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capitolo 13

Avevo appena finito di raccontare la mia storia e ora ne stavo raccontando un'altra,ma questa era molto più straziante da proferire. Per una volta avrei preferito che fosse soltanto una storia ma purtroppo era la realtà che bussava odiosa alle nostre porte,senza avvertimento,con vanto e insistenza,sbattendoci in faccia la sua visione,niente gioia,solo dolore. Non vi era neanche un colpevole per addossare la colpa,in tal modo da trovare un sospiro di sollievo dopo avergli fatto provare la nostra sofferenza, semplicemente le cose erano andate in questo modo.

"Quanto tempo gli resta?"sotto i singhiozzi di Giulia,la voce di Trent era ferma,sembrava risuonare in quelle pareti con calma,peccato che se fosse stata ascoltata meglio si scorgeva l'incertezza che trasudava. Lui era tornato,finalmente, era ritornato a casa e avrei potuto calmare i tumulti del mio cuore,avvolgendomi con la sua presenza: la sua voce,il suo odore,la sua figura ,purtroppo,però la sfortuna aveva bussato alla nostra porta. Addosso aveva ancora la sua camicia,quella con la quale era tornato, arrotolata sugli avambracci per percepire l'aria che accarezzava la sua lieve e scura peluria maschile. Una macchia di caffè imbrattava in piccole gocce il suo colletto e il suo petto,non più soffocato dalla cravatta,libero dai primi tre bottini che lo stringevano. I suoi vestiti erano sgualciti e i suoi capelli arruffati in una massa aggrovigliata,la barba incolta ricopriva le sue guance,gli occhi spenti.Quegli occhi color oceano che sembravano possedere dentro di essi un intero mare erano segnati dalle occhiaie che testimoniavano la notte d'insonne della sera precedente. Ciò che era più straziante non era vedere i suoi vestiti sgualciti o il suo aspetto trasudato ma il dolore nel suo sguardo. Quelle meravigliose iridi erano state segnate dalla sofferenza che le aveva ricoperte con un velo e sembrava non voler andare via. Non aveva pianto ma sul suo ciglio erano condensate quelle lacrime che avrebbero tanto voluto uscire,dopo aver intravisto la luce per alcuni secondi e ciò testimoniava la forza del suo animo,riuscire a restare calmo,dato che in quel momento doveva essere saldo per tutti . Ma,quello sguardo era troppo vitreo e lucido, folgorato da una improvvisa espressività che sembrava mostrare ogni sua sfumatura ,ogni singolo pensiero che albergava in lui veniva espresso così nitidamente ed era un dolore ancora più forte. Non servivano le lacrime,egli piangeva con il suo cuore.

"E' difficile dirlo, forse non supererà la notte ma vi assicuro che faremo tutto il possibile, ve lo prometto,Signor Jack"Trent annui passivamente e il medico dal chiaro accento tedesco che testimoniava le sue origini così come i capelli biondi accompagnati dalla robustezza della sua figura,ritornò nella stanza.Lì,in quell'ospedale dove ci trovavamo ,James era ricoverato dal giorno prima,colto improvvisamente da un malore e ritrovato sul portico di casa,accasciato sui gradini. Giulia l'aveva immediatamente portato all'ospedale,noi eravamo stati avvertiti poco dopo,Trent -in quel momento-era ancora lontano per lavoro,a Shanghai, quindi era riuscito a tornare soltanto quella notte e da allora non aveva più lasciato l'ospedale. Dalla diagnosi tuttavia niente sembrava far sperare: ictus,più un trauma cranico dovuto alla caduta, quando aveva sbattuto la testa contro il gradino prima di svenire; ancora non si era svegliato. Ormai il tempo scorreva al rallentatore, quella notte era sembrata come un'interminabile agonia.La vita di James era appesa ad un filo e ciò gravava sulle spalle di tutti,ma soprattutto su Trent e Giulia.Mi sentivo così dannatamente impotente, avrei voluto fare di tutto per non vedere quell'espressione di dolore dal suo volto ma l'unica cosa che potevo fare era stargli vicino. Era in questo genere di situazioni così delicate che era indispensabile l'appoggio dell'altro sebbene fossi stato colpito da un'improvvisa insicurezza.Non sapevi come dovevi agire oppure cosa dire per confortarlo, le parole apparivano troppo banali, ti sentivi frustrata da quella voglia di stargli accanto ma di non riuscirci. Questi generi di imprevisti ti disarmavano completamente ma non servivano parole,solo dimostrazioni,piccole ma pazienti dimostrazioni anche semplici,pochi gesti,l'importante era sostenere l'altro.

