Capitolo 40
Una leggera brezza sfiorava i nostri visi ma sembra così lontana, non riuscivamo neanche a sentirla, come il resto. Lucas mi spinse dentro e chiuse la porta alle nostre spalle. Le sue braccia mi assalirono con forza, cingendomi la schiena e abbracciandomi dolcemente, mi sentivo sempre più affondare nel suo petto. I vestiti in quel momento sembravano inesistenti, dato il calore scaturito dal suo corpo, che riscaldava ardentemente il mio. Percepivo sotto i polpastrelli, la durezza dei suoi muscoli, i grandi bicipiti del torace gonfiarsi e un formicolio mi percorse la schiena. La sua bocca era così morbida e bollente, la sua lingua leccava lentamente i contorni delle mie labbra, così passionalmente da estasiarmi. Chiusi gli occhi e mi lasciai abbandonare a quella piacere sconfinato. Entrambi ci stavamo gustando con una decisione e una voracità, di chi non si baciava da anni. Con un bisogno impellente che ogni volta ci invogliava a non smettere ma a cercare un'altro assaggio. Inarcai la schiena e i nostri corpi si scontrano, smaniosi di sentirsi pelle contro pelle. Posai le mani sulle sue robuste spalle per reggermi e schiusi le labbra. La sua lingua entrò e mi invase. Il suo sapore mi inebriava, tanto da annebbiarmi la mente mentre lui non perdeva tempo ma mi esplorava, con desiderio. Come se non avesse avuto bisogno di nulla, tranne che di me. Le sue nostre lingue si avvolgevano a vicenda.
I suoi denti sfiorano il mio labbro inferiore e un piccolo gemito uscì dalle mie labbra. Il suo corpo si irrigidì e fortificò la presa intorno al mio, come se quella reazione fosse stato un duro colpo al suo autocontrollo. Come se da un momento all'altro potessi scomparire dalle sue braccia. Cosa impossibile, poiché lo percepivo in ogni particella del mio corpo. Mi stavo invadendo completamente. Quelle labbra non si limitavano soltanto a baciarmi, ogni tocco, ogni morso, mi mandavano in subbuglio. In quel momento era come se mi stesse baciando perfino il cuore. Lo sentivo gonfiarsi e battere all'impazzata, prendendo il completo controllo di me stessa. Infatti, mi aggrappai a lui come se fosse stato l'unico in grado di donarmi l'aria necessaria che adesso mi mancava. Sentivo la sua erezione premere contro le gambe ed avvampai, piacevolmente sorpresa "Lucas"sussurrai, avevamo i volti così vicini che i respiri si mischiavano all'unisono "sei ubriaco?Perché altrimenti..."il suo sorriso mi prosciugò il respiro. Sembrava essere cosciente di quanto il mio cuore stesse battendo forte adesso e di come riusciva a farmi tramare le gambe
"No, e non sono stato mai così lucido in tutta la mia vita"le sue mani si posarono sui miei fianchi, fremetti. Congiunse le nostre fronti e potei percepire il suo respiro regolare "io non sono il padre del bambino, Juliet mi ha detto la verità, quel bambino che porta in grembo non è mio" sgranai gli occhi, schiudendo e le chiudendo la bocca, incredula. Non era possibile... ci avevo illuso tutti. Un'ondata di rabbia e... gelosia montò dentro di me. Come si poteva mentire in questo modo?. Per quanto amavamo l'altra persona, per quanto volevamo tenerla al nostro fianco, illudendola non l'avresti tenuta con te. Quello non era amore ma necessità. L'amore era una condivisione non un bisogno che calpestava l'altro.
