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6 Agosto

Linda aveva riaccompagnato il bambino a casa alle prime luci dell'alba. Gli aveva fatto promettere di continuare a giocare a pallone e gli aveva spiegato che andare a scuola è importante.
Così se ne era tornata nella sua dimora. Un piccolo appartamento vicino al porto di Cogoleto. Non era male, sicuramente meglio delle residenze precedenti. Somigliava quasi ad un loft.

Dal tetto del condominio si vedeva tutta Genova e le isole dell'arcipelago. Purtroppo era diventato inagibile.
Quando inserì le chiavi nella serratura sentì subito dei passi e poi la madre le saltò addosso.
La donna non aveva chiuso occhio.
"Dove puta sei stata" Le disse con voce tremolante, carezzandole le guance.
Maria Aguilar sapeva poco della situazione con il ragazzo della figlia. Linda aveva scelto di non darle preoccupazioni. Quello era il momento più spensierato per la loro vita. Lavoro stabile, nessun problema con l'affitto, ottimi risultati scolastici e niente più cazzate da ragazza di strada. Linda aveva messo la testa apposto e Maria non poteva essere più contenta.
La donna preparò il caffè e aspettò che la figlia parlasse.
Con Linda erano inutili gli interrogatori.
Lei parlava sempre.
"Mario se ne è andato, mamma" Buttò giù un sorso di caffè, sperando che la bevanda calda le provocasse dolore.
Sentì la macchinetta del caffè sbattere nel lavello.
"Andato dove?" Domandò con gli occhi sbarrati, tipici di chi non vuole credere alle sue orecchie.
"Milano" Questa volta prese un sorso più grande. Era come se avesse il fuoco in gola. Peccato non faceva abbastanza male. Ma lieve è il dolore che parla. Il grande dolore è muto.
Maria si sedette vicino alla figlia.
Sapeva cosa Mario aveva fatto per Linda e anche cosa Linda aveva fatto per lui. Si erano salvati a vicenda. Erano diventati l'uno la forza dell'altro.
La donna era affezionata a quel ragazzo quasi quanto ad un figlio. Una storia terribile alle spalle ma tanta voglia di crescere e di rinascere dalle proprie ceneri: era una splendida fenice.
Maria ripensó alla prima volta in cui lo incontrò. Mai avrebbe potuto immaginarsi che potesse diventare il ragazzo della figlia.
Abitavano ancora nella casa popolare in collina. Linda stava nel giardino. Un asciugamano sull'erba e tanti libri. Vicino a lei c'era un ragazzo. Una chioma di capelli neri e una bella faccia da culo. Erano presi in una discussione accesa.
Non sentiva cosa si dicevano, ma poteva intuirlo.
Lui stava chiudendo i libri e lei glieli riapriva.
Linda gli diceva che doveva studiare ma lui si rifiutava.

"Mamma come si fa?" La voce della figlia la riportó alla realtà e la vide crollare in lacrime.
"Mija, soffrirai tanto. Starai malissimo e certi giorni crederai di non farcela. Toccherai il fondo. Ma tu, figlia mia, sei forte e riuscirai a conviverci"
Gli occhi verdi non erano mai stati così rossi, nemmeno quando tornava a casa fatta. Maria avrebbe tanto voluto dimenticare quei tempi, ma non poteva. D'altronde Linda era così grazie alle sue stronzate, l'esperienza l'ha portata a fare delle cicatrici la sua armatura.
Tuttavia Maria ogni giorno temeva il ritorno del lato oscuro della figlia...
"Vado a cambiarmi e prepararmi per andare a scuola" Si alzó traballante e congedò la madre.
"Non andare" Le urlò, anche se era consapevole che non sarebbe servito a nulla. Linda trovava rifugio nella scuola e nello studio, erano la sua valvola di sfogo assieme alla musica.
Già la musica.
A tre anni canticchiava le melodie che sentiva in radio.
Ad otto scrisse la sua prima canzone.
A nove Maria le regaló una chitarra usata, che la bambina imparó a suonare da autodidatta.
A quattordici anni entró in conservatorio.
A diciassette ottenne i primi riconoscimenti.
E da un anno a quella parte la chiamavano a cantare nei bar della zona. Maria non piangeva mai, ma quando sentiva la voce melodiosa della figlia, veniva attraversata da un sentimento intenso che le impediva di trattenere le lacrime.