Il sospiro della mia amica rapii i miei occhi e mi voltai,Giulia e Tayler erano seduti -stretti l'accanto all'altro per infondersi il calore necessario- Trent invece era in piedi,la sua mano stringeva i capelli così forte che poteva strapparli.La testa era appoggiata con un sorriso rabbioso al cardine della porta del padre -dallo spiraglio che filtrava dalle tapparelle-mentre osservava il suo corpo inerme e dormiente sul letto.Mi avvicinai "Trent..."si girò appena,mostrando due occhi rossi e gonfi,non servivano parole per capire di cosa avesse bisogno "oh,Trent"mi precipitai tra le sue braccia, stringendolo con tutta la mia forza. I nostri corpi si allacciavano e si trasmettevano tutto il loro calore mentre le mie braccia accarezzavano la sua schiena amorevolmente.Le sue,invece,sembravano quasi soffocarsi ma non c'era dolore più bello. La sua guancia sfiorava il mio capo e percepivo il suo lento respiro,il suo corpo che mi circondava con necessità, un bisogno impellente di affetto. Poggiai la testa sul suo petto,in qualunque modo avrebbe reagito,qualunque decisione avrebbe preso io sarei stata sempre al suo fianco per il resto della mia vita "non si è mai troppo grandi per piangere,Trent, sei stanco, sfogati ma soprattutto riposati"alzai il volto,allungai le mani e le posai sul suo viso, preoccupata sollevai lo sguardo verso di lui.Mi persi nei suoi occhi,d'un tristezza profonda, un dolore lancinante che desideravano soltanto fermare la morte,aveva già perso sua madre e capivo come egli volesse aggrapparsi con le unghie al quel brandello di vita di suo padre. Avevano dovuto cominciare d'accordo e stavano continuando a farlo,sembrava che quello sguardo silenziosamente chiedesse più tempo.Tempo per compiere tutte quelle cose che non erano riusciti a fare. Tempo per prepararsi.Tempo per dirgli addio.Ma,la morte era cieca,non scrutava mai le sue vittime e tanto meno ti permetteva di prepararti,perché mai saresti riuscito a farlo,semplicemente passava.

"Sto bene, tu piuttosto dovresti andare a casa,Marianne e Ian sono da soli a badare a James,sei stanca anche tu Beatrice, sei stata con me tutta la notte" era questo quello che amava di lui,perfino in queste situazione,quando egli stava per cadere,trovava sempre la forza per alzarsi,il suo desiderio di accompagnare suo padre fino all'ultimo istante era di gran lunga più forte della stanchezza. Continuava a mettere il bene degli altri al primo posto,era vero,ero stanca ma lui era di gran lunga più stanco di me . Scossi il capo alle sue parole, anche se l'avessi voluto mai sarei riuscita ad andarmene, il mio cuore mi implorava di restare,di stare accanto all'uomo che amava e soltanto quando ero insieme a lui,egli acquietava i propri tumulti "mio padre insieme a Nolan e a gli altri,arriveranno a momenti da loro, scommetto che sono giorni che non chiedi occhi,perfino a Shanghai non l'hai fatto,vero?"scrollò appena le spalle e sospirai " vado a prenderti un caffé ma perlomeno siediti un po' ". Gli accarezzai dolcemente la mascella,i miei polpastrelli vennero solleticati dalla sua barba,le sue mani scesero leggere sui miei fianchi,spingendomi ancora una volta verso il suo petto mentre le sue labbra sfiorarono lievemente le miei. Gli sorrisi,dirigendomi verso le scale per correre al piano terra,dove vi era un piccolo bar ad angolo,davvero confortevole sebbene le sue dimensione ristrette,peccato che nessuno si sarebbe goduto veramente quel luogo, con tutto quello che c'era intorno. L'aria era tinta di dolore e speranza che si mischiavano così ardentemente da ricoprire ogni singolo centimetro.

"Ecco tieni,Tayler questo è per te"Giulia mi ringraziò con lo sguardo mentre Tayler fece un segno con il capo, entrambi erano distrutti proprio come noi, sorrisi per poi avvicinarmi a mio marito. Trent era seduto su una sedia, il volto chino e le mani sulle ginocchia mentre perdeva il tempo,giocando con i pollici,ogni tanto dava l'occhiata alla stanza del padre e allora alzava il volto,appoggiandolo al muro.Mi sedetti al suo fianco,porgendogli il suo caffè lievemente shakerato come piaceva a lui,lo finii in meno di un secondo e osservai il suo pomo d'Adamo deglutire

