Capitolo 49
L'aeroporto era incredibilmente affollato, fiumi di gente camminavano, c'era chi tornava e chi partiva, ognuno spinto da un sentimento differente. Una musica scivola dai sottofondi, diversa ad ogni passo mentre le chiacchiere e i mormorii creavano una specie di disordinata orchestra che nella loro confusione era perfettamente armoniosa. Non ti sovrastava e allo stesso tempo non ti faceva sentire la sola a compiere quel passo.
Un ragazzo corse trafelato, verso le scale, ottenendo le imprecazioni della gente quando le sue spalle strattonavano gli altri ma lui sembrò non udirle. Continuò a correre con il respiro affannoso e una certa urgenza nello sguardo ma con un sorriso, di chi era in trepida attesa di qualcosa di emozione. Sorriso che si ampliò, quando finalmente raggiunse le scale mobili, stringendo il passaporto, pronto a partire, con una tale gioia di chi stava per trovare la sua strada. Un uomo, seduto in un bar,invece, guardava tristemente l'aereo che stava appena decollando mentre affogava la sua sofferenza in un bicchiere, rimpiangendo silenziosamente, come chi aveva lasciato volar via le proprie speranze. Una donna sorrideva al madre che piangeva e si lasciò abbracciare da lei. Le disse qualcosa all'orecchio, rassicurandola a bassa voce e fortificò la presa. Non vi era tristezza nel suo sguardo ma una dolce euforia mentre lasciava che il calore della madre le si imprimesse sulla pelle per accompagnarla nel suo viaggio. Un padre con il borsone in mano, scendendo le scale mobili, corse da sua figlia e si illuminò quando lei lo strinse. La sollevò e constatò quando fosse cresciuta, quanto le era mancato il suo volto ma soprattutto la nostalgia provato per l'assenza della sua risata.
Non importava, chi era e qual'era la tua storia, alla fine, tutti passavano da lì per raggiungere o lasciare quel posto.
Ian afferrò i nostri bagagli e mi diede il borsone più leggero. Finalmente, ero a casa ma quanto in passato avevo immaginato questo momento, le sensazioni che avevo pensato erano molto differenti. Mi sembrava di essere contemporaneamente quell'uomo seduto in bar e quel ragazzo che era corso per prendere il suo aereo. Un aereo che avrebbe potuto alimentare le mie gioie e le mie speranze che questo luogo calpestava. Avevo passato le tante ore in aereo, tutte allo stesso modo: con un grandissimo peso sul cuore. A fatica ero riuscita ad addormentarmi su quei sedili e ogni volta avevo la snervante sensazione di voler urlare e di alzarmi, non riuscivo a rimanere seduta. Volevo scendere, tornare da lui. Era stato davvero terribile e neanche le brevi chiacchiere con mio fratello, erano riuscite a distrarmi, anche erano dei passi avanti. Con un sospiro, afferrai il borsone mentre lui metteva a terra i due trolley e mi guardai attorno. Soltanto adesso mi rendevo conto che effettivamente era la prima volta che osservavo sul serio un aeroporto, che facevo attenzione alla gente che passava, ai loro volti e mi immedesimavo in molte espressione nostalgiche. Soltanto una cosa riusciva a confortarmi leggermente, ovvero che ero qui, che ero tornata a casa. Da lontano, scorsi una folta capigliatura nera correre nella nostra direzione e prima che potessi mettere a fuoco la sua immagine, James Ryan si precipitò tra le mie braccia. La borsa mi cadde mentre lo strinsi, meravigliandomi di quanto fosse diventato incredibilmente alto. Tra un po' avrebbe compiuto tredici anni ma giù raggiungeva la mia altezza, infatti tra tutti e tre, era sempre stato il più alto. Alzò il capo e osservai quegli incredibili occhi verdi
