' come Dio quando assisteva al Giudizio Universale, solo che il destino se la rideva con una manciata di popcorn. Alle 4.30, un'ora prima del termine lavorativo, Morgan mi aveva dato una pessima notizia, l'uomo che aveva trovato si era rivelato un tipo con una brutta reputazione, era appena uscito da galera e per quanto non avesse compiuto nessun tipo di stupro/omicidio o rapina, non potevo di certo affidarlo ad Amber. Non mi rimaneva che una possibilità, un'unica alternativa a cui non sarei mai voluto ricorrere.
Quindi eccomi qua, alla fine, aggrovigliato in una seccante situazione che speravo si concludesse davvero in fretta. Ci avreste mai creduto? Io, Ash Dylan Christopher Cooper che portava la sua vittima al Luna Park. In realtà non era tanto per il Luna Park, anche perché era il mio, ma per la serata in sé. Cosa c'era di male in questa storia, dicevate? Molto semplice, io + Amber = appuntamento.
Amber
Quasi quasi rimpiangevo il tubino che avevo buttato, anche se con i jeans sarei stata molto più comoda. Avevo avuto giusto il tempo di sciogliermi la coda e di sistemarmi i capelli, approfittando del fatto che lui si era voltato. Migliore e certamente più rapida ed esperta di qualsiasi attrice degli sport pubblicitari dei prodotti per capelli. Et voilà, il mio aspetto era decentemente migliorato, perlomeno nella media...diciamo un po' più basso. Quando si era girato di nuovo, mi aveva guardato stranito ma avevo finto, nascondendo la mia piccola punta di soddisfazione. In ultimo presi la borsa e lo seguii verso l'ascensore. Quando fummo nel Hall, lui e il signor Lambert si scambiarono una strana occhiata, o semplicemente perché l'aveva scambiato per Dylan e credeva impossibile una nostra possibile uscita, concordavo, oppure perché magari conosceva Ash. Quasi quasi avrei potuto chiedere alcune informazioni al signor Scrooge. Stavo iniziando a capire i vantaggi del portinaio, come quello di essere il nuovo Dan Humphrey di Gossip Girl, solo un po' più vecchio e meno 'tecnologico'. Ash mi scortò fuori verso verso una Maserati Sebring bordeaux, completamente diversa da quella di Dylan.
"Ti piacciono le auto d'epoca?"osserva l'auto che sembrava appena uscita da una casa di produzione, era pulita, lucida e profumata. Magari gli uomini fossero riusciti a tenere anche in questo modo una casa.
"Si, non mi reputo un collezionista ma certi modelli mi piacciono molto e apprezzo le vecchie autovetture, questa, ad esempio, è stata prodotta dal 1962 al 1969 ed appartiene alla seconda serie"accese in moto e mi sentii quasi come in un vecchio film americano.
"Se non hai nulla in contrario, posso scegliere il luogo di questa uscita?" Domandò mentre accendeva la radio, sincronizzata sulla rete nazionale. Prince, stranamente, non mi era mai sembrato più adatto in quel momento.
"Si certo, anche perché tecnicamente ho scelto io il precedentemente luogo" simpatica ma non troppo espansiva e ridicola, ecco i segreti per una buona reputazione, soprattutto per noi donne.
"I migliori brownies che abbia mai mangiato" uno dei miglior sorrisi che avessi mai visto, soprattutto se accompagnato da un delizioso petto cosparso di panna. Mi morsi l'interno della guancia per queste fantasie impure, non tanto per il contenuto ma per la sua impossibile realizzazione. Troppo pessimista?Beh, al momento non brillavo di autostima sentimentale.
