Epilogo
Un ragazzo si guardò intorno e afferrò la mano dell'uomo accanto a lui, visibilmente agitato da quel gesto, nonostante il suo sguardo si caricasse d'amore. La sua espressione si rilassò mentre lui gli accarezzò il palmo, con un piccolo movimento si sporse verso di lui e lo baciò. In quel momento, gli sguardi, i pregiudizi, scomparvero, c'erano soltanto loro due. L'amore era una bolla di sapone, isolata da tutto ciò che c'era fuori e con il tuo mondo dentro.
Una donna si asciugò le lacrime, provando a sorridere mentre le robuste braccia dell'uomo di colore, la lasciavano. Era uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto. Il labbro le tremava per la tristezza me quel sorriso era così caldo, così bello e prezioso, la rendeva ancora più splendida davanti ai suoi occhi. Il loro ti amo silenzioso si mescolava alle lacrime. Dovevano separarsi e volevano lasciare qualcosa di indelebile, un gesto intimo e privato, soltanto per loro. Perché l'amore trascendeva tempo e distanza. Era difficile essere lontani, separarsi, ma una volta superata questa sfida, allora sapevi che non c'era altro posto che accanto a lui.
Un bambino accanto alla sua mamma, salutò per nome l'uomo che saliva le scale mobili mentre entrambi si salutavano con una tale dolcezza. Si guardavano come due amanti, due amici e due complici, perché amare significava essere prima di tutto un confidente, il migliore amico e un pilastro per l'altro
"Marianne, andiamo, altrimenti facciamo tardi, i tuoi sono già arrivati"Emily mi fece segno di velocizzare il passo mentre era sulle scale mobili. Mi girai verso Lucas che scrollò le spalle con un sorriso, prima di afferrarmi la mano. Improvvisamente, iniziò a corriere, trascinandomi con lui, i miei capelli svolazzavano sulle spalle a cause della sua velocità che procurava vampate d'aria. Le immagine mi passavano davanti così velocemente da sembrare ombre indistinte mentre dinanzi agli occhi, vedevo nitidamente soltanto le sue spalle. Correvamo, destreggiandoci e scostandoci dai passanti, io mi lasciavo guidare ciecamente. La sua presa era così stretta e calda, mi sentivo così viva, inebriata da quella vampata di libertà che mi attanagliava il corpo.
Non appena, arrivò sulle scale mobili, mi lasciò ed entrambi inalammo un profondo respiro, ridendo come due bambini spensierati. Quando arrivammo in cima, Emily mi lanciò un'occhiataccia, nonostante cercasse di nascondere un sorriso stentato, dietro di lei, mio fratello agitava la testa, ridendo
"l'aereo parte tra un'ora abbiamo ancora tempo" Ian afferrò la sua mano mentre con l'altra teneva la sua valigia. Tutto il suo nervosismo e la sua agitazione scomparve all'istante, sgonfiato come un palloncino. Trasferirsi oltreoceano, dare un lungo arrivederci alla sua casa, alla città in cui era cresciuta non era facile. Stavi per iniziare una nuova vita, stravolgendo quella vecchia, in un luogo completamente sconosciuto. Significava mettersi in gioco e serviva anche una gran bella dose di coraggio. Lo stesso che aveva avuto nel salutare i genitori che l'avevano accompagnata. I saluti non erano mai facili ma perlomeno erano solo saluti.
"Ma comunque avevamo promesso ai tuoi genitori di arrivare alle 9, abbiamo un ritardo di 15 minuti, soltanto perché avete voluto fermarvi in quella caffetteria"io, Lucas e Ian ci scambiammo un'occhiata tra il complice e il colpevole, l'ultimo giorno insieme doveva essere inaugurato per bene, con tanto di frappè, cupcake, saluti e lunghi abbracci. Nick e Sabine erano stati i primi a salutarli, dopo aver partecipato a quella squisita colazione ma a causa dei loro impegni non avevano potuto seguirci fino all'aeroporto.
"Ora siamo arrivati e sopratutto siamo pieni"mio fratello le baciò la tempia mentre James Ryan correva verso di noi. Lo strinsi più che potei, accarezzandogli i capelli
"M-Marianne....sto soffocando..."mormorò, la testa schiacciata contro il petto, con un sorriso lo lascio e buttò un piccolo sospiro "mamma mia, sembri che tu abbia la forza di 10 uomini"
"puoi giurarci"Lucas gli assestò un finto pugno nello stomaco proprio come quando erano piccoli e non facevano altro che giocare alla lotta, fin quando entrambi non cadevano sfiniti
"oh, andiamo, non ti ho stretto così forte"feci per stringerlo di nuovo ma lui si scostò, con un piccolo ghigno. Da lontano si sentì la voce di Alexandra mentre ci raggiungeva insieme ai nonni, con dietro Nolan e Nicole.