"tu non dovevi essere al Campus Estivo?" scrollò le spalle senza lasciarmi, James era sempre stato il cocco mio e di mia madre, l'avevamo sempre coccolato fin d bambino, ero felice di rivederlo
"sono andato via, prima, erano tutte cose già fatte, mi annoiavo, quindi ho pensato perché non restare qui e divertirmi con i miei compagni di classe"a quella risposta, sorrisi, ero contenta che non passava l'estate dinanzi al pc ma che si divertisse con i suoi amici. James non attaccava bottone molto facilmente, era molto introverso, quindi più riusciva ad aprirsi e meglio era lui. "Mi hai portato il tablet che ti ho chiesto?"si girò verso Ian
"quello al compleanno e niente storie"gli scompigliò i capelli, sorridendo. Da lontano, sentii alcuni voci chiamare i nostri nomi e non appena li vidi, mio fratello mi lasciò, per mettermi di correre da loro. Quando finalmente mi precipitai sui loro petti, mi resi conto quanta nostalgia avevo provato, stando lontano da casa. Affondai nel dolce petto di mia madre ed improvvisamente tutta la stanchezza tornò a galla. Avrei voluto far scivolare quelle lacrime, farmi accarezza il viso da lei e sentirmi dire che qualunque cosse fosse accaduta, lei mi sarebbe stata sempre accanto ma non potevo farlo. Questa volta avrei lasciato che quel piccolo segreto fosse stato mio, lasciandomi logorare lentamente. Tra e mia madre non c'era mai stato spazio per i segreti, lei era la prima confidente oltre a Emily, era impossibile non parlare con lei e ciò faceva terribilmente male.
"sei mancata tanto anche a me"la voce calda e amorevole di mia madre, nel suo tipico accento italiano, mi fece alzare alzare la testa e piegare le labbra in un piccolo sorriso mentre guardavo il suo viso. Aveva tagliato i capelli e adesso quelle onde castane le ricadono appena poco più giù della spalla. Era bellissima, come lo era sempre stata. Posò le mani sulle mie spalle "guardati, il sole degli Stati Uniti sembra averti fatto bene e i tuoi capelli sono diventati ancora più lunghi"avrei dato di tutto per ritornarci in questo momento,
"è sempre stata bella ma adesso lo è diventata ancora di più "mio padre si intromise nella conversazione e mi girai verso di lui, un filo di barba ricopriva il suo mento mentre i capelli neri erano sistemati di lato. Arrossii e mi gettai anche tra le sue braccia, sentendo le sue robuste braccia cingermi mentre la mano mi stringeva la testa "quanto mi sei mancata, Marianne"fortificò la presa e mi lasciai risucchiare dal suo profumo pungente, che sapeva di casa.
"Mi siete mancati tantissimo anche voi"James e Ian si avvicinarono e mia madre strinse mio fratello gemello a sé, poteva passare un anno o anche un giorno ma un figlio mancava sempre alla propria madre. I miei genitori sorrisero prima di avanzare verso l'uscita.
