Capitolo 24
Quelle parole mi sorpresero,anzi mi scombussolarono,il mio animo non era mai stato così inquieto,sembrava un mare in tempesta soltanto per ciò che aveva detto.Per tutto il viaggio di ritorno con la bocca ero stata piuttosto taciturna ma in realtà ero incredibilmente rumorosa con la mente ,non faceva altro che perdersi in quelle parole.Era come un nastro che si ripeteva all'infinito ma seppur invecchiato continuava a farti rimembrare quelle sensazione struggenti. Quelle parole erano leggere,stranamente avevano alleggerito il mio animo.Erano avvolgenti,perché si erano impresse sulla mia pelle.Carezzevoli, avevano sfiorato il mio corpo con tanta semplicità,come se fossi stata nuda.Penetranti,perché erano riuscite ad oltrepassarmi,tanto che percepivo il petto scoppiare, inspiegabilmente. Calorose,perché erano riuscite a riscaldarmi ma ben presto quel calore si erano trasformato in un fuoco rovente,tanto che fui costretta a chinare il viso per non mostrare l'acceso porpora delle mie guance. Era stato strano perché non riuscivo a trattenere un sorriso,non tanto per esso stesso ma per ciò che sentivo, improvvisamente mi ero sentita viva.L'avevo guardato e c'era qualcosa nel suo sguardo,come una piccola luce in penombra che mi aveva faceva sentire speciale, come se avessi finalmente trovato un posto anche per me,dove potermi rifugiare. Non sapevo per quale motivo ma avevo questa sensazione che nessuno avrebbe mai potuto guardarmi come lui. I suoi occhi erano così profondi ,come se stessero cercando di comunicarmi quanto vere erano stato quelle parole.Una tacita promessa,una di quelle che non avevano bisogno di parole ma bastava guardarsi,e inconsapevolmente mi ero ritrovata ad essere ancora più felice.Anche Lucas era stato piuttosto taciturno,gli unici rumori erano stati le note di una vecchia canzone dal ritmo jazz di cui non ricordavo il nome.Mi girai a scrutarlo,avevo lo sguardo fisso sulla strada ed entrambe le mani che stringevano il volante ma a differenza di qualche ora prima,la presa era più morbida-sembra quasi non toccarlo-così come la sua guida. Il ritmo non era più spericolato oppure rapido ma più moderato,molto più lento,sembrava che dopo averla conquistata,ci stessimo godendo quella strada,senza fretta.Era così rilassante,sembrava che ti cullasse con quel moto,era così piacevole. Strinsi il peluche tra le braccia e chiusi per un attimo gli occhi,la strada era deserta.C'eravamo soltanto noi e quella notte sembrava abbracciarci "vorrei mostrarti una cosa"riaprii gli occhi,girandomi-di nuovo- verso di lui,aveva ancora lo sguardo concentrato sulla strada ma fugacemente mi dava un'occhiata con la coda dell'occhio"sempre se vuoi,siamo quasi arrivati,ma ciò che ti voglio mostrare si trova a casa mia"per un attimo mi parve di vederlo di nuovo irrigidito ma i suoi muscoli si rilassarono immediatamente dopo aver sospirato. "Va bene"mi ricomposi e lo seguii mentre svoltava in una curva,superando la casa dei miei nonni.
