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Capitolo 52

Lucas pov

Spensi la radio e permisi al silenzio di avvolgere l'auto, peccato che invece di tranquillizzarmi, martellava più della musica. Sospirai, stringendo il volante. L'aria mi scompigliava i capelli, peccato che fosse troppo afosa e calda per poter raffreddare la mente. Fui quasi tentato di chiudere il finestrino, perché come era entrata l'aria, anche Milano l'aveva seguita. New York era una metropoli enorme, quindi gli unici suoni in strada che avresti potuto trovare, sarebbero stati quelli del traffico. Qui, invece, si sentivano le chiacchiere dei passanti e ogni genere di rumore. Arrivava la musica dalle auto e dalle case, lo sbattere dei panni dai balconi, gli squilli dei telefoni e perfino l'aria che muoveva le foglie. Tutto ciò la rendeva meno grigia e più viva di tante altre grandi metropoli sparse per il mondo. In un altro momento, volentieri mi sarei lasciato travolgere ma ora non ero proprio in vena. D'altronde, avevo dietro una notte completamente insonne. Non avevo chiuso occhi, le parole di Beatrice mi avevano stretto in un pugno e mi avevano tenuto sveglio per tutta la notte. Non avevo avuto sonno, anzi la mia mente era stata fin troppo attiva ma ora quella stanchezza repressa gravava sulle mie spalle, insieme a tutto il resto. Mi sentivo un completo straccio, a pezzi.Non sapevo cosa stesse succedendo ma avevo come la sensazione di essermi perso, non possedevo più il controllo della mia mente e del mio corpo. Perfino, adesso, non sapevo dove stessi andando, mi lasciavo guidare. Avevo provato a scacciare i pensieri ma i rumori non mi avevano aiutato, anzi sembravano sortire l'effetto apposto, li aveva fatti gridare di più, neanche il silenzio, poi, era riuscito a calmarmi. Era come se fossi da tutt'altra parte e probabilmente sapevo già dove. Là dove ero rimasto per tutta la notte. Alzai lo sguardo sullo specchietto retrovisore e la mia attenzione si posò su una BMW serie 6 Gran Coupè, nera metallizzata, dietro di me, stranamente famigliare. Non tutti potevano vantare un auto del genere, soprattutto per le vie del centro. Macchine del genere si contavano sul palmo delle dita. Lessi velocemente la targa e piegai le labbra in un mezzo sorriso, ridendo a come la sfortuna sembrava avermi trovato, mentre l'auto accese i fari, invitandomi ad accostare. Girai ed entrammo nel parcheggio di un piccolo MiniMarket. Spensi il motore e scesi dall'auto. La portiera della BMW venne aperta e Trent, uscii, accostandosi ad essa. Alla sua vista mi sforzai di non deglutire e da come mi guardava sembrava non proprio felice di vedermi. L'azzurro dei suoi occhi si fece più intenso e scuro, le sue iridi si erano fatte più sottili e la sopracciglia erano arcuate. Era rigido, la spalle contratte, la fronte aggrottata e la vena sul suo collo sembrava pulsare. Le labbra erano strette in una linea severa
"Seguimi"ruggì, fortificò la presa intorno alla portiera e mi sembrava quasi di sentire le nocche, scoppiare. Rientrò in auto e feci lo stesso. Sarebbe stata una giornata piuttosto dura. Feci rapidamente inversione a U e lo segui. Feci ben attenzione a rimanere dietro di lui per tutto il tragitto fino a casa e fermai l'auto accanto alla sua, quando arrivammo. Tra di noi non volò una parola, ad attenderci, c'era un silenzio teso, presente anche quando entrai in casa. Mi guardai intorno, non si udiva nessun suono, quindi a parte noi due, era completamente vuota, non sapevo se fosse stato meglio oppure peggio. Trent entrò nel suo studio e lo seguii. Con le parete in legno, il parquet in wenge scuro, l'imponente libreria al lato, le comode poltrone in velluto e la scrivania in vetro, era sempre stato un dei miei posti preferiti. Da piccoli, io, Ian e Marianne avevamo passato ore in quello studio, a fingerci adulti. A quei tempi tutto sembrava così facile, anche i litigi, i problemi, apparivano così semplici da risolvere. Era in momenti come questi che invidiavo il passato. Mi fermai dinanzi alla scrivania, difronte a lui. Con la coda dell'occhio, lo seguii mentre si allentò la cravatta grigia e lasciò libero il collo, sbottonando i primi bottini della camicia bianca