"Allora come è stato questo ultimo periodo alla NBC?"mia madre si girò, sorridendomi, io e lei, per tutta la durata del mio soggiorno negli Stati Uniti, parlavamo spesso al telefono, i suoi consigli e la sua fiducia risposta in me, mi avevano sempre dato lo sprint per andare avanti. Ultimamente, però non l'avevo chiamata spesso, troppa travolta dal ciclone Lucas. Un ciclone che era arrivato, aveva colpito e poi se n'era andato, lasciando tutto in uno stato di devastazione assoluta. Sollevai il capo mentre mi pulii con un tovagliolo. Appena arrivati, mio padre mi aveva aiutato a salire le valigie in camera e poi eravamo tutti scesi per il pranzo. Dopo mia madre si era presentata con uno dei miei piatti preferiti, la calamarata, per non parlare di tutto ciò che c'era dopo. Era stata una completa festa per tutti. A New York non mi sarei potuto mai lamentare del cibo, anche quello dei ristoranti italiani dove ero stata, ma niente superava l'originale cucina italiana, ricca di così tanti sapore da sembrare un matrimonio del buon gusto. L'avevo sempre adorata. Ma, mentre tutti gli altri avevano già finito il primo piatto, pronti per iniziare il secondo giro, io avevo guardato il piatto, avevo preso la forchetta ma nessun boccone aveva incontrato la mia bocca. Quindi, ero più che felice di trovare un pretesto per smettere di farlo
"bene, anche se abbiamo avuto molto da fare, sapete lo scandalo che ha coinvolto il senatore Hamilton, un nuovo uragano che ha colpito la Florida e gettato tutti nello spavento, l'arresto dell'atleta africano, naturalizzato statunitense, Bashir Zuri, siamo stati molti impegnati"il senatore Hamilton, una tra le figure più influenti di Boston, era stato arrestato 3 settimane fa per frode ai danni dello stato mentre qualche giorno fa, Zuri, un famoso atleta di atletica leggera, è stato sbattuto in prigione per possesso di un gran numero di sostanze stupefacenti. Invece, 5 settimane fa, in Florida, esattamente nel Key West si era verificato un improvviso uragano di categoria 2, quindi moderato che per fortuna, oltre a gettare un po' di scompiglio, non aveva fatto nessun morto. "Diciamo che Sabine Todd mi ha dato molto lavoro da fare" già, ero dovuta andare avanti e indietro e avevo lodato l'ascensore per avermi fatto fare tutti i piani dell'edificio, in un batter d'occhio
"me la ricordo, è un osso duro quella donna, l'ho incontrata qualche anno fa alla riunione con Ryan e altri dirigenti della NBC, ed è molto in gamba"mia padre mi guardò soddisfatto, accavallò le gambe sulla sedia e si arricciò ulteriormente le maniche della camicia " ha una lingua molto tagliente e tra lei e tua madre non saprei proprio dirti chi delle due c'è l'ha di più" mia madre gli lanciò un'occhiataccia mentre lui mi fece l'occhiolino, sorrisi appena
"Marianne è stata promossa"mi sorpresi a sentire la voce di mio fratello e lo guardai, seduto di fronte a me, con lo sguardo rivolto ai nostri genitori. Le sue parole non era uscite aspre come credevo ma avvolte in un piccolo manto d'orgoglio. Mi lanciò un'occhiata d'attesa e mi affrettai a precisare
"si, Sabine mi ha comunicato che ho passato lo stage e sono a tutti gli effetti una giornalista della NBC"spiegai. Una piccola risata mi sfiorò le labbra quando James scoppiò in un 'wow, che fico'. Mia madre si girò verso di me, con il suo radioso sorriso
"è fantastico, Marianne, un bellissimo traguardo"strinse la mano di mio padre ed entrambi mi guardarono orgogliosi
"Devo ammetterlo, inizialmente ero piuttosto scettico ma alla fine sono felice di essermi ricreduto, io e tua madre siamo entusiasti del traguardo che hai raggiunto e sono sicuro che non sarà né il primo e neanche l'ultimo"lo ringraziai con un piccolo sorriso, ero incredibilmente felice della loro gioia ma ero sicuro che non lo sarebbero stati altrettanto se avessero saputo di Lucas. Avrei perso tutto a quel punto. La loro considerazione di me, il loro appoggio, il loro amore. A quel pensiero, mi sentii come se qualcuno mi avesse appena divorata lo stomaco. Scossi la testa e mi alzai, allontanando bruscamente la sedia, quando tutti si dedicarono di nuovo al cibo
