Capitolo 55
Sabine Pov
"Magari non ci sono"mi girai verso Nick mentre si passava una mano tra i capelli, ero una donna matura ma in quel momento sembravo un'adolescente in ansia, per aver fatto qualche macarella. Era così ridicolo sperare ardentemente?Anche se sapevo che il mio desiderio fosse soltanto un miraggio. Sospirai e attesi davanti alla porta mentre mi sistemavo la camicia di chiffon, ancora stropicciata a causa dell'assalto di un vichingo primitivo. Non soltanto mi aveva preso in quel modo, un atteggiamento già abbastanza fuori-luogo, era stato più che determinato a non lasciarmi, per paura di una mia fuga. Beh, in effetti non volevo mentire sul fatto che per tutto il tempo avevo pensato di approfittare di un momento di distrazione per correre in ascensore e scappare a gambe levate. Di certo, sarebbe stato molto meglio che essere trasportata sulla spalla fino all'uscita della NBC. Una parola mi risuonava nella mente e continuava a perseguitarmi...umiliazione. Avevamo percorsi circa 3 piani, senza ascensore, in quel modo, attirando l'attenzione di tutti. Di certo, avevamo dato a tutti i presenti un bel spettacolo, come le mie natiche che ondeggiavano. Per mia fortuna, gran parte degli addetti erano andati via, quindi avevamo incontrato pressoché una decina di occhiate ma sapevo bene che al ritorno di tutti dalle vacanze, sarei stata la barzelletta preferita di tutti. Ancora non riuscivo a togliermi dalla testa la risata fragorosa di Noah e l'espressione sbigottita di Muller mentre cercava invano di trattenere un sorrisetto. Altro che leggenda metropolitana sarei diventata lo zimbello d'ufficio. La mia fama e autorità in ufficio stava calando vertiginosamente, per non parlare della mia dignità!Tutto a causa del sottoscritto accanto. Gli lanciai un'altra occhiataccia e lo sentii ridacchiare, oh, mi sarei vendicata per bene. Ero abbastanza vendicativa, sorrisi all'idea mentre mi scioglievo lo chignon, che mia madre sicuramente non avrebbe accettato. Quel giorno era venuto incredibilmente bene e per un po' lo rimpiansi, anche se ero sicura che se i miei capelli avessero potuto, mi avrebbe ringraziato. Me li sistemai, utilizzando come specchio, la targhetta dorata con il numero civico inciso sopra, a mali estremi.
"Andiamo, rilassati"Nick mi cinse il fianco con una mano, spingendomi contro il suo petto e mi baciò i capelli propria quando la porta si spalancò. Mia madre uscii, cogliendo in piena diretta quella scenetta intima che addolcì il suo sguardo mentre le mie guance si colorarono per l'imbarazzo. Gli diedi una piccola gomitata sul fianco e mi allontanai, appena, alzando gli occhi su mia madre. Varie e piccole ciocche rosse, sfuggite dalla sua coda di cavallo, le ricadevano sulla fronte, imperlava di alcune gocce di sudore. Le mani affusolate, lievemente raggrinzite ma perfettamente curate, erano sporche di farina ma neanche una piccolissima macchia era sul suo vestito a mezze maniche, a pois, stile anni 50 che arriva poco più la caviglia. Il giallo le dava un'aria fresca e faceva risaltare i suoi occhi chiari, azzurri, dai tratti esotici, sebbene non molto accentuati. Perfino quando cucinava mia madre era impeccabile, abilità che purtroppo non avevo ereditato.