"non sono il tipo che gira attorno alle cose, quindi andrò dritto al punto, Lucas"si accigliò, conoscevo Trent e sapevo che le sue parole non erano mai false, oppure ingigantite, o da poter prendere alla leggera. Il tono era gelido e sembrò far abbassare incredibilmente la temperatura nella stanza "Beatrice mi ha raccontato della tua storia con Marianne"si sedette sulla poltrona, guardami con una certa avversione, era ammirevole con quanto amore cercavano di proteggerla. Nessuno avrebbe mai potuto desiderare una famiglia migliore, era davvero fortunata ma questa volta non mi sarei tirato indietro. L'avevo fatto molte volte e non intendevo ripetere lo stesso errore. Inizialmente, pensavo che stare con lei fosse un'errore ma mi sbagliavo. Stare lontano da lei, permettere a tutto il resto di mettere la parola fine alla nostra storia, senza fare qualcosa, questo era il vero sbaglio. "Direi che ero stupefatto era un eufemismo, mai avrei pensato a qualcosa del genere. Quando un anno fa, ho permesso che Marianne andasse da sola a New York, era perché sapevo che non sarebbe stata da sola, che la nostra famiglia l'avrebbe protetta...che tu l'avresti protetta!"la sua voce salì di un'ottava e la sua espressione divenne più rabbiosa "A 19 anni, cazzo, non è un giocattolo"tuonò. Strinsi i pugni, mai e poi mai avrei trattato Marianne come un giocattolo. Ricambiai il suo sguardo duro, ero scocciato, tutta quelle storie mi stavano soltanto stancando. Aprii la bocca ma lui non mi diede tempo di parlare, ero cosciente che a differenza di Beatrice, molto più ragionevole, Trent era piuttosto impulso,lasciandosi andare facilmente andare ai sentimenti "Non sono mai stato un uomo in grado di controllare la rabbia, oppure di essere razionale quando ci sono in gioco le persone che amo. Quindi, prima che tutta questa faccenda finisca male, stronca questa cosa sul nascere!".

Scossi il capo, anche se avessi voluto sarebbe stato impossibile mettere la parola fine a questa storia"no, Trent, mi dispiace ma non ho intenzione di chiudere con lei"la scrivania tremò quando il suo pugno colpì la superficie, un'ombra scura calò sul suo viso ma continuai a sorreggere il suo sguardo
" Lucas, ascoltami..."lo zittì con un gesto della mano
"ascoltami tu, Trent"digrignai i denti, duramente "io la amo, dannazione!"imprecai e lo vidi sgranare lo sguardo per la sorpresa. Le parole di Beatrice mi avevo dato modo di riflettere, di pensare a fin dove si spingevano i miei sentimenti per lei e se alla fine valesse la pena, ritornare. Era stato un si pieno a tutto e per un attimo, mi ero spaventato per la profondità dei miei sentimenti per lei. Avevi amato Juliet ma soltanto adesso mi rendevo conto di quanto, il mio amore per lei, era così piccolo a differenza di quello per Marianne. Il mio amore per Juliet era stato nuovo e giovanile, la prima volta che provavo dei sentimenti così, mentre quello di Mariane era denso, profondo e maturo. Io e Julit stavamo bene insieme ma non mi aveva mai travolto come aveva fatto lei. Marianne era la donna con cui volevo stare, lei solo "io la amo e né tu o chiunque altro potrà ancora continuare a dirmi di stare lontano da lei, perché non lo farò, né ora e né mai, quindi accettalo, Trent"ispirai affondo per calmarmi e una volta che la rabbia fu dissolta, lo guardai "so che è sbagliato ma cancellare questi sentimenti, è impossibile Marianne ormai fa parte di me, è come l'aria che respiro, non posso vivere senza di lei. Lei sembra avere il pieno controllo della mia mente e io non posso farci niente, anzi non voglio, perché per la prima volta in tutta la mia vita, mi sento vivo, completo. Ho passato tutta la vita, a cercare e a chiedermi, quale fosse il mio luogo, a chi dovessi appartenere e alla fine, ho compreso che l'unico posto dove sto bene, in cui mi sento vivo e voglio stare, è tra le sue bracca. Ti garantisco che non la farò mai soffrire più, perché sarà straziante anche per me, vedere le sue lacrime e farò di tutto per impedirlo. Le starò accanto, perché la amo più della mia stessa vita e farò in modo che tu, Beatrice e tutti gli altri lo capiscono"non appena, ebbi finito, gli rivolsi un sorriso risentito, gli voltai le spalle e chiusi la porta con un tonfo.

