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Capitolo 44

Sbadigliai e alzai gli occhi sull'orologio. Erano appena le sette e mezza e sebbene non ero la sola in ufficio, c'era un gran silenzioso. Perfino le breve chiacchierate tra colleghi appena arrivati erano dei mormori bassi ed impercettibili in confronto a ciò che sarebbe successo di lì circa un'ora, quando l'edificio si sarebbe riempito. Gran parte della gente, come me, iniziava ad arrivare intorno le 8-9, soltanto gli addetti dell'ufficio stampa, alla reception, la sicurezza e l'impresa di pulizia timbravo il cartellino alle 6 del mattino. Oggi però la mia era un'eccezione. Dovevo finire un articolo per il sito online della NBC entro le 9, altrimenti avrei passato l'intera serata rinchiusa lì dentro. Di certo le ore piccole di ieri sera non avevano agevolato la situazione. L'arrivo di Ian mi aveva tolto completamente il tempo e prosciugato tutte le mie energie. Dopo la cena in suo onore, l'avevo aiutato a svuotare la sua valigie e a sistemare gran parte della sua stanza. Quando eravamo piccoli solitamente dormivano nella stessa stanza, una di quelle per gli ospiti ma alla fine capitava in continuazione che ci fermavamo in quella di Lucas. Tuttavia, una volta cresciuti e quando Lucas e Nolan erano andati via, le loro stanze erano diventate un po' le nostre. A me era stata affidata quella di Nolan mentre a Ian quella stanza, ovvero la precedente camera di Lucas. Sebbene non l'avessi mai dato a vedere, interiormente logoravo dall'invidia. Quelle pareti nel corso del tempo avevano conservato alcuni tra i suoi poster e quei cuscini il suo odore. Non avevo mai avuto paura di dormire da sola lì dentro perché sebbene non c'era, continuavo a percepirlo vicino tutte le notti. Era come se ci fosse stato un filo elettrico che mi avvolgeva, che ci collegava, e il calore scaturito, alimentava ad uno ad uno i battiti del mio cuore, dando al mio cuore la forza necessaria per battere, per tenermi in vita. Bastava tirare un po' e avrei potuto sentirmi ancora più vicino a lui, con le sue braccia che mi stringevano sotto quel manto di stelle. E, adesso più che mai ero contenta, perché non eravamo stati mai tanto vicini
Nascosi un piccolo sorriso e mi avvicinai più con la sedia alla scrivania, bastava fantasticare ancora!. Continuai a scrivere, provando a non distrarmi e benedì il silenzio attorno. Lanciai uno sguardo all'orologio e rilessi velocemente l'articolo non appena fu finito. I miei occhi saettarono sulla pagina, l'articolo riguardava un caso successo il giorno prima ma la notizia ancora non era circolata. La New York's University a Buffalo, aveva spedito per errore 5100 lettere di accettazione a causa di un errore del database. Alla fine erano state mandate immediatamente delle lettere di scusa con la rassicurazione che e-mail erano ancora in fase di correzione. Davvero un evento terribile, soprattutto se si pensava a tutti quei ragazzi e quelle famiglie ansiose di essere accettate. Continuai a correggere, il bello degli articoli online era la lunghezza piuttosto breve del testo mentre il problema consisteva nello scrivere tutto in queste poche righe, per non parlare del titolo adatto per attirare l'attenzione del lettore ma soprattutto dei periodi in grassetto. Era fondamentale, infatti, qualora il lettore non avesse voluto leggere l'articolo, sarebbe comunque stato attirato da quelle parole in rilevo, pertanto dovevano contenere le informazioni più importanti.

