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S 'agapó

Linda fermó il motorino davanti ad una casa popolare, degradata e sofferente. La strada era dissetata e piena di buche, doveva stare attenta a non perdere l'equilibrio.
Dei ragazzini giocavano a calcio nel piazzale, sbattendo la palla ovunque arrivasse.
La ragazza si guardó le mani e realizzó che stavano tremando. Fremeva dalla voglia di vederlo, non resisteva più. Erano proprio gli attimi precedenti all'incontro i più strazianti, perché la brama raggiungeva livelli tali da diventare incontrollabile.
Sentiva i rumori della casa in cui si trovava Mario, era evidente che i suoi amici si stavano dando alla pazza gioia. La musica riecheggiava nel cortile di cemento armato, accompagnando la venuta del crepuscolo.
Linda piantó i piedi ben a terra e pigió i freni, non poteva cadere davanti a lui.
Vide una figura oscura avvicinarsi, uscendo dall'ombra del condominio. Camminava velocemente e i suoi passi riecheggiavano sulle mattonelle di cemento.
La ragazza sospiró, cercando di controllare il battito cardiaco.
Ma lui, lui era bellissimo, non poteva regolare i sentimenti. Così dannato, ma così perfetto, per lei.  Era innamorata della sua bellezza, del suo demone. Aveva le costellazioni sulla schiena, sul petto. Aveva la natura negli occhi, aveva il vuoto e il male dentro. Ma lei era innamorata.
"Salta su" Disse Linda, guardandolo indossare il casco. Assaporó il suo profumo, godendosi l'unica droga in grado di sballarla.
"Ciao centauro" Quella voce era come il canto di un angelo, così bella da danneggiare l'udito.
Salì sulla vespa e Linda sentì il suo fiato sul collo. Dallo specchietto, notó che un ciuffo di capelli neri usciva dal casco, ricadendogli delicamente sulla fronte.
Mario si accorse di essere osservato e sorrise, mandando in giostra il cervello della ragazza.
Lui gli poggió la testa sulla spalla e la tiró a sé, facendola scivolare sulla sella. La circondó con le braccia e la strinse forte, carezzandole il ventre con le mani. Passó le labbra sul suo collo, assaporando la dolcezza della pelle. Era succulente come il miele ma ardente come un fuoco, potevi scottarri al solo tocco.
I ricci gli facevano il solletico alle guance e il giubbino di pelle della ragazza scricchiolava ad ogni carezza.
Lei lo sentiva schiacciato sul suo corpo, percepiva il petto del ragazzo gonfiarsi e sgonfiarsi.
Lui la teneva tra le gambe, avvolgendola con fare protettivo ed egoista. Nessuno gliel'avrebbe portata via, lei ormai faceva parte della sua anima.
I bacini si toccavano.
I corpi combaciavano.
I cuori danzavano.
Finalmente si erano ritrovati e niente li avrebbe più divisi.
"Ora aggrappati a me, tieniti forte. Visiteremo luoghi oscuri, ma io credo di sapere la strada. Tu bada solo a non lasciarmi. E se dovessi baciarti nel buio, non sarà niente di grave: è solo perché tu sei il mio amore!" Linda diede gas e partirono, lasciandosi tutto e tutti alle spalle.
Erano insieme, il resto non importava.

" Linda, ma sei matta! "Urló Mario, mentre la ragazza inclinava spaventosamente il motorino. Genova si estendeva sotto di loro, salutandoli dal basso. La notte stava calando sulla città, avvolgendola con un oscuro ma soave abbraccio.
Il vento tra i capelli, la velocità e la sensazione di spensieratezza, erano ingredienti per la felicità.
Erano liberi di guardare lontano anche oltre l’orizzonte, liberi di viaggiare veloci o lentissimi, dove li avrebbe portati il suono schietto del motorino, che avrebbe annunciato il loro arrivo come un tuono annuncia il temporale.
Lo scooter è un magico tappeto volante a due posti che passa sopra il traffico, permettendoti di attraversare la città. L'aria era immobile e umida, lasciava sospesa una rugiada argentata.
Mario era avvinghiato al corpo della ragazza e osservava il paesaggio da sopra la sua spalla. Passarono vinco allo stadio e imboccarono la statale che andava verso Arenzano.
La cosa incredibile di Cogoleto era che da qualsiasi posto della città, potevi sentire il rumore del mare.
"Ci siamo quasi, Mowgli" La voce della ragazza si disperse nel vento e gli giunse come un'eco lontano.
Linda superó una macchina e devió immediatamente a sinistra, tagliando la strada al veicolo.