Marianne pov

Alzai lo sguardo, l'azzurro del cielo si fondeva con il rossiccio del sole, dando al cielo una soffusa sfumatura lilla. Le nuvole erano dei fiocchi di zucchero filato turchesi chiaro, con i contorni di un luminoso e accecante giallo. Rimasi a guardare quel tramonto così caldo e profondo, per un'ultima volta. Da piccola, passavo le ore in giardino con mia madre ad osservare il cielo, a perdermi nelle sue sfumature e a sprofondare nella sua profondità, mi divertivo ad immaginare il futuro. A quando sarei venuta il giorno dopo e quello dopo ancora, per vedere se i colori cambiavano oppure erano sempre gli stessi. Quei colori mi rassicuravano, a seconda delle loro sfumature, mi davano una sensazione di tranquillità quella che mi serviva adesso per attraversare quella strada.
"Sei sicura che non vuoi che venga con te?"mi girai verso Emily e scossi il capo, era una cosa che dovevo fare da sola, nella speranza che non mi avesse chiuso la porta faccia.
"Ho bisogno di parlare con lui da sola e ti prego di non dire niente ai miei"eravamo riusciti a prendere l'indirizzo dell'hotel con grandissima fatica ma dovevo ammettere che era stato divertente. Avevo distratto mia madre, con una banale richiesta, del tipo cosa altro far vedere alla mia amica e nel frattempo davo una sbirciata ad Emily che in salone afferrava il telefono dalla sua borsa. Ad ogni rumore, ero sobbalzata e avevo pregato affinché riuscisse a trovare il più minimo indizio. Se qualcuno ci avesse scoperte, ci avrebbero ucciso e alla fine, promisi che sarebbe stata la prima e ultima volta. Perlomeno era di una buona causa. Dovevo disperatamente parlare con lui, scusarmi, chiarire tutta questa situazione e capire quanto profondi erano i suoi sentimenti per me. Lei annui "allora vado, ti faccio sapere"la strinsi tra le braccia e attraversai la strada, fermandomi dinanzi alla porta girevole dorata che faceva da ingresso all'Hotel nel centro di Milano, il portico in ferro allontanava i raggi del sole e sorreggeva l'elegante scritta dorata, Carlton Hotel Bagliori. Due enormi finestroni erano sistemati ai lati ma purtroppo le tende drappeggiate in lino, oscuravano l'interno. Superai la porta girevole e attraversai la lussuosa Hall, dai splendenti lampadari in cristalli e lucenti pavimenti con piastrelli dorate e nere disposte per creare quasi un disegno geometrico. Colonne in marmo reggevano il soffitto dai raffinati infissi come le pareti, tra il beige e lo champagne. Mi avvicinai alla reception, lasciando scorrere lo sguardo attorno, donne scendevano dalla scalinata in marmo, sistemandosi gli occhi da sole sul capo mentre alcuni uomini sedevano sulle poltroni di velluto, fumando e leggendo il giornale.