Non appena entrammo,accese la luce,sfilandosi la sua giacca e sistemandola sul divano.Le scapole si piegarono in tal modo che la sua t-shirt ne segnasse il contorno per poi ammorbidirsi lungo la linea vertebrale, chiusi la porta alle mie spalle e lui si strofinò con le mani il viso,come se cercasse di riacquistare di nuovo la lucidità . I miei occhi caddero su tavolo laddove vi erano sparpagliati in un completo disordine dei fogli,tutti erano ammassati gli uni con gli altri,ed alcuni erano sgualciti,segno delle volte che li aveva riletti,afferrandoli con la mano e talvolta stringendoli "Dahlia Fletcher "la voce di Lucas era diventata improvvisamente così bassa ma si poteva scorgere la nota dura che trasudava."E' questo il nome di mia madre"si girò a guardarmi,lanciando uno sguardo ai fogli che riempivano il suo tavolo come una tovaglia per poi alzare il suo sguardo verso di me,i suoi occhi erano irosi,accigliati e quasi burberi...tristi,non contro di me,ma contro quel nome.Sospirò e si avvicinò al frigorifero,afferrando una lattina di birra,sembrava che quelle parole avessero prosciugato totalmente la sua gola,o forse era un modo per deviare per un secondo il discorso. "Quando Ryan e Silvia mi dissero la verità reagii con rabbia anche dinanzi alla curiosità su chi fossi veramente. Avere oppure no dei genitori non mi importava,tanto ero stato abbandonato.Tuttavia dopo qualche tempo,la voglia di coprire chi fossero gli stronzi-così li etichettavano- prese il sopravvento.Volevo trovarli,andare da loro,sbattendoli in faccia che io ero ancora vivo,alla faccia loro e sputargli in viso-se mai avessero avuto una situazione economica non agiata- che provenivo da una famiglia molto benestante.Volevo vedere se mi avessero chiuso la porta in faccia,oppure accolto con il desiderio di un proficuo conto in banca"sorseggiò la sua bibita ed osservai il suo pomo d'Adamo sollevarsi con frenesia,quel liquido scivolava nella sua gola in modo così virile "così feci delle ricerche, all'inizio, non portarono a nessun risultato,ero un soltanto un ragazzo e a parte visitare l'orfanotrofio dove ero stato lasciato,riuscii a scoprire soltanto un nome.Non appena raggiunsi la maturità,decisi di approfondire le ricerche, avevo abbastanza per soldi per farlo,dal nome risalii all'ospedale dove nacqui,sono nato al Johns Hopkins Hospital a Baltimora,nel Maryland.Per mia fortuna quella notte ero l'unica nascita, era molto tardi e la donna in questione era molto giovane. Da lì,rintracciai la mia presunta madre, con a disposizione del cognome,fu facile da trovare ..."
Mi morsi il labbro e con lo sguardo lo invitai a continuare "l'hai trovata?Sei andata da lei?"domandai mentre le sue parole continuavano a rimanere nell'aria.Lucas aveva sempre provato repulsione riguardo al suo abbandono,ne ero al cosciente perché una volta me ne parlò, ero rimasta così spaventata dal suo tono di voce che mi ripromisi di non far sorgere più quell'argomento che ben presto venne insabbiato nel corso negli anni. Ogni tanto mi tornavano in mente alcune domande,se mai egli avesse cambiato idea,se stesse cercando la sua famiglia, tutti quesiti che non avevano mai avuto una risposta fin ad ora.
"Si, l'ho trovata ma non sono andato da lei"la voce divenne più bassa e aspra"sono quello che potrebbe definirsi la conseguenza di una violenza sessuale"spalancai lo sguardo e percepii un nodo radicarsi nel mio stomaco,contorcendolo sempre di più,egli scrollò le spalle,come se a quella notizia fosse stato praticamente indifferente ma sapevo che non era così. Dietro al suo sguardo imperturbabile c'era qualcos'altro. Improvvisamente i suoi occhi mi sembravano trasparenti,tanto da riuscire a scorgere un'altro lui.Un ragazzo accigliato col mondo,che urla rabbioso,furibondo e iroso verso tutti,scalpitando,digrignando i denti e dibattendosi.Osservavo la solitudine e la tristezza che si condensavano dietro il suo ciglio ma soprattutto la sofferenza che aveva provato .Adesso, apparentemente a brandelli ,si era stanziata come un'ombra nel suo sguardo. Indicò il tavolo,in particolare un foglio che era nascosto dagli altri,situato in fondo a tutti " Brandon 'Bob' Cohen,sarebbe questo