****
Luci, giostre, ancora milioni di luci sfavillanti, urla euforiche, grida di eccitazioni e centinaia di lampadine colorate che avrebbero finito per accecarti lo sguardo. Avrei dovuto portarmi un paio di occhiali da sole... comunque ritornando al posto, l'aria era avvolta da un dolce profumo di noccioline caramellate e zucchero filato che al solo odore sentivi già le papille gustative far festa e i poveri denti implorare pietà per tutte le future carie. Musica assordante unita al suono di spari e caoticità. Sembrava di poter toccare il divertimento con le proprie mani. Ecco cosa significava il termine Luna Park, più o meno, soprattutto se questo fosse stato il HitFunk Luna Park, uno dei migliori dello stato e tra i più belli ed assortiti. Ideale per compleanni, gite in famiglia e per primi appuntamenti tra adolescenti, un po' meno alla mia età. Tuttavia, mi lasciai lo stesso coinvolgere da quell'entusiasmo, d'altronde era quasi da un decennio che non entravo in un parco giochi e tecnicamente potevo ancora considerarmi 'giovane'...perlomeno a quelli che se l'avessero bevuta.
Il terreno sotto di noi era morbido, così morbido che con un paio di tacchi a spillo sarei affondata. Ma, per quanto potessero essere scomodi e dolorosi, noi donne non ci saremmo mai arrese o avremmo rinunciato. Portare i tacchi faceva parte del nostro DNA, un po' come riuscire a sopportare gli uomini senza impazzire, poi dicevate che eravamo noi il sesso più rompipalle, oppure come la tredicesima fatica di Hercules. Superman aveva la super forza e un paio di calzamaglia, Spiderman, i poteri di un ragno, noi donne avevamo i tacchi, perfetti come paletti per ogni tipo di eventualità.
Volsi uno sguardo intorno, specchiandomi laddove trovavo qualcosa di così lucente da riflettere il mio volto e cercavo di darmi una sistemata. Prima che potessimo anche solo avvicinarci al centro del parco, mi ero già accorciata la maglia, con un piccolo nodo laterale, e sistemata un po' all'altezza del'incavo del seno. Inoltre, avevo approfittato di un piccolo bagno vicino per provvedere un po' al viso, altro che diamanti, erano i trucchi i migliori amici delle donne.
"Ti sei cambiata?" Ash mi lanciò una lunga occhiata stranita quando uscii dal bagno, scossi la testa, tecnicamente non era stato così "sembri diversa" continuò, analizzandomi alla ricerca di qualche dettaglio. Purtroppo voi uomini, per quanto vi foste sforzati, non sareste mai stati in grado di capire le differenze di una donna dal prima al dopo.
"Penso che siano soltanto le luci" un'improvvisa folata di vento si alzò quando passammo accanto alla ruota panoramica. Quel posto poteva essere un uovo di pasqua, ricco di sorprese per i bambini, per gli adulti un po' meno, soprattutto se aveste dovuto guardare i figli e anche il marito da sole. Quel posto conteneva tutte le più divertenti e famose attrazioni: dal Musik Express, al Crazy Dance, al Ranger, al Booster, al Top Spin, al Tapis Volant, alla tradizionale Ruota Panoramica, i Seggiolini Volanti e in assoluto il mio preferito, l'autoscontro.
"È stato Dylan a chiamarti?"Chiesi mentre davamo uno sguardo per scegliere da dove iniziare, quell'idiota non faceva altro che parlare a sproposito senza azionare il cervello o altro.
"Sì, aveva bisogno di una mano, io ero in città e quindi ho accettato" per mia grandissima fortuna. Improvvisamente, nella mia mente balzò l'immagine di un meraviglioso principe azzurro a cavallo, romantico? Beh, non tanto se questi si fosse trasformato in un arrapante selvaggio. Ormai era finita la stagione degli uomini 'azzurri', noi donne volevamo uomini veri.
"Mi dispiace averti messo in questa storia, ha fatto tutto lui" piccolissima bugia, ero assolutamente contenta del risvolto delle cose
"lo conosco, quindi so quanto può essere stressante, mi dispiace che devi convivere con lui, immagino come devono essere le cose"
"beh, pian pian stanno andando, l'inizio non è stato dei migliori ma non si sta rivelando tanto male, ci sto facendo l'abitudine"più o meno, altra piccolissima bugia ma di certo non potevo ammettere che suo fratello era sulla mia lista nera.