"il signor Lucas Hanson è in camera?"lo chignon della receptionist ciondolò quando alzò il capo e i suoi occhi scuri a mandorla mi guardano, con stanchezza. Controllò tra i registri e quando rispose, il suo viso dai marci tratti orientali, si stese. Mi feci dare il numero della camera, salii le scale con una certa urgenza e velocemente raggiunsi il secondo piano, percorsi il corridoio. Arrivai dinanzi alla sua porta e soltanto allora mi resi conto, quanto avevo corso, dato che improvvisamente non avevo più fiato. Lo stomaco mi si contrasse e le mani iniziarono a prudere per l'agitazione. Deglutii e non sapevo quanta aria, risucchiai, prima di farmi forza,dando un colpetto alla porta. Per alcuni secondo, non si percepii nulla e mi preparai per bussare più forte, quando la porta venne aperta. Due occhi mi guardarono, oro e miele vorticavano in quelle iridi, mescolandosi come il cioccolato, sembravano conservare la stessa preziosità dell'ora e al tempo stesso la dolcezza del miele. Sprofondai in quello sguardo color miele e mi sentii circondare da un intenso calore come se una vampata di fuoco mi avesse appena colpito. Le sue labbra, labbra che avrei voluto così tanto baciare, si schiusero sorprese e il mio sguardo scivolò sul suo petto nudo e glabro. Percorsi i contorni definiti e l'addome scolpito, il più bello che avessi mai visto. Un formicolio nella pancia mi scosse, sembrava una tempesta di farfalle, le cui ali non la smettevano di accarezzare il mio stomaco "posso entrare?"non sapevo neanche io come ero riuscita a trovare la voce. Annuì e aprii la porta ancora di più.La richiuse e afferrò la t-shirt, sulla schienale della poltrona. I miei occhi piansero quella visione
"Come hai fatto a trovarmi?Trent e Beatrice sanno che sei qui?"non appena pronunciò i nomi dei miei genitori la sua mascella si contrasse. Il suo sguardo provò ad evitarmi ma prontamente scivolò su di me, come se fossi l'unico punto d'ombra in un intera stanza illuminata dalla luce accecante. Uno sguardo che sfuggiva continuamente al suo controllo come il mio.

Scossi la testa "no, non ho detto nulla, non mi avrebbero mai permesso di venire"il mio viso si contrasse in una smorfia mentre mosse il capo in un cenno d'assenso "sono riuscita a prendere l'indirizzo e il mio nome dell'albergo dal cellulare di mio madre, è stato un po' difficile ma alla fine ci sono riuscita"strizzai gli occhi quando mi diedi un piccolo ma tenero buffetto sulla fronte e alzai lo sguardo su di lui, notando il suo piccolo sorriso che mi alleggerì il petto, facendomi tremare le gambe
"Vuoi qualcosa?"chiese, indicandomi il mini frigo accanto alla tv al plasma, fissa al muro, dalla finestra lievemente aperta, entrava un piacevole venticello che rinfrescava l'aria della stanza, rendendo meno pesante la tensione tra di noi. Un'agitazione accompagnata anche dall'elettricità che costringeva a tenere lo sguardo incollato su di lui. Mi sembrava perfino in grado di riuscire a vedere il suo respiro sfiorare i denti perfetti e uscire, toccando quelle labbra rosse. Osservavo come le guance ricoperte da una lieve barba incolta, si contraeva appena, formando due piccolissime incavature, troppo sottili per essere delle adorabili fossette. Oppure, le narici che si dilatavano e il petto che si gonfiava, le folti sopracciglia che si muovevano mentre le sottili ciglia, vibravano. Riuscivo perfino a notare quel miele mescolarsi, girare ancora e ancora, intorno alla sua pupilla e incontrarsi con il dorato, come due amanti. Si baciavano e si fondevano, in maniera così perfetta che avrei voluto assistere a quello spettacolo per il resto dei miei giorni.Qualcosa che mi avrebbe spinto ad alzarmi ogni giorno, soltanto per vederlo. Perché l'amore era cadere, distruggersi ma era anche risorgere insieme, darsi la forza ogni giorno in quella vita che tanto ci aveva straziato. L'amore era l'unica cosa che ci permetteva di capire che valeva la pena vivere.
"No, sono venuta qui per parlarti"sospirai, non riuscendo per un attimo a trovare le parole "riguarda la nostra conversazione"il mio stomaco si contrasse ancora di più. Incrociò le braccia al petto pronto per affrontarmi,con un sguardo carico di sfide ma soprattutto impazienza, con quegli occhi che avrei cercato sempre e che avrebbero potuto brillare perfino al buio "voglio che la dimentichi"
"perché?"mosse un piede in avanti e mi prosciugò l'aria, accorciando la distanza tra di noi.
