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La Scienza Dell'investigazione

Avete presente quando fate un problema di matematica e siete ad un passo dalla soluzione? Quando avete i dati scritti nel modo corretto e vi manca solo l'equazione?
Linda si sentiva esattamente così. Il cartellone appeso al muro, i fili colorati che collegavano i pezzi del puzzle e una tazza di caffè fumante.
Prese una cartina di Genova e l'osservó alla luce di una lampada.
Aveva tre luoghi, sette persone e due zone della città.
Il Mako era stato evidenziato di rosso; era evidente che fosse una delle basi di Andrea Montagnani.
Linda aveva cerchiato in il blu il bar in cui era andata con Teresa, situato nel Vico Della Pace.
Sempre in blu era stato cerchiato un fondo del Sottoripa, dove avevano avvistato diversi collaboratori Della Serpe.
Di verde erano contrassegnate Via di Prè e Via Della Maddalena, aree interamente controllate dall'associazione a delinquere.

Linda attaccó la cartina al tabellone, fermandola con una puntina. Si allontanó di qualche passo, ponendosi esattamente al centro della sua stanza e osservò da lontano tutto quanto.
Sorseggió il caffè e inclinó la testa: magari bastava solo cambiare prospettiva per risolvere l'enigma.
Infatti, il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare.
Si dice che il genio sia infinita pazienza. Come definizione è pessima, ma calza a pennello al lavoro dell’investigatore.
Un altro sorso della bevanda calda e ancora un passo indietro nella stanza.
Pensò ai romanzi di Agatha Christie e a come Poirot risolveva i casi. Certo, la ragazza non aveva l'esperienza del mitico Hercule, però poteva provare a ragionare come lui.
Linda si ricordó delle parole del celebre investigatore e capì che con gli occhi della mente si vedevano molte più cose di quel che non si vedeva con gli occhi del corpo. Bastava appoggiarsi indietro, nella poltrona, e chiudere gli occhi.
Così fece.
Si lasciò cadere sul letto e diede fiducia al potere della sua intelligenza.

Suonó il campanello.

La ragazza abbandonó la contemplazione per precipitarsi verso la porta. Quando uscì dalla sua camera venne accecata dalle luci del giorno, non ricordava che la sua casa fosse così luminosa. Stordita e disorientata, inciampó su una poltrona bordeaux e atterró sulla porta, trascinando la maniglia giù con sé.
Diego era sulla soglia e osservò timidamente la scena. Non si aspettava di vedere la padrona di casa accasciata a terra, con la faccia pallida e gli occhi iniettati di sangue.
"A meno che tu non sia un vampiro, non devi chiedere il permesso per entrare" Farfuglió Linda, toccandosi la testa nel punto dove l'aveva sbattuta.
Diego le offrì la mano per aiutarla e lei la prese al volo, facendosi tirare su dal ragazzo timido.
"Scusa la confusione" Il giovane rapper sospettó che quella frase fosse riferita più a lei che allo stato della casa. Egli infatti notó che il piccolo appartamento era perfettamente in ordine.
Abbozzó un sorriso quando vide l'angolo Colombia di casa Aguilar. Un tavolincino sul quale erano appoggiati santini colorati, mini sombrero e foto delle bellissime spiagge caraibiche. Sulla parete era attaccata una grande bandiera giallo, blu e rossa che sembrava il cuore dell'intero appartamento. Vide anche delle borsine dai colori sgargianti pendere da dei ganci e non poté evitare di rimanere ad osservarle.
"Sono Mochilas Colombiane. Belle, vero?" Alla ragazza piaceva quando gli oggetti provenienti dalla sua patria venivano guardati con ammirazione.
"Estremamente affascinanti"
"Grazie per essere venuto" Linda l'abbracció.
Lui non seppe come reagire, non era abituato alle attenzioni delle ragazze. Rimase spiazzato e la circondó timidamente con le braccia. Sentiva la forza di Linda sulla sua pelle; questa bruciava come fuoco. Era così viva da poterla definire quasi morta e sentirla così vicino ti dava un'energia pazzesca. Quella ragazza era una scarica di adrenalina.
Diego capì che lei era il tipo di persone sulla quale la gente leggeva i libri.
Lei lo sciolse dolcemente dall'abbraccio e lui si rese conto di avere il battito cardiaco accelerato. Le dimostrazioni di amicizia che aveva ricevuto erano state poche e mai poteva pensare che quella pantera dimostrasse interesse nei suoi confornti.
Ebbene si miei cari, stiamo assistendo alla nascita di una grande amicizia. Una di quelle che resiste al tempo, alla distanza e alle difficoltà. Una di quelle che va oltre i confini della razionalità. Una di quelle che dura in eterno.