" non ho molta fame, il viaggio in aereo mi ha privato della maggior parte della fame, vado un po in giardino"sistemai la sedia e mi allontanai. Il giardino era curato e rigoglioso come sempre, con il gazebo di vetro in fondo, le piccole e colorate aiuole sparse qua e là e l'enorme acero che dominava il centro. Appeso a uno dei suoi rami c'era ancora la mia altalena. Rimasi li per un po', lasciandosi cullare dal profumo dei fiori e dalla dolcezza del silenzioso che sembrava cancellare tutti i brutti pensieri, prima di salire nella mia camera. Aprii la porta e lasciai che la luce che entrava dalla finestra illuminasse le pareti lilla, decorate con foglie di ciliegio, la morbida testiera del medesimo colore, i due comodi ai lati del letto, stracolme di fotografie, il tappeto beige, l'enorme armadio in legno chiaro e la scrivania ad isola, con sopra ancora tutte le mie cose. Inarcai un sopracciglio quando vidi Ian seduto sul mio letto
"Cosa ci fai tu qui?"chiusi la porta alle mie spalle
"Devo parlarti" affermò, non risposi,mi avvicinai al letto, mi tolsi le scarpe e mi stesi, senza proferir parola "vattene"non ero proprio in vena di nulla, volevo soltanto chiudere gli occhi e non pensare a nulla. Lui non si mosse ma sentii il letto muoversi e il corpo dietro di me. "Mi dispiace"mormorò, a quelle parole sollevai lo sguardo dietro la spalla e notai la sua espressione seriamente dispiaciuta "mi dispiace averti urlato contro, Marianne" imprecò appena, come se quel ricordo fosse ancora duro da digerire "so di non essermi comportato nel migliore nei modi nei tuoi confronti"non accennò affatto a Lucas "ma ero scosso, cioè tu e lui, io non ci riesco ad immaginarvi"strinse i denti, passò una mano tra i capelli mentre il suo sguardo serio si posava su di me. Sospirò "Marianne, ti ricordi quando a 8 anni, sei caduta per tutte le scale e ti sei fatta quell'enorme bernoccolo"annuii, era impossibile da dimenticare. Stavo camminando all'indietro nel corridoio, avevo mosso un passo e il mio piede aveva toccato il nulla. C'era stato uno spavento generale ma per fortuna alla fine mi ero procurato solo bernoccolo ma il dolore era tanto e non la smettevo di piangere "tu continuavi a piangere, ti ricordi cosa ho fatto?Ho dato una testata al bancone della cucina, soltanto per farmi spuntare un bernoccolo uguale al tuo, così non ti saresti sentita più sola e ti ho fatto ridere"quando l'avevo fatto, avevo pensato che fosse pazzo ma guardando il suo enorme sorriso e quel bernoccolo rosso, alla fine avevo riso a crepapelle "perché per nulla al mondo ti avrei mai voluto vedere piangere, per questo ti ho sempre protetto, Marianne, e voglio continuarlo a farlo, perché per me, gemelli o non gemelli, tu sarai sempre la mia sorellina. Forse, tu non capisci, ma ti ho portato qui per te, con Lucas soffrirai e io non voglio"improvvisamente, sentii le sue braccia avvolgermi e la sua bocca sulla mia tempia, mi baciò la fronte mentre mi sventolò il suo mignolo dinanzi agli occhi "dimmi anche tra di noi, è tutto a posto, ti prego, sto odiando questa freddezza ...pace?"mi sorrise con due occhi speranzosi. Lo guardai, anch'io ero stanca di questa freddezza, mi mancava il rapporto che avevo. Quindi, forse per quello o forse per il modo infantile in cui l'aveva proposto, che mi provocò un sorriso, afferrai il suo mignolo. Le sue braccia aumentarono la presa e mi accucciai maggiormente al suo petto "posso rimanere qua, così, ancora per un po'?"annuì mentre mi strinse.