Lecci e ginepri costeggiavano il viale stretto, il vento sollevava la polvere del ghiaino.
Mario rivolse uno sguardo verso il cielo e questo si era fatto invadere dalla notte, del giorno era rimasta solo una piccola striscia pallida.
Più Linda mandava avanti il motorino e più l'umidità aumentava, facendogli capire che si trovavano in prossimità del mare.
"La corsa è finita" La ragazza accostó vicino ad un pino e mise lo scooter sul cavalletto. Legó il casco di Mario alla sella, chiudendola in modo rumoroso.
Nessuno dei due riuscì a proferire parola.
Si godettero quegli attimi di silenzio, assaporando la magia delle parole non dette.
Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca.
I due ragazzi ascoltarono così le loro parole non pronunciate, porgendo le orecchie verso la natura.
Alla fine, il silenzio è il linguaggio delle forti passioni.
La macchia mediterranea si muoveva e produceva rumori, suonando una piacevole melodia. L'odore di erbe era pungente, copriva perfino il profumo del mare. I grilli cantavano, accompagnando l'armonia della natura.
La giungla era troppo lontana per toccarli, non poteva più opprimerli con le sue insidie. Erano riusciti a scappare, la vegetazione impenetrabile era un punto indistinto all'orizzonte. Sarebbero dovuti tornare indietro, ma ciò non era importante. Erano insieme, avevano vinto e la giungla non faceva più paura. Tarantole, serpenti, giaguari, scimmie e tigri avrebbero assistito al loro ritorno glorioso, piegandosi al potere dell'amore.
"Cazzo se mi sei mancato" Linda ruppe il silenzio contemplativo e gli saltó addosso, cogliendo alla sprovvista.
"Non puoi capire che bene mi fai." Sorrise lui, facendosi stritolare dalla pantera. Mario si ricordó della prima volta in cui i loro sguardi si erano incrociati e si perse nell'immagine passata. Allora capì che i suoi erano occhi per i quali fare follie.
"Avrai scritto decine di strofe ma neanche una canzone" Disse lei mettendogli le braccia al collo, arrampicandosi lungo il suo corpo.
Mario rivolse un fugace sguardo verso il cielo, inalando la luce delle stelle.
"Ho ancora bisogno della mia casa per fare musica. Cogoleto non sarà il posto più bello del mondo, ma è il mio unico posto"
Linda gli prese la mano ridacchiando e lo strattonó, facendolo quasi cadere.
Ormai era buio pesto, eppure gli occhi della ragazza brillavano come astri nella volta celeste.
"Ryan, hai mai avuto paura dei salti nell'aria?"
Gli lasció un bacio violento e arrogante sulle labbra per poi iniziare a correre, sollevando polvere dallo stradella. Si era letteralmente gettata tra le braccia della notte, fregandosene delle sue insidie.
Lei era diventata l'unica droga a creargli dipendenza, la sola ragione per la quale tuffarsi nel nulla.
Mario si buttó, dimenticandosi delle vertigini. Seminó gli assistenti sociali, i tribunali, le piazze di spaccio, le case famiglia e la merda che lo aveva inseguito per tutta la vita.
Corri Mowgli, fin quando non senti più nulla, le urla, il dolore, gli spari. Ti rialzi se cadi, corri fino a che quei giorni saranno lontani.
Non conosci la direzione, ma sai già quale sarà la meta.
Lei ti ama e ti aspetterà al traguardo.

"A tre anni sono stato strappato dalle braccia di mia madre. Cambiavo famiglia affidataria in continuazione e mi comportavo male perché volevo tornare a casa" Mario bevve un sorso dalla bottiglia di birra, passandola poi alla ragazza.
Erano cullati dal rumore del mare e abbracciati dalla luce della luna.
Dietro di loro la giungla, davanti invece l'universo.
"Qualche anno fa vedevo sempre degli uomo girare per la casa, puzzavano di alcool ed erba. Non arrivavamo a fine mese e la mamma arrotondava così. Non ne abbiamo mia parlato: quelle tarantole uscivano ed io entravo. " Ripensó a tutte le volte in cui sentiva la madre piangere. La donna provava a soffocare i singhiozzi nel cuscino, ma non ci riusciva mai.
"So cosa vuol dire trovarsi costretti a fare cifra tonda. Ho spacciato nelle piazze di Cogo per troppo tempo. Ero diventato la preda perfetta per gli avvoltoi, il classico baby pusher da divorare." Finì la birra in un sorso e affondó le mani nella sabbia, trovando sollievo nella sua freschezza.