"Ah, si?"Inarcò un sopracciglio, annuii e mi lanciò una lunga occhiata, per poi guardarsi intorno "come te la cavi negli sport? Facciamo qualche gioco?" Beh, tralasciando l'attività fisica scolastica, in cui non eccellevo, avrei detto che lo sport non faceva assolutamente per me. Diciamo che non eravamo 'pan e cicca', ed essere negata era un eufemismo. Alcuni imparavano, crescendo, con determinazione e sudore, si appassionavano, altri, i più fortunati, avevano una predisposizione ed erano particolarmente portati. Io non rientravo in nessuna di queste due categorie, semplicemente avevo un'attitudine quasi genetica a essere completamente negata negli sport. Alle elementari mi avevano soprannominato 'Pericolo Pubblico' perché ogni volta che giocavo a pallavolo finivo per fare male a tutti. Solitamente tre bambini su nove, ricevevano una pallonata in faccia da me e non solo una volta. Questa era soltanto la pallavolo, non vi parlo del ping pong, dove in una delle pochissime partite alla quale avevo partecipato, stavo per decapitare una ragazza. Era proprio per questo che avevo rinunciato a diventare una cheerleader, tutte quelle 'acrobazie' ed essere coordinata non faceva assolutamente per me. Quindi non mi ero neanche presentata alle audizioni, avevo ingoiato il boccone amaro e mi ero concentrata su altre attività meno 'faticose', convincendo me stessa che erano migliori di qualsiasi 'eccitante esultanza'. Mi guardai attorno alla ricerca di un gioco facile, alla mia portata oppure...
"che ne dici del tiro con il martello?" Mi guardò sorpreso e gli rivolsi un sorriso rassicurante, sicuramente sarei stata penosa ma perlomeno avrei potuto nascondere la mia scarsa abilità con la mancanza di forza muscolare, rispetto a quella di un uomo. Sapevo a cosa stavate pensando, ero incredibilmente subdola, tutti lo eravamo, avrei voluto vedere voi.
"Per me va bene, non è esattamente il gioco che ti avrei consigliato ma non potrei contraddire una donna" stavo iniziando quasi a pentirmi del fatto che lui avesse ereditato tutte le qualità migliori della famiglia e che per Dylan non c'era più speranza di ripresa. Ci avvicinammo al gioco "comunque, è giusto che inizi tu" inarcai un sopracciglio mentre la mia mente si sistemava già in posizione d'attacco, preparando una risposta pronta. Ricordatevi ragazzi, soltanto perché eravamo donne non significava che dovevamo essere trattate con maggiore 'delicatezza', avreste fatto meglio a temere il nostro carattere volubile, potevano cambiare davvero davvero molto in fretta, piuttosto che apparire gentili o meno con noi. Fui quasi tentata di alzare il martello e di colpirlo, quando lo presi...
"l'hai proposto tu, quindi è giusto che inizi tu" eh? Riabbassai leggermente il martello, si era salvato per un pelo. Mi sorrise e concentrai la mia attenzione sul bersaglio. Impugnai il martello in una presa ferrea e lo alzai all'indietro, quanto diavolo era pesante? Stringendo i denti, lo ressi, cercando di non seguirlo e finire a terra e allo stesso tempo di non sembrare una specie di scimmia preistorica. Una volta raggiunta un'altezza sufficiente, feci un bel respiro, mi sentivo quasi come un'atletica olimpionica, con un enorme peso, che in questo caso mi pendeva sulla testa. Incanalai tutta la forza e colpii il bersaglio, la palla balzò, non toccò neanche il campanello, arrivò fino al numero 40 circa e poi scese di nuovo. Nella mia mente avevo immaginato qualcosa di nettamente diverso, molto più spettacolare e grandioso, come un bel 70-80. Le mie braccia mi avevano deluso ma soprattutto questa era la prova che non avevo un briciolo di forza.