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"Ti va di fare una partita?"James sventolò il joystick dinanzi ai miei occhi, con un sorriso. Distolsi l'attenzione dalla rivista che avevo in mano ma che non avevo neanche sfogliato, in questi giorni, avevo provato a distrarmi. Ero uscita così tante volte e girato Milano per ore. La città mi era mancata, mi ero fermata per ore, sui gradini del Duomo, ad osservare lo spettacolo dei passanti, a girovagare per la galleria e nei dintorni e a passeggiare per via Dante. Tuttavia, quella spiacevole sensazione di solitudine e nostalgia aveva continuato a seguirmi. In ogni negozio, i miei occhi intravedevano quello di New York, in ogni strada, le sue, affollate, e in ogni persona, vedevo lui. Non avevo pianto per niente ma il dolore era sempre lì, e sembrava aumentare di giorno in giorno. Zero messaggi, zero chiamate, zero speranza. Ormai mi ero completamente arresa. Annuì "a cosa vuoi giocare?"domandò
"non sono molto brava con tutti questi giochi come te e Ian" era un po' una tradizione, ogni venerdì sera, quando James finiva i suoi corsi extrascolastici e Ian usciva dal lavoro con mio padre, si dirigevano in camera, pronti per una serata all'insegna del divertimento ludico. Qualche volta avevo provato ad unirmi ma dopo essere rimasta in gioco per 3 secondi, battuta da una specie di uomo tigre, aver fatto sbandare la mia auto fuori dalla pista, essere andata in paranoia a causa di un gruppo di terrificanti zombie, avevo capito che i videogames non facevano per me. Preferivo le app sul cellulare, erano meno traumatiche e non ti avrebbero preso in giro con quei due
"sai che so giocare al massimo solo a Just Dance, ci stai?"allungai la mano, in attesa e quando lui strinse la mano, mi alzai dal divano, seguendolo in camera. Le pareti erano come quelle di qualsiasi adolescente, pieni di una decina di poster e tra quelli che riuscivo a riconoscere, c'erano alcuni personaggi della Marvel, come Thor, Iron Man e Loki, John Cena, Roman Reigns e altri sui Thirty Seconds to Mars. Accessi la tv, fissa sul muro, accanto alla libreria in legno che conservava un paradiso per tutti i fans dei videogames e nel frattempo che lui toglieva la playstastion 3 per collegare la Wii, salii la scaletta, sedendomi sul suo letto a castello di sopra mentre sotto c'era l'armadio in lucido legno e la scrivania ad isola, con sopra il pc. Non appena, misi il gioco, scesi con un balzo e legai intorno al polso il controller della Wil
"che canzone scegli?"fece scorrere via via le canzoni
"io direi You're the One That I Want"ridacchiai
"odio Grease"sbuffò, lui e Ian non capivano niente, era uno dei film preferiti mio e di mia madre. Mi lanciò un'occhiata fulminatrice quando la mise, mi preparai. Come ballo non era molto complesso ma scatenato e si concentrava molto sulla sincronia dei due. Una goccia di sudore mi imperlò la fronte mentre arrivavamo quasi alla fine, con James che era in maledetto vantaggio. Provai a recuperare ma entrambi saltammo la parte dove lei gli si buttava addosso a lui, avvinghiandosi alla sua vita. Alla fine, non potendo più recuperare, lui vinse. Provai a riprendere fiato "ti sei arrugginita, un anno fa, eri molto più brava"scollò le spalle "deve essere l'età, stai invecchiando, Marianne"piegò le labbra in un piccolo ghigno e lo incenerii con lo sguardo
"Ah, si?Ora ti faccio vedere io!"allungai un braccio e lo afferra per il collo, piegandomi verso di me, gli scompigliai i capelli, ridacchiando quando si contorse
