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Foto

Mario sfogliava le pagine di un album fotografico, godendosi il calore e la dolcezza del sole estivo.
Il mare brillava e si infrangeva sulla riva, emettendo il rilassante suono della risacca. Il sole splendeva alto nel cielo, illuminando il lungomare di Cogoleto. I gabbiani volavano nella volta celeste, inseguendo i pescherreggi a largo.
Dei bambini si rincorrevano sulla battigia, ridendo e urlando, come solo si può fare quando si è spensierati.
Insomma, tutto sembrava perfetto.
Mario sorseggió la granita alla menta e sfoglió un'altra pagina dell'album, sfiorando delicatamente le immagini. Sorrise, ricordandosi dei bei momenti trascorsi.
Una foto, fatta con la Polaroid, ritraeva lui e Linda nei giardini della villa di Via Rai, entrambi intenti a mangiare il kebab. Erano sporchi di salsa e puzzavano di cipolle, sembravano essere usciti da una fiera di paese; eppure, così felici da fare invidia al mondo interno.
Intanto, sotto alle note di Cantico dei drogati di De André, Alessandro dormiva, assopito sull'asciugamano e cullato dalla soporifera calura estiva.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.

Diceva De André, mentre Mario continuava a sfogliare l'album. Si susseguivano foto con i ragazzi della Wildbandana, nelle quali assumevano le peggio posizioni o facevano le peggio cose. Diverse le avevano scattate dopo le serate in discoteca, nelle quali presentavano la loro musica allo scenario ligure. Erano così eccitati in quelle immagini, sembravano quasi normali adolescenti, lontani dalla giungla e dai predatori affamati.
L'ultima foto messa nel raccoglitore risaliva soltanto ad una settimana prima, quando Diego si era svegliato dal coma. Si erano posizionati ai lati del letto dell'amico e l'infermiera aveva scattato loro la foto. Veder sorridere nuovamente Diego era il regalo più grande che Mario potesse ricevere e, per questo, dovevano cattura il momento con una Polaroid.
La fotografia è il modo più emozionale di archiviare la vita, quindi scattate foto stupide, scrivete un diario, riprendete i momenti felici, annotate quelli tristi. Fate un video mentre cantate con i vostri amici, quando loro sono di buon umore, quando vi prendete in giro. Scrivete di ciò che vi circonda di come vi sentite, di chi amate. Rendete le vostre emozioni eterne. Le cose che ora sembrano banali, con il tempo diventeranno preziose.
Seguite l'esempio di Mario che, nonostante viva bel ventunesimo secolo, ha continuato la tradizione delle foto cartacee.

"Devi parlarle, frè" La voce impastata di Alessandro riportó Mario alla realtà. Il ragazzo era stato svegliato dagli schiamazzi dei bambini in spiaggia.
"Da quanto sei risorto?" Disse Mowgli, incalzando l'amico.
"Da quando quel ragazzino ha trovato l'acqua nella buca" Alessandro si mise pigramente a sedere, appoggiando le mani sull'asciugamano colorato.
"Comunqnue, Linda non vuole neanche vedermi..." Mario lanció uno sguardo amareggiato verso il mare, perdendosi tra i suoi colori. Ripensò alla discussione della sera precedente, durante la quale si era preso uno schiaffo, che bruciava ancora sulla sua pelle. In quel periodo, non c'era giorno nel quale non litigassero e, nella maggior parte dei casi, per motivi futili. Il giorno prima, infatti, avevano discusso perché Mario aveva fatto presente a Linda che, mentre lui non poteva quasi neanche rivolgere parola ad una ragazza, lei passava la maggior parte delle giornate assieme a Mattia, il suo migliore amico, oltretutto segretamente innamorato della ragazza. Mario si era accorto che il damerino quattrocchi provava qualcosa per la sua fidanzata ma, nonostante l'avesse capito fin da subito, non si era mai permesso di intromettersi nella loro amicizia.
E Linda come lo ripagava?
Facendo la pantera con qualsiasi essere femminile gli si avvicinasse.
La lite era così degenerata e la ragazza l'aveva sbattuto fuori casa, spingendolo e urlandogli contro, lasciando che le lacrime scendessero lungo il suo bel viso.
Gli aveva detto di andarsene e di non tornare più. Gli aveva detto che lo odiava quasi quanto lo amava. Gli aveva detto che la stava uccidendo.
E lui la guardava, con gli occhi gonfi dal pianto.
La guardava pensando a quanto fosse bella, immaginandosi già la posizione nella quale avrebbero fatto pace.
Non gli importava nulla delle sue offese, perché se lei gli avesse detto di scappare, lui l'avrebbe seguita senza neanche pensarci.  Perché se lei gli avesse detto che voleva un abbraccio, lui sarebbe andato dovunque lei fosse e glielo avrebbe dato.  Perché se gli avesse detto di essere triste e di voler essere consolata, lui non ci avrebbe pensato due volte ad andare sotto casa sua. Perché tutte le promesse che le aveva fatto, le voleva mantenere. Perché Linda gli era entrata dentro e non voleva andarsene, anche se alcune volte gli faceva male. Perché anche se gli faceva male, lui non voleva che andasse via. Perché più litigavano, più si amavano. Perché lui nei suoi abbracci ci vivrebbe. Sempre.