Teresa era dalle 7:34 esatte che parlava. Parlava e parlava. Stava inondando la testa di Linda di prediche. Errore, mea culpa.
La conversazione era iniziata con frasi convenzionali ed essenziali, tipiche di chi vuole mostrare sostegno ad una persona. Poi si era evoluta con le uscite di Linda del tipo: non ce la posso fare, non sono abbastanza forte e blabla.
A quel punto Teresa si era incazzata ed erano iniziate le paternali.
"E vuoi farti distruggere da un uomo? Vuoi mandare la tua vita a puttane per lui?! Cazzo ma hai affrontato cose peggiori"
Il vecchio che sedeva nel loro stesso scompartimento si allontanó da Teresa, avvicinandosi al finestrino. Forse gli faceva paura la sua ira funesta.
"Non capisci" Disse Linda a testa bassa e con voce flebile.
"Sono solo il tuo alter ego infatti." Sentí tirarsi su il mento. L'amica gli aveva preso il viso tra le mani. Riusciva a specchiarsi nelle sue pupille.
Sono migliore amiche dal primo giorno di prima media. Teresa era entrata per sbaglio nella classe di Linda e aveva lasciato cadere un foulard azzurro. Linda l'aveva trovato orribile e si chiese come si facesse ad indossare un capo così brutto. Tuttavia, decise di prenderlo per restituirlo all'altra bambina.
La loro amicizia cominció con:
"Il tuo foulard non è molto carino sai"
Da sette anni a quella parte non si era mai interrotta. Avevano condiviso tutto.
Loro due erano sorelle, mancava solo il legame di sangue.
Tutte le mattine treno alle 7:34, stazione Cogoleto. Cappuccino e brioche. Questo era il loro mantra. 32 minuti esatti per arrivare al liceo linguistico Carducci Volta. Genova centrale.

"Non devi aspettare che ritorni, tu hai dei progetti, ricordi?"
Sentirono la porta dello scompartimento aprirsi ed entrò Mattia, con la sua classica aria distratta. Aveva il giacchetto mezzo infilato e mezzo no, con la manica che pensolava. Lo zaino su una spalla, la mano libera che apriva e l'altra con il caffè.
Gli occhiali leggermente storti.
Il vecchio probabilmente si chiese in che gabbia di matti fosse finito.
Quando il treno ripartí, il ragazzo perse l'equilibrio e la bevanda non cadde sul giornale dell'anziano solo perché Mattia aveva la dea bendata dalla sua parte.
"Buongiorno stell... Che caspita mi sono perso?"

E no, non essere scontrosa
Che cosa ci siamo detti ieri?
Avevo perso la bussola lungo i sentieri e se tieni a me
No, no, non mi mancare di rispetto mai
No, no, non perder la fiducia in noi
E stiamo sdraiati nel blocco ascoltando OC ma a malapena
Scordati per il ritorno di esser la stessa persona

Grazie Linda di essere la mia musa.
Mario, 6 agosto 2013.

Le mani di Linda tremavano mentre rileggeva quel bigliettino. La carta ormai era ingiallita a forza di stare nello zaino e l'inchiostro stava sbiadendo.
Quando glielo diede stavano insieme da esattamente due mesi. Dal 2 giugno 2013. Il giorno dopo sarebbe stato il 2 giugno 2015. Un dolore forte nel petto.
"Lo metto via io oppure lo fai da sola?" Le bisbiglió Mattia, suo fedele compagno di banco.
Lui non aveva mai ben visto Mario, quel ragazzaccio non gli piaceva affatto. Tuttavia sapeva quanto fosse innamorato di Linda. Mario in fondo era solo uno con una brutta storia alle spalle, ma Mattia non lo aveva mai visto come la persona dipinta da Linda e Teresa: fra di loro non correva buon sangue. Forse gelosia reciproca. Infatti, il caro Mattia era segretamente innamorato di Linda, probabilmente anche incosciamente.
Mattia non riuscì a vederlo come una brava persona nemmeno quando gli salvó il culo da un paio di ragazzi che volevano picchiarlo solo perché li aveva guardati male. Non si può pretendere che un cervo vada d'accordo con un ribelle cucciolo d'uomo.

Adesso però farò ordine in questa storia. Parto dal vero inizio del racconto. Riavvolgiamo il filo e torniamo nel 2013.