"Se parlo mi farà saltare la testa... " Disse Diego osservando il tabellone affisso alla parete.
"Eppure?" Linda aveva il colto il dubbio in quella frase.
"... Sono stufo di subire passivamente" Gli tremava la voce, non riusciva quasi a dirlo. Peró era stufo di vivere nel terrore, di stare alla legge del più forte. Sapeva che la giungla lo avrebbe sempre spaventato, ma era arrivato il momento di cominciare a combattere. Se Izi poteva spaccare su un palco, Diego poteva affrontare la merda. Se Izi poteva far provare emozioni ai suoi ascoltatori, Diego poteva farsi temere dai nemici.
"Anche una formica può diventare tigre" La ragazza gli poggió una mano sulla spalla e lui si giró, sorridendole.
Così, guardarono insieme il quadro d'investigazione.
Spalla contro spalla.
Anima contro anima.
Cuore contro cuore.

"Questo è il sottoripa, riesci a vederlo"? Diego aveva le mani enormi e temeva di tappare la zona della città con le dita.
"Lo vedo" Linda lo ascoltava con interesse. Braccia stese sulla scrivania e orecchie ben tese.
"È un'area dove La Serpe ha grande influenza. Segna con il pennarello anche il ristorante indiano. È importante perché la società nasconde parte dei soldi in quel locale"
"Riciclaggio insomma" La ragazza fece un cerchietto sul punto indicato dal compagno.
"Una specie" Diego era partito per la tangente, nessuno sarebbe riuscito a fermarlo. Cominciare non è mai semplice, ma smettere lo è ancora di più.
"Avrai notato che il Sottoripa è parte di un tutto, che va a formare..."
"... Una zona di dominio, assieme a Via Di Prè e Alla Maddalena" Linda completó la frase e ridacchió, scuotendo Diego per le grandi spalle.
Un’indagine è come un maledetto puzzle. I primi pezzi sono difficili da trovare, sembrano tutti uguali, non si incastrano mai. Ma quando hai passato il punto di non ritorno tutto comincia a scorrere molto più velocemente, e tutto ad andare a posto in un attimo.
"Guarda questo punto" Il ragazzo era diventato una specie di bomba ad orologeria. L'esplosivo erano le informazioni.
"È il Vico Gattagà, dove abita Agnese Sforzi" Linda gli passó una tazza di caffè, che lui accettó volentieri.
La ragazza poteva già sentire l'odore della vittoria, erano così vicini a stanare il serpente che già si immaginava la scena.
"Ha l'aria di essere uno schema... Diego, spengi le luci"
Lui la guardó con aria confusa, ma fece ugualmente ciò che gli era stato chiedo. Linda staccó la cartina di Genova dalla parete e la mise nelle mani del ragazzo. Alzó delicatamente l'abatjour e la puntó verso Diego, che sembrava ancora più disorientato di prima.
"Mettiamo la mappa controluce"
Indirizzó il polso del ragazzo verso la lampadina e lei rimase con il braccio teso.
Erano entrambi illuminati da sotto il mento, come in una patetica scena di un film horror. A tratti, la loro vita poteva essere paragonata ad una pellicola cinematografica paranormale.
"L'hai visto nei film di Hitchcock?" La schernì Diego. Linda alzó gli occhi al cielo e gli diede una gomitata con la mano libera.
Il ragazzo ridacchió. Era la prima volta che lo faceva con la pantera.
Stettero un attimo in silenzio.
Osservarono attentamente la cartina.
Si sentirono entrambi come Hercule Poirot e sapevano di avere la riposta davanti agli occhi.
Eureka.
Il pezzo mancante si incastonó e il puzzle fu completato.
Si guardarono, illuminati solo dalla piccola abatjour.
"Un triangolo" Sussurrarono assieme, godendosi la loro intesa vincente.
D'altronde nulla, ma proprio nulla è come la complicità, questa è il collante perfetto tra mente e corpo. Condividere un posto nella mente dell’altro è una delle cose più intime e private che ci siano.
"Un triangolo con estremi La Maddalena, Via di Prè e il Mako. Il centro di comando è in quella zona!" Disse Linda, tracciando con il pennarello i contorni della figura geometrica.
"La Serpe sarà stanata"