"Marianne, smettila!"provò a liberarsi ma vanamente, doveva irrobustirsi ancora un po' "mi fai male!"non l'ascoltai e continua "e va bene mi dispiace!"finalmente lo liberai e scoppiai a ridere "non sei cambiata per niente, continui a restare una piccola serpe"gli feci la linguaccia mentre lui si sistemava i capelli e uscii dalla sua stanza. Mi guardai attorno, restare da sola, improvvisamente mi provocava uno senso di angoscia, perché la mia mente cominciava a vagare e il cuore, a piangere, riportando in superficie tutto il dolore. Un dolore che non poteva essere consolato o pianto, una sofferenza silenziosa che non poteva essere neanche mostrata ma era l'unica cosa che mi faceva sentire ancora legata a lui. Rendeva più intenso il suo ricordo e aumentava il desiderio di tornare da lui. Perché una grande sofferenza era provocato soltanto da un'amore che riusciva perfino a logorarti le ossa. Tornai in camera e accesi in telefono, guardai lo schermo. C'erano alcune chiamate perse ma risalivano ad Emily e massaggi di Sabine, tentennai prima di rispondere, in attesa di qualcosa...di una sua chiamata che non sarebbe mai arrivata. Era incredibile la velocità con cui aveva messo fine al nostro rapporto, in modo così brusco e violento, scomparendo semplicemente. Se innamorandomi di lui, temevo di perdere il nostro rapporto, adesso era stato completamente spazzato via. Qualcuno bussò alla porta
"James, sono stanca di fare un'altra partita, vai a chiedere a Ian"urlai, desideravo soltanto farmi una doccia e andare al letto, mi sentivo incredibilmente esausta
"non sono James"la porta si aprii "posso entrare?"mi girai, mia madre si piegò appena, esponendo di più il petto stretto in una morbida canottiera bianca, un ricciolo scivolò dal suo chignon e incorniciò il suo volto. Annuii, si avvicinò, chiudendo la porta alle sue spalle, mentre io mi sedevo sul letto, lei fece lo stesso.Allungò la mano e iniziò ad accarezzarmi i capelli, proprio come faceva da bambina. Avevo sempre adorato le sue carezze, una volta in televisione sentii una donna affermare che toccare i capelli fosse uno dei piaceri più belli mai provati, aveva perfettamente ragione. Le sue dita accarezzarono dolcemente la mia nuca e il mio corpo si ammorbidì all'istante, come un gatto quando fa le fusa. Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare da quell'amorevole calore, che cercai di assorbire con tutte le mie forze, lo desideravo così tanto. "Bambina mia" sussurrò, la voce così amorevole e vellutata che sembrava riscaldarti ogni centimetro di pelle "mi dici cosa succede?"continuò ad accarezzarmi "in questi giorni ti stai comportando in modo insolito, pensavo che fossi felice di tornare a casa ma evidente che è successo qualcosa"non volevo rispondere ma volevo così tanto dar voce a ciò che custodivo, avevo la sensazione che non mi fossi sfogata, prima o poi sarei impazzita
"è così evidente?"mantenni la testa appoggiata al suo petto
"sono tua madre, ti conosco come le mie tasche, anche tuo padre ha capito che qualcosa non andava, voleva salire lui a parlarti ma ho pensato che una chiacchierata tra donne sarebbe stato migliore, come facevamo prima"sorrisi, io e mia madre potevamo passare ore a parlare, oppure a stare insieme. Infatti, quando c'era qualche partiva o programma di interesse maschile, scattava automaticamente la serata donne, con film o shopping. Quante volte avevamo anche parlato tramite Skype con Emily e quando lei veniva ogni tanto a trovarci, l'avevamo trascinata con noi. "Conosco bene quello sguardo, Marianne"alzai il capo, interrogativa
"qualche sguardo?" un sorriso nostalgico sembrò sfiorare il suo viso, piccolo e vagamente triste ma incredibilmente dolce, come se sebbene quel ricordo tetro, che offuscò la sua mente per un secondo, in realtà, alla fine le aveva provocato soltanto gioia.