"Tieni, è il tuo turno" passai il martello ad Ash che cercava di guardami senza ridacchiare, per fortuna non mi aveva visto nelle vesti di sportiva provetta. Posò il martello accanto ai suoi piedi e si arricciò le maniche della camicia attorno agli avambracci, i miei occhi si ipnotizzarono a quella vista. Avevo come la sensazione che avrei potuto sbavare seduta stante, purtroppo non ero più abituata a gesti così naturali e virili. Colpì il bersaglio, ma in un primo momento non vi prestai attenzione, troppo distratta dal gonfiore del suo braccio con le vene che gli solcavano la pelle nascosta da una lieve peluria. Soltanto dopo essermi destata da quella specie di trans, migliore di tutti i miei sogni erotici degli ultimi mesi, al suono del campanello portai l'attenzione su di lui, giusto in tempo per vedere la palla che dopo essere arrivato a 100, scendeva di nuovo. Mi rivolse un'occhiata soddisfatta che mi ricordò molto quella di Dylan, rabbrividii all'idea. Era davvero strano pensare all'idea di un possibile appuntamento tra me e lui anche perché avrei finito per tirare fuori il peggio di me e giocato al tiro al bersaglio con la sua testa. L'uscita si sarebbe trasformata in un campo di battaglia che avrebbe messo a rischio la sua vita e soprattutto la mia grazia. Davvero un assurdo pensiero
"complimenti, hai molta più forza di me!" Come il 99,9% delle persone che popolavano questa terra, in compenso però avevo ben altre qualità...di cui avrei parlato successivamente.
"Cosa ne dici invece di provare il tiro al canestro, adesso?" Non era esattamente lo sport adatto a me, anche perché a differenza degli altri con questo non avevo per niente familiarità.
"Forse è meglio che inizi tu, guardandoti magari, imparerò" in realtà avrei perso più tempo a guardare lui che la palla.
Lo guardai fare canestro un tiro dopo l'altro e mentre la sorpresa lasciava spazio a una piccola punta d'invidia, il mio stomaco brontolò così rumorosamente che un bambino mi guardò, ridacchiò e leccò il suo cono gelato. Lo fulminai con lo sguardo, altro che angeli, i bambini erano delle piccole pesti che non meritavano di avere quella prelibatezza. Posai una mano sul ventre, pensando che questo avrebbe arrestato i morsi della fame ma fu inutile, il mio ventre urlò ancora, scegliendo il momento più opportuno. Stavo già provando un sorriso di circostanza quando Ash si sarebbe voltato ma contro ogni mia previsione non si girò, continuando a giocare. Sembrava così assorto, tanto da non accorgersi di nulla, meglio così.
Dopo cinque minuti, tuttavia, il mio stomaco brontolò ancora di più e con più forza ma ancora una volta, lui sembrava non essersi accorto di nulla. Okay, stavo evitando un momento imbarazzante, che avrebbe un po' calato la mia reputazione, ma così sarei morta di fame. Proprio in quel momento, mi sarei ingozzata con un paio di hot dog, mandando al diavolo la silhouette ma soprattutto, a parte per il nome, quella salsiccia avrebbe potuto sul serio contenere carne di dubbia origine. L'animalista che era in me provò a protestare ma la mandai gentilmente a quel paese, quando lo stomaco chiamava non c'erano speranze. Così, sotto il suo attento e vigile ordine, toccai la spalla del mio accompagnatore per chiamarlo "Ash, perché non andiamo a prendere qualcosa da mangiare?" Proposi quando si girò, tenendo sotto chiave la fame con la promessa che sarebbe stato solo per pochi minuti. Lui alternò lo sguardo da me al gioco ma alla fine, acconsentì. Raggiunsi il chiosco il più velocemente possibile, era uno di quei deliziosi camper che emanavano un profumo meraviglioso.
"Desiderate?" Feci scorrere lo sguardo sul tabellone del menù mentre un uomo stranamente gracile per il lavoro che faceva, con la testa rasata e uno sguardo piuttosto annoiato, ci guardava. Più i miei occhi scorrevano su quei nomi e più la voragine nel mio stomaco diventava profonda.
"Io un hot dog, grazie" in realtà avrei preferito qualcosa di più 'sostanzioso' e più imbottito o anche tre hot dog "e anche una bottiglia d'acqua" sarebbe stata meglio una bella bevanda gassata o ricca di zucchero ma dovevo contenermi
"io prende un panino della 'casa' ripieno con tutto e una birra" ecco, era esattamente questo quello che desideravo. Mandai giù il boccone amaro e quando avemmo le nostre ordinazioni, mi concentrai sul mio hot dog fumante, provando a non rivolgere nessuno sguardo a quella bomba super calorica ed incredibilmente deliziosa davanti a me.