"Come ne sei uscito?" Linda stappó un'altra bottiglia, lasciando cadere il tappo di latta sulla rena.
Con la brezza brezza fra i capelli e la salsedine nei polmoni, seguivano le onde che una dopo l'altra, in un ritmo costante di musica arcana, lambivano il sasso, inondandolo di candida schiuma.
"Ho conosciuto il pugilato, ho trovato la mia valvola di sfogo. Ogni giorno andavo in palestra e scaricavo la rabbia, diventando più maturo ad ogni allenamento. Grazie allo sport, ho capito che é inutile avercela con il mondo, perché gli unici che possono cambiare le cose siamo noi stessi. Arrivai ad ottimi livelli, entrai nelle giovanili della nazionale. Pensare che non avevo i soldi neanche per pagare la retta, dovevo allenarmi di nascosto con il mio allenatore... "Il ragazzo ridacchió amaramente e si giró verso Linda, contemplando la sua elegante figura.
" Come è iniziata questa cosa del rap?"
La ragazza portó la birra alle labbra e bevve, lasciando che l'alcool entrasse in circolo nelle vene.
"A undici anni mia madre mi regaló Get Rich or Die Tryin di 50 Cent e capii che anche io avrei fatto il rapper. Un paio di anni dopo, scrissi la mia prima rima e cominciai ad impegnarmi veramente, cercando di far diventare la mia passione un lavoro. Inizialmente era una merda, dovevi infilarti nei peggio giri per poter partecipare alle jem fighe... " Mario accese una canna e osservó il fumo denso invadere l'aria incontaminata della notte. Intorno a loro il silenzio, dentro l'inferno.
" I migliori inizi capitano dopo i peggiori finali" Linda se la fece passare e aspiró, assaporando il respiro dei demoni. Quella era la prima volta dopo mesi che fumava erba.
"Alla fine delle medie, allentai la presa. Adoravo fare rap, però mi resi conto che ero vicino a toccare il fondo: certe zone della giungla, dovrebbero rimanere inesplorate. In quegli anni conobbi il pugilato e per tutte le superiori mi dedicai allo sport, mettendo la musica in secondo piano. Ero bravo, porca puttana se lo ero... " Tiró dalla canna, facendo arrivare il fuoco nella gola. Il puzzo di marijuana era pungente, sovrastava il profumo della notte e della salsedine.
"Il sogno del pugilato finì quando mi ruppi il polso, lasciandomi un vuoto incolmabile dentro. Tuttavia, non sempre il male viene per nuocere. Se non avessi avuto quell'incidente, io non starei a fare musica."
"Sei affogato nella merda anche ora" Disse Linda, buttando giù altro alcool.
Mario rabbrivì, gli parve che la temperatura fosse calata improvvisamente. Invece, era solo una conseguenza del peso della coscienza.
"Credi che io sia cieca?! Tu dipendi da Andrea Montagnani, lui è il tuo fottuto e viscido mecenate. Non so per quale ragione, ma La Serpe ti sponsorizza e ti procura i posti dove suonare. Che cazzo fai in cambio?"
Linda drighignó i denti e lasció che le due zanne brillassero nell'oscurità. La pantera divoró il cucciolo d'uomo con lo sguardo, costringendolo a dire la verità.
Mario abbassò lo sguardo e fece un altro tiro: "Gli consento di fare i soldi. Quel cash, fatto con la mia musica, serve per mercato di droga e armi". Si vergognava da morire, c'erano giorni nei quali non riusciva a guardarsi allo specchio per quello. Sapeva di essere un complice e non se lo sarebbe mai perdonato. Permetteva la crescita dell'associazione criminale attraverso i profitti derivanti dalle sue canzoni. Ma non aveva scelta, senza La Serpe non avrebbe fatto proprio nulla.
Andrea Montagnani gli aveva trovato i giusti ingaggi, gli aveva presentato gente importante e lo aveva difeso dai giaguari, consentendogli così di pensare solo alla musica.
"No, tu non hai proprio capito. Quelli come lui voglio di più, il prezzo che dovrai pagare è molto più alto. Diego è costretto a spacciare per poter suonare, ti rendi conto?!"
"Sono consapevole di tutto, ma calmati cazzo. Prima di entrare nel suo giro, ci ho pensato bene" Mario prese la bottiglia di birra e se la scoló. Cercó la pace nel rumore del mare e nel profumo della notte, ma non riuscì a trovarla. Linda aveva perfettamente ragione, lui in realtà non aveva idea del perché La Serpe stesse facendo tutto quello. Certo, i soldi potevano essere una spiegazione plausibile. Ma nel profondo, sapeva che il vero motivo era un altro.