"Finalmente siete arrivati, vi stavamo aspettando"quel plurale mi fece rabbrividire e non ero proprio sicura che fosse vero, non per entrambi, perlomeno ma tenni questo pensiero per me. L'ultima cosa che volevo, era litigare di nuovo, non avevo più tutta quella rabbia repressa da sfogare. Mia madre scese i gradini, abbracciando prima me e poi il mio ragazzo "sono felice che hai ascoltato il mio consiglio, questo taglio ti dona molto, Nick"gli stampò due grandi e affettuosi baci su entrambe le guance
"si, parlare stamattina con te è stato illuminante"illuminante, sul serio?Davvero, stavo iniziando a preoccuparmi del loro rapporto. Perlomeno, però, in fatto di pettinature io e ma madre avevamo gusti simili. Nick mi fece l'occhiolino, davanti alla mia aria sospetta "e comunque non vedo l'ora di assaggiare il tuo favoloso arroz portoriquendo e il camberones guisados"da quando parlava così fluidamente lo spagnolo?Il suo accento era dannatamente perfetto, niente a che vedere con i principianti che riuscivano con fortuna a pronunciare una frase. In tutto questo tempo, non gli avevo mai sentito dire una parola in spagnolo e non sapevo neanche dove avesse imparato ma avevo come l'impressione che ci fosse lo zampino di qualcuno che conoscevo bene. Sospirai, era un uomo che continuava a sorprendermi. Mia madre rise di gusto, adorava il fatto che i miei fidanzati imparassero la sua seconda lingua madre, a cui era tanto affezionata, purtroppo Dominick non era mai riuscito a farlo, troppo concentrato sugli allenamenti per perdere un po' di tempo con lei. Scossi il capo, scacciando quel pensiero ed entrammo. Fu in quel momento, quando poggiai entrambi i piedi dentro casa che mi congelai sul posto. Esattamente quando lo vidi.
Eliot Todd era l'unico uomo esistente sulla faccia della terra a incutermi terrore, una pura quanto viscerale paura. Da piccola, quando ancora avevamo un bel rapporto, riusciva, infatti, a rimettermi a posto con una sola occhiata. Non gli servivano le parole, bastava guardarti che sbiancavi. A tal punto, da spaventare quasi tutti i ragazzi del vicinato. Da allora nessuno si accostava davanti alla nostra casa per giocare ma si tenevano a debita distanza, quando giocavano a pallone, o dovevano fare qualche scherzo.
Era cambiato un po'. I capelli brizzolati un po' alla Hugh Grant, dalle tonalità nocciola, iniziavano a presentare qualche pelo bianco. Dall'ultima volta che l'avevo visto, al primo dell'anno, le rughe erano aumentate, non più solo sulla fronte ma anche sul ciglio degli occhi, anche se non riuscivano a deturpare la carnagione bronzea, per le tutte ore al sole, la mascella ancora definita, ricoperta da una leggera barba incolta. Per essere quasi vicino alla sessantina, per l'esattezza aveva 58 anni, conversava ancora una bellezza florida, un fascino maturo e adulto. Indossava la sua polo preferita, quella bianca di Ralph Lauren e pantaloni marroni. Tuttavia, con la sua altezza e la sua stazza, era ancora molto imponente.
"Ciao papà"sentii un nodo in gola ma lo ignorai, i suoi occhi, nocciola proprio come i miei, si posarono su di me
"Ciao Sabine"zero contatti, zero espressione, zero di zero ma ormai ci ero abituata, anche se il bruciore rimaneva lo stesso. La sua attenzione, ben presto, ricadde su Nick a mio fianco, l'unico uomo che non sembrava per niente intimorito dalla sua presenza, non chinava lo sguardo, non tossiva o tremava. Cosa che il mio ex bastardo faceva ogni volta che lo vedeva. Tra di loro c'era sempre stata un'antipatia reciproca e sebbene mio padre mi aveva ripetuto in continuazione che non era l'uomo giusto per me, io l'avevo ignorato. Quanto mi sbagliavo. Con ogni mia previsione, avevo come l'impressione che fosse piuttosto compiaciuto dalla figura di mio padre. Lo vidi, perfino, nascondere un piccolo sorriso carico di sfida. Inarcai un sopracciglio,era uno di quei uomini amanti del brivido e aveva trovato pane per i propri denti. Via gli altri, avanti cowbay. Mi sembrava quasi vedere le rotelle girare nella sua testa. Mio padre si avvicinò a lui, porgendogli la mano mentre lo scrutava attentamente, dall'alto al basso. Dopo l'ultimo pasticcio, sapevo quanto era diffidente sulle mie conquiste "Eliot Todd, piacere"