Le mie mani salirono sul suo collo fino alla sua mandibola mentre lo guardai. Strinsi i pugni, Lucas l'aveva amata e forse l'amava tutt'ora, quanto era stato difficile per lui?. Cercai anche il più briciolo di sofferenza nel suo sguardo e gli scostai quel ciuffo che gli cadeva sulla fronte
"tu come stai?" non rispose ma si limitò a sorridermi, prima di baciarmi di nuovo. Tra tutte le risposte questa era in assoluto la mia preferita. Intrecciai le mani dietro il suo collo e le mie labbra si schiusero, anch'esse, in un piccolo sorriso mentre ricambiai quel bacio. A differenza del primo, brulicante di una disperata necessità, questo era un bacio di bentornato, carico di meravigliose speranze e tenere promesse. Le nostre lingue si intrecciarono e allacciai le gambe intorno alla sua vita quando percepii le sue dita, sfiorarmi il fianco, sollevando la mia t-shirt. Le sue mani solleticarono la mia anca e lambirono il tessuto del mio reggiseno "Lucas"anelai il suo nome, con il fiato corto, quando ci allontanammo per riprendere il respiro. La mia testa stava impazzendo dalla voglia di cercare di nuovo le sue morbide labbra, gonfie come le mie a causa dei nostri morsi. "Ryan e Silvia potrebbe tornare da un momento all'altro e ..."quanto desideravo che quella dannata boccaccia venisse sigillata ed ebbi l'impulso di saltare dalla gioia, quanto lui me la chiuse con la sua. Sebbene, mi ripetevo di allontanarmi, non riuscivo a farlo, ero attratta da lui. Un'attrazione fulminea che era esplosa e quindi diventare impossibile da superare. Riuscivo a percepire il suo desiderio, dall'impetuosità della sua lingua, che cancellò qualsiasi tentennamento. Avvampai e fortificai la presa intorno al suo collo mentre i suoi denti mordevano le mie labbra. Mi strinsi di più al suo corpo mentre mi trascinava in camera. L'aria intorno a noi, cominciò a farsi sempre più soffusa e calda, a tal punto che quei vestiti divennero insopportabili. Più la sua lingua si muoveva, più la sua bocca mi baciava e più la mia mente gridava di volerlo. In meno di un secondo dimenticai qualsiasi tipo di freno, addentrandomi in quel sentiero così surreale. Qualsiasi cosa avessi mai cercato di dire, il mio corpo conduceva da sola il gioco. "Non dire una parola, ti prego, non far finire tutto questo"un fremito mi scosse dinanzi a quelle parole che avevano lo stesso sapore del zucchero filato. Al solo pensiero sentivo l'acquolina in bocca e lo stomaco contorcersi per la fame, ben diversa da quella normale. Annuii e con lo sguardo seguii le sue mani alzare i lembi della maglia, sfilandomela. Sentivo un'ondata di calore che proveniva dal basso ventre e divampare, facendomi ribollire il sangue. Il color whisky dei suoi occhi, ora sembrava costellato da lampi dorati e bronzei e il miele dei suoi capelli, al contatto con la luce notturna non era mai stato così lucente. Come calamite, le miei mani si posarono sul suo petto, come se fossero alla disperata ricerca di quel contatto. Sentivo i suoi occhi seguirmi in ogni movimento e sembravano quasi invogliarmi a continuare. Gli sollevai la t-shirt e mi sentii mozzare il fiato. I miei occhi saettarono sui suoi muscoli possenti e abbronzati, dalle sfumature dorate, fino al suo addome definito e poderoso, sembrava essere stato scolpito nel granito. Duro come la pietra ma dall'aspetto morbido come le nuvole, una combinazione disarmante.Quando risollevai gli occhi su di lui, ripresi a respirare mentre lui si avvicinava. Prendendomi per i fianchi, ricaddi sul letto. Sistemò le sue robuste braccia i lati della testa, i capezzoli si indurirono, vedendo il suo corpo che troneggiava su di me, virile e seducente.