"Come sei finito nel covo del serpente?" Linda addolcì un po' il tono e si avvicinó al ragazzo, accorgiando le distanze.
"A scuola conobbi una ragazza, per la quale presi una cotta assurda. Bionda e affascinate, uno sfigato come me non poteva non notarla. Diciamo che abbiamo ehm... avuto una sorta di relazione e le ho fatto sentire i miei pezzi. Lei mi ha presentato ad Andrea, il quale ha visto denaro nella mia musica. Alla fine, mi sono ritrovato con il cuore spezzato e con l'anima usata per fare investimenti."
"Ne uscirai vincente, te lo prometto. Devi assolutamente allontanarti da questa merda, altrimenti ne risentirà la tua arte. Ho visto i canali YouTube della Wildbandana e ti dico che spaccate, siete straordinari. Vuoi dare un messaggio positivo ai tuoi ascoltatori, ma finché starai assieme ai serpenti non potrai farlo. Devi essere coerente con le tue canzoni! " La ragazza gli sfioró delicatamente il volto, sentendo la mascella contrarsi. Lui posó gli occhi scuri su di lei, dimenticando improvvisamente i discorsi che avevano fatto. Le poggió la canna sulle labbra, concedendole l'ultimo tiro.
"Non posso impedirti di combattere, vero?" Disse Mario, facendosi carezzare. Linda scosse la testa e accennó un sorriso, intenerita dall'ingenuità del ragazzo.
"Genova è fottutamente bella di notte" La ragazza si lasció scivolare lungo la sua spalla, continuando a fargli i grattini sul petto.
Del resto toccarsi era il senso del loro stare insieme. Non per forza in senso fisico. Toccarsi. Con le parole, i sensi, col primo pensiero al mattino, con un bacio a distanza prima del sonno. Sfiorarsi era il loro segreto. Non c'era cosa più bella di quando, in mezzo alla gente, facevano l'amore con gli occhi.
"Noi siamo meglio di tutto, anche della nostra città. Brilliamo come le navi del porto e facciamo paura come Via di Prè; siamo immensi come la spianata di Castelletto ed eterni come il tramonto visto dalle lavatrici di San Pietro"
Mario le prese il viso tra le mani e la bació. Le onde del mare cullavano la loro danza proibita, facendo delle stelle le uniche spettatrici. Il profumo del mare e quello dell'amore si mischiarono, dando vita ad una nuova fragranza, per la quale la gente avrebbe pagato milioni.
Linda si trasformò in pantera e il ragazzo riuscì tenerle testa, dimostrandosi una tigre con gli artigli.
Quei due si baciavano fino a consumarsi le labbra, come se potessero finire all'inferno da un momento all'altro.
Il contatto della pelle di Mario contro la sua le provocò un formicolio che si estese in tutto il corpo. La mano si muoveva sicura tra i capelli della ragazza attirandola a lui, a pochi centimetri dalle sue labbra, che si fecero entrambi sfuggire un gemito. Gli occhi caleidoscopici di lei erano puntati in quelli neri di lui e lo imprigionavano, facendogli perdere il senso dell'orientamento e del tempo; entrando in una realtà dove esistevano solo loro due. 
Spinta dal desiderio, Linda appoggió le mani sul suo petto, per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici. A quel punto, la baciò con tenerezza e trasporto e non poté fare a meno di sciogliersi a quel contatto, tanto da consacrare la sua anima a quella di lei. I cuori erano così in sintonia da battere assieme, i corpi talmente vicini da essere diventati un corpo solo.
Si baciarono con la stessa disperazione di due che hanno aspettato una vita.
Si assaporavano, e non riuscivano a bastarsi.
"Che giorno è?" Mario si staccó dolcemente, continuando a tenerle i fianchi. Lei si trovava a cavalcioni su di lui, nella tipica posizione della pantera.
"Fra un'ora è il tre agosto... "
"E sarà un da un giorno che stiamo insieme"
"Ufficiale" Disse Linda, stendensosi sul corpo del ragazzo.
"Ufficiale!" Ripetè Mario, lasciando che lei poggiasse la testa sul suo petto.
"Non ho mai sentito un cuore battere così, Tedua"

Spazio Autrice: Buongiorno a tutti!
Scusatemi se sono stata meno attiva, ma in questi giorni ho avuto davvero tanto da fare.
Volevo dirvi una cosa: ieri ero al concerto di Tedua, a Genova, per casa c'era anche qualcuno di voi? :)




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