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Fuori dalla tana

"Linda, devi fermarti!" Urlo Teresa, cercando di sovrastare la musica della discoteca.
"Io l'ho visto!" Rispose la pantera, sgranando gli occhi e mettendo in mostra le fauci. Aveva fiutato il suo nemico, aveva capito che si trovava nella tana del serpente. Come poteva essere stata così stupida?
Qualcuno di potente doveva aver procurato quell'ingaggio a Mario: al Mako non ci cantavano i cuccioli della giungla.
Si era fatta accecare dall'amore, si era lasciata vincere da questo sentimento e si era portata da sola nel covo del nemico. La pantera aveva fatto il gioco del serpente.
"Ricordi per cosa siamo venute qui?" Le grida del cervo la perseguitavano. Forse doveva seminare anche la sua amica e avventurarsi da sola: la caccia si fa in silenzio.
Linda passò vicino al bar, assaltato da minuscoli scarafaggi ubriachi. La musica pulsava nella sua testa, le luci colorate a intermittenza confondevamo la sua vista e l'odore, misto tra alcool e fumo, disorientava l'olfatto della predatrice.
Era arrivata all'imbocco della pista e c'era così tanta gente che non riusciva a passare. Spingeva e dava gomitate, ma era come fare a botte con un muro : era solo lei a farsi male.
La pantera sentiva il richiamo del serpente, sapeva che oltre lo scudo umano si trovavano i cancelli dell'inferno.
Era una musica così straziante per le sue orecchie, alle pantere non piacciono i sibili.
Linda doveva incontrare Andrea Montagnani, doveva mettergli in chiaro che non avrebbe mai avuto paura di lui. Quella bestia doveva sapere che c'era una bestia ancora più bestia. Se una pantera morde un serpente, è lui a perdere la testa.
"Sei impazzita!" Teresa tirò a se l'amica, strappandola dalla mischia.
"È qui, lo capisci?"
"Capisci che stai facendo la guerra a qualcosa che non esiste?! È come cercare di acchiappare il fumo." Urlò il cervo, cercando di sovrastare con la sua flebile voce la musica della giungla.
"Andrea Montagnani è in questa discoteca. Scommetto che si trova al tavolo sulla sinistra del palco"
"Sei venuta per vedere Mario, non per andare incontro a La Serpe"
Linda notò che accanto all'entrata della pista c'era un piccolo corridoio, dal quale si accedeva ai tavoli del piano superiore.
Due buttafuori si trovavano là davanti.
La pantera aveva trovato la strada da imboccare.
"Sai già che io faccio cosa voglio. Quindi, o vieni con me oppure torni da Mattia"
Teresa alzò gli occhi al cielo e fece segno all'amica di proseguire.
Non condivideva il suo atteggiamento, ma sapeva che neanche sua madre sarebbe riuscita a distoglierla dalla caccia. D'altronde,un predatore perde il lume quando sente odore di carne fresca.
Aggirarono facilmente i buttafuori, bastarono le paroline magiche di Linda: una voce sensuale  in una donna bella e accattivante spalanca le porte dell'inferno. Perché la sensualità non è ostentazione, ma eleganza. Sensualità non è un paio di gambe, ma essenza, presenza, intensità. La sensualità è intelligenza espressa con la femminilità. 
Non poterono fare a meno di guardarla, anche due scimmie desideravano una pantera. L'arte di piacere è l'arte di ingannare.

Imboccarrono il famoso corridoio e Linda sembrava spaccare il vetro del pavimento con ogni passo, era dannatamente sicura. I ragazzi la miravano dai divanetti, chiedendosi quanto fosse esplosiva a letto. Le ragazze la guardavano con ammirazione, fiere che esistessero delle donne così. Linda era la prova lampante che le femmine alpha non erano solo una leggenda.
La pantera aveva fatto della discoteca la sua nuova conquista e i sudditi l'avevano già acclamata come regina.
Quella ragazza era una pioggia di sessualità e di femminilità, di potenza e di invincibilità, di passione e di rabbia.