"C'erano tante cose che avevamo ancora da fare.Mio padre ha commesso moltissimi sbagli me ne rendo conto, non è stato mai l'ombra di un vero padre ma in questo periodo pian pian stava cominciando a recuperare,a migliore come persona. La vita non è sempre facile e seppur breve,incredibilmente breve è faticosa da percorrere,ho provato sulla mia pelle quanto può essere brutale ma soprattutto meschina ma alla fine,ho visto anche l'altra faccia di essa"si girò verso di me, afferrando la mia mano, i suoi polpastrelli accarezzarono le mie dita,soffermandosi sul mio anello,la nostra fede con la quale,giocherellò per un secondo "con mio padre è stata particolarmente dura ma sarebbe sbagliato incolparla del tutto. Diciamo che la vita ci dà delle strade buone o cattive che siano,tocca a noi scegliere come comportarci e non sempre facciamo la cosa adatta. "il suo sguardo si fermò su un punto in lontananza mentre il suo sguardo erano inondato dai ricordi " qualche tempo fa mi raccontò di come era cresciuto, la sua famiglia era molto povera, lui era il terzo figlio,il maggiore di 4 sorelle molto spesso doveva abbandonare la scuola per aiutare il padre,operaio edile,al cantiere,tuttavia capitava che in estate si dirigevano in campagna, per trascorrere quei pochi giorni d'estate,tranquilli. Lì aveva opportunità di stare libero,in quanto in città avrebbe dovuto lavorare per mantenere la casa,assicurare alle sue sorelle un futuro e non era facile, essendo un ragazzino. E' stato sempre un uomo ambizioso e sapeva che mai avrebbe voluto ,da adulto,vivere in quella stessa povertà. Mi disse che all'età di 18 anni, prese un unico bagaglio e usando i soldi della sua ultima paga comprò il biglietto del treno,destinazione Milano, con la promessa che sarebbe stato tornato a casa da uomo ricco. Mi padre era un giovane provinciale,con la mentalità ancora molto tradizionale e segnata dalla povertà,quindi i primi tempi fu costretto a rubare. Era perlopiù cibo,diceva che non aveva sensi di colpa perché aveva fame,il lavoro era ancora precario e non vedeva il problema se dinanzi a tutta quella ricchezza egli avesse preso un briciolo,sosteneva che era anche elettrizzante,perché ti facevi beffa dei più ricchi,dimostrare di essere molto più acuto di loro. Penso che del successo di mio padre sia stata la capacità di riuscire a sopravvivere nel mondo,di adattarsi e non demordere.Penso,anche che tutta quella povertà l'abbia segnato nel profondo,tanto da aggrapparsi ai soldi una che volta mia madre morì. " la presa intorno alla mia mano si fortificò

"Il Signor Jack si è svegliato,se volete vederlo potete entrare ma due alla volta"il medico tornò da noi, immediatamente ci alzammo,Giulia emise un sospiro di sollievo,abbozzando a un piccolo sorriso,rincuorata da quelle parole ma lo sguardo del dottore era ancora teso e Trent lo comprese,sembrava non dar troppe speranze "Giulia,Tayler entrate prima voi,ho aspettato tutta la giornata posso farlo ancora per qualche minuto". Giulia lo strinse,abbracciandolo ed entrò nella stanza,insieme al marito e non appena scomparse,mio marito si girò di nuovo verso il medico " come sta dottore?Voglio sapere la verità"le sue spalle si contrassero per l'angoscia,sebbene non dava questa impressione,si aggrappava fino alla fine all'ultimo barlume di speranza

"ha ripreso conoscenza,ma la sue condizione sono molte precarie,anzi molto gravi. L'ictus al cervello è causato da una ostruzione di una arteria dovuto a un embolo,l'embolo è più frequentemente un trombo,ovvero un coagulo di sangue che non permette al sangue di confluire e di arrivare al cervello. Inoltre le sue condizioni potrebbero peggiorare entro la notte o in questi giorni,provando delle paralisi permanenti. Per questo lo terremo qui,sotto osservazione,mi dispiace"sembrò sul serio dispiaciuto e mi immaginai a quanti casi del genere aveva affrontato,magari incolpandosi per la propria impotenza col sincero desiderio di aiutare tutti,ma non era colpa sua, eravamo essere umani e non degli dei capaci di simili cose.Ogni aiuto era ammirevole.

