Capitolo 51
Lucas Pov
Chiusi la porta alle mie spalle e la lasciai accomodarsi sulla sponda del letto. Averla lì mi innervosiva e non poco. Beatrice aveva sempre avuto la capacità di mettermi in soggezione, fin da piccolo. Forse era per gli anni di differenza che avevamo ma non l'avevo mai semplicemente vista come una sorella. Mi era sempre sembrava una specie di seconda mamma e come tutti i figli, avevo sempre voluto che fosse orgoglioso di me. Beatrice e Trent mi avevamo accolto nella loro vita, nella loro casa, avevamo condiviso con me gran parte della loro quotidianità ma soprattutto la loro famiglia. All'epoca della nascita di Marianne e Ian, ero piccolo, i ricordi erano annebbiati ma rimembravo bene, l'immensa esplosione di gioia all'idea di aver una sorella e un fratello, nello stesso istante. Più crescevo e più aumentava l'immensa gratitudine che provavo nei loro confronti, soprattutto quando scoprii di essere stato adottato. L'avermi permesso di continuare a stare a casa loro, dinanzi agli occhi di quello che un tempo si considerava un cane randagio, mi aveva reso incredibilmente felice, mi aveva fatto maturare molto e alla fine, avevo promesso di proteggerli. Di fare di tutto affinché Marianne e Ian stessero bene. Peccato che quella promessa fosse miserabilmente naufragata. Non solo li avevo persi ma avevo anche dovuto rinunciare a quello che un po' era stata la mia famiglia.
Beatrice batté la mano sul letto, invogliandomi ad avvicinarmi. Le onde che solitamente le incorniciavano il viso bello e limpido come sempre, erano legate da un fermaglio ai lati della nuca mentre i capelli, lunghi fino alle spalle, nascondevano le sue piccole orecchie e gli orecchini che brillavano come diamanti. Un regalo di Trent. D'altronde, amava coccolarla e viziarla ma ero sicuro che sebbene cercasse i miglior gioielli per lei, ai suoi occhi, niente avrebbe mai brillato come il suo viso. Lo leggevo nel suo sguardo e per la prima in tutta la mia vita, lo capivo. Sapevo cosa significava rimaner abbagliati da degli occhi così tanto da non poter credere che esistesse una bellezza del genere. Come se improvvisamente, l'intero asse del mondo si fosse fermato su di lei e noi eravamo il suo piccolo satellite, accecato da quella meravigliosa fonte di luce.
Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei. Deglutii, niente mi mai aveva agitato tanto, avevo 24 anni e sembrava essere ritornato un'adolescente, colto in fragrante per un'idiozia,dannazione!.Provai a rilassarmi mentre l'aria veniva avvolta dal suo dolce profumo di lavanda e miele,così simile al profumo di Marianne. Una morbida e vellutata fragranza che ti ammorbidiva i sensi. Le lanciai uno sguardo, il corpo era stretto in un tubino senza maniche, turchese che metteva in risalto la pelle liscia e immacolata del suo corpo. Soltanto adesso mi accorgevo di quanto avessi sbagliato, pensando che Marianne fosse la fotocopia di Trent, come tutti credevano. Quanto erravano. In ogni sorriso di mia sorella vedevo il suo, in quel occhi smeraldo, scorgevo i piccoli frammenti del medesimo colore che affondavano in quel mare azzurro. La stesse espressione dolce, la stessa statura esile, il medesimo viso aggraziato, la stessa capacità di poter ammaliare un uomo.