"Perché non era quello che avrei voluto dirti, non sono stata sincera né con te e neanche come me stessa, ero arrabbiata, questo mi ha annebbiato la mente. Ho avuto paura, il terrore che non saremo riusciti a sopportare tutto quello che ci pioverà addosso, sono stata una codarda e mi dispiace"questa volta fui io a diminuire le distanza tra di noi
"allora, sentiamo cosa volevi dirmi in realtà?"feci un bel respiro, percependo le palpitazioni a mille e le gambe minacciare di crollare da un momento all'altro.
"Volevo dirti..."tentennai, sentivo le guance avvampare e improvvisamente la temperatura era aumentata vertiginosamente. Ogni mio più piccolo nervo era contratto, aggrovigliato e con tutte le mie forza provai a scioglierlo, a rilassare le membra "che da quando avevo 13 anni, ho una cotta per te, avevo pensato perfino di tingermi i capelli perché pensavo ti piacessero le bionde. Odiavo e odio le patatine alla paprika ma le mangiavo soltanto perché ti piacevano. I film horror non mi hanno mai fatto paura, anzi li guardo anche da sola, di notte ma fingevo di esserne terrorizzata, per aver il pretesto per essere stretta da te. Quando poi ti sei fidanzato, tante volte mi veniva voglia di mandare tutte le foto imbarazzanti su di te-sai che sono molte- a Juliet, affinché ti lasciasse"lo sentii trattenere a stento una risata "quello che in realtà voglio dirti è che pensavo che con il tempo questi sentimenti che provavo per te,potessero essere cancellati. Ho fatto di tutto per eliminarli, di ignorarti ma più passavamo il tempo insieme e più mi piaceva... mi piace. Alla fine, ho capito di essere ricaduta ma questa volta non si tratta di una banale cotta adolescenziale, oppure delle attenzioni di una ragazzina."Feci una pausa e mi morsi il labbro, nervosa" voglio dirti che pensavo che l'amore fosse la perfezione, che portava ad essa e che rendeva tutto perfetto ma mi sbagliavo, è l'imperfezione più assoluta. Ti incasina il cervello, il corpo agisce da solo, formicola, brucia e ti senti così intontita dall'euforia da non capire nulla, sinceramente me lo aspettavo più fiabesco e idilliaco, soprattutto meno turbolento. Tuttavia, se l'amore è veramente così imperfetto, allora voglio vivere questa imperfezione, questo casino con te, Lucas, perché ti amo e mi basterebbe anche solo svegliarmi con il tuo profumo al mattino, essere circondata dalle tue braccia per trovare quel pizzico di perfezione che rende la vita meravigliosa. Perché, amo il modo in cui mi stringi, adoro sentire la tua voce, mi piace quando ci comportiamo come bambini. Sono innamorata di te da sempre, sono pazza di te, sono drogata di questo nuovo Lucas e voglio vivere la mia vita con te"il petto si gonfiò per riprendere fiato, dato che avevo parlato così velocemente e a lungo, che mi si era prosciugato il respiro. Sentii i tuoi passi e la sua braccia improvvisamente, mi circondarono. Percepivo la sua durezza delle sue braccia unita alla sua morbidezza dei suoi polpastrelli che mi accarezzava la pelle. Un'esplosione di sensazioni mi sconvolse, il cuore iniziò a palpitare con forza. Alzai il capo quando mi spinge contro di sé, troneggiando su di me. Incrociò le mani all'estremità della mia schiena e posai le mani sulle sue spalle. Ero avvolta dal suo profumo, completamente assuefatta dalla sensazione del suo corpo stretto al mio. Chinò il viso e le nostre bocche si sfiorano. Chiusi gli occhi, lasciai che i respiri si mescolassero e le lingue si incontrassero. Il mio corpo vibrò quando le nostra labbra si assaggiarono. Ogni suo respiro era il mio, ogni morso seguiva un mio, più violento, un tocco era un secondo più intenso. La mia mente vorticò mentre mi succhiò il labbro inferiore con foga. Le farfalle nel mio stomaco si liberarono quando mi esplorò con insistenza, quasi con rudezza. Mi strinsi al suo corpo e intensificai il bacio, il mio corpo vibrò mentre mi prosciugata ogni briciolo di respiro. Sentivo le scintille scoppiare intorno a noi e mi persi nel suo calore.