"Ti ho sognato così per tantissime notte e forse mi dovrei vergognare ma non sai quante cose ho immaginato"annuii, impossibilitata a parlare. Mi sentivo su di giri. Completamente assoggetta a lui. Ubriacata dai suoi occhi, da quel whisky che scorreva nelle vene come deliziosa ambrosia. Baciò la punta del mio orecchio e scese sempre più giù. Dal lobo raggiunge il mio collo, riempiendolo di bollenti e sensuali baci, più paradisiaci di una carezza. Gemetti appena e gli tirai i capelli mentre mi sentivo slacciare il reggiseno. L'aria intorno divorava la nostra eccitazione.
"L-Lucas" inarcai la schiena e chiusi gli occhi, ansimando quando baciò il mio seno. Cominciò a succhiarmi i capezzoli e un brivido mi percorse la schiena, fortificai la presa intorno ai suoi capelli mentre sentivo la sua lingua accarezzarmi dolcemente le punte. Le sue ciocche mi solleticarono il petto e percepii la sua bocca lambirmi la pelle. I suoi denti sfiorarono l'aureola del seno e strinsi le gambe. Era la prima volta che mi sentivo così, che provavo sensazioni così turbolente. In passato avevo avuto alcuni uomini ma nessuno era come lui. Nessuno sembrava conoscere così bene il mio corpo. Nessuno era mai riuscito a far reagire così il mio corpo. I nostri corpi sembravano combaciare in un modo perfetto. Lo seguì mentre con le labbra scendeva sempre più, riempiendo di baci tutto il mio ventre, le sue mani scivolarono sul mio jeans ed esso raggiunse gli altri vestiti, sparsi per terra. Un verso gutturale uscì dalle sue labbra mentre il suo sguardo si posò su di me. Non mi era mai sentita così nuda e vestita allo stesso tempo. Il suo sguardo mi penetrava e allo stesse tempo mi avvolgeva completamente.
"E' difficile resistere con te in questo stato"la voce rauca e bassa per l'eccitazione "sei stupenda, Marianne"avvampai. Alzò il capo e osservai il suo sguardo carico di ammirazione e desiderio. Afferrò le mani, trascinandole sull'apertura del suo pantalone, era l'invito più piacevole che avessi mai ricevuto. "Nella tasca"ansimò, ubbidì e feci scendere il jeans insieme ai suoi boxer ,trattenni il fiato a quella vista.
"Ora capisco perché Juliet si è innamorata di te"un piccolo sorriso mozzafiato gli illuminò il volto e chiusi gli occhi quando mi baciò la fronte. Intrecciai le mani intorno al suo collo e lo spinsi verso le miei labbra, mentre sentivo premere la sua erezione contro le miei cosce. Divorai la sua bocca e avvolsi la lingua intorno alla sua
"Non sono un tipo che si vanta ma in questo ambito sono abbastanza bravo"succhiò la mia bocca "sei pronta?"annuì con insistenza "mi raccomando, non urlare troppo"affermò. Con i denti strappò il preservativo e fremetti, il mio corpo era madido di sudore e passione, sentivo lo stomaco contrarsi. L'attesa stava diventando incredibilmente snervante. Lentamente, mi spalancò le gambe e improvvisamente lo sentì entrare. Sgranai lo sguardo e gettai il capo all'indietro, boccheggiando. Era così caldo e duro. Mi morsi il labbro e ondeggiai il bacino, seguendo i suoi movimenti, quando iniziò a muoversi. Inarcai la schiena e strinsi le mani intorno al lenzuolo mentre mi dominava con una tale forza. Gemetti il suo nome, sentendolo spingere più velocemente. Mi aggrappai con le braccia intorno alle sue larghe spalle e conficcai le unghie nella sua carne, per trattenere gli spasmi. " Sei...incredibile "mi morse il lobo dell'orecchio e lanciai un piccolo grido. I nostri bacini si muovevano in sincronia perfetta. Sentivo la gabbia toracica stringersi e il cuore battere all'impazzata mentre affondava sempre più in me. Con le sue grandi mani mi accarezzò i fianchi e un ciuffo gli ricadde sulla fronte. Conficcai i talloni sul lenzuolo e con il bacino spinsi verso di lui. Il suo corpo luccicava a causa del suo sudore e si muoveva magnificamente. Era unico e bellissimo all'inverosimile. Più spingeva e più sprofondavo, divorata da quelle sensazione.