"L'amore molte volte non guarda in faccia a nessuno, li fa innamorare, li mette insieme, senza domandarsi se sono perfetti insieme, se sono adatti. Diciamo che fa il suo lavoro e poi lo lascia a metà. In passato mi sono sempre chiesta perché, ma alla fine ho capito... l'altra metà spetta a noi costruirla. L'amore è cieco, ed è vero ma è anche furbo, ci indica la strada ma non ci invoglia a percorrerla, siamo noi che dobbiamo decidere"posò la mano sulla mia spalla e mi irrigidii, non riuscivo a togliermi quel peso sulle spalle, ogni volta che la guardavo, lo sentivo schiacciare più forte."Qualche giorno fa, io e Marianne abbiamo fatto una lunga chiacchierata, si stava comportando in modo molto strano ultimamente, sembrava così spenta, così assente. Inizialmente, pensavo fosse la mancanza di New York ma mi sbagliavo, aveva continuamente la testa tra le nuvole. Mi sono preoccupata. Purtroppo uno dei difetti di tutte le madri è ficcare il naso, non possiamo farci niente, quando si tratta del nostro cucciolo, diventiamo molto protettive. So che forse può sembrare schiocco, ormai è grande ma per me resterà sempre la mia bambina che ho tenuto in grembo per 9 mesi."Mi lanciò uno sguardo "mi ha detto che in America, ha conosciuto un ragazzo"improvvisamente sentii la gola incredibilmente secca "mi ha anche accennato al fatto che con lui ha iniziato una specie di relazione, che però alla fine è crollata. Non mi ha detto il nome del ragazzo o quanti anni lui avesse ma la cosa che mi ha colpito è stato il modo in cui parlava. Non mi stava parlando di una cotta o infatuazione liceale, scorgevo nella sua voce una grandissima profondità. Uno spessore avvolto nella tristezza ma che non riusciva a nascondere i suoi occhi brillare oppure la sua voce tremare ogni volta che accennava a lui. Non so se ringraziarti oppure no, di questo"si girò verso di me e mi pietrificai. Il mio sguardo tradì il sbigottimento delle sue parole. Avrei potuto mentirle, dirle che si sbagliava e sebbene una parte di me, lo volesse, lei non meritava questo. Purtroppo era impossibile negare l'evidenzia, Beatrice aveva capito e non c'era cosa che mi facesse più male. Perché non era il modo in cui volevo affrontare l'argomento, con Marianne a pezzi. Esserne cosciente, mi faceva infuriare. Provavo odio e rabbia per me stesso, perché avevo lasciato che soffrisse quando volevo soltanto che fosse felice. Avrei preferito vederla con qualcun'altro, se fosse stato necessario a togliere quell'aria triste dal suo viso. Di certo, la ferita che sentivo in petto sarebbe stata meno bruciante come quella di adesso
"come hai fatto a scoprirlo?"tentennai, distogliendo lo sguardo da lei, non riuscivo a guardarla, mi sentivo come se non meritassi di farlo,non dopo ciò che avevo fatto a sua figlia. Ero un codardo ed ero anche un'egoista perché avrei dato di tutto per essere colui che le avrebbe asciugate le lacrime e le avrebbe riportato il sorriso, anche dopo averglielo tolto. Ero un'egoista perché non accettavo che qualcun'altro potesse rubarle la luce incastonata nel suo sguardo, la stessa che era mia, che mi era stata strappato e che mi teneva in vita.
"non sono stupida, Lucas, ho notato i vostri sguardi, in modo in cui vi siete guardati quando vi siete incontrollati. Voi non ve ne siete accorti ma il vostro corpo parlava. Ormai conosco bene quei taciti gesti, erano gli stessi di me e Trent" sospirò "da bambini siete sempre stati legati ma mai avrei pensato qualcosa del genere anche se né avevo il sospetto. Marianne ha sempre avuto una cotta per te, fin da piccola e sebbene provasse a nasconderla, era stampata sul suo sguardo"già, in passato questa cosa mi aveva terrorizzato,sarei entrato nel pallone, non sapendo come comportarmi mentre adesso ... sarei stato incredibilmente felice. Da piccoli eravamo molto legati e più volte avevo notato che il suo non era semplice affetto. Forse questo era stato uno delle cause che mi aveva spinto ad allontanarmi, viaggiando in giro per il mondo con Juliet e dimezzando le mie visite. Volevo proteggerla e pensavo che allontanarmi, l'avrei spinta a concentrarsi su altro. Fin quando non era piombata in America, matura e bellissima, allora, in quell'esatto momento in cui avevo posato gli occhi su di lei, sapevo di essere finito nei guai, aveva ribaltato completamente il mio mondo. "Non è la situazione che avrei immaginato per Marianne"alzò lo sguardo verso di me e compresi il suo messaggio che si nascondeva dietro, nessuna madre avrebbe mai voluto che sua figlia fosse stata con suo zio.