"Nick Harvey"il mio fidanzato sorrise mentre strinse la mano di mio padre in una stretta vigorosa, quel sorriso avrebbe fatto sciogliere qualsiasi genitore. "Sono lietissimo di conoscerla, devo ammettere, ero piuttosto curioso"mi rivolse un'occhiata "Sabine doveva aver preso la tempra temeraria da qualcuno e quindi ho sempre sospettato che il merito fosse dei genitori"la sua voce era così calda che mi fece rabbrividire di piacere. Tuttavia, il suo intento era tutto al di fuori dell'essere un ruffiano, era sincero, lo leggevo in quello sguardo e ciò mi rilassò. Mio padre annuì e mi sembrò quasi di scorgere l'ombra di un sorriso, piccolissimo, più simile a una smorfia che subito scomparse
"ora basta chiacchierare a tavola, forza!"mia madre si intromise nella conversazione e come dei soldati, immediatamente ubbidimmo. Esmeralda Todd aveva un'idea quasi sacra della tavola, era cresciuta in una famiglia piuttosto numerosa e la tavola era il momento dove tutti si riunivano, con gli altri, tra gioie e risate che rafforzavano il loro rapporto. Un leggero brontolio mi scosse provocato soltanto dalla visione del piatto.
Il arroz portoriquendo, o risotto portoricano era tipico della cucina di mia madre. Era un riso a base di pancetta, pollo, pomodori, piselli e peperoncino, davvero squisito, una delle pietanze meglio riuscite di mia madre, una delle cose che sapeva di casa e che ne faceva sentire la mancanza. Avevo sempre provato a farlo ma il suo sapore non si avvicinava molto a quello che conoscevo e adoravo. Un sapore che mi faceva pensare alle domeniche quando ritornavamo dalla chiesa, con mia madre che si metteva subito a cucinare. Quel delizioso profumino era lo stesso che sentivo adesso. Un solo boccone e stavo quasi gemendo, le mie papille gustative festeggiarono e non fui l'unica
"è semplicemente delizioso!"alzai gli occhi su Nick, masticava con gusto, quasi con una sorta di reverenza e vedere quell'espressione estasiata quasi come un bambino, mi fece sorridere. Quell'uomo riusciva a farmi battere il cuore e a farmi sciogliere allo stesso tempo come pochi. Anche mia madre sorrideva, anche perché aveva sempre apprezzato chi faceva rumore a tavola, lo prendeva come dimostrazione di buon gusto, per lei semplicemente significava che l'ospite era stato soddisfatto del cibo
"allora, devi solo assaggiare la cassa di gamberi, vedrai il paradiso"ammisi, ed era vero anche se ciò significava mettere su altri chili in più. Bye, Bye, peso forma.
"Spero che a fine serata mi dia la ricetta di tutto, perché è delizioso"mia madre si illuminò come se lui mi avesse appena fatto la proposta. Se c'era qualcosa che amava dagli uomini, era che sapevano cucinare. Per lei era fondamentale, a tal punto che aveva costretto anche mio padre a farlo "dovresti cucinare più spesso questi piatti, sai?Devi essere legata alle tue origini"si rivolse verso di me, quasi come un cucciolo imbronciato. Inarca un sopracciglio, peccato che fosse lui a voler pretendere qualcosa di veloce, perché non appena finito, ci dedicavamo a una bella maratona di sesso, quindi la colpa era assolutamente sua. Inoltre, ero molto legata alle mie origini, diciamo che io ero un miscuglio di civiltà, mia madre, infatti,era metà portoricana e metà americana mentre mio padre era americano ma suo nonno era francese. Un bel mix.