"Buon appetito" aggiunse, addentando, neanche un secondo dopo, con un enorme e famelico morso, il suo gustosissimo panino. Guardai con stupore la velocità con cui il panino a poco a poco veniva dimezzato e il movimento della sua mandibola, che si allargava oltre i limiti umani. Mi sembrava quasi di vedere Dylan quando era affamato e a quanto pare la cosa era di famiglia, con l'unica differenza che Ash non sembrava per nulla un animale "tu non mangi?" indicò il mio hot dog che ormai si era raffreddato, la donna vorace che era in me, protestava affamata ma la ignorai.
"Ora lo faccio" ammisi con poca convinzione ma alla fine, lo addentai. La fame si attutì ma avevo come la sensazione che presto, rigorosamente nel momento meno opportuno, sarebbe tornata a disturbarmi. La fame era una di quelle cose che caratterizzava soprattutto le donne e che ti avrebbe accompagnato sempre, una specie di buco nero che continuava ad espandersi.
Mi pulii le labbra con il fazzoletto e conclusi in bellezza con un due sorsi d'acqua, uno per la sete, l'altro per pulirmi dagli ultimi residui di cibo. Non c'era niente di più brutto del cibo che si impigliava tra i denti, distruggendo qualsiasi possibilità di un romantico bacio. Chi mai avrebbe voluto baciare 'Mrs Lattuga'? Quindi bisognava operare una pulizia quasi maniacale, i denti erano importanti. La fatina dei denti mi avrebbe sicuramente apprezzato.
Mi guardai attorno e i miei occhi si posarono sulla ruota panoramica, lo scenario perfetto di qualsiasi sogno adolescenziale tranne del mio. Da ragazzina avevo sempre sognato il primo bacio sulla ruota ma purtroppo mi ero dovuta accontentare del retro del chiosco delle granite. Dannato Max Orwell e le sue maledette vertigini. Da allora era sempre stato il mio sogno 'infantile' e più guardavo quell'immensa struttura sferica e più i miei occhi si trasformavano in due cuoricini.
Tuttavia, accanto alla ruota, c'era qualcos'altro che attirava la mia attenzione, ovvero una pista dell'autoscontro, più comunemente conosciuta con il nome di macchinine tozzi-tozzi e in assoluto la mia giostra preferita. Chi da bambino non le aveva amate? Erano semplicemente perfette. Erano divertenti ed incredibilmente eccitanti, ti davano quel pizzico di libertà e avevo sempre amato quel lieve formicolio che provocavano. Là dentro mi ero sempre sentita come la figlia di Schumacher, soprattutto quando scattava la competizione. Era una tra le migliori attrazioni del Luna Park.
"Hai deciso dove andare?" Mi morsi il labbro con lo sguardo che cadeva prima sulla ruota poi sulla pista e la testa che lanciava un campanello d'allarme in vista della scelta. La ruota era romantica e piacevole ma cosa più importante mi avrebbe dato l'opportunità di un bacio degno dei classici film 'rosa' più famosi del cinema. Un attimo...volevo sul serio baciare il fratello gemello di Dylan? Guardai il profilo di Ash, la mascella squadrata, senza neanche un'imperfezione, le labbra piene, gli occhi grigi spruzzati da sfumature ghiacciate, i capelli lievemente scompigliati tra il ramato e il caramello. Oh, sì, lo avrei proprio baciato.
Tuttavia, da un lato, c'era l'autoscontro, la mia giostra preferita e sceglierne un'altra, avrebbe costituito un imperdonabile tradimento. Era una delle scelte più difficili della mia vita. Un po' come quando dovevi scegliere tra la tua amica e il tuo vestito, guarda caso uno dei preferiti, che lei ti aveva chiesto in prestito. Ero terribilmente in contrasto con me stessa ma alla fine mi decisi, un po' a malincuore "sì, che ne dici dell'autoscontro?" ammisi, pentendomene all'istante mentre lanciavo sguardi nostalgici alla ruota. Ash mi guardò, sfoderando un sorriso luminoso che perlomeno, in parte, mi ricompensò della scelta.