il nome di mio padre"lo scorsi,stringere i pugni,scuro in viso mentre mi avvicinavo ad afferrare il foglio,sopra di esso vi era la foto segnaletica di uomo,un primo piano e poi una di profilo . Le labbra sottili erano piegate in un sorriso quasi beffardo mentre una profonda cicatrice solcava la sua guancia,il mento era lievemente allungato,con zigomi pronunciati, i capelli erano rasati a zero ma dal colore delle sopracciglia si poteva capire che fosse moro. Gli occhi a spillo e neri,sembravano guadarti minacciosi con un leggero guizzo ironico.Dalla foto di profilo,si riusciva a scorgere i segni aztechi che decoravano il lato destro del suo collo e si prolungavano fino alla spalla coperta " è stato accusato di violenza sessuale,furto con casco,uso e spaccio di cocaina, aggressione con acido,inoltre gestiva anche un giro di schiavitù infantile,al momento è detenuto Baltimore City Detention Centre,è stato condannato all'ergastolo. La cicatrice che ha sulla guancia,gli fu fatta da mia madre, che aveva cercato inutilmente di fuggire" l'unica cosa che potevo fare era quella di rimanere in silenzioso e ascoltarlo mentre il mio cuore si incrinava a causa del dolore,per non essergli stata accanto mentre egli affrontava tutto questo.Si incupì,minaccioso mentre continuai a guardare l'uomo,l'unica cosa che lo associava a Lucas erano gli zigomi pronunciati e maschili ,
"cosa n'è stato di tua madre?"la mia voce uscii piuttosto incerta e lievemente stridula mentre alzavo lo sguardo su di lui,tutto il corpo si era di nuovo irrigidito.I suoi occhi si erano ridotti a due fessure e leggevo una rabbia omicida verso quell'uomo che mi spaventò per un secondo. Odio. Era un odio profondo ciò che trasudavano quelle iridi,adombrate,un rancore che si era ingrossato negli anni,diventando un macabro acido,un'avversione che niente e nessuno avrebbe potuto lenire "lei sta bene,ho scoperto che qualche anno fa si è sposata con un professore universitario,Leon Frish,attualmente vivono a Vienna... "si interruppe per un momento,per fare mente locale"stamattina ho ricevuto una chiamata,era una donna,ha detto di chiamarsi Gwen e desiderava incontrarmi,mi ha spiegato che lei è la sorella maggiore di mia madre. All'inizio pensavo che avesse sbagliato,così stiamo stati a lungo al telefono mentre lei mi raccontava di sua sorella,Dahlia, di quella notte,abbiamo fissati un appuntamento, domani dovrei incontrarla" sospirò,con la mente tornai a quella mattina,quando l'avevo scorto nel suo ufficio in penombra,con il telefono in mano.Allungò un braccio e lanciò la lattina ormai vuota nel cestino dell'immondizia,scostandosi dal bancone della cucina,si avvicinò alla tavolo,raccogliendo le carte . Quell'incontro sembrava agitarlo,ed era la causa della sua tensione che l'aveva accompagnato per tutta la giornata,la stessa che avrebbe avuto quella mattina,ne ero sicura. Non avrebbe dovuto essere da solo,cioè...desideravo accompagnarlo,stargli accanto in quel momento,rassicurarlo e...
"vuoi che ti accompagni?"ammisi istintivamente,dando voce ai miei pensieri.Dannata bocca!.Imbarazzata mi strofinai le mani "cioè sempre se lo vuoi?Penso che sarai agitato magari..."
"No"rispose secco "non voglio portare nessuno"precisò,ignorai l'alone di delusione che mi si condensò sul ventre,provando a respingere quella insopportabile sensazione di rifiuto.Con una fugace occhiata,lo seguii mentre afferrava la giacca,dando uno sguardo all'orologio "forse è meglio che ti riaccompagni a casa,si è fatto tardi"il suo sguardo si fece distante,annuii e mi avvicinai a lui,ma sebbene fossi sconfortata,comunque mi ricomposi con un sorriso tirato.Feci per aprire la porta ma d'un tratto spalancai lo sguardo quando la sua mano afferrò la mia,mi voltai a guardarlo e le nostre dita si intrecciarono,stringendosi così forte che sembravano non lasciarsi.Si abbracciavano e si incastravano perfettamente,mi sorrise " Gwen ha espresso il desiderio di parlare in privato,ecco perché non vorrei portare nessuno,comunque,Marianne"fece una pausa mentre io mi beavo del suono delle sua voce vellutata che pronunciava il mio nome,rendendolo come miele "grazie"gli sorrisi,continuando a stringerlo.