" L-Lucas..." ondeggiai il capo a destra e a sinistra, assuefacendomi in quella passione " i-io" ansimai, il sudore mi imperlava la fronte
"lasciati andare, fallo per me"le sue parole mi baciarono, trascinandomi nell'estasi e come soggetta a un richiamo, esplosi, contorcendomi per i brividi. Respirai affannosamente e osservai le sue scapole irrigidirsi e contorcersi. Le sue mani sembravano graffiare i miei fianchi e lo ammirai mentre gettava il capo all'indietro, ruggendo il mio nome mentre veniva. Lo spettacolo più bello che avevo mai visto. Uscì da dentro di me e gli sorrisi mentre mi tirai su il lenzuolo. Lo seguì con lo sguardo mentre si alzava, afferrando i boxer " te ne stai andando?"
Mi sorrise "non dirlo neanche per scherzo, adesso in poi, non me ne andrò più" scostò il lenzuolo e mi strinse tra le braccia. Posai la testa sul petto e chiusi gli occhi, non avevo mai sperimentato una notte più bella.
Sabine Pov
Mi sistemai le pieghe, laddove il vestito era più stretto, per una volta avrei dato ragione al personal trainer, basta croissant e dolci ' in omaggio' durante l'orario di lavoro. Tuttavia, per adesso mi limitai a maledire quell'abito a tubino troppo aderente. Non appena l'avevo indossato, la paura di essere scambiata per un pinguino mi aveva tartassato il cervello, con quel vestito, non potevo neanche camminare. La gonna era così striminzita che l'intero coscia urtava con l'altro. Avrei voluto tanto cambiarmi, se non fosse stato per il tempo. La rabbia verso quell'uomo mi aveva spinto a muovermi piuttosto tardi e avevo perso grandissimo tempo a guardare come un'ebete il display del cellulare. Fino all'ultimo avevo combattuto contro me stessa per mandare a monte quell'idea assurda ma alla fine ogni tentativo era stato vigorosamente calpestato dalla mia coscienza. Non ero il tipo che si tirava indietro a un impegno, di qualunque natura esso fosse stato. Quindi alla fine, mi ero dovuta alzare dal mio bel divano e mettere a soqquadro l'armadio. A differenza di tutte le altre donne che quando tiravano fuori i vestiti, usciva un'enorme montagna, il suo assortimento era molto modesto. Suddiviso in due grandissime sezioni: quelli d'ufficio e quelli per la casa. Poiché, non uscivo con un uomo da anni, i miei abiti da sera si erano drasticamente ridotti e si limitavano a due- tre capi risalenti a circa tre anni fa, che mi andavano a stento. Ciò poteva confermare la mia teoria che in questi anni avevo messo su un paio di chili, tutto a causa dello stress. Mi passai una mano tra i capelli e feci un bel respiro, per la prima volta nella mia vita, non ero mai stata così agitata. Perfino, da bambina, avevo una tale sicurezza che per ogni problema andavo direttamente dal preside. Arrivata al quinto anno dell'elementari, avevo instaurato un bellissimo rapporto di confidenza con il signor Wilson. A tal punto che nell'ora di ginnastica sgattaiolavo nel suo ufficio. Diciamo che ero diventata una di quelle spie doppiogiochiste delle prigioni e il ruolo mi piaceva da pazzi. Questa volta, però le mie abilità sarebbero stati inutili. L'unica cosa che avrei potuto fare, era essere assolutamente detestabile, così avrei messo fine a tutti i suoi corteggiamenti. Avances che erano