"Sai che non potrei mai farle del male, Beatrice"grugnii e lei annuì, per fortuna non mi considerava un mostro. Potevo lodare il cielo soltanto per il fatto che mi parlasse ancora e non mi avesse denunciato.
"Lo so, Lucas, sei mio fratello, ti conosco, ti ho visto cresce, come ho visto crescere i miei figli, per questo sono qui, per capire meglio come stanno le cose, perché l'interesse di Marianne per te, supera di gran lunga una terribile cotta"il suo sguardo si addolcì"voglio sapere se riguarda entrambi, non voglio interferire, perché anche se è dura ammetterlo, siete grandi e vaccinati per affrontare i vostri problemi, ed è logico che la cosa tra voi due sia molto profonda" profonda era un eufemismo, non riuscivo neanche a pensare anche solo lontanamente che avrei potuto un giorno, trovare una donna in grado di suscitare in me simili emozioni, come aveva fatto Marianne. Neanche volevo che ci fosse qualcun altra. Non c'era niente di peggio di voler impedire alla persone che inconsapevolmente si era intrufolata nel tuo cuore, di uscire ancora. "Cosa provi per Marianne?"mi alzai, bruscamente, interrompendo le sue carezze. Restare seduti mi aggrovigliava ancora di più pensieri mentre camminare, mi permetteva di sciogliere quei nodi, peccato che adesso non avesse avuto effetto. Mi passai una mano tra i capelli ed ispirai affondo. Camminai per qualche secondo avanti e indietro, sentivo l'aria soffocarmi
"sono profondamente legato a lei, non riesco a togliermela dalla testa, sto impazzendo letteralmente per lei ma cazzo non lo so!"imprecai,poi sospirai"io non riesco a darti una risposta, mi dispiace, Beatrice" purtroppo ancora non avevo trovato l'aggettivo adatto che potesse definire la nostra relazione. Non potevo ignorare il fatto che Marianne mi fosse entrata dentro e che si era rubata centinaia di frammenti ma del cuore?Di quello non ne avevo idea. Perché ero ancora dell'idea che avrebbe potuto trovare di meglio ma diavolo non volevo. Un lento sospiro fuoriuscii dalle sue morbide labbra a cuore, sapevo di averla delusa, come avevo deluso la persona più importante di tutta la mia vita. Si alzò
"sono contenta che tu sia sincero con me,lo apprezzo, Lucas ma stiamo parlando di Marianne, mia figlia, in modo o nell'altro, inconsapevolmente l'hai fatta soffrire e non voglio che accada di nuovo e scommetto neanche tu. Quindi è meglio che chiarisci i tuoi sentimenti"si sporse per baciarmi la guancia "ora vado, a presto"l'accompagnai alla porta, sentendomi sempre più pesante"lo dirai a Trent, vero?"se l'incontro con Beatrice mi aveva distrutto, quello con Trent mi avrebbe ucciso. Purtroppo già ero consapevole della risposta "mi dispiace, Lucas, ma non ho mai mentito a Trent e non intendo farlo proprio adesso, quando in gioco c'è anche il cuore di Marianne"un cuore che non ero sicuro di volerlo perdere. Chiusi la porta.