"Mostrale il testo di Ombrello Per La Pace" Alessandro lo riportó alla realtà, facendolo riemergere dal ricordo passato.
"Le ho chiesto di venire da me stasera, così le canterò la canzone... Io non voglio scusarmi, perché so di non essere l'unico ad aver sbagliato, però la nostra relazione non può andare a puttane per questa stronzata e credo che entrambi dovremmo mettere l'orgoglio da parte... "Spiegó Mario, finendo la granita. Sull'asciugamano, l'album, era rimasto aperto sulla foto sua e di Linda, come per mandargli un segno, esortandolo a gettare l'ascia da guerra. Perché, quando l'orgoglio vince, le persone perdono.
"Quella è una tipa tosta, Frè. Tuttavia, è schifosamente cotta di te" Alessandro accese una sigaretta e si beccó un'occhiataccia da una signora appollaiata sotto ad un ombrellone. Il ragazzo ricambió lo sguardo aspro e le mostró il posacenere, facendole un sorrisetto di scherno. Tanto, per quanto provassero ad uscire dalla giungla, sarebbero sempre stati i suoi figli illegittimi.
"Già... Non mi sentivo così minuscolo da quando da passavamo le giornate in sbatti sotto ai porticati." Mario si stese sull'asciugamano, portando le braccia dietro alla testa. In quella posizione, si sentiva a pochi metri dal cielo. Poteva quasi toccare le nuvole bianche e il sole, non sembrava poi così lontano.
"Marietto, siamo sempre dei balordi eh" Ridacchió l'amico.
"Domani abbiamo un live al Lucrezia, ci pensi?" Il giovane pugile era sempre stato un sognatore e, durante le sere più nere, in cui sfodava e non bussava, gli piaceva rifugiarsi nelle realtà create dalla fantasia della sua mente.
"Diego ancora non può cantare" Mormoró Alessandro, abbassando lo sguardo.
"Lo faremo noi per lui, daremo voce alla sua vittoria!"

                                ***
"Se Jon Snow ha deposto la spada per Daenerys Targaryen, tu puoi farlo per un pugile fallito, no?" La schernì Mattia al telefono.
"Sei un insetto ripugnante" Commentó Linda, imboccando la strada che l'avrebbe portata alle popolari in collina, dove abitava in subaffitto la madre di Mario. La casa, infatti, era di un'amica cubana, che permetteva ad Elena di viverci quasi gratuitamente.
"Sul serio, pantera. Per una volta, accetta il pareggio. Non sempre conta la vittoria " Sospiró il ragazzo, sentendo un terribile dolore al cuore. Mattia era innamorato di lei e, nonostante la tristezza che provava nel vederla tra le braccia di un altro, aveva scelto di aiutarla. Amare una persona è anche saperla lasciare andare, volere il suo bene.
"È una questione di gerarchia, di rispetto della legge della giungla urbana. Apparteniamo a due razze diverse..." Disse Linda,passando vicino ad un gruppo di ragazzi. Ascoltavano De André e fumavano erba, riflettendo sulla vuotezza delle loro vite.
"Credo che tu sia, per la prima volta, la preda."
"Temo che tu abbia ragione: l'amore mi ha sconfitto, frè"