riuscite a sottomettere il mio corpo, poiché ogni volta che lo pensavo, avvampava piacevolmente. Infatti, scalpitava dalla voglia di fare un passo in avanti e bussare a quella maledetta porta. Perfino, l'ansia era diventata dannatamente piacevole, sembrava che la mia mente non vedesse l'ora di vederlo e ciò mi spingeva a premere quel campanello ripetutamente. Lo sentii avvicinarsi, alzai lo sguardo e soffiai, per allontanare velocemente un ciuffo che era caduto mentre mi stringevo alla borsetta, quando la porta si aprii. Quando uscì rimasi per un attimo interdetta, impossibilitata nel respirare, muovermi e parlare. Mi maledissi per quella reazione così stupida, mancava poco che si vedeva anche la bava. Un brivido mi percorse quando lo guardai. Era di una virilità assurda, il sogno di ogni donna, meglio di Patrick Dempsey nudo dinanzi la porta di casa a Natale, senza offesa per tutte le fans. La camicia bianca era arricciata sugli avambracci e con lo sguardo seguii il profilo del suo braccio muscoloso ricoperto da una virile e piccola peluria scura. La scelta del bianco era stata piuttosto azzarda e tra tutti sarebbe stato l'ultimo colore che avrei scelto per lui ma ero maledettamente contenta del risultato, anzi ero piuttosto eccitata. I muscoli si stagliavano scolpiti su quel tessuto mentre il pantalone nero stringeva le sue gambe poderose. I capelli stirati all'indietro con il gel, lo rendevano elegantissimo. Era alto, massiccio e incredibilmente sexy da mozzare il fiato. Se si vestiva così ad ogni 'appuntamento', prevedevo molto bene il finale della serata, soprattutto perché era lo stesso che desiderava il mio corpo. Gli ormoni sembravano impazzire mentre la mente si riempiva con immagini legati al più erotico regalo di Natale che avrei mai desiderato, tutto su un solido tavolino, in una casa che aveva il suo profumo. Tossii e provai a ricompormi, senza riuscita soprattutto dinanzi al suo mezzo sorriso
"Benvenuta Regina Rossa, sei uno schianto"il suo sguardo su di me e quel nomignolo mi fece avvampare dalla testa ai piedi mentre mi sentivo praticamente nuda difronte a lui. Quanto rimpiangevo gli spessi tessuti di un pantalone e di una giacca. Quel misero giubbotto non era abbastanza "prego, entra pure"galantemente mi afferrò la mano e mi trascinò all'interno. Improvvisamente, mi sentivo come se fossi entrata nella casa di marzapane, pericolosa di natura e gustosa per l'odore. Non appena, misi piede, le mie narici vennero pervase da un profumo agrodolce, assolutamente squisito. L'aroma della sua mascolinità era impressa sulle parete unita alla sua pungente acqua di colonia e al dopobarba. Aveva lo stesso effetto di un paio di bicchieri di rum, riusciva a darti alla testa. Sentii le sue mani posarsi sulle spalle e serrai le labbra per non gemere, fece scendere lentamente la giacca. Ad ogni sfioramento, il mio corpo fremeva.
"Grazie"mi guardai intorno incuriosita. Nella mia mente il suo appartamento aveva le sembianze di un'orribile casa degli orrori o di un pazzo ossessionato dal sadomaso, invece superava di gran lungo le mie aspettative. Era pulita, ordinata, dai designer semplice e le superficie dallo stile moderno. "Bella casa, davvero, non la immaginavo così..."
