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98. Ficcanaso per amore

TALITA'S POV

Mi sta crollando il pavimento da sotto i piedi. Sta succedendo tutto troppo in fretta, non sono pronta! E perché è già a casa? E' ancora presto, di solito torna più tardi. Il mio cuore batta all'impazzata eppure perde un battito ogni volta che sento un suo passo nell'ingresso. Osservo Veronica e lei me. Non so neanche descrivere la mia espressione in questo momento.

"Tal?"- mi chiama nuovamente lui. – "Ci sei?"

"Cosa faccio?"- sussurro chiedendo consiglio alla mia migliore amica. Guardo le pareti del bagno in preda al panico.

"Esci fuori e vai a dirglielo!"- risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ma in questo momento non lo è per me.

"Non posso dirglielo adesso."

"Perché?!"- perché non ho il coraggio.

"Tal?"- chiama ancora più forte e i suoi passi si avvicinano.

"Sono in bagno!"- balbetto insicura in risposta senza staccare lo sguardo da Veronica in cerca di un aiuto.

"Stai bene?"- la sua voce adesso appena dall'altra parte della porta.

"Si, bene. Arrivo."- rispondo più tranquilla. Non so perché, forse è la sua voce rassicurante a tranquillizzarmi.

"Okay."- sussurra lui prima che i suoi passi mi facciano intendere che si sta allontanando. Sospiro coprendomi il viso con le mani. Ho voglia di piangere ancora ma non è il momento. Devo rimettere insieme i pezzi di me stessa e affrontare tutto questo. Dio, non ci credo che sono incinta.

"Andrà tutto bene."- sussurra Veronica accarezzandomi la schiena. Io annuisco e so che andrà tutto bene. Probabilmente Harry sarà felice, non mi ha mai nascosto che gli piacerebbe avere un figlio. Sono io il problema. –" Glielo dirai adesso?"- scuoto la testa.

"Non me la sento di dirglielo adesso."- sbuffo ricomponendomi. – "Voglio dirglielo ma non ce la faccio."- mi lamento guardandomi allo specchio.

"Che vuol dire che non ce la fai?"

"Se glielo dico diventa tutto reale. Lo saprà lui, correrà a dirlo a Liam, poi ai suoi e mio padre verrà a saperlo. Passeranno nove mesi, ingrasserò fino a quando una palla da basket uscirà da una buca da golf."- dico tutto d'un fiato e la mia ansia aumenta.

"Ma è già reale. Talìta, sei incinta. Quando hai intensione di dirglielo?"- chiede ancora con una mezza espressione tra il divertito e il preoccupato.

"Presto."

"Quando?"

"Non lo so!"- quasi sbotto stressata afferrando il test e nascondendolo nella felpa prima di uscire dal bagno assicurandomi nel frattempo che non ci siano tracce sul mio viso. Sento Veronica dietro di me. Non dovevo risponderle così, mi sento già in colpa. –" Scusami."- mi fermo voltandomi verso di lei. So che non è arrabbiata dopo tutto ma essere incinta non mi da il permesso per essere scortese con chi mi sta vicino.

"Non ti preoccupare."- sorride amorevolmente abbracciandomi. Rilasso le spalle ricambiando l'abbraccio, mi stringo forte a lei come se così facendo scaricassi tutti i dubbi e le preoccupazioni. Trattengo le lacrime e mi convinco a rimettermi in piedi e a sembrare il più naturale possibile.

"Perché vi state abbracciando?"- quasi sobbalzo quando mi accorgo che Harry è sullo stipite della porta ad osservarci mangiando una banana.

"Ehm.. Veronica è stata ingaggiata da un'importante agenzia di modelle."- invento al momento stupendo me stessa della naturalità.

"Si, sono tante felice."- mi da corda lei con uno sguardo perplesso in viso.

"Ah, congratulazioni."- sorride Harry masticando. Quanto è dolce, ci ha creduto. Non mi va di mentirgli ma devo pensarci su, devo razionalizzare quello che mi sta succedendo e poi voglio dirglielo al momento giusto. Non posso uscirne adesso con uno stai per diventare padre.