Marianne Pov
Dalle mie labbra fuoriuscii una esclamazione di dolore quando qualcuno mi diede un piccolo schiaffo in testa. Chiusi il libro che tenevo in mano mentre il vento faceva ondeggiare i rami e qualche verde foglia cadeva ai miei piedi. Quel posto mi tranquillizzava, quell'altalena che si reggeva ancora, fin da bambina era sempre stato il mio posto preferito. Ricordo che quando ero piccola, desideravo avere una casa sull'albero, smaniavo dalla voglia di averla e ci rimasi così male davanti alla realtà, cioè che era impossibile da realizzare. Ero sul punto di piangere e fu in quel momento che Lucas se ne venne con un'idea, un'altalena. Inizialmente, non ne fui entusiasta, ma mi lasciai convincere dalle sue parole. Quale bambina poteva vantarsi di avere un'altalena del genere?. A poco a poco, quel piccolo luogo, si trasformò nel mio rifugio. Il mio piccolo riparo da tutto. Mi sentivo protetta, coperta da quella chioma. Come se allontanare i mali del mondo, le sofferenze, le avversità, fosse stato sul serio così semplice. L'ingenuità dei bambini mi faceva sorridere, per loro, bastava cacciarle semplicemente via, serviva soltanto qualcosa per coprirle. Gli adulti avrebbero dovuto fare lo stesso. Quel tronco conservava ancora i nostri nomi che Ian aveva intagliato, e con essi i nostri ricordi. Lucas, Marianne, Ian e alla fine si era aggiunto anche James Ryan, eravamo una famiglia, fin quando non era stata spazzata via. Forse ero cattiva a pensarlo ma un po' era felice di questo, perché mi aveva permesso di scoprire una nuova gioia, quella di essere stretta dalle sue braccia
"Questo è perché non mi ha chiamato spesso"mi girai e il libro mi cadde dalle mani mentre spalancavo gli occhi sotto il sorriso di Emily, che teneva ancora la mano alzata. Il sole baciava la sua pelle ambrata, il suo grazioso profilo e si inoltrava tra i capelli spinti indietro da un frontino. Incrociò le braccia al petto e guardando le sue unghie accuratamente smaltate di una tonalità lilla, capivo il dolore per l'urto. La sua espressione dura però non durò più di un secondo, dato che schiuse le labbra in un largo sorriso e spalancò le braccia. "Oh, andiamo, vieni qui"mi precipitai tra le sue braccia
"potevi perlomeno avvisarmi"ma sebbene continuavo a ripeterlo, era tutto inutile. La parola sorpresa era l'impronta di riconoscimento di Emily, adorava farle e non avrebbe mai smesso. Anche se il poverino in questione avesse avuto un infarto,come era successo a una sua vecchia fiamma, quando l'aveva trovato a casa sua e con un'abitazione cosparsa di fiori, interamente dipinta di rosa. Questo l'aveva moderata ma non fermata
"e perdermi l'effetto sorpresa?Neanche per sogno"si allontanò appena "se te lo stai chiedendo, è stata un'idea mia e di tua madre, qualche giorno fa, l'ho contattata, dato che una certa persona non rispondeva"mi lanciò un'occhiataccia di rimprovero "tua madre credeva che io avessi potuto risollevarti il morale, dato che sembravi uno zombie che camminava"sospirò, perfettamente consapevole del motivo, capendo la mia frustrazione "comunque, adesso ci sono io e farò in modo che ritorni la vecchia Marianne!"squittì allegramente, la sua euforia già mi contagiava, per questo l'adoravo. Mi prese per mano e mi trascinò dentro, quella ragazza conosceva casa mia meglio delle proprie tasche, ormai era una di famiglia "i miei bagagli sono nella tua stanza, quindi per qualche giorno condividerò la stanza, non sei contenta?"annuì. Ciò significava che nel giro di qualche ore la mia stanza sarebbe stata irriconoscibile, sommersa da decine di vestiti e molto altro ancora. Sicuramente Emily, avrebbe cambiato l'intera disposizione dei mobili come meglio credeva. La mia 'nuova' stanza sarebbe stata colpita dal suo tocco personale. Improvvisamente dalla scale si sentirono dei passi sempre più forsennati e veloci, come chi stava correndo. James Ryan scese le scale di fretta con un sorriso furbo e per poco non ci finii addosso "ecco dov'era il più bel maschio della famiglia Jack!"la mia migliore amica lo travolse in un braccio soffocante, scompigliandogli i capelli. Stravedeva James Ryan, da sempre, l'aveva sempre visto un po' come il fratellino minore che non aveva mai avuto.