"Mi dispiace, non puoi andare oltre"
Teresa vedeva quanto quell'uomo stesse soffrendo a dire di no a Linda, percepiva la difficoltà che aveva nel pronunciare quelle parole.
Solo una rampa di scale separava la pantera dal serpente.
Il cervo poteva vedere il tavolo dei giaguari e fu contenta di esserne lontana, sapeva che sarebbe diventata la loro cena.
Linda strizzò gli occhi e si mordicchiò le labbra. Aveva capito che non sarebbe potuta salire e che il buttafuori era arrivato al limite della sopportazione.
La Serpe si era nascosto nella tana.
Facile così.
Invece di uscire a combattere, stava nascosto nell'unico luogo in cui una pantera non poteva entrare.
L'odore del veleno giungeva fino al piano della pista, sovrastando il puzzo di alcool e di erba.
Prima di girare i tacchi per tornare indietro, Linda guardò un'ultima volta il covo dei serpenti.
Lo vide.
Appoggiato alla balaustra, con le braccia distese. Le lingua biforcuta che assaggiava il territorio.
Quando incrociarono gli sguardi, la giungla tremò.
Lui alzò il drink e le sorrise.
Era semplice provocare un predatore quando questo era troppo grande per entrare nella tana.

"Si può sapere dove caspita vi eravate infilate?!" L'occhio sinistro di Mattia si apriva e si chiudeva ad intermittenza.
Linda trovava questo tic molto divertente e dovette mordersi le labbra per non ridere.
"Non mi sembra che tu ti sia fatto problemi quando ci hai scaricate per limonare la biondina" Urlò Teresa, sembrando molto tigre e poco cervo.
Si erano ritrovati per caso vicino alla pista, dove il ragazzo si era appartato con una gallinella. Il DJ proponeva remix molto interessanti e non era facile stare ad ascoltare le lamentele di Mattia con quella bella musica.
Il Mako era nel pieno del suo splendore, Linda non aveva mai visto una discoteca così bella.
Tutti ubriachi con i bicchieri in mano, luci soffuse, musica a mille, sguardi da lontano, tutti erano sciolti con tutti, giovinezza sinonimo di tristezza.
"Piuttosto, cosa mi dici del tuo Mario?" Il ragazzo aggirò così la frase di Teresa, evitando di rispondere.
Linda però non poteva sentirlo, stava rivivendo l'incontro con La Serpe. Una pantera non digerisce facilmente veleno di serpente.
Non si sarebbe mai dimenticata la luce demoniaca che aveva attraversato gli occhi di Andrea Montagnani.
"Linda!" Mattia la prese per le spalle e la scosse, ma lo sforzo fu vano.
Ancora sibili nella sua mente.
Ancora nemici nella sua anima.
Ancora serpi nel suo corpo.
"Basta. Ci penso io" Teresa prese il telefono della Columbiana e mandò un messaggio a Mario, indicandogli la posizione.
Il cervo sapeva che la pantera bramava sangue, che la sua sete non si sarebbe placata. Temeva che nemmeno il suo cucciolo d'uomo potesse calmarla.

Ti vedo. Diego ti ha avvistata subito

Linda aveva realizzato troppo tardi che Teresa le aveva preso il telefono e non ebbe tempo per metabolizzare il fatto che mancavano pochi secondi all'incontro con Mario.
Lei era sempre proiettata su Andrea Montagnani.
Perché le era stato fatto questo? Perché doveva sempre comportarsi da predatrice? Perché doveva sempre adempiere alla legge del piu forte? Perché si faceva sempre vincere dagli istinti animali?
Sentiva la testa che pulsava, il cervello bolliva e le sinapsi fondevano.
Le due personalità si scontravano, lottavano tra di loro con una ferocia incredibile.
Pantera contro Linda, Linda contro pantera.
In quel casino avrebbe solo voluto urlare, urlare fortissimo. Un urlo così forte da rompere le porte dell'inferno e da spalancare i cancelli del paradiso.
Aveva così tanti demoni dentro che Dio aveva scelto di condannarla.
Lei viveva con i demoni, ma faceva l'amore con gli angeli.
Il suo angelo però era diverso dagli altri, perché questo viveva all'inferno.