"Visto che c'è lui, io andrei."- annuncia Veronica e io quasi perdo il fiato. Mi aggrappo alla manica della sua giacca per non lasciarla andare. Lei cerca di liberarsi ma invano. Con lo sguardo le faccio intendere che non voglio che mi lasci sola. – "Io non so mentire, finirei per dirglielo."- sussurra in modo che solo io possa sentire.

"Ti prego."- frigno. – "Ho paura."

"Di cosa?"- borbotta ancora lei.

"Perché bisbigliate?"- la faccia perplessa di Harry mi fa tornare alla realtà e senza accorgermene mollo la presa su Veronica che ne approfitta per scappare via.

"Ti chiamo dopo!"- annuncia prima di chiudersi la porta alle spalle. Cazzo.

Siamo qui adesso, soli. Lui mangia la sua banana tranquillo fissandomi mentre lo fisso e mi struggo perché sono incinta. E' troppo innaturale questo silenzio tra di noi. Mi scruta nel profondo, mi sta analizzando come è suo solito fare quando percepisce che qualcosa non va. E' troppo intelligente e io sono troppo ingenua per fregarlo. Ma non sono pronta a dirglielo.

Ancora vestito da lavoro, con gli occhi sottili e scrupolosi, si avvicina a me con mezza banana in una mano. Alza l'altra fino a raggiungere la mia fronte e con fronte crucciata sente la mia temperatura. La sua mano e calda e chiudo gli occhi confortata da quel minimo gesto.

"Non sei molto calda, stai meglio?"- chiede spostando la mano sulla mia guancia.

"Si, meglio."- non è una bugia, sto davvero meglio. Ma la paura non mi fa sentire più il mal di stomaco. Harry, dopo un piccolo sorriso, mi prende per mano conducendomi in cucina, verso il divano. Getta la buccia della banana ormai finita e mi indica di sedermi prima di scomparire lungo il corridoio. Aggrotto le sopracciglia per via della sua stranezza ma faccio come mi dice e mi raggomitolo in un angolo del divano. Accendo la tv e senza guardarla penso.

Un bambino.

Incinta.

Mamma.

Papà.

E quasi piango di nuovo, ma vengo subito distratta da Harry che torna con in mano un plaid morbido e in tuta. Si stravacca pesantemente accanto a me sul divano e mordendosi il labbro inferiore, come è solito fare quando è concentrato in qualche azione, ci copre insieme. Mi guida in modo che la mia schiena sia aderente al suo petto e quando le sue mani raggiungono la mia pancia rabbrividisco. Forse se n'è accorto o forse no, ma è comunque una bella sensazione. Chiudo gli occhi e mi rilasso sotto il suo tocco.

Qui abbracciati, sotto una morbida coperta, davanti alla tv che trasmette una commedia divertente, mi sento davvero già meglio. Nella nostra intimità, in casa nostra. Insieme. Ogni tanto si distrae dal film per darmi un bacio, una volta sulla tempia, un'altra volta sulle labbra. Per un po' dimentico di essere incinta.

"Come mai sei tornato prima?"- chiedo curiosa.

"Mi ero rotto di stare in quell'ufficio. E poi c'eri tu a casa malata."- risponde poggiando il mento sulla mia testa.

"Sei tornato per me?"

"Ovvio."- risponde sicuro. – "Oggi un tizio è scappato appena mi ha visto."- ricorda ad alta voce.

"Come? Chi?"

"Non ne ho idea. Penso c'entri qualcosa con quel tizio che abbiamo visto in quel vicolo."- riflette. Io sospiro, adesso sono ancora più preoccupata. E se volessero fargli del male? Ho paura. – "Cosa c'è?"- chiede.

"Perché non lo dici a tuo padre? Harry, è pericoloso."- lui scuote la testa incrociando le sue dita alle mie.