"Finito?"improvvisamente qualcuno mi colpì la testa con un giornale e alzai gli occhi mentre mi accarezzavo la nuca "cos'è quello sguardo da ebete, ti pago per lavorare, ovvero produrre, non per farmi ammirare, anche se non mi dispiace"Sabine mi sorrise. Un paio di orecchini d'argento, nascosti dai suoi capelli rossicci, gli contornavano il viso luminoso e non sapevo per quale motivo ma mi sembrava diversa, molto più rilassata e ristorata di qualche giorno fa. Non portava gli occhiali da lettura che solitamente usava e finalmente le piccole lentiggini sul suo naso erano visibili, dandole un aspetto più dolce e giovanile. Perfino la sua voce era più solare, avendo perso la sua nota burbera .
"Sabine"mi alzai "come mai sei qui?"mi diede un altro colpetto con il giornale sulla testa e incrociò le braccia al petto

"Si presume che io ci lavori qui"posò il giornale sulla scrivania e appoggiò le mani sui fianchi "un giorno senza di me e già siamo a questi livelli?Non pensavo che delle ferie potevano ridurvi a tanto"sospirò e solo adesso mi accorsi della catenina che scendeva sul suo collo con una piccola ed elegante corona in argento, decorata con qualche minuscolo diamante che sfiorava l'incavo del seno. Era la prima volta che la vedevo indossare gioielli, molto spesso ripeteva che orecchini, braccialetti e anelli le davano fastidio, perché la rallentavano. Oppure, intrattenendosi con vivaci conversazioni con le altre, sosteneva che poteva sfoggiare la sua femminilità anche senza utilizzo di roba del genere.

"Scusa, hai ragione ma ci hai un po' sorpreso con la tua assenza" la NBC non era la stessa o così tanto efficiente senza la fredda regina di ghiaccio "è stato piuttosto noioso senza di te"i suoi occhi brillavano di soddisfazione mentre allargava appena le braccia, invitandomi a salutarla come si doveva. Mi alzai e la strinsi calorosamente "ci sei mancata Sabine"mi accarezzò la schiena, alla fine le dovevo molto. Non soltanto dal punto di vista lavorativo, perché alla fine era grazie a lei che rimanevo ancora qui, altrimenti sarei potuto tornare da tempo a casa ma anche perché avevo comunque trovato un'amica.

"Non montarti la testa ma sei una delle migliori stagiste che abbia mai avuto e anche la più veloce dal tornare allo starbucks"sorrisi "hai finito l'articolo?"annuì "okay, allora vieni con me"stampai il foglio, afferrai la borsa e la seguì mentre da lontano si sentiva il campanello dell'ascensore, segno che stavano arrivando gli altri. "Allora, come mai non sei venuta?Ma soprattutto da dove spunta quella collana?mi accostai maggiormente a lei, notando il lievissimo rossore delle sue guance, era quasi invisibile ma c'era e ciò metteva ancora più in risalto le sue piccole e adorabili lentiggini rosse. Tossì e si sedette dietro la scrivania, una volta entrata nel suo ufficio "guai a te se apri la bocca"feci il segno del silenzio, anche perché le minacce di Sabine non erano mai invano. Sospirò" è stata un'idea di Nick, ieri mattina piuttosto presto è piombato a casa mia, ho provato a cacciarlo ma è un osso duro, ha chiamato in direzione per darmi questo giorno, senza il mio consenso. Dopo un'ora di imprecazioni, mi sono lasciata convincere a seguirlo in Pennsylvania, con il jet guidato da lui "scandì l'ultima frase con un misto tra l'orrore, la sorpresa e il fascino "è stata la cosa più spaventosa e incredibile che abbia mai fatto, per volare mi sono sempre affidata alla sicurezza di un team di assoluti esperti e alla maestosità dell'aereo ma quello era molto più piccolo e c'eravamo solo io e lui"si accarezzò la collana"però per una volta, aveva ragione, non ho mai visto qualcosa di così spettacolare oppure ammirato un panorama così bello"sembrava essersi completamente assorta nella bellezza di quei ricordi
"E poi?"mi morsi verso di lei maliziosamente, incuriosita.