Entrai in quella minuscola macchina e realizzai una cruda consapevolezza, adesso sapevo come si sentiva un modesto armadio femminile. Posai le mani sul volante ma improvvisamente sobbalzai quando qualcuno mi colpì, mi voltai verso il mio assalitore, pronta a mandarlo a quel paese. Che fosse stato in strada oppure su una pista in un Luna Park, le regole di guida erano pressoché le stese. Ciò significava che come lì, anche qui era lecito l'utilizzo del linguaggio stradale, forse non così esplicito in presenza di tutti questi bambini.
"Dovresti muoverti, altrimenti ti faranno fuori" mi avvertì Ash mentre indietreggiava.
"E tu dovresti stare più attento a non sottovalutarmi" lo colpii con una fiancata, spingendolo verso i margini della pista, sorrisi soddisfatta, sotto il suo sguardo stupito, era un asso in questo gioco.
"Mhm...sei stata brava ma vediamo se continuerai ad esserlo anche ora" prima che potesse colpirmi, rapidamente mi allontanai, lanciandogli uno sguardo carico di sfida. Sentivo odore di sfida ed ero maledettamente pronta.
****
"È stata una bella serata, dopotutto, mi sono divertita un mondo, grazie Ash" una delle migliori uscite degli ultimi tempi. Alzai lo sguardo al cielo, chiedendo perché tra tutti mi era dovuto capire il gemello sbagliato? Avevo fatto qualcosa di male verso madre natura? Okay, all'età di 9 anni avevo fatto esplodere, letteralmente, Tommy, il mio criceto ma penso che stavamo esagerando un po', 13 anni di 'sfortuna' mi sembravano un po' troppi.
"Sì, è stato...piacevole" si grattò il capo, sembrava stranamente più impacciato "comunque siamo arrivati" fermò l'auto ma io non mi spostai e non perché ero ancora addolorata per tutto il tempo passato intrappolata in quelle macchinine, tanto da non sentire più le ossa. Non mi mossi ma continuai a guardarlo, usando quello sguardo, esatto, proprio quello che le donne utilizzavano quando desideravano qualcosa, quando sbattevano le palpebre un po' tra il vispo e malizioso. Lui mi guardò ma non si mosse e non parlò, nonostante ciò io non mi arresi, anzi continuai ad insistere, guardandolo con maggiore intensità. Più chiaro di così
"sì, potremmo rifarlo qualche volta" allungai un po' quella conversazione, lodando il fatto che prima di andare via, mi fossi aggiustata il rossetto, tuttavia lui continuò a rimanere immobile al suo posto. Sapevate cosa succedeva ora? Beh, semplicemente, quando il maschio era, per motivi suoi oppure per altro, troppo impacciato o lento, era la donna a prendere il controllo della situazione. Mi mossi, trasformandomi in Carrie Bradshaw (uno dei miei idoli) di Sexy and City, animandomi di una sensualità che a stento possedevo, mi avvicinai e lo baciai, anche se in quel momento gli sarei voluta saltare addosso. Le sue labbra erano calde, morbide ed incredibilmente invitanti. Mentalmente ringraziai il cielo per averlo fatto, da quanto tempo non provavo più qualcosa del genere? Il mio corpo esultò di gioia come quello di un gatto in calore. Insistetti ancora un po' e lentamente mi allontanai, sotto il suo sguardo incredulo.
"Notte,Ash"glifeci l'occhiolino mentre scendevo dall'auto.Attesi di entrare nel palazzo e lanciai finalmente un grido di eccitazione,sfogando tutta la mia gioia. Signori, Amber Reed era tornata in pista.
Ecco il nuovo capitolo, piuttosto lungo, sperò che non sarà noioso da leggere, ci vediamo al prossimo con Ash/Dylan e Amber. Baci
-Astrad
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