"Se pensassi di essere in pericolo, glielo avrei già detto. Penso ci sia altro sotto, quel tizio aveva una faccia da cazzo. Sembrava spaventato da me."- quasi ride.

"Ti prego sta attento."- non voglio diventare una madre single.

"Non preoccuparti."- mi rassicura accarezzandomi una guancia. Ci guardiamo per un po' e mi lascio trascinare dalla bella sensazione della sua mano sul mio viso. Lo guardo, lo osservo e ancora una volta mi innamoro dei suoi occhi. Spero abbia i suoi occhi. La sua bocca, il suo naso. – "Perché mi guardi così?"- ride strizzando gli occhi.

"Niente."- rispondo ridendo a mia volta. Chi avrebbe mai detto che avrei cominciato a fare simili pensieri. Il discorso cade lì e ho appena il tempo che finisca la commedia in tv prima che ricominci a rivoltarmisi lo stomaco. Mi metto in posizione eretta sul divano, scoprendomi dalla coperta, cosa che lo mette in allerta.

"Cos'hai?"- tento di trattenermi ma è impossibile, scatto verso il bagno quando capisco di non poter trattenere la nausea. Arrivo ad inginocchiarmi appena in tempo sul water e a vomitare l'anima. "Cristo, Tal."- arriva lui inginocchiandosi accanto a me e tenendomi i capelli. Un altro conato, poi sto subito meglio. I miei occhi lacrimano e la mia gola brucia.

Mentre io cerco di riprendermi, lui mi passa un fazzoletto e butta l'acqua nel gabinetto, prima di sedersi accanto a me sul pavimento.

"Come stai?"

"Bene, adesso."- sussurro asciugando le lacrime che involontariamente sono uscite. Respiro profondamente e mi perdo nei miei pensieri.

"Domani ti porto da un dottore."- esordisce poi.

"No!"- resta stupito dalla mia risposta.

"Non è molto normale tutto questo. Potresti avere un intossico o qualcosa di grave. Non ti ho mai vista così."- insiste preoccupato. Non lo biasimo.

"Ti dico che sto bene."- sospiro alzandomi e come se nulla fosse torno in salotto. In fondo ho vomitato tutto il giorno, ci ho fatto il callo.

"Tal."- mi segue. – "Ti prego."

"Harry, ti assicuro che non è niente di grave."- lo guardo fisso negli occhi, tento di tranquillizzarlo. – "Te lo giuro."

"Come lo sai?"- chiede serio guardandomi negli occhi.

"Lo so e basta."

"Non mentirmi."- supplica frustrato. – "Non sulla tua salute, se ti succede qualcosa io.."

"Sto bene, sto bene."- gli afferro le mani guardandolo negli occhi.

"Non stavi bene due minuti fa. Dimmi cos'hai?"- insiste ancora serio. Non rispondo, anzi, tento di scappare in un'altra stanza ma lui mi afferra per un polso impedendomi di farlo. – "Ora sono certo che c'è qualcosa che non mi stai dicendo."- ringhia arrabbiato e per un attimo ho paura. Ma non paura di lui, paura che lo venga a sapere adesso. E' arrabbiato, non voglio che sia arrabbiato quando glielo dirò. Che casino.

"Lasciami."- indico la sua presa.

"Prima rispondimi."

"Harry, lasciami."- lo supplico.

"No."

"Harry."- quasi piango quando un mancamento mi fa perdere l'equilibrio e quasi cadere a terra, ma lui mi afferra prontamente. Dura pochi secondi, chiudo e riapro gli occhi, tenendomi alle sue braccia. Il cuore batte a mille. Siamo entrambi in ginocchio sul pavimento dietro il divano, mi stringe forte e mi sussurra cose dolci per farmi tranquillizzare.

"Perché non vuoi andare da un dottore? Sono fottutamente preoccupato Tal."- parla fievolmente cullandomi.

"Non voglio andarci."- sussurro piano contro il suo petto mentre riacquisto l'equilibrio. Lo sento sospirare.

"Okay."