"James Ryan!"mio fratello ridacchiò mentre il suo nome veniva urlato dalla scale "razza di diavolo, riaggiusta il telefono"si sentii un'altra camminata veloce e Ian si fermò a pochi passi da noi, ribollendo dalla rabbia. Fulminò nostro fratello con un'occhiata mentre lui affondava sempre di più nel petto di Emily e fu soltanto allora che lui alzò il capo. Un velo di sorpresa calò sul suo volto e nei suoi occhi sembrò improvvisamente scoppiare una tempesta. Dapprima si illuminarono, caldi, i frammenti smeraldo scintillarono, come quando il sole baciava lo specchio dell'acqua, rendendolo di un meraviglioso verde acqua ma durò solo per alcuni secondi. La sua espressione si indurì e i suoi occhi divennero freddi e distaccati come il ghiaccio. Lanciai uno ad Emily e scorsi il suo sorriso morire, con gli occhi adombrati. Drizzò le spalle, assumendo una postura cordiale ma incredibilmente fredda. L'aria era tesa come una corda di violino. Ma, fu proprio questo a farmi capire quanto in realtà fosse profondo il loro affetto. Perché sotto quell'aria scura e imperscrutabile si nascondevano sguardi ladri e parole proibite. Ian si passò una mano tra i capelli e si rivolse di nuovo a Ryan, intimandolo con lo sguardo
"va bene, ho capito, lo assemblo di nuovo"si liberò dall'abbraccio di Emily e ritornò in camera. Uno dei suoi modi per far incazzare Ian, era o rubare le sue cose, di cui era molto geloso, oppure smontarle come piccoli pezzi di un puzzle. Per mia fortuna, a me non era capitata la stessa sorte
"come mai sei qui?"incrociò le braccia al petto e le lanciò un'intensa occhiata a tutto il suo corpo, l'attrazione di certo non mancava tra di loro
"sono venuta a trovare la mia amica, quindi stai tranquillo, cercherò di non importunarti troppo"gli fece l'occhino, facendomi segno di seguirla quando lo sorpassò. Avevo avuto l'improvvisa impressione che quando si erano sfiorati l'aria fosse mancata ad entrambi. Conoscevo bene quella sensazione, quando lui sembrava poter prosciugare il respiro dai polmoni, che convulsamente si stringevano per cercava e quindi eri costretta a voler stare insieme a lui, per sempre, perché solo così avresti potuto respirare.
"Allora da dove iniziamo?"domandai quando chiusi la porta di casa e la guardai scendere i gradini, gli stivali che tacchettavano sui gradini. La seguii
"ovunque ci sia un bar e un tavolo, abbiamo molto di cui parlare"si voltò verso di me, ero concordante con lei, c'era molto di cui parlare.
*************
Di soffiato scesi le scale, era notte fonda e tutti stavano dormendo, beh, perlomeno James Ryan. Al contrario di una persona iperattiva di mia conoscenza. Emily sembrava essersi bevuta litri di caffeina. Un'ipotesi non del tutto fantastica. Pensavo che il viaggio per Milano e dintorni l'avesse stremata, come aveva fatto con me, invece, sembrava più energica di prima. Avevamo passato tutta la giornata fuori, non vedeva Milano da 2 anni e quindi doveva recuperare tutto il tempo lontano dalla città della moda. Ciò, significava spese pazze, stile I Love Shopping, e non ero sicura che alla fine, le valigie avrebbero retto. Inoltre, l'avevo aggiornata sugli ultimi eventi, succulenti per lei e tragici per lei. Dirlo non mi aveva la sensazione di liberazione e soprattutto la fermezza che fosse la scelta giusta, come pensavo, anzi, mi sentivo peggio di prima. Sapere di aver chiuso per sempre con lui e di averlo perso, non era l'idea migliore che avessi mai preso, come credevo.Tuttavia, mi promisi che mi avrebbe protetta dall'avere un cuore più spezzato di prima. Con un sospiro, aprii il frigo, parlare per tante ore mi prosciugato la gola e forse anche le lacrime. Non erano scese all'esterno ma all'interno avevo sentito ogni piccola goccia che aveva prosciugata completamente.