Poi lo vide.
Tra le mille facce, lo vide.
Tutti ballavano nel giardino dell'Eden, ma lei urlava.
Urlava a sè stessa di non accettare la mela dal serpente.
Urlava a sè stessa che c'era qualcosa di più importate, che c'era qualcosa per il quale valesse la pena vincere.
Urlava a sè stessa che si poteva tollerare un mondo di demoni per l'amore di un angelo.
Così gli andò incontro, facendo a gomitate con chi le impediva di avvicinarsi.
Il tempo scorreva diversamente nell' Eden.
Gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
Lo baciò davanti a tutti.
Lo baciò nel mezzo della discoteca.
Ed era così bello, che il paradiso non le sembrò più poi tanto lontano. Lui riusciva a farle toccare i confini dell'universo con un dito.

                                ***
Diego si vide passare davanti un fulmine e non si stupì quando questo si posò sul suo amico. Sorrise, non potevi rimanere impassibile davanti a quella scena. Perché gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano.
Tutti ballavano e loro due si baciavano. La musica era forte, ma la melodia dei due innomarari lo era molto di più.
Diego notò che i due amici della ragazza erano rimasti a bocca aperta, non si aspettavano una scena così spontanea. Forse si erano innamorati del loro amore. Anche Diego avrebbe voluto provare qualcosa così.
Altri ragazzi si erano fermati a guardarli; d'altronde assistere ad un vero bacio era uno spettacolo che a pochi capitava di vedere.
A Diego vennero i brividi,  il tempo sembrava essersi fermato attorno a Romeo e Giulietta.

"Mario, possiamo farci una foto?" Una ragazzina toccò delicatamente la spalla del cucciolo d'uomo.
Dovette leggerle il labiale per capire cosa avesse detto, la musica era così forte che non riuscivano a parlare neanche tra loro.
Quando comprese ciò che gli era stato detto, il suo cuore cominciò a battere all'impazzata. Non era mai stato riconosciuto per strada e mai gli era stata chiesta una foto.
Mowgli aveva imboccato il tunnel della rivalsa.
"Certo cara" Abbracciò goffamente la ragazzina castana, cercando di apparire presentabile in foto. Le luci colorate gli impedivano di vedere bene il suo riflesso nello schermo, quindi gli fu difficile capire cosa fosse venuto fuori.
Si chiese come quell'agnellino conoscesse le sue canzoni, non credeva che un angioletto come quello potesse trovare qualcosa di interessante nei suoi testi. A dire il vero, gli era sempre difficile capire cosa la gente trovasse nei suoi testi.
Prima di allora, non si era mai domandato da chi fosse composto il gruppo di persone che lo ascoltavano.
Non aveva mai realizzato di avere un seguito e non si era mai reso conto di rappresentare un modello per dei ragazzi.
"Grazie, Ted. Diego, posso farmi una foto anche con te?"
Diego spalancò gli occhi e balbettò qualcosa di incomprensibile. Izi era ufficialmente entrato a fare parte della sua vita. Izi non era più solo una maschera; quella maschera che indossava perché si vergognava di sé stesso.
Da quel momento, Diego e Izi si erano ufficialmente fusi. Alla fine, le cose migliori nella vita sono quelle inattese, perché non vi erano aspettative.
La piccola cerbiatta abbassò il telefono e fece un passo indietro per tornare nella mischia, prima però rivolse uno sguardo dolce verso Linda. Sorrise alla pantera e le diede silenziosamente l'approvazione di cui aveva bisogno.
Quella ragazzina era riuscita a rendere felici i tre animali della giungla.
La felicità è una condizione di equilibrio perfetto, dove i fallimenti sono bilanciati con le vittorie.