"Mi raccomando, Marianne abbi cura di te"mia madre aprì le braccia e mi gettai a capofitto nell'abbraccio dei miei genitori. Erano stati per anni, il mio pilastro, mi avevano protetto, assecondato con pazienza e tutto ciò che sapevo, ciò che era in parte era merito loro. Grazie a loro, avevo finalmente capito la mia strada. Mio padre mi baciò la testa
"sii felice e non cambiare mai, siamo orgogliosi di te"ricambiai quel sorriso smagliante e quando mi lasciarono fu la volta di mio fratello.
"Sono felice per voi due"ammiccai a Emily"guai a te se le fai qualcosa"Ian rise e mi strinse, inalai il suo profumo, mi sarebbe mancato più di tutti. Eravamo gemelli e fin dalla nascita eravamo stati insieme ma era il momento di separarci per un po'
"tienila stretta"il suo sguardo si posò su quello di Lucas
"non potrei mai lasciarla per nulla al mondo"lui si avvicinò per salutarlo e io mi allontanai per salutare l'ultima persona rimasta. Emily si fiondò tra le mie braccia, stritolandomi
"A Natale dovremmo sicuramente tornare, quindi aspettateci"mi strinse, posando la testa sulla mia spalla, per nascondere il viso e quelle lacrime che cercava di trattenere
"vi aspetteremo con ansia"quando alzò il volto, i suoi occhi luccicarono di tristezza ma anche di una nuova luce, una gioia immensa
"alla fine, entrambe abbiamo trovato la propria strada"ci era voluto un po', tra incertezze, dubbi e paure ma eccoci qui, io con il mio lavoro da giornalista e lei con quella assurda idea di creare qualcosa che riuscisse a conciliare il suo amore per i vestiti con la musica. Un progetto bizzarro e piuttosto ambizioso, conforme con la sua personalità.
"in questi quasi due anni sono cambiate così tante cose ma siamo arrivate dove dovevamo essere"e questo era solo l'inizio.
*******
"Ryan e Silvia ci staranno aspettando"con il dito indicai la curva che avremmo dovuto prendere ma che ormai diventava un punto sbiadito e lontano. Il suo viso accennò a un sorriso che non comparve del tutto mentre cambiò marcia, ingranando sull'acceleratore. Il cielo si colorò di un caldo vermiglio autunnale, spezzato soltanto da quella striscia bianca che cominciava a sbiadirsi. L'ombra dell'aereo che si stagliava nel cielo sembrava ancora impresso su quello sfondo pittoresco.
Lucas fermò l'auto e scesi, stranita per il suo improvviso 'campo di rotta'
"perché siamo tornati a casa tua, hai dimenticato qualcosa?"mi afferrò la mano, ci avvicinammo all'ingresso del palazzo e salimmo con l'ascensore, fino al suo piano. Quando le porte si aprirono, mi porse le chiave"penso che dovresti aprire tu"inarcai un sopracciglio, cercando di nascondere quella punta di sospetto ed eccitazione dovuto al suo strano comportamento. Girai la chiave nella toppa e aprì la porta, entrai mentre Lucas si teneva dietro di me. La mia attenzione ricadde su una sottile cordicella di paglia che correva lungo il muro, appese con delle mollette colorate, vi erano delle foto. Percorsi il corridoio, osservando ogni singola foto, mi fermavo a guardarle, toccavo la superficie come se volessi assorbire quel ricordo sulla mia pelle e ad una ad una, le prendevo. Erano foto mie, io mentre ridevo, sorridevo, sbuffavo, dormivo, foto di noi due scattate nell'ultimo anno e mezzo. Quest'ultimo e indimenticabile anno che era stato il più intenso della mia vita. Mi girai verso lui e lui scosse la testa per invogliarmi a proseguire. Arrivai in salone e notai un'altra foto attaccata contro la credenza, la raccolsi, era una foto di me e Emily con degli stupidi baffi di plastica. Girai la foto e mi accorsi della scritta
apri.
Ubbidì, aprendo la credenza, tra bicchiere e piatti, c'era la mia tazza, quell'adorabile tazza da latte di Winnie The Pooh che era sempre stata la mia preferita. La stessa tazza che non avevo portato qui e che avrebbe dovuto essere a casa dei miei nonni. Notai un bigliettino attaccato al fondo e lessi il mio messaggio. La sistemai di nuovo e andai verso il bagno. Attaccata allo specchio, c'era un'altra foto che raffigurava una spensierata me che sorridevo alla telecamera mentre il vento mi scompigliava i capelli. La staccai e mi accorsi che sul lavabo c'erano le mie cose, a partire dalla mia spazzola fino allo spazzolino, non era quello temporaneo che usavo quando stavo da lui ma il mio. Mi guardai attorno, notando il mio accappatoio rosa accanto a lui e la mia valigetta con i trucchi.