"Pulita e senza poster porno?"annuii "ci tengo all'ordine e all'igiene personale, un uomo deve prendersi cura di se stesso, altrimenti, come può fare colpo su una donna" e lui ci riusciva benissimo. Il suo aspetto era sempre impeccabile e ciò era meravigliosa calamita. Sembrava prometterti silenziosamente che si sarebbe preso cura di te nello stesso modo in cui si prendeva cura di lui stesso, meravigliosamente "poi le riviste le ho nascoste accuratamente"il sorriso furbo del suo volto era carico di sfida "niente divano"mi lesse nel pensiero, improvvisamente, quel divano era diventato l'oggetto privilegiato della mia mente. Nella mia testa, infatti, già comparivano le immagini di centinaia bellissime donne, preferiva le brune, le bionde oppure le rosse, con le labbra piccole o carnose, chiare o scure?Perché stavo pensando a queste cose?.Scossi il capo e lo vidi prendere due bicchieri ed aprire il frigo
"Non dovresti dirmi queste, diminuisci le tue possibilità di fare colpo"ironizzai, con una risatina troppo stucchevole per i miei gusti, l'ultima intenzione era quella di comportarmi come tutte le altre civette che erano entrate nel suo letto
"Non voglio fare colpo su di te, Sabine, voglio conoscerti, è questo lo scopo di questa serata e sono più che sicuro che dopo questo, cancellerai l'impressione che hai di me"le sue parole riuscirono a tranquillizzarmi ed innervosirmi allo stesso tempo. Questo non era un appuntamento, sarei dovuto essere felice ma perché provavo questa spiacevole sensazione allo stomaco?Lui era fastidioso, terribilmente fastidioso ma incredibilmente affascinante e dovevo ammettere che pian piano le sue attenzioni cominciavano lievemente a piacermi. "Vino, non è vero?"feci un accenno di si con il capo "ecco a te, l'ho scelto personalmente, è un Pinot nero, arriva dalla Borgogna, spero ti piaccia" affermò mentre riempiva il bicchiere "ho notato che tua madre aveva delle bottiglie di Pinot di vari generi, una collezione da veri intenditori" afferrai il bicchiere, osservando le sfumature di quel rosso intenso, facemmo un piccolo brindisi
"Mio nonno possedeva un vigneto, diciamo che sono cresciuta tra i bicchieri di vino e alla fine ho imparato ad apprezzarlo. Mio padre, invece, mi ripeteva in continuazione che il Pinot per amarlo, doveva essere prima capito. E' un'uva piuttosto difficile da coltivare, ha bisogno di condizioni atmosferiche adatte e si deve controllare bene l'acidità, deve essere in perfetto equilibrio per poter ricavare un'aroma delicato e sottile. Mi ha sempre affascinato"tuttavia mai prima d'ora, ero mai stata attratta anche da chi lo beveva. Il modo in cui muoveva appena il bicchiere, se lo portava alle labbra, era di una raffinatezza da cui era impossibile distogliere lo sguardo.
"Concordo, oggigiorno è difficile trovare gusti che si combinano perfettamente con gli altri"avevo come la spiacevole e piacevole sensazione che non stesse soltanto parlando del vino. "Passiamo alla cena?" Annuii. Mi accompagnò in cucina, a centrotavola, alcune piccole candele di diversa grandezza, sistemate su un piatto, andavano a creare un'aspirale che con la loro luce soffusa, illuminavano il tavolo. Mi sedetti e improvvisamente, venni invasa da un delizioso profumino quando Nick aprii il forno. L'aroma di spezie piccanti e di patate novelle fece sobbalzare il mio stomaco dalla gioia, insieme all'odore di vino bianco accompagnato dal limone che donava all'agnello, una meravigliosa sfumatura dorata. Il mio stomaco brontolò e guardai ammaliata il piatto che mi mise dinanzi, piccolo strappo alla dieta, l'ultimo, promisi. Presi un boccone, portandomelo in bocca. Chiusi gli occhi e trattenni un gemito mentre masticai lentamente, gustandomi appiano il piccante che si mescolava magnificamente con la morbidezza della carne. Era delizioso. Un piatto che avrebbe fatto sfigurare qualsiasi donna in cucina, perfino me "è buono?"domandò
"E' delizioso!"divorai un altro boccone "casa pulita, candele, cibo perfetto, non è che adesso vedo sbucare dal ripostiglio tua madre oppure improvvisamente vola lo scontrino del ristorante dove l'hai comprato?"mi pulii le labbra, il suo sorriso divertito per un attimo mi lasciò senza respiro.