                               ***

Saremo abbastanza forti per guardarci ancora?
Adesso che mi parli, vuoi ti lasci sola
Pubblicità
Non mi lascia niente di te
Amore, occhi di cera
Anche stasera
Attore: ultima cena
Non mi tradire
Stupida scema
Un uomo non è fatto per avere presa in culo
Che imbarazzo perdere
Buono lo sono soltanto se la bocca me la cucio
Ma discuto con te, forse ci fa crescere
Rispettarsi dai
Ripetimi di rispettarti
Vai a prendermi tutti i bagagli
Ormai, amarti e altrettanti sbagli che pagai
È impossibile raggiungermi
È incredibile come tu riesca lo stesso
Su di me, resta nel letto
Sudi per l'esaurimento
So perché non resta tempo
Portami l'ombrello per la pace
Acquazzone a piedi
Astinenza di te
Attinenza, non ci piace
Dipendenza, divergenza
Processo in direttissima per delinquenza
Il mondo è buio
Fuori un sogno muto
Diluvio a Luglio
Discuto a lungo
Derubo i tuoi ricordi
Scatola cranica presa a morsi
Esame di coscienza in preda ai mostri
Al pensiero di recarti danni fuggo, fune
Lungo al fiume
Tutto scuro, uso piume
Dentro al calamaio
Inchiostro tatuato
Ripongo il mio peccato
Ingoio mosto fermentato
Servisse a rallegrarti la giornata
Ti scriverei che camminiamo in passeggiata
E fissi il mondo che si muove
Overdose di droghe
Io temo le mie rose
Ti abbiano annoiata
Saremo abbastanza forti per guardarci ancora?
Adesso che mi parli, vuoi ti lasci sola
Adesso che l'inverno finalmente è passato
E non mi lascia niente di te
Non mi lascia niente di te
Compartimenti
Compari bene
Gli appartamenti scomparsi in centro
Svuotati dagli affitti in aumento
Le Total 90
Torniam bambini
Forte distanza che ci trattiene
Se si rischia assieme
Ci vogliono passi fatti adagio
Tu ti fidi troppo presto
Se ti incazzi parli a caso
Poi ti infili nel mio letto
Qualcuno corre, scappa
Non occorre, guarda
Solo con te manca
Quella voglia matta
Di star soli all'alba
Tra gli scogli in acqua
Coi ricordi in gabbia
Portami l'ombrello per la pace
Acquazzone a piedi
Astinenza di te
Attinenza, non ci piace
Dipendenza, divergenza
Processo in direttissima per delinquenza
Il mondo è buio
Fuori un sogno muto
Diluvio a Luglio
Discuto a lungo
Derubo i tuoi ricordi
Scatola cranica presa a morsi
Esame di coscienza in preda ai mostri
Al pensiero di recarti danni fuggo, fune
Lungo al fiume
Tutto scuro, uso piume
Dentro al calamaio
Inchiostro tatuato
Ripongo il mio peccato
Ingoio mosto fermentato
Servisse a rallegrarti la giornata
Ti scriverei che camminiamo in passeggiata
E fissi il mondo che si muove
Overdose di droghe
Io temo le mie rose
Ti abbiano annoiata
Saremo abbastanza forti per guardarci ancora?
Adesso che mi parli, vuoi ti lasci sola
Adesso che l'inverno finalmente è passato
E non mi lascia niente di te
Mi limito a non pensarci
Limito me stesso, parti
Libero, libro, astri
L'unico erudito, Kant
Se deludi, onesto
Cambio ogni mio pezzo
Sai che Mario ha smesso, ah
Mi pare, che ciò che brucia, mi padre
La sua fiducia compare
Ascolta l'eco: suca
Mosse su mosse, poker bluff
Dormo chissà dove
Svetto su una croce
Sempre a perdere, 09
Portami l'ombrello per la pace
Acquazzone a piedi
Astinenza di te
Attinenza, non ci piace
Dipendenza, divergenza
Processo in direttissima per delinquenza
Il mondo è buio
Fuori un sogno muto
Diluvio a Luglio
Discuto a lungo
Derubo i tuoi ricordi
Scatola cranica presa a morsi
Esame di coscienza in preda ai mostri
Al pensiero di recarti danni fuggo, fune
Lungo al fiume
Tutto scuro, uso piume
Dentro al calamaio
Inchiostro tatuato
Ripongo il mio peccato
Ingoio mosto fermentato
Servisse a rallegrarti la giornata
Ti scriverei che camminiamo in passeggiata
E fissi il mondo che si muove
Overdose di droghe
Io temo le mie rose
Ti abbiano annoiata