"Abbiamo passato la giornata nel cottage, tra i boschi e fatto il bagno nel lago"ero cosciente di quanto potesse essere incantevole e magico quel posto. Un paradiso per i sensi, per i corpi e un toccasana per i sentimenti. Ripercorsi improvvisamente con la mente in giorno in cui ero stata lì con Lucas, Nolan, Nicole e Alexandra, quando avevamo dormito nello stesso cottage, quando ci eravamo ricorsi nel lago, la vicinanza dei nostri corpi, il bagno e le nostre labbra unite. "Prima di tornare, alla sera, abbiamo mangiato e mi dato questa"le sue labbra si stesero in un sorriso che conoscevo bene. Era quel genere sorriso che illuminava il viso e avrebbe potuto raschiare la città,un sorriso che sembrava vivere, gli occhi innamorati , come a dire Cupido sono qui. " Sai penso che mi ero sbagliata su di lui, lo so è difficile da crederci ma è così, per questo ho deciso di dargli una possibilità, abbiamo iniziato a uscire insieme" sorrisi, la vecchia Sabine l'adoravo ma questa sua nuova versione di lei, così sorridente e felice, era di gran lunga migliore. Ridacchiai ma ben presto fummo interrotte quando qualcuno bussò alla porta "avanti"gridò Sabine

"Buongiorno, cerco la signorina Sabine Todd"il mio capo si alzò, avvicinandosi al ragazzo che poteva avere all'incirca la mia età, dall'inarcato molto chiaro e piccole lentiggini sul naso mentre un ammasso di ricci rossicci gli ricoprivano la fronte alta. Dalla polo verde e i pantaloni marroni aveva tutto l'aria di essere un fattorino, ridacchiai "questo è per lei"Edward, questo era il nome tatuato sulla targhetta, scomparve per un attimo, per poi ritornare con un mazzo di rose rosse, io e Sabine ci scambiammo un'occhiata, il dolce profumo di quelle rose accarezzava i sensi "il signor Nick mi chiesto di dirle se gentilmente può leggere il biglietto e accettare l'invito"la Regina di Ghiaccio annuì, prima di ringraziarlo e accompagnarlo

"molto romantico"commentai"dove le sistemerai?"a parte lo sfondo del desktop della sua famiglia, il suo ufficio era sempre stato privo di effetti personali, solo le pareti erano lievemente decorati ma con pezzo di qualche importante articolo, oppure di titoli, di cui orgogliosissima. Superbia?Per niente, semplicemente le serviva per ricordarsi della ripida strada che aveva fatto fino a qui.
"No, penso che le terrò qui, questo ufficio ha bisogno di un po' di colore"delicatamente sfiorò alcuni petali "potresti andare a prendere un vaso o qualcosa per sistemarle?Preferibilmente con dell'acqua"

"Agli ordini"sorrisi e mi avvicinai alla porta " io direi di accettare la sua proposta"mi rivolsi indietro prima di uscire, notando il suo sorriso, oh si, Sabine Todd alias la Regina di Ghiaccio si era proprio innamorata.
***********
Aprii il frigo e guardai al suo interno, chinandomi, ero tornata da appena cinque minuti ma sentivo la gola arida come un deserto. Saltai con lo sguardo da un oggetto all'altro "stai cercando questa'?"alzai gli occhi, Ian stava facendo ciondolare una lattina verde acqua di thé verde, in assoluto la mia bevanda preferita. Da piccoli facevamo la collezione delle lattine dell'Arizona, ognuno era diversa, per genere di bottiglia, decorazioni e i colori sgargianti. Era grazie a ciò che avevamo capito il 'fiuto per gli affari' di Ian, era un venditore molto carismatico. Chiusi il frigo
"Grazie"la scolai tutto d'un fiato, era davvero rinfrescante

"e brava la mia piccola sorellina che sta imparando a lavorare"mi sorrise mentre mi scompigliava i capelli, scrollai le spalle "allora com'è?"mi seguì verso il salone. A differenza di me, mio fratello aveva iniziato a lavorare molto prima, due anni fa. Inizialmente come semplice apprendista, giusto per tenerlo lontano dalle risse ma alla fine aveva deciso di rimanere e aveva sudato molto per occupare un posto importante all'interno dell'azienda. Ogni sera oppure nei weekend tornava stremato, si impegnava il triplo del normale, per dimostrare a mio padre e a mio zio, piuttosto scettici all'inizio, di che pasta era fatto. Per questo l'avevo sempre ammirato molto, sebbene ogni volta era stanco morto, aveva sempre un po' per me e alla fine succedeva sempre che cadevano nelle braccia di Morfeo insieme
"piuttosto stancante devo ammetterlo"e io a differenza sua non frequentavo club oppure il liceo, come era successo con lui.