HARRY'S POV

Mille pensieri per la fottuta testa. Non so che fare. Lei dice che non è nulla di grave ma io sono preoccupato ugualmente. Non capisco perché non me lo vuole dire. E' ovvio che sa cosa le sta succedendo. Non riesco a prendere sonno, la guardo, anzi, la controllo mentre dorme. Ho troppa paura che le possa succedere qualcosa. La osservo sotto la luce fioca dell'abatjour, lei è tranquilla adesso, dorme beatamente sotto le cinque coperte che le ho messo addosso. Non ha voluto antistaminici, non vuole dottori, non vuole niente.

So che è intelligente, magari sono sintomi che conosce bene, infondo studia quella roba. Ma io non sarò tranquillo fino a quando non mi dirà cos'ha e se non lo farà lo scoprirò.

So già a chi chiedere.

***

Ho chiamato in ufficio Doris per avvertirla che non andrò a lavoro oggi. Mi sono portato qualche contratto da revisionare a casa, almeno posso controllare Tal. Ma prima devo parlare con una persona. L'indirizzo è questo. Osservo l'alto palazzo che mi sovrasta e senza perdere tempo suono al citofono dell'appartamento al quinto piano. Fa un fottuto freddo cane, mi si stanno congelando i peli delle palle e ho le labbra screpolate. Muoviti, cristo.

"Chi è?"

"Veronica, apri, sono io."- rispondo calpestando l'asfalto per riscaldarmi.

"Io chi?"

"Io, Harry! Apri, cazzo, sto gelando."

"Oh, Mr. Finezza."- la porta immediatamente si apre con un suono stridulo e mi fiondo all'interno del palazzo che fortunatamente è dotato di riscaldamenti. Faccio le scale fino al quinto piano solo per scaldare i muscoli col movimento e quando arrivo la porta del suo appartamento è aperta e lei mi osserva a braccia incrociate. – "Come mai sei qui?"

"Tu lo sai e me lo dirai."- le punto il dito contro con aria autorevole. Veronica sobbalza accusata.

"Di cosa parli?"

"Non fare la finta tonta, cos'ha Tal?"- ribadisco.

"Non ne ho idea."- distoglie lo sguardo, balbetta..

"Si che ne hai idea, sputa quel viscido rospo."- non me ne vado da qui fin quando non avrò delle fottute risposte.

"Senti, io non posso dirtelo, okay!"- sbotta sotto pressione.

"Cosa? Cosa, non puoi dirmi?"- mi osserva con sguardo dispiaciuto, ansioso e preoccupato.

"Non posso."- mette le mani avanti. – "Deve farlo lei."- resto in silenzio. E' difficile che Veronica mantenga un segreto. Deve essere davvero una cosa seria e questo mi mette ancora più in agitazione. Rassegnato annuisco e sospiro.

"Almeno dimmi che non è nulla di grave."- supplico. – "Veronica, giuro che se è qualcosa di grave.."

"Non è nulla di grave."- sorride comprensiva. E io le credo. – "Ora dov'è?"

"A casa."- rispondo frustrato strofinandomi la faccia con le mani.

"Farai meglio ad andare da lei."- sogghigna divertita prima di sbattermi la porta in faccia. Ruoto gli occhi al cielo per il viaggio fatto senza motivo. Ripercorro tutta la strada all'inverso e una volta in auto accendo il riscaldamento. Anche i miei capezzoli tremano. Metto in moto e spero mentalmente che non ci sia traffico per strada. Non vedo l'ora di arrivare da Tal e vedere come sta.

Veronica non sembrava preoccupata, se non lo è lei forse non dovrei esserlo neanche io, ma non sapere mi uccide. Io devo sapere. Passo come un fulmine dall'ufficio per prendere del lavoro da fare a casa, Liam mi fa delle domande ma lo liquido velocemente. Tornato in macchina spingo il piede sull'acceleratore e bestemmiando ad ogni semaforo sulla strada, finalmente arrivo sotto casa. Salgo gli scalini tre a tre e le gambe lunghe facilitano l'operazione. Arrivo nel nostro appartamento con il fiatone. La tv è spenta, la cucina pulita, in camera da letto non c'è ma sento dell'acqua cadere nel bagno.