Caro diario,
Oggi il mare sembra aver colori differenti. Non è mai stato così bello. Forse è perché sono differente io. Devi sapere che in questo ultimo periodo sono cambiata molto. Ho abbandonato le cattive vecchie abitudini. Ho smesso di fumare, bere e di gongolarmi in strada fino a notte fonda. Ho ripreso a suonare la chitarra e devo ammettere che sono brava, davvero. Al conservatorio ho riavuto la mia borsa di studio e avrò la possibilità di ridare gli esami che mi ero persa.
Cosa ne pensi azzurro mare?
Sento le tue onde infrangersi sulla battigia e ti giuro che non esiste nulla di più appagante.
Linda.

Linda era da ore che contemplava il paesaggio marino . Se ne stava nel suo pezzo di spiaggia, lontana dal mondo.
Quello era il suo angolo di pace, la parte più bella di Cogoleto.
Vide dei ragazzi entrare in spiaggia e cercò immediatamente di capire chi fossero.
Le luci stavano abbanando il golfo di Genova e il tramonto era prossimo alla fine.
I ragazzi si sedettero davanti alla baracchina in legno di un bar estivo, a diversi metri di distanza da lei.
Linda si trovava sulla spiaggia da diverse ore ormai, accompagnata solo dalla sua chitarra. Diverse note erano già sul pentagramma.
Il vento portò verso di lei l'odore di erba. Era pungente e notó che quasi tutti avevano acceso una canna.
Non le davano noia, anzi. La loro presenza la stava ispirando e fece altre due prove con la chitarra.
Le onde del mare accompagnavano la sua musica ed i gabbiani erano il pubblico del loro concerto. Singolare era l'odore: sale ed erba.
Gli schiamazzi e le risate la rallegrano, fecendola sentire fiera di essere una genovese di periferia. Si sentiva parte integrante di quell'ambiente.
Linda non si era nemmeno accorta che quei ragazzi ascoltavano incantati la sua musica.
Uno più di tutti.
Lui era più curioso e sveglio degli altri. Quella dolce melodia aveva fatto breccia nel suo cuore. Fin da bambino voleva imparare a suonare la chitarra.
"Mario, ci sei? Sei già gonfio per qualche tiro?" Ridacchiò uno dei suoi amici. Il ragazzo notò infatti che si stavano alzando tutti.
Lui però non voleva andare via.
Gli piaceva troppo il suono del mare e della chitarra insieme.
"No frate. Io me ne accendo un' altra, ci si vede" I suoi amici lo guardarono confusi. Non capirono più di tanto, ma comunque non dissero nulla. Sapevano bene quanto Mario amasse la musica, ma non credevano che la vivesse così profondamente. Anche perché lui aveva tralasciato il suo talento musicale per dedicarsi al pugilato. Tuttavia il suo animo era sempre più che legato a quell'arte.

Linda era troppo intelligente per non capire che quel ragazzo era rimasto sulla spiaggia esclusivamente per ascoltare la sua musica. Lui era il suo primo vero spettatore.
Lei allora si concentró e cercó di regalare un concerto straordinario al suo unico fan.
Linda sapeva che non avrebbe mai dimenticato la sua faccia.

Il giorno dopo, alla stessa ora, Linda era tornata sul mare, assieme alla chitarra. Vide il ragazzo della sera precedente seduto sul muretto dietro la spiaggia.
Sapeva che quella non era una coincidenza. Lui era tornato per sentire ancora la sua musica.
Il ragazzo dai capelli neri era come se avesse la scritta "periferia" in fronte. Si chiese di quale storia fosse reduce e avvertì improvvisamente un legame con lui, una sorta di vicinanza nella lontananza.
Sorrise e cominciò a suonare.

Quasi ogni giorno si incontravano al mare. Mai si erano rivolti la parola. Lui prendeva da lei e lei da lui.
Linda si era abituata alla presenza del moro e riusciva a trovarvi conforto e sicurezza.
Mario ormai aveva trovato nella musica della ragazza l'ispirazione per i suoi testi. Aveva abbandonato il pugilato per dedicarsi alla musica. Aveva lavorato ad Arenzano per dedicarsi alla musica.
Stava dedicando la sua esistenza alla musica.
In realtà lui era soltanto un ragazzo che studiava per diventare un uomo. Una vita di cazzate di cui voleva far tesoro. Un amore incondizionato per una madre che non ha potuto dargli nulla se non affetto.
Così stavano creando assieme la loro storia, mettendo anima nella musica.
Mario era già sicuro di quello che faceva, sapeva che la sua musica avrebbe sfondato. Era uno degli aspiranti rapper più forti della zona, gli scorreva nel sangue.
Linda invece non sapeva dove sarebbe arrivata e non sapeva che sarebbe diventata una cosa più grande di lei.

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