"Prima o poi ci farai l'abitudine"mi rassicurò "comunque ho letto l'articolo che hai scritto sul sito della NBC, hai un futuro da scrittrice"sorrisi appena "farai un po' di strada e un giorno mi intervisterai per la prima pagina"mi fece l'occhiolino, a distanza di un anno non era cambiato affatto, continuava a rimanere il solito sbruffone "mamma e papà si tengono costantemente aggiornati, nell'attesa di qualche tuo articolo, sono entrambi molto fieri di te, come lo sono anch'io"arrossì lievemente mentre un'ondata di soddisfazione pervadeva il mio corpo. All'inizio, era stato difficile convincerli, erano piuttosto scettici, lo consideravamo un passo troppo grande. Avevano provato a fare un po' con calma ma la testardaggine era una caratteristica di famiglia, quindi non c'era stata speranza. Ero arrivata qui in America con mille dubbi ma alla fine il loro sostegno mi aveva spinto a continuare. Mi sedetti sul divano con un piede piegato sotto la gamba stesa e Ian fece lo stesso "per festeggiare, ti andrebbe un bel film?A tua completa scelta, dovresti approfittare sono piuttosto clemente oggi"ridacchiai. Andavamo molto d'accordo su centinaia di cose ma se c'era una cosa su cui eravamo costantemente in conflitto erano i programmi alla televisione oppure i film. Infatti era sempre una tragedia quando trasmetteva qualcosa che piaceva ad entrambi su canali diversi. A tavola era sempre un putiferio con occhiate fulminee e piccole guerre sotto al tavolo che terminava con l'intervento di nostra madre o con il broncio di uno di entrambi. Solitamente era sempre il mio, purtroppo eravamo ancora in una società dove vigeva ancora la legge del più forte, ovvero del maggiore. "Attenzioni, devi scegliere bene"oh sapevo molto bene cosa avrei scelto
"il diario di Bridget Jones"affermai.
Strinse gli occhi e fece una smorfia "Santo Cielo, no!"grugnì, risi, non era un gran amante delle commedie femminili, i classici chick lit.
"Non l'hai mai visto, quindi non voglio sentire obiezioni" per anni avevo tentato di indirizzarlo verso questo genere ma riusciva sempre a sfuggirmi. Il chick lit sebbene fosse prettamente femminile, si rivolgeva a qualsiasi genere di pubblico, non era demenziale ma possedeva quella nota ironica tipica dei film comici e un retrogusto lievemente piccante.
"Infatti, non ho intenzione di farlo adesso, tengo molto alla mia mascolinità"gli assestai una gomitata nel fianco, mi fulminò con lo sguardo e afferrò il telecomando della televisione, lo sistemò il più lontano possibile. Inarcai un sopracciglio, guardinga
"avevi detto che potevo scendere il film"incrociai le braccia al petto con un tono accusatorio.

"Ho cambiato idea e ora te la farò cambiare anche a te"scossi la testa,se ci fosse stata una cosa che non sarebbe mai cambiata tra di noi, erano le continue lotte sul divano. Infatti, prima che potessi fuggire, si avventò su di me. Scoppia a ridere e mi divincolai freneticamente quando iniziò a farmi il solletico, contorsi le gambe mentre gridavo, o meglio cercavo di urlare, dato che dalla mia bocca uscivano soltanto dei gemiti mentre le sue dita mi solleticavano i fianchi.
"B-Basta...ti prego"continuai a dibattermi"okay, okay..h-hai vinto"mi arresi, inalando un bel respiro quando smise e mi risistemai "sei tremendo"gli lanciai un'occhiata mentre sogghignava. Posò la mano sopra l'orlo del divano e accese la tv.
"Non è colpa mia se soffri il solletico"cominciò a scorrere sui programmi ma era ancora pomeriggio inoltrato, per questo non c'era assolutamente niente di bello. Sospirai e inclinai la testa "come sta Emily?"portai l'attenzione su di lui, aveva lo sguardo fisso sulla sua televisione ma qualcosa mi diceva non era semplice curiosità la sua, o forse mi sbagliavo?"Si sta frequentando con qualcuno?"fermò il telecomando su un noioso canale sportivo