"Cosa fai nella vita, Nick?"mio padre incrociò le braccia sul tavolo che piombò in un assoluto silenzio, era pur sempre il capofamiglia. Lo guardò e fui molto sorpresa, nel vedere che sembrava sinceramente interessato
"sono socio e amministrato di una azienda automobilista"sentii la sua mano scivolare sotto il tavolo e stringere la mia, avvampai, ricambiando, la stretta con forza. Gli tenevo davvero bene il broncio, eh?Mi complimentai con me stessa. Mio padre alternò lo sguardo tra noi due e mi sentii di nuovo irrequieta. Ricordavo ancora il suo sguardo sprezzante dei primi tempi e quell'espressione mi aveva ferita più di tutto. L'avevo deluso profondamente, avevo deluso tutti, era tornata a casa, incinta, senza soldi, dopo aver abbandonato tutti, iniziando a bere, a non curarmi. Per colpa mia, i miei avevano sofferto e mio padre alla fine aveva dovuto lasciare il proprio lavoro. Aveva staccato un po' la spina ed era volato in Francia, da mio zio, George, per un po'.
"Da quanto tempo vi frequentate?"nel mio lavoro avevo sempre fatto e subito interrogatori, un'intervista si basava su questo. Le domande giuste erano fondamentali e bisognava essere attento anche ai dettagli, soprattuto all'espressione, ai gesti corporali. Nel corso degli anni quando ero dall'altra faccia della medaglia, a essere intervistata, durante conferenze e molto altro, avevo imparato a tenere a freno a tutto, ogni singolo sentimento. Potevo dire che per esperienza, avevo sviluppato una tempra di ferro, sicura e tranquilla. Anzi gran parte delle volte ero io a rigirare la frattita e mettere alle strette gli altri. Non in questa situazione, però
"Cinque mesi"ammisi, in realtà erano 3 'ufficiali' ma dato che mia madre pensava da prima, dovevamo reggere il gioco
"cosa pensi di Sabine?"mio padre mi lanciò uno sguardo, l'espressione così seria da essere dura come l'acciaio
" è una donna eccezione, incredibilmente in gamba, la migliore che abbia mai incontrato in tutta la mia vita"Nick sorrise, tranquillo, sembrava così a proprio agio, per niente a disagio e soltanto io mi sentivo sciogliere alle sue parole?Non ero mai stata una ragazza che solitamente utilizzava l'espressione sciolta come un budino ma in quel momento stavo sul serio rivalutando quell'espressione.
"Pensi che la vostra storia possa durare?"la schiettezza era una delle caratteristiche di mio padre, aveva sempre parlato senza peli sulla lingua, prendendo qualsiasi situazione di petto. Su questo eravamo molto simili. Tuttavia a questa domanda, mi irrigidì, poteva anche esserci del paterno in quelle domande, tutti i padri mettevano alla prova il ragazzo della propria figlia ma non piaceva per niente, anche perché più che per accettarsi, sembrava mettere insidie. Scostai il piatto così forte che mia madre inorridì a causa del suono, accavallai le gambe, incrociando le braccia al petto e guardandolo duramente
"adesso basta, papà, Nick non è venuto qui per essere tenuto sotto esame da te, ho sbagliato in passato, lo ammetto, ho distrutto la famiglia e di questo non potrò mai perdonarmelo, ho perso mio figlio e con esso me stessa, te, mamma e tutto ciò mi ero costruita ma ho cercato di rimediare, sto cercando di rimediare tutt'ora. Ho un lavoro che finalmente mi piace, di cui potete essere orgogliosi, sono stata lontana da qualsiasi tipo di relazione, ho raccolto pian pian i pezzi. Nick non merita di essere giudicato per un mio errore, lui è l'unica cosa che si avvicina alla felicità che ho trovato in 8 anni e merita di essere accolto come si deve, per la persona che è!"inveii, mia madre sospirò, temendo che lì a poco sarebbe esploso un altro dei nostri battibecchi che avevano caratterizzato il nostro rapporto in questi anni. Non per vantarmi ma le nostre litigate erano d Oscar ed ero molto brava a farlo. La vidi accarezzare la schiena a mio padre, per tranquillizzarlo "Nick, andiamo"mi alzai e lui fece lo stesso " mamma, grazie della cena"afferrai la borsa