Lucas pov
Osservai quell'enorme pupazzo,che sbadatamente Marianne aveva lasciato in auto,dopo che l'avevo accompagnata.Dio,quella ragazza a volte poteva essere così distratta!Ma a quel pensiero,mi accorsi di star sorridendo. Mr Cuddly- nome orribile secondo il mio parere- aveva impresso tra quel pelo morbido il suo profumo,aveva lo stesso odore della camomilla e miele,non sapevo se usasse uno shampoo oppure un bagnoschiuma con quegli ingredienti ma era meraviglioso. Quell'odore ti pervadeva le narici, era un'aroma dolce,per niente nauseabondo come altri,sembrava rilassarti e potevo stare ore ad annusarli. Inoltre,appariva come se tutto il suo corpo fosse pervaso da quell'alone,le sue mani erano così morbide, la sua pelle così vellutata,se non fosse stato per la sua stretta poderosa,l'avrei scambiata per una donna dalla femminilità così delicata e curata,tanto da essere maniacale e fragile.Ma,Marianne non era come le altre.Aveva quel suo caratteraccio.Quella testardaggine che ti spingeva in primo momento a strozzarla ed un secondo dopo a stringerla tra le braccia. Sospirai e mi sfilai dalla testa la t-shirt,togliendomi le scarpe mentre mi avvicinavo di nuovo al letto, era tutta la notte che mi prodigato in un andirivieni perpetuo e ogni volta quel peluche era lì a guardarmi,con quegli così vitrei ma profondi,nella quale sembrava non poter scorrere niente di maligno, come il suo sguardo. Negli occhi di Marianne,non c'era nessuna traccia di compassione oppure di insistente curiosità verso di me,solo... una sincera preoccupazione,per un attimo mi era parso anche di scorgere un lampo di tristezza,oscurarle il viso,come se riuscisse a capire il mio dolore.Forse era per questo che mi ero spinto a confidarmi,era l'unica persona con la quale l'avessi fatto,perfino Nick -sebbene fosse al corrente delle mie ricerche- era all'oscuro su molti dettagli.Alla fine, lei aveva rispettato la mia scelta e aveva optato per non parlare più di quell'argomento. Per tutto il viaggio di ritorno,avevamo discusso del più e del meno senza la minima tensione su ciò che era successo e più mi avvicinavo alla casa di Ryan,maggiore era il desiderio di girare per andare via, desideroso di rimanere ancora con lei ma ora non c'era quindi dovevo farmene una ragione. Quella notte,come già stavo facendo,non avrei chiuso occhio,ne ero sicuro,ero abituato a passare notte insonne ma cazzo,volevo perlomeno chiudere gli occhi e rilassarmi. Nella mia mente,scorrevano un flusso continuo di immagine,di Marianne,visi ipotetici di mia madre senza forma e proiezioni di mio padre,l'unico che non avrei mai voluto ricordare. Per mesi,avevo avuto incubi,mi immaginavo come lui,diamine,avevo il suo sangue nelle vene e ogni volta che cominciavo ad urlare,mi ci vedevo, mi osservavo lì,in una lurida prigione,con quella cicatrice che mi copriva la guancia ma io non ero lui,mai lo sarei stato,mi convincevo.Poi ritornavo a quell'attimo,vedevo le luce, le grida, il fumo che usciva dalla vettura in fiamme ed io che venivo rinchiuso in una sudicia cella, proprio come lui...alla fine non eravamo tanto diversi. I miei occhi improvvisamente si annebbiarono ma quel denso strato buio venne pian pian dissolto quando dirottai i miei pensieri ad un unica immagine: quella di sera,quando io e Marianne ci comportavamo come due bambini alle prese con un Luna Park.I miei muscoli si rilassarono,mi stesi sul letto mentre Mr Cuddly sembrava quasi sorridermi ora e il suo profumo addolcì la mia notte.