"niente di tutto ciò e se non mi credi, dopo ti permetterò di mettere a soqquadro tutta la casa, una giornalista ha sempre bisogno di prove, vero?"confermai, le parole accrescevano e creavano i dubbi, ogni evento lasciava le sue traccie tutto doveva essere messo in discussione quando era accompagnato soltanto dalla voce. " Vivendo da solo, non potevo andare avanti con cibo surgelato, in scatola oppure fast food, quindi ho dovuto imparare. Non è stato facile, anzi è stata l'esperienza più terrificante della mia vita"accavallò le gambe e potei osservare come il tessuto si stringeva attorno alle sue gambe erculee"ho sudato di più per questo che per le sessioni degli allenamenti ma alla fine è servito"si passò una mano tra i capelli e ad ogni gesto cercavo di non muovermi, provando a cancellare dalla mia mente ogni assurdo sogno provocato della mia fervida fantasia "quindi non preoccuparti, niente madre in giro, sai non sei l'unica che sente la pressione della propria madre, preoccupata per la propria vita sentimentale"
"Non hai mai portato una donna a casa?Un po' assurdo detto da te, con tutte le donne che avrai avuto"scherzai, sentendo una fitta nel ventre
"No, mai, la donna che porterò, sarà speciale, perché la sola e unica che vorrò"mi bloccai alle sue parole e sentii lo stomaco in subbuglio dinanzi al suo sguardo così fermo e penetrante. I suoi occhi eterocromi possedevano un doppio fascino, quel castano caldo ti inchiodava alla sedia mentre l'ambra, impreziosito da schegge dorate, ti penetrava, denudandoti. Buttai giù un sorso di vino
"buona fortuna allora, spero che la troverai presto, sono sicura che sarà la donna più fortunata del mondo"pura e semplice verità, chiunque l'avesse conquistato, avrebbe ottenuto un bottino inestimabile
"forse l'ho trovata già"per poco non mi affogavo con il vino, tossii" o forse no, bisognerà vedere"il mio sguardo incrociò il suo e mi sentii sprofondare
"da cosa?"da quanto la mia voce era così flebile?
"da lei"la luce delle candele faceva ombra sul suo viso e improvvisamente mi sembrò che avessi appena ingerito centinaia di farfalle che adesso sbattevano le ali dentro il mio stomaco. "Perché sei così spaventata da me, dagli uomini, perché continui a scappare?" i suoi occhi non mi erano mai sembrati così sinceri, intensi... vivi, sembravano racchiudere tutto ciò di cui avevi bisogno. Possedevano una genuina curiosità. Mi irrigidì maggiormente e ricacciai indietro le lacrime, ero cambiata da allora. Quella vecchia me era stata insabbiata... per sempre. Non avrei mai più raccolto i pezzi della mia vita "chiunque ti abbia fatto soffrire così, non è me, io non ti farò mai del male, Sabine"Nick non era lui... ma era anche peggio, continuavo a ripetermi.
"Tu non comprendi"sebbene non con i movimenti, mi distanziai da lui "non sono io quella che vuoi"scosse la testa e strinsi le labbra in una linea serrata. "Ti sbaglio, Sabine, il mio interesse per te, supera l'attrazione"
Mi irrigidì "non è vero!"urlai, stringendo il tovagliolo "tu non mi conosci..."sentivo le lacrime cedere, in quel momento mi resi conto che non ero più tanto forte come immaginavo, ero ancora vecchia e stupida Sabine "ho ucciso mio figlio".
Scusate il ritardo ed eventuali errori( che saranno tantissimi) ma ho fatto il possibile per pubblicare entro la settimana. Spero che il capitolo vi soddisfi, è abbastanza lungo e mi sembra di avervi accontentato XD. Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti. Se siete curiosi del prossimo capitolo, andate sulle mie due pagine "Le Storie di Atrad" e "le_storie_di__astrad"
Grazie mille.
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