"come ho detto prima penso che sia una ragazza eccezionale"improvvisamente un braccio avvolse le mie spalle, sorridendomi, un calore bollente si diffuse su tutto il mio corpo, facendomi venire la pelle d'oca. Quelle parole riuscivano a far impazzire la mia gabbia toracica che iniziò a gonfiarsi e a sgonfiarsi. Avevo sempre odiato quella sensazione di dipendenza, di impotenza ma con lui era diverso, mi piaceva. Perché per la mia prima volta mi facevo sentire protetta, come se quel peso che gravava sulle mie spalle adesso non fossi la sola a portarlo. "Dovreste guardarla con i miei occhi per capire che donna stupenda sia in realtà. Una bellezza che è ha avuto la forza di fiorire di nuovo, sotto un mare di cenere e ciò la rende ancora più bella. Ha coraggio da vendere, una tempra come l'acciaio ed è così testarda. Ha affrontato tanto, molto più di ciò che una ragazza dovrebbe affrontare nella sua età ma si è rialzata, ha preso di nuovo in mano le redini della sua vita ed è arrivata incredibilmente in alto, dovreste essere molto orgogliosi di lei. Donne così sono molte rare, la maggiormente è caduta in depressione o peggio, invece lei, ha ricominciato a vivere. Io stesso sono rimasto sorpreso dalla sua forza, adesso è una donna matura, che potrebbe storcermi i genitali soltanto per come sto parlando. E' molto più giudiziosa"il suo sguardo incrociò quello di mio padre "e merita di avere affianco una famiglia che la sostenga, io cercherò di farlo come posso, finché sarò in vita perché lei è la donna con cui voglio stare e non permetterò a nessuno di allontanare da me la mia Regina Rossa"mi baciò la tempra, in un solo tocco che fu più intenso di mille baci, più profondo di ogni parole, sentivo tutto il calore di quelle parole, dei suoi occhi e non riuscivo a capire il perché dello scombussolamento che avevo dentro. Una sensazione di soffice calore mi avvolse, riscaldandomi mentre il mio sguardo si addolcì. Era strano ma mi sentivo...bene, felice con la maledetta voglia di piangere come una bambina. Anche mia madre fu sul punto di piangere ma riuscii a trattenersi, sebbene a stento. Con questo Nick aveva guadagnato circa 100 punti in suo favore
"Eliot, Nick è ragione, Sabine non è più una ragazzina, lei è riuscita a superare tutto quando noi due ancora litigavano per lei, ha sopportato la nostra rabbia, il suo dolore e l'ha superato, è andata avanti e dovremmo farlo anche loro"mi sorrise ed annuì. Si avvicinò a noi "Nick, mi faresti la cortesia di accompagnarmi in cucina?Così ti insegno come preparare il riso"gli fece l'occhiolino, lasciandoci da soli. Guardai mio padre, era ora di chiarire questa storia
Marianne Pov
New York, Manhattan,
tornare di nuovo era proprio come quando misi i piedi qui, quasi l'anno scorso, con quel senso di euforia e quel brivido di eccitazione che ti attraversava la schiena. La Grande Mela era così, con la sua grandezza ti metteva un po' a disagio, sembrava poterti schiacciare ma calpestare le sue strade era gratificante. Perché quella città avrebbe potuto portarti in alto, fino in cima, realizzare i tuoi sogni, bastava soltanto immergersi in quel ritmo frenetico che ti scombussolava ma ti faceva venire una gran voglia di buttarti, un po' come il Jazz.
Essere ritornata era bello ma era ancora più fantastico rientrare nell'appartamento di Lucas.