                                 ***
"Mario, sul palco ti sei comportato in modo notevole" Il vento carezza la pelle di Linda e i suoi occhi sembravano stelle, brillavano d'amore. Le palme venivano mosse dal vento e la musica della discoteca risuonava in lontananza. La volta celeste era punteggiata da tanti astri luminosi. La luna si rifletteva sul mare, creando un effetto sublime.
"Notevole?" Domandò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli scuri.
Intanto passò una nave da crociera, illuminata come un grattacielo. La musica dell'enorme nave giunse fino a loro, fondendosi con quella della discoteca.
"Passabile" Ridacchiò Diego, dando una spallata al cucciolo d'uomo.
"Quando potrò ascoltare uno dei tuoi pezzi?" La pantera parlò al cervo. Questo era leggermente intimorito, la sicurezza e la femminilità della ragazza erano disarmanti. Diego non era abituato alle donne, loro lo avevamo sempre respinto.
"Spero presto" Il ragazzo dai grandi occhi castani arrossì. Fortunatamente era buio e non si poteva notare il colore pervinca delle guance.
"Di cosa trattano le tue canzoni?" Domandò Linda. Era logicamente una domanda retorica, ma lei fiutava il bisogno del ragazzo di essere considerato. Necessitava di acquisire sicurezza e di allontare i mostri che lo perseguitavano.
"Della mia vita" Rispose Diego.
"Allora saranno strazianti ma bellissime. Facili da sentire, ma difficili da ascoltare"
"Sono la verità. Non siamo nel paese delle meraviglie, sono stufo delle favole che ci raccontano"
"Presto regneremo. Tra qualche anno noi genovesi ci mangeremo la scena..."
"... Vi manca solo un po' di esperienza" Linda completò la frase di Mario.
"Ti ho sentita cantare" Disse Diego timidamente, rabbrividendo per il freddo. Si era alzato uno spiacevole vento fresco che fece pentire tutti i presenti di non essersi coperti di più.
"Lo sapevo"
"Come?" Domandarono insieme il cucciolo d'uomo e il suo amico.
"Diciamo che vi avevo fiutati" Lo disse ridendo, ma Diego ebbe la conferma che c'era da avere paura di quella ragazza. Lui era stato un preda per tutta la sua vita e sapeva riconoscere gli occhi di un predatore.
"Hai una gran bella voce, dolce come il miele e..." tagliente come lame. Ma questo pezzo lo tenne per sé.
La ragazza intuì come dovesse finire la frase, così gli rivolse uno sguardo penetrante. Lo scrutò con i suoi attenti occhi caleidoscopici, entrando nel profondo dell'anima del ragazzo. Lui si sentì sezionato come una rana.
Diego non aveva idea di che cosa stesse cercando e si comportò come sempre aveva fatto con i cacciatori: si fece studiare senza opporre la minima resistenza.
La pantera distolse lo sguardo e il cervo riprese a respirare. Ancora un giorno di vita.
"Linda, dovrei dirti una cosa" Mario ruppe il momento imbarazzante post caccia, rivolgendo un' occhiata urgente a Diego.
Questo capì, sapeva già cosa doveva dirle.
Il cervo si ritirò così tra la vegetazione, scomparendo nel nulla. Lasciò il cucciolo d'uomo alle cure della spietata pantera.

"Mario, è da dieci minuti che ci giri intorno"
La temperatura era diminuita di diversi gradi, il vento gelido arrivava violentemente sulla loro pelle e la melodia del mare non accompagnava più la loro serata. Persino la luna pareva più opaca e distante.
"Andrò a Milano per un po' di tempo, giusto per tastare il territorio. Questo mio amico mi ha offerto di andare a vivere da lui e non posso rifiutare, è un'occasione unica. Milano è la città del rap..." Il ragazzo non riuscì a guardarla negli occhi e si sentì un vigliacco. Che uomo era uno che non sapeva affrontare la realtà delle cose?
Si poteva definire virile uno che perdeva l'occasione di riflettersi nelle iridi della donna amata?
Mario si sentiva un vile, era terrorizzato da una sua decisione.
D'altronde, tutti sanno che le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per tutta la vita.

Spazio Autrice : Buongiorno, cosa ne pensate?
Vi ricordo che l'odissea di Mario e di Linda è appena iniziata, dovrete soffrire ancora per un bel po'!

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