"Stupida scema?" Commentó la ragazza.
"È davvero tutto quello che riesci a dire?!" Mario prese violentemente una bottiglia d'acqua e bevve, scolandosela quasi tutta. Rappare è molto faticoso, specialmente se fatto acapella.
Linda sospiró e si rese conto di aver esagerato, non poteva sempre e solo
comportarsi da pantera assetata di carne. Guardò il suo fidanzato girare per la piccola stanza, tappezzata da poster e copertine di vecchi cd. Sulla scrivania, alla destra del portatile, c'era una foto incorniciata, che ritraeva Mario assieme a Gianna, la madre adottiva. In qualche modo, la vista del sorriso dolce e protettivo della donna, suggerì a Linda cosa fare.
"Posso avere il testo?" Domandò piano la ragazza.
Mario si giró di scatto e la guardó, inarcando un sopracciglio. Non si aspettava che lei abbassasse subito la cresta, l'aveva colto alla sprovvista. Rufuló in una cartellina blu buttata sul letto, dentro alla quale teneva il materiale musicale. Prese un foglio ingiallito e stropicciato, macchiato un po' anche dall'inchiostro.
Lo passó alla fidanzata, rabbrividendo quando le loro mani si sfiorarono.

"Portami l'ombrello per la pace
Acquazzone a piedi
Astinenza di te
Attinenza, non ci piace
Dipendenza, divergenza
Processo in direttissima per delinquenza" La ragazza rilesse il ritornello della canzone a voce alta, sovrastando il canto delle cicale, che penetrava dalla finestra.
"Sono in asistenenza di te, ma quando siamo vicini e le nostre opinioni divergono, riusciamo soltanto a litigare come due bambini" Spiegó Mario, sedendosi davanti a lei, sul letto.
"Siamo un po' come la sopraelevata..." Ridacchió la ragazza, pensando alla strada che costeggiava il porto.
E poi, il nulla. Forse solo… il rumore del silenzio, come quello che sentono gli uccelli quando volano in alto sopra la terra respirando l’aria pura e fresca della libertà.
Rimasero ad ascoltarlo, insieme. Fuori, nella giungla, gli uccelli cantavano e le foglie scricchiolavano, ma lì dentro, tutto sembrava ovattato.
Ma, se ci pensate, quando le cose della vita si rompono non emettono alcun rumore e, solo quando accetterai questo fatto, potrai capire il senso del silenzio.

Linda lanció un'occhiata sognante al fidanzato, percorrendo con lo sguardo i tratti decisi del suo viso. Si perse nella curva delle labbra, nelle linee degli zigomi e nella profondità degli occhi. Lo amava, lo amava così tanto da commettere un peccato. Sarebbe andata all' inferno per la brama che aveva di lui, era diventata maledettamente egoista. Neanche si ricordava come fosse la vita prima di conoscerlo.
"La tua canzone mi fa venir voglia di fare l'amore con te, scusami se sono così edonista" Disse Linda, poggiandosi elegantemente una mano sul collo, carezzandosi la pelle. Quel gesto, fatto inconsciamente e istintivamente, mandó fuori uso gli ormoni di Mario, che la contemplava come se fosse stata Afrodite.
"Per adesso, non la farò conoscere al grande pubblico..." Fu l'unica cosa che il ragazzo riuscì a dire.
"Forse, perchè questa canzone è la descrizione del nostro noi" Lo incalzó Linda, con la sua voce sensuale e ammaliante.
"Sai che non ti ho chiesto scusa, vero?" Rispose Mario, prendendo dal cassetto del letto una bustina di plastica, nella quale teneva l'erba.
"Come io non ti sto dicendo che sei un coglione a fumare in casa di tua madre" Osservò schiettamente la ragazza, accavallando le gambe sulla sedia.
Mario alzó un attimo la testa e la guardó, realizzando che lei sarebbe sempre stata un passo avanti. L'astuzia e l'intelligenza di quella ragazza erano disarmanti.
"Cara pantera... Tu sei mille donne, ma hai sempre lo stesso profumo" Sospiró l'ex pugile, cercando di rollare la canna senza sporcare.
"E Sembri una tutta equilibrata, ma in realtà sei emotivamente disturbata. E poi hai questi enormi occhi, e la cosa certe volte mi stravolge.” Proseguì Mario, tenendo lo sguardo fisso sulle mani, impegnate ad armeggiare con la lunga cartina.
"Charles Bukowski" Osservò Linda, compiaciuta dal fatto che egli avesse citato il suo poeta preferito.
"Hai visto? Ryan Atwood ha studiato"

                                  ***

Spazio Autrice: Buongiorno, cosa ne pensate?

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