Posai il piccolo borsone che avevo preparato con alcune delle mie cose, dato che avrei passato molto tempo e gran parte delle notti lì. A quel pensiero, un piccolo sorriso piegò le mie labbra mentre due braccia mi strinsero, circondandomi la vita. Il suo respiro caldo mi sfiorò il collo, provocandomi un lieve strato di pelle d'oca. Alzai lo sguardo su Lucas, i suoi capelli color miele mi solleticarono la fronte
"inizierai a tingere le parete di rosa, adesso?"mi spinse contro il suo petto, marmoreo, era duro come una roccia ma morbido come una nuvola e con le mani giocò con le ciocche dei miei capelli, attorcigliandole al dito. Sorrisi
"forse"scrollai le spalle "in effetti, darebbe un po' di colore all'ambiente"mi piaceva disegnare, più che altro pitturare, era una cosa che mi aveva trasmesso mia mamma. Da piccola, decoravamo sempre i vasi dei fiori con gli acquerelli. Una volta, insieme a mio padre avevamo anche dipinto la stanza di James Ryan, a fine del lavoro, avevo i capelli molto stile Harley Quinn ma ero in uno stato migliore di Ian, sporco da cima affondo da ogni sorta di colore. "Pronto a vedere un po' del mio tocco personale per casa?"
"già, per questo te lo dico, giusto per evitare sorprese"lo senti ridacchiare sulla mia pelle e rabbrividì "oh, non vedo l'ora"con un veloce gesto, mi girò e i suoi visi furono quasi sul punto di toccarsi mentre affondavo nelle tonalità del whiskey caldo "non vedo l'ora di vedere quel simpatico pigiama"le sue labbra si piegarono in un malizioso mezzo sorriso mentre le sue mani scendevano sul ventre, fino ai fianchi. Giocò con l'orlo della mia maglia "sarà una semi-convivenza fantastica"premette le labbra sulle mie in un bacio bramato e intenso, le sue labbra mi assaggiarono, con piacere, pregustando il sapore della mia bocca che si schiuse al suo invito. L'accarezzò con le sue labbra, scuotendomi con dei meravigliosi brividi. Le nostre labbra si fusero insieme e sentii l'urgenza in ogni tocco, il bisogno di qualcosa di maggiore. Percepivo il sangue infuocarsi nelle vene e chiusi gli occhi, i loro corpi si allacciarono mentre le sue mani mi sollevarono la maglietta, spingendomi contro il divano. L'aria risuonava degli schiocchi dei nostri baci e dei respiri affannosi, oh si, sarebbe stata una semi-convivenza magnifica.
Due capitoli in una sola settimana, sul serio?E' un forse un miracolo o.O. Non è così, in questi giorni mi sono data da fare, poiché sto per partire e fino al 29 agosto non potrò pubblicare nulla, quindi ho fatto il possibile. Inoltre, vorrei spiegarvi di una cosa, io ci metto tutto il mio impegno per scrivere, non soltanto questa ma anche l'altra, scrivo contemporaneamente due storie, e come potete vedere i capitoli sono abbastanza lunghi, solitamente 4-5 pagine. Però, sebbene adori la scrittura, tutta la mia vita, non gira intorno ad essa, ho anche i miei impegni e non è facile fare tutto contemporaneamente, se potessi, lo farai molto volentieri, fidatevi. Poi, sono una ragazza di 18 anni, italiana, è per la maggior parte dei capitoli, passo le ore intere a fare ricerche su internet, su New York, sull'America, il giornalismo, per non parlare delle auto!Impiego intere giornate, cercando, leggendo e vedendo video sulla costruzioni di auto, solo per non dire cavolate, tutte le sere, finiscono di scrivere un capitolo all'una e molte volte anche quando ho un mal di testa pazzesco. Quindi, vi pregerei di mettermi nei miei panni e di essere clementi con me, anche se non pubblico una settimana dopo ma tipo 8-10 giorni dopo. Grazie per la comprensione, come al consueto vi invito sulle mie tre pagine: "Le storie di Astrad"-facebook- "le_storie_di__astrad"-instagram- "Astrad98-J.L.Hell"-twitter,e di leggere, Amore in Affitto. Baci <3
-Astrad
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