"se non ti amassi così tanto, ti avrei già sbattuto fuori, le patatine alla paprika sono deliziose"i nostri visi erano ancora così vicini che sembrava poter respirare dal mo viso. Mi sorrise, caldo "ti amo"mormorò. Strabuzzai lo sguardo, più e più volte, alle sue parole, era la mia immaginazione...oppure?Mi ci volle un po' per allontanare la coltre di nebbia dalla testa ma non riuscii comunque ad arrestare i battiti accelerati del cuori. Non li aveva mai sentito palpitare così forte, il cuore si ingrossava sempre di più, traboccava da ogni poro. Ricambiai il suo sorriso con uno ancora più luminoso mentre fortificava la presa del mio corpo, sollevandomi appena. Posai le mani sul suo viso e lo baciai, spingendolo contro il mio volto. Questa volta con più voracità e più a lungo. Era questo il paradiso.

*****************

Mi girai di dorso e posai la testa sulla sua spalla,le nostre gambe si intrecciarono. Il suo braccio mi circondò un fianco e uno strato di pelle d'oca mi ricoprì la pelle, non appena le sue dita sfiorarono la carne. Rabbrividì di piacere al contatto con i polpastrelli che si muovevano lentamente, i tocchi era così sottile, che sembravano non lambire neanche la pelle ma erano più bollenti di un marchio. Il suo profumo mi avvolse, sapeva di sapone, dopobarba e muschio d'uomo, un misto di sudore e virilità maschile. Alzai lo sguardo su di lui e venni abbagliata dalla sua vista. I capelli arruffati gli ricadevano sulla tempia e sulla fronte in ciocche ribelli, le labbra erano ancora gonfie per i morsi. Quando il mio sguardo ricadde sulla sua lievissima barba che ricopriva la sua mascella scolpita, il mio corpo ebbe uno fremito, ricordando la sensazione pungente di averla su di sé.
"Che ore sono?"Domandò,aprì gli occhi, mettendo a fuoco la stanza, prima di allungare un braccio, afferrando l'orologio sul comodino. Dalle sue labbra uscì un suono tra uno sbadiglio e un grugnito "sono già le 8 di sera, abbiamo passato tutta la giornata a letto?"inarcò un sopracciglio e mi accucciai di più al suo corpo, era stata senza ombra di dubbia la più bella giornata mai avuta. Annuì, la luce dei lampioni entrava dalla finestra, accompagnata dall'ombra notturna. Da sotto provenivano i rumori della strada"Marianne, anche se mi dispiace ma dobbiamo alzarsi"sospirò e il suo sguardo divenne serioso, dalle mie labbra uscii un mugolio quando fui costretta a spostarmi, lasciando il suo corpo caldo. Purtroppo aveva ragione"Trent e Beatrice saranno preoccupati per te, ti accompagno a casa"scavalcò il lenzuolo e scese dal letto con un paio di boxer, il sudore metteva in risalto le sue spalle e la sua schiena muscolosa ma che non riuscii a contemplare a lungo. Quelle parole, infatti, mi lasciarono un retrogusto incredibilmente amaro e il mio cuore ebbe uno spasmo. Quel piccolo sogno idilliaco che avevo vissuto fino a qualche minuto fa, scomparve. Sembrava che fossi stata appena schiacciata e gettata in un campo pieno di spine, ad ogni pensiero non adatto, mi pungevano, riportandomi alla realtà. Era una sensazione fastidiosa che mi lasciava la gola secca. Avevo spento il cellulare da quando ero arrivata e sapevo che ad aspettarmi c'erano milioni di messaggi. Mi alzai anch'io, non pienamente entusiasta e mi diressi in bagno, giusto per darmi una rinfrescata. Quando uscii, circa 10 minuti, lo vidi abbottonarsi la camicia, la mia mente non volle proprio sapere di ritornare sotto il mio controllo. Bastava guardare i movimenti agili delle sue mani, le sue dita che accarezzavano il tessuto morbido, che la mia testa già vagava verso risvegli resi ancora più deliziosi da quella visione. Quanto avrei voluto assistere a tale spettacolo ogni giorno ma fin quando non avrei affrontato i miei sarebbe stato impossibile "sei pronta?"il suo sguardo si posò dapprima sulla mia coda che ondeggiava sulle spalle, scesero lungo le clavicole legge e infine si posarono sul mio petto, coperto dalla t-shirt, annuì. Afferrò le chiavi dell'auto e mi accompagnò verso il parcheggio.