"Emily?Perché ti interessa?"scrollò le spalle, sebbene i miei mille tentativi di farli andare d'accordo, continuavano ad odiarsi. Ian la considerava troppo irascibile e altezzosa mentre la mia amica, troppo saccente e pallone gonfiato." Al momento no, anche se questa sera doveva uscire con un ragazzo" un certo Chase che lavorava nella sua boutique preferiva nella 5th Avenue, dove era solita fare shopping. L'avevo incrociato poche volte, molte delle quale era sempre stata lei a farmelo incontrare. Piuttosto carino, dai tratti somatici albanesi, con la carnagione chiara, il viso allungato,il naso piccolo, labbra piene e gli zigomi prominenti. Tuttavia, tra di loro non c'era stato nient'altro se non piccoli sguardi, fino ad ora. Non sapevo chi tra due aveva fatto il passo ma Emily sembrava molto emozionata all'idea di uscire e di sicuro le avrebbe fatto bene. Quando l'avevo sentita stamattina mi sembrava lievemente frastornata
"Ah, è così"tossì appena, prima di girare ancora.
"dove stai andando?"lo segui con lo sguardo mentre si alzava

"nonna ha detto che dovevo fare la spesa per stasera e mi sono completamente dimenticato, quindi forse è meglio che vada, tornerò presto, te lo prometto"inarcai un sopracciglio sospettosa mentre mi baciava la tempia, prima di allontanarsi. Non ero per niente sorpresa dal suo comportamento, sapevo che era una palla ma mentre in passato mi preoccupavo, adesso avevo piena fiducia in lui. Afferrai il telecomando e sentii il telefono squillare, sorrisi ancora prima di prenderlo, non sapevo per quale motivo ma era come se avessi un sesto senso che mi avvertiva quando c'era la ragione del mio sorriso.

"Ian si è appena allontanato, ti aspetto fuori"lessi velocemente il messaggio, afferrai la giacca e mi precipitai verso la porta. Ancora prima di chiudere la porta, lo vidi appoggiato con le braccia incrociate al petto alla sua GranCabrio Maserati. I capelli erano tirati all'indietro ma un ciuffo gli ricadeva sulla fronte mentre con gli occhi mi seguiva, era mozzafiato come l'effetto che aveva su di me. Automaticamente il mio corpo si muoveva verso di lui come avvolta da una forza magnetica. Le mie gambe non vedevano l'ora di raggiungerlo, così come il mio corpo che smaniava dalla voglia di sentire contro di sé, la morbidezza di quel corpo bellissimo. Era come essere travolta da un uragano che ti spingeva al centro, proprio nell'occhio del ciclone. Mi avvicinai, sentendo dei piccoli brividi avvolgermi ad ogni passo. Quando gli fu dinanzi mi sorrise ed era come percepire il sangue trasformarsi in fuoco, logorando perfino le ossa, impedendo qualsiasi movimento. Fece ricadere le mani sui miei fianchi e con le labbra sfiorò la mia bocca. Quel semplice contatto bastò per sciogliermi ma sentivo ancora ogni mia cellula bruciare mentre un lieve strato di pelle d'oca mi avvolgeva come se fossi stata accarezzava dalla carta vetrata. I nostri petti erano elettrici, così come le nostre labbra che continuavano a toccarsi senza riguardi
"dove mi porti?"posai le mani sul suo collo
"a casa mia, in queste ore mi sei piuttosto mancata"a quelle parola il mio corpo sembrò fare fusa, richiamato da un bellissimo suono, con la punta del naso solletico il mio collo mentre mi afferrava le mani. Annuì e lo seguì in auto, in quel momento nient'altro importava, se non della sua vicinanza, di questi piccoli momenti insieme, della nostra vicinanza e di noi, perché ormai ero completamente dipendente da lui. Era questo il mio futuro, con lui.

Ecco il nuovo capitolo, so che non è niente di emozionante, infatti, non piace neanche a me tantissimo ma è giusto per descrivere la quiete prima della tempesta XD. Spero di fare di meglio, ho così tante idee ma è sempre difficile scrivere. Siete curiosi di vedere Ian o Lucas in azione?Per anticipi andate sulle mie due pagine "Le storie di astrad"-fb- e "le_storie_di__astrad"-instagram-

Grazie mille a tutti

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