"Di chi ha la testa persa in un altro luogo, di chi è triste e felice allo stesso tempo, di chi sogna e di chi spera"con la sua calda bocca mi baciò il naso "l'ho avuto anch'io per anni quando avevo pressoché la tua età, me lo ricordo molto bene, non devi sentire in imbarazzo, sono tua madre, abbiamo sempre parlato di tutto e posso farlo anche questa volta, ti fa sentire bene, Marianne, quel volto triste alla tua età, non posso proprio vederlo"peccato che il mio problema andasse ben oltre all'imbarazzo, mi allontanai da lei e afferrai il cuscino, lo portai al petto, con la schiena appoggiato alla tastiera del letto mentre la guardai
"ho conosciuto un ragazzo, in realtà già lo conoscevo più o meno"pregai che qualche piccola bugia non potesse fare del male a nessuno "per tutto l'anno, tra di noi è stato una specie di tira e molla"sospirai mentre lei mi invitava con lo sguardo ad andare avanti "ma in questo periodo ci siamo avvicinati, abbiamo iniziato una specie di relazione, beh se così si può definirla ma alla fine è andata male"la mia voce si incrinò appena
"Ian c'entra qualcosa in tutto questo?"scossi la testa, anche se in realtà aveva avuto un ruolo in tutta questa storia, era stata la miccia che aveva incendiato tutto ma alla fine, la parola fine a tutto, l'aveva messa soltanto Lucas, avrei voluto soltanto che fosse successo prima, invece che adesso, quando già ero già emotivamente coinvolta
"ci siamo allontanati"il suo sguardo si addolcì "ora lui è chissà dove, non lo sento da più di una settimana e io sono qui, a disperarmi per lui, perché me ne sono innamorata perdutamente"risi senza ilarità "io lo amo, capisci,mamma?"sentii gli occhi riempirsi di lacrime, salate e stupide lacrime che non avrebbero cancellato il dolore o il mio amore per lui ma mi avrebbe soltanto prosciugato, fino a cacciare l'anima e a non sentirmi più viva.
"Oh, Marianne, ti comprendo bene"mi coccolò a sé, mi strinse forte contro il suo corpo e mi baciò il capo,mi sentivo così al sicuro tra le sue braccia
"cosa posso fare?Io non riesco a dirgli addio"al solo pensiero mi sentivo male, con le gambe che tremavano. Avrei potuto farlo ma c'era qualcosa che mi diceva che se l'avessi fatto, avrei detto addio a quanto avevo di più intimo e caro...me stessa.
"Marianne"mi alzò dolcemente il volto "se c'è una cosa che tu padre mi ha insegnato in tutti questi cinque anni, è a non credere nell'inesistenza dell'amore in qualsiasi circostanza. La vita è costellata di durezza e di eventi, questo forse non sarà il primo e neanche l'ultimo dei ragazzi che amerai ma se quest'amore è così intenso, allora non demordere, non farlo mai, io l'ho fatto e per anni, io e tuo padre ci siamo persi e cercati inutilmente ma alla fine, ho capito che non mi sarei mai sentita completa, viva, senza di lui"
"Cosa hai fatto a quel punto?"conoscevo bene la risposta, mi sorrise
" ci siamo cercati e alla fine, ci siamo trovati, quindi se per questo ragazzo, ne vale la pena, allora devi fare lo stesso. Devi scegliere ma sappi che per qualsiasi cosa, la tua famiglia é qui, per starti accanto" proprio quella che tenevo di perdere se mai avessi scelto lui, come potevo farlo?
"Grazie, mamma".
Molti avevamo indovinato, piaciuto il ritorno di Trent e Beatrice?Nel prossimo, chissà, magari ci sarà quello di Lucas. Per scoprirlo, dovete solo attendere, nel frattempo, in questi giorni penso che pubblicherò anche il primo capitolo della mia nuova storia, Amore in Affitto, spero vi piaccia. Per rimanere sempre aggiornati passate nelle mie due pagine "le_storie_di__astrad" - instagram- e "Le storie di Astrad"-facebook-
Grazie mille a tutti
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