"La ringrazio"intervenni e quando egli andò via,percepirei il lento sospiro di Trent,era un sospiro liberatorio che tuttavia comportava andare in faccia alla dura realtà.Si accostò alla parete, si lasciò andare a contro di essa, sedendosi a terra per la prima volta in tuta la mia vita vedi il suo volto solcato dalle lacrime,da un pianto di dolore.L'uomo forte che sembrava non cedere mai,quell'oggi era caduto come un soldatino di giocattolo,vederlo in quello stato,completamente distrutto,mi uccise a sua volta.Era come se tutto il mio mondo fosse stato devastato,sembrava che sulla mia pelle potessi sentire l'amarezza e l'acidità delle sue lacrime che bruciavano il mio corpo,lacerando perfino il mio cuore trafitto.Erano così fredde che ti gelavano ma soprattutto erano aspre e salite,ed era incredibilmente frustante non poterle asciugarle. Alzò il capo al cielo,passandosi una mano tra i capelli con rabbia mentre i suoi occhi si riempivano di nuovo di lacrime .Era insopportabile vederlo in quello stato

" Incontrò mia madre in uno dei suoi furti,stava rubando a un fruttivendolo,disse che mia madre lo vide e lui era già pronto a scappare perché era sicuro che ella avrebbe chiamato la polizia,ma invece,lei si avvicinò.Gli diede i soldi per pagare quella roba, mio padre non accettò,forse per orgoglio, e scappò via ma non la dimenticò mai. La rincontrò moltissimi mesi dopo,quando tornò in campagna per stare con la sua famiglia,forse era il destino,lui credeva che fosse cosi. Non aveva mai incontrato una donna più bella e io gli credevo mentre lo sosteneva,dovevi vedere quegli occhi,come si tingevano quando parlano di lei.Non avevo mai visto mio padre in questo stato...solo un altro po' di tempo, ci sono così tante cose di cui dobbiamo parlare, non dico per sempre,solo qualche altro anno" mi chinai alla sua altezza,inginocchiandomi dinanzi a lui,delicatamente,come se avessi paura di spezzarlo,cosciente della sua improvvisa fragilità di bambino,gli asciugai le lacrime

"Tuo padre ha sbagliato e ha pagato,di questo tutti siamo stati felice,perché ha trovato la tua strada.Tu e Giulia non lo dite ma si legge negli occhi che siete fieri di lui,dovreste dirglielo,invece.Non lo vedi come Marianne,James e Ian,siano entusiasti di averlo come nonno?Eppure sanno ciò chi è stato,la gente inoltre parla quindi sanno molto più di quello che gli abbiamo detto ma a loro non importa perché hanno visto chi è veramente James Jack.Neanche io pensavo che mai l'avrei perdonato,non dopo tutto quello che ci aveva fatto ma mi sbagliavo, io stessa ho visto lo sforzo che ha fatto per ritornare ad essere un uomo rispettabile. Purtroppo la vita non è sempre dolce ma se lui sta lottando ancora in quella stanza è per ,Trent,per dimostrare a te e a Giulia, che è il padre che voi meritate e sono sicura che quando andrà via,lo farà per sua libera volontà. Maria lo stai aspettando e sono stati lontani già troppi anni,lui sarà felice,Trent. La morte non è un addio,è una rottura,perché quando andrà via,avrà in qualche modo legato la propria anime alla vostra.Ora devi andare da lui e dirgli ciò che non gli hai mai detto,la morte ti devasta ma non è mai effettivamente definitiva"posai le miei labbra sulla sua fronte e ripromisi a me stessa che adesso sarei stata io la sua roccia,il suo pilastro.Lo avrei accudito e spogliato di tutto i suoi dolori per poter rivedere di nuovo quel sorriso caldo che gli illuminava il volto.Non mi importava di soffrire,il suo amore mi ripagava di tutto.Lui era il centro del mio mondo.Lui era il mio sorriso,il mio cuore,i miei occhi e la mia famiglia.Accanto a lui anche tutti i miei dolori sarebbero svaniti,proprio come in quel momento quando lui mi circondò con le sue braccia perché non esisteva qualcosa di più stupefacente e meraviglioso che sentirsi amati quando lui ti stringeva più forte.

"Signori Jack è arrivato il vostro turno".

Mi dispiace molto averci messo tanto,comunque volevo avvertirvi che questo, con molta probabilità ,sarà il penultimo capitolo di Amami,ti prego -Momenti da Ricordare- è vero potrei prolungarlo,potrei scrivere ancora così tanto ma è impossibile racchiudere un'intera vita nelle pagine e preferisco lasciarvi con poche ma che perlomeno vi trasmettano un sorriso. Grazie a tutti quelli che leggono la storia,Trent e Beatrice torneranno nel secondo ma non ormai dobbiamo salutarli .

Grazie mille a tutti <3 <3

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