"Tu ed Emily state ancora facendo il pigiama party?"sobbalzai e mi girai verso Ian, giusto la distrazione che gli permise di rubarmi la bottiglia d'acqua. Lo fulminai con lo sguardo e chiusi il frigo mentre si sgolava la mia bottiglia d'acqua tutta d'un fiato. Quando finii, mi ripresi quel poco che rimaneva per dissetarmi
"non riesci a dormire?"non era proprio il tipo da scendere a bere una bottiglia d'acqua in piena notte. Solitamente quando aveva problemi di insonnia, si infilava la felpa, sgattaiolava dalla finestra e correva. L'aveva sempre fatto e in tutti questi anni, i miei l'avevano beccato solo due volte, anche se avevo il sospetto che lo sapessero ma avessero gettato la spugna. Poiché la mattina si faceva ritrovare a casa, bello e ristorato
"con tutto quello che successo tra ieri e oggi, è difficile farlo"fece una smorfia"non pensavo che Lucas potesse tornare, ha una bella faccia tosta e spero che tu sia abbastanza intelligente da non cascarci"si sedette sul divano, sapevo che voleva proteggermi e di certo sarebbe stata molto più facile accettare la tua protezione. Sarebbe stato più facile vivere in una campana di vetro, guardare il mondo e non percepire tutto il dolore, le cose brutte della vita ma alla fine avresti allontanati anche quelle belle. Il dolore faceva parte di te, con saresti stata distrutta ma senza non avresti potuto vivere, perché era ciò che ti faceva capire le sensazioni più belle.
"Lucas è mio problema, non ti devi intromettermi, Ian"ero seria, basta fratelli 'maggiori', ovunque mi avrebbe portato questa strada sarebbe stata solo una conseguenza delle mie scelte
"Marianne..."imprecò
"no, Ian, inoltre tu sei l'ultimo a poter dar consigli e sai perché?Perché sei chiuso, non riesci ad accettare i tuoi sentimenti, come può parlare dei miei?Hai sempre avuto coraggio, sei un osso duro, una spina nel fianco ma non hai fegato per quanto riguarda le cose veramente importanti della vita. Hai usato Emily come un oggetto, soltanto perché avevi paura di innamorarti, l'hai persa ma quando hai capito che ti mancava, sei tornato a riprenderla, per poi buttarla via. La stai perdendo di nuovo e forse questa volta per sempre, perché non merita un uomo che non riesce a rischiare per lei. Quindi non parlarmi di amore, quando non sai che significa. Provalo sulla tua pelle e ne parliamo." Sapevo cosa significasse provare quel sentimento sulla propria pelle e sebbene fosse lacerante, era anche il più bello che avessi mai provato. Avrei dato di tutto per poterlo riassaporare. Fu in quel momento che compresi che non volevo arrendermi. Gettare la spugna non sarebbe servito a nulla, se non avessi avuto Lucas.
Scusate gli errori, come avete detto, Beatrice ha capito tutto ma non è di lei che dovete preoccuparvi ma di Trent, il prossimo capitolo sarà una bomba e cercherò con tutta me stessa di renderlo al meglio, anche se sarò piena di impegni. Nel frattempo, cercherò anche di continuare la mia storia, Amore in Affitto, di cui ho già pubblicato il primo capitolo, per chi non lo sapesse, correte a leggerlo. Vi invito, anche a visitare le mie pagine, ci tengo molto, "Le storie di Atrad" facebook e "le_storie_di__astrad"instagram. Grazie mille a tutti
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