"Tal? Sei lì?"

"Sto facendo il bagno."- risponde con voce rilassata. Forse sta meglio. Quando schiudo la porta lei è dentro la vasca stracolma di acqua e schiuma, c'è tantissima nebbia per via del calore ma è piacevole, calda e profumata. Da quell'ammasso di schiuma spunta fuori la sua testa e le braccia che giocano con le bolle. Mi sorride e sono già molto più tranquillo. – "Sicuro che non vuoi andare a lavoro? Posso restare sola."

"Non se ne parla, mi sono portato il lavoro a casa."- le mostro i fascicoli nelle mie mani. Mette su un tenero broncio ma non c'è verso che cambi idea. – "Vuoi che ti raggiunga?"- il mio sguardo provocante la fa ridere e scuotere la testa.

"Vai a fare il tuo lavoro."- ordina e io contento che sia sorridente faccio ciò che mi dice. Chiudo la porta del bagno e raggiungo la camera da letto dove mi spoglio dei miei vestiti per mettermi quella tuta calda. Infilo gli occhiali e quando finalmente, stravaccato sul materasso, inizio a guardare quei fascicoli, l'occhio mi cade sul diario. Il suo diario sul comodino. Da anni scrive lì, chi sa cosa poi.. Ma qualcosa mi dice che è proprio lì che troverò le mie risposte.

Sono combattuto, leggere il suo diario significa violare la sua privacy, ficcare il naso dove non dovrei.. ma devo farlo, non resisto. Guardo la porta e assicurandomi di avere campo libero afferro il diario e comincio a sfogliarlo per la prima volta in tutti questi anni.

"Cara mamma, finalmente l'ho fatto, ho comprato l'agenda. Saresti fiera di me, ho fatto realizzare un mio desiderio. Adesso posso scriverti, anche se non leggerai mai davvero quello che scriverò qui, ma so che probabilmente mi stai guardando mentre scrivo, quindi in un modo o nell'altro saprai quello che penso.

Ti dispiacerà sapere che dopo tutti questi anni non ho ancora trovato una persona con cui parlare di ciò che mi preoccupa, per questo ritengo che tu sia la più adatta, anche se non mi potrai consigliare ..."

Scrive alla madre..

"... Ti ricordi il giardino dietro casa di nonna dove stavamo spesso? Adesso io e papà viviamo in una villa circondata da erba, piante e fiori, ti sarebbe piaciuta da morire. I padroni sono delle persone stupende e stiamo bene con loro. Forse questa è la volta buona mamma ..."

"Lui è così scorbutico mamma, non lo capisco davvero. Ha tutto quello che avrei sempre voluto io. Una famiglia unita e amorevole, soldi, una bella casa. Eppure sembra che non gliene importi nulla."

Immediatamente capisco che sta parlando di me. Sono passati anni e nonostante tutto sono sorpreso di poter scoprire quello che pensava di me a quei tempi. E' come entrare nella mente di una più giovane Tal.

"Mamma, che giornata che ho passato, credo di aver avuto più cambiamenti d'umore oggi che in tutta la mia vita, e pensa un po', ancora una volta c'è di mezzo il piccolo Styles. Però sai cosa, ho scoperto che in realtà sotto quella corazza da duro ha un cuore, ho capito che ci tiene al lavoro del padre e sono sicura che lo ammira come io ammiro il mio. Ah, mi ha comprato un vestito rosso, non so come gli sia venuto in mente però è davvero bello. La parte peggiore è che ancora una volta sono caduta nella sua rete di ricatti e ora dovrò mettere su un altro finto sorriso per un'altra cena di lavoro. Ci manchi mamma, papà si è già addormentato e lo sento russare dall'altra stanza, vado a letto anche io, notte mamma. Ti voglio bene."

Sorrido a