"Buongiorno,cosa desideri per colazione?Uova oppure bacon?"una voce mi accolse quando uscii dalla camera,non avevo fatto il sonno migliore di tutta la mia vita ma perlomeno uno o tre ore avevo dormito e ciò era di gran lunga meglio che rimanere tutta la notte sveglio. Sbadigliai ancora frastornato ma i miei sensi tornarono arzilli quando misi a fuoco l'immagine di Juliet dinanzi ai fornelli. I capelli erano legati in un ordinatissimo chignon tanto che le sue ciocche bionde sembravano soffocare e avrei voluto soltanto scioglierlo per pietà,era molto meglio un paio di ciocche ribelli che il soffocamento. Dalla vita in giù scendeva un grembiule mentre si scorgeva di poco il merletto del suo reggiseno che premeva sul suo top lungo svasato.Vederla non mi sorprese affatto,era soltanto che non me lo sarei aspettata tanto presto,da quanto era tornata,passava più tempo a casa mia che nel suo appartamento.Nella maggior parte,essendo che ero continuamente in ufficio la vedevo quando tornavo e mi accoglieva con calore,quindi finivamo molte volte per cenare insieme,era famigliare ma non aveva niente di speciale,stava iniziando a diventare una banale routine.Mi sedetti a tavola proprio quando ella mi mise dinanzi un piatto fumante di bacon che arrotolai intorno alla forchetta,dando uno sguardo all'orologio, avrei dovuto incontrare Gwen tra circa 2 ore.Comincia a mangiare, divorando tutto in un baleno,come sempre,la sua cucina era semplicemente deliziosa "Hai un'appuntamento importante?Guardi sempre l'orologio in casi del genere"constatò, era così dannatamente perspicace, mi conosceva veramente bene
"si,devo incontrare una persona"con un tovagliolo mi pulii le labbra dagli ultimi residui,mentre le parole di Marianne mi tornavano in mente.Ero agitato come lei aveva detto e forse aveva ragione riguardo a portarsi una persona.Alzai lo sguardo verso Juliet,la quale mi sorrise dolcemente, schiusi la bocca ma le parole non riuscivano ad asciugare e ciò mi sorprese.Lei sarebbe stata perfetta, pazienze e ascoltatrice,mi avrebbe donato la calma che mi serviva ma allora perché non avevo non riuscivo a confidarmi con lei?.Strinsi le labbra e mi alzai dalla sedia "scusami un attimo"mi diressi nella mia stanza,afferrando il cellulare,composi il suo numero,ridacchiando divertito,alla sua voce impastata di sonno,lievemente nervosa,dato che l'avevo appena svegliata
"Marianne,avevi ragione,io.."sospirai,riflettendo per un secondo se era veramente la scelta giusta da fare " vorrei che tu venissi con me e mi accompagnassi ad incontrare Gwen".
Grazie mille a tutti quelli che leggono ancora la storia,i vostri commenti sono sempre bellissimi da leggere e non finirò mai di ringraziarvi.Come potete vedere sto facendo il possibile per pubblicare spesso perché capisco la vostra impazienza,anch'io sono una lettrice :) . Allora,passando a Lucas e Marianne,sebbene non ci sia stato un avvicinamento 'intimo' penso tuttavia si stiano avvicinando sempre di più,chissà se continueranno a farlo anche in futuro ;). Cosa ne pensate di Lucas?Avanti,scopriremo altri particolari interessanti.Per sapere la risposta di Marianne oppure qualcosa sul prossimo capitolo passate sulle mie due pagine: Le storie di Astrad-fb- e le_storie_di__astrad-instagram-
Saluti a tutti da Astrad <3
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