L'auto procedeva lentamente, sebbene il traffico procedesse in maniera spedita e non era molto folto ma non protestai. Avevo l'impressione che l'andatura fosse voluta, in modo da poterci permettere di beare ancora delle vicinanza l'uno dell'altro, ancora per un po', prima di ciò che ci aspettava. Contrariamente ad ogni previsione il silenzio però non era teso o pesante, anzi era leggero, lui riusciva a dissipare ogni mia preoccupazione. Tuttavia, quando intravidi casa mia, tutte le mie sicurezze caddero, schiacciate una ad una. Lucas fermò e notai le luce accese. Scesi dall'auto, sentendomi pensante come un macigno, lui si accostò a mio fianco e fece scivolare la mano tra la mia. Le nostre dita si intrecciarono e sentire il loro calore mi confortava. Salii i gradini ma prima che bussassi, percepii il suo respiro caldo, avvolgermi orecchio "andrà tutto bene"mi rassicurò e il mio cuore si perse in quella promessa, come se la veridicità di quella parole, l'avesse improvvisamente alimentato. Bussai.
Ian aprii la porta e un lampo di sollievo passò nel suo sguardo che però si spense quando notò le nostre mani intrecciate. Tuttavia, ci permise di entrare senza proferir parola e con lo sguardo, silenziosamente lo ringraziai di questo. Mia madre fu la prima ad alzarsi dal divano e a venirmi incontro. Le sue braccia mi avvolsero e per poco non venni soffocata dalla sua stretta calda e amorevole. I suoi capelli mi solleticarono le guance e mi si strinse il cuore quando vidi il suo volto segnato dalla preoccupazione, gli occhi stanchi e affranti. Dietro di lei anche mi padre si alzò, sospirò, passando una mano tra i capelli, così spettinati segno delle centinaia di volte in cui le sue mani erano passate tra quelle ciocche. Gli occhi erano addolorati e angosciosi
"ti abbiamo cercato al cellulare per tutto il giorno, abbiamo provato a contattare Emily ma neanche lei rispondeva, siamo stati preoccupati tutto il giorno, Marianne"mi prese il viso tra le mani e i suoi occhi si velarono di lacrime quando congiunse le nostre fronti "non farlo mai più!"con le mani strinsi i pugni attorno alla sua maglia
"mi dispiace, mamma,papà, non volevo farmi preoccupare"ammisi quando mi allontanai e lo sguardo di mia madre ricadde su Lucas accanto mentre mio padre continuava a guardarlo duramente, stringendo i pugni, cose se si stesse trattenendo dalla voglia di dargli un pugno. Mi avvicinai a lui e questa volta fui io a prendere la sua mano "so che non sarà facile capire oppure accettare quanto sto per dirvi ma ormai penso che conosco bene ciò che giusto o sbagliato per me. Voi mi avete insegnato che per ottenere qualcosa, devi desiderarla ardentemente e non arrenderti mai per non ottenerla, se ti rende veramente felice. Mi ci è voluto un po' per trovarla ma alla fine l'ho ottenuta, è Lucas, la mia felicità, io e lui stiamo insieme"annunciai e un silenzioso lapidale calò su di noi... .

Tan tant Tan
Ve l'ho detto che era un capitolo speciale xD, è ritornata anche la suspance bastarda che amante tanto, so che mi volete uccidere, io invece, vi voglio bene <3. Spero di pubblicare prima ma nel frattempo, potete divertirvi leggendo l'altra mia storia, Amore in Affitto. Per sapere cosa succederà nei prossimi capitoli, passate sulle mie tre pagine, si è aggiunto anche twitter ahahah "Le storie di Astrad" -Facebook "Le_storie_di__astrad" -Instagram e Astrad98-J.L.Hell -Twitter-

-Astrad.

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