Uscì dalla stanza e lui con un dito mi indicò la sua stanza. Non riuscì proprio a trattenere l'euforia davanti a quella misteriosa caccia a tesoro. Entrai nella stanza, avvolta nel buio, Lucas si avvicinò alla finestra e spalancò le tende. La luce filtrò, illuminando le mie cose erano sparse per tutta la stanza, l'armadio erano aperto e riuscivo a scorgere i miei vestiti, i miei affetti personali come pc, i miei libri e i miei album da disegno erano sistemati accuratamente sul letto. Sentì dietro di me la sua presenza tangibile e magnetica
"avrei dovuto chiederti il permesso ma non potevo aspettare"mi voltai verso di lui"so che dovrei essere paziente, fare le cose con calma e cercare di non spaventarti ma non ci riesco, è più forte di me"mi prese dolcemente il polso e posò un mazzo di chiavi sul mio palmo"c'è una chiave per tutto, per l'appartamento, per il garage, il ripostiglio, per tutto, voglio che tu le abbia. Marianne, tu ormai sei diventata parte integrante della mia vita, il mio pilastro e voglio condividere tutto con te. Pensare di svegliarmi di nuovo in quel letto vuoto senza di te, è uno strazio, lasciarti andare è uno strazio, sarò anche egoista ma non posso lasciarti, non ci riesco e non voglio, per questo ti chiedo di trasferirti qui, di vivere come me"guardai le mie cose sparse lì, in quel disordine confusionario avevano trovato il loro ordine. Sembravano così perfette in mezzo alle sue cose. "Voglio vivere con te ogni singolo giorno ed essere avvolto dalla tua presenza in ogni minuto, intossicarmi di te ogni secondo perché sono maledettamente e terribilmente innamorato di te"il suo sguardo così penetrante e profondo, mi inchiodò a se, prosciugandomi il respiro"dividere tutto con te, ogni cosa, sentire il profumo dei tuoi vestiti, voglio essere circondato dalle tue cose in giro per casa, vedere ogni giorno la tua tazza accanto alla mia, i tuoi libri sparsi in giro e il tuo spazzolino nel mio bagno. "Le sue mani si posarono sui miei fianchi e mi spinse contro il suo petto, sorrise quasi sapesse come il mio cuore accelerava a quel contatto. I suoi occhi esigevano una risposta e le mie mani si intrecciarono dietro al suo collo "allora?Accetterai?"
"si"sorrisi emozionata e la sua presa si fortificò, la sua espressione divenne più luminosa. Un verso di sorpresa uscì dalle mie labbra quando mi sollevò, facendomi girare. Si fermò ma continuò a tenermi sollevata, con la mano spinsi i suoi capelli all'indietro, scoprendo il suo viso e mi chinai sulle sue labbra, assaggiando quella bocca che aveva cambiato per sempre la mia vita.
L'amore poteva avere infinite sfaccettature e così tanti legami che era impossibile capire quale fosse la sua esatta natura ma di una cosa ero certa, ogni tipo aveva lo stesso valore di tutti gli altri. Amare poteva essere difficile e spaventoso. Era facile innamorarsi e anche se non avessi voluto, prima o poi sarebbe successo ma quello che era difficile non era amare l'altro ma amare se stesso. Perché non saresti mai stato pronto ad amare l'altro se fossi stato completamente distrutto dentro. Avevamo troppe paure, troppe incertezze, ferite aperte, dolori lancinanti, parti da nascondere che ci soffocavano. Ma, amare era anche questo, accettare, guardarsi con gli occhi di chi aveva deciso di starti accanto, svelarsi. Mettersi a nudo era forse la cosa più difficile che esisteva ma alla fine, non saresti stata mai così bella come allora. Lasciarsi andare poteva significare, perdersi ma per quanto profondo fosse stato l'oceano in cui saresti sprofondata, qualcuno prima o poi ti avrebbe tirato su. Amare significava tornare a vivere, rinascere, più viva, più leggera e più vera. Qualsiasi tipo di amore era vero e autentico, tanto da lasciarti senza fiato, andava rispettato e vissuto nonostante tutto. Qualsiasi tipo di legame, anche il più banale, nascondeva una tale intensità da poter colorare il mondo, bisognava solo avere un po' di coraggio perché era là che si celava ciò che di più bello e meraviglioso c'era al mondo...la tua anima, il tuo cuore e te stessa.
Io avevo trovato il modo di colorarlo, ora era il vostro turno.
Grazie, Astrad.
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