                                 ***
"Perché la soglia tra risata e pianto è così sottile?" Linda si prese la testa tra le mani e appoggió i gomiti sul tavolo.
Sentirlo era stato qualcosa di straordinario, il suono della sua voce era come un raggio di sole in una giornata di nuvole. Parlare con lui al telefono le aveva ricordato che non poteva guardarlo, toccarlo o baciarlo. Eppure, anche se sentiva il bisogno di piangere, il suo cuore le diceva di sorridere.
Tutto questo perché l'amore  è quella cosa che tu sei da una parte e lei dall’altra eppure vi sovrapponete così perfettamente che siete uno e non due. Uno come i piedi, gli occhi, le mani, come i tempi del battito e le forme del respiro. E chi guarda da una parte e poi dall’altra, cercando il due e non l’uno, resta stupito, perché anche lontani il vostro spazio e la vostra anima non si possono dividere con niente. È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.
"La distanza a volte consente di sapere che cosa vale la pena tenere e che cosa vale la pena lasciare andare"
Rispose Diego, sfiorando la mano della ragazza. Per un momento ebbe paura di aver esagerato, di essere stato troppo afferrato, ma lei abbozzó un sorriso e si lasció consolare.
"So che stai come me"
"Lo amiamo entrambi, ma in modi diversi" Il ragazzo prese una fragola dal porta frutta sul tavolo. Era così carina che gli dispiacque mangiarla.
"Sta bene" Guardó Diego negli occhi, rispondendo alla domanda che lui non le aveva fatto.
"Ma non è felice"
"Come fai a dirlo?" La ragazza sorseggió altro caffè, rivolgendo lo sguardo verso l'orologio che con il suo ticchettio scandiva i minuti. Non si era neanche resa conto che erano già due ore che parlavano.
"La felicità è una casa con le persone che ami e lui è lontano da sua madre, da me e da te."
"E dalla famiglia che l'ha ospitato... "
D'altronde, si può amare come un genitore anche una persona che assolve questo compito senza avere legami di sangue con te. L'affetto è automatico, non si può decidere a chi darlo.

La porta di casa si aprì, rivelando una Maria Aguilar carica di buste. La donna poggió i pacchi a terra e lanció le chiavi della macchina sulla poltrona.
"Mija, ayúdame con las bolsas" Si avvió verso la cucina, portando due ceste di arance e sobbalzó quando vide un ragazzo seduto ad un tavolo.
Linda non sembrava imbarazzata e si limitó ad alzarsi dal tavolo per aiutarla.
"Ciao mamma, lui è Diego." La ragazza nnunció l'amico con fare teatrale e Maria gli sorrise, cercando di sembrare il più gentile possibile. Sapeva già che non si trattava del ragazzo misterioso, lo leggeva scritto in faccia alla figlia.
Quando si è innamorati le guance diventano rosse, le pupille si dilatano e la voce risulta più acuta. Linda non presentava nessuno dei seguenti sintomi e la tigre capì che non c'era da tirare fuori gli artigli.
"Piacere di conoscerla" Disse timidamente il ragazzo, faticando a guardarla negli occhi. Odiava presentarsi alle persone, aveva sempre paura di sembrare ripugnante agli occhi degli altri.
"Encantada de conocerte, Diego!" La donna posó le confezioni sul lavello e gli diede la mano. Quando toccó il ragazzo si rese conto di quanto fosse insicuro, la sua pelle era come vetro. Lo guardó negli occhi e vide tanta sofferenza. Così grande ma così piccolo: un minuscolo cerbiatto in una giungla piena di giaguari.
"Domani mamma non vado a scuola, ho una lezione supplementare in conservatorio. L'esame di settembre si avvicina... " Linda mise i cartoni di latte nel frigo.
"A queste ci penso io" Disse Diego gentilmente, prendendo le restanti cassette di frutta.
Maria lo ringrazió e gli sorrise, provando compassione per quel dolce cerbiatto. Si chiese come avesse conosciuto Linda e quale fosse il loro legame, ma decise di non chiederglielo in quel momento. Sospettava che stessero discutendo di qualcosa di importante e ritenne giusto rinviare la sistemazione della spesa.
Rivolse uno sguardo alla figlia, che capì al volo. I suoi occhi dicevano
- Tranquilla mamma, ne parliamo dopo-
Le fece un cenno con il capo e salutó Diego, invitandolo a tornare per conoscersi.
Maria così spari dietro la soglia della cucina, tornando nel mondo della giungla.

"Come vi siete conosciuti tu e Mario?" Domandò la ragazza, mentre finiva di mettere apposto. Non voleva dare alla madre altro lavoro, quella donna necessitava di riposare.
"Un amico in comune" Rispose Diego, passandole una confezione di fagioli messicani.
"Un'amicizia come la vostra ha un inizio memorabile, perché non vuoi raccontarmelo?" Linda si mise sulle punte per arrivare alla mensola, ma il tentativo era vano. Il ragazzo si avvicinó per aiutarla, ma lei prese una sedia e riuscì a riporre il barattolo al suo posto.
"È una storia grandiosa, una di quelle che si vedono nei film! " Diego mise una confezione di Yougurt nel frigo e Linda scese agilmente dalla sedia, balzando verso di lui.
"Racconta, mi piace sentire le favole"






Spazio Autrice: Buongiorno, cosa ne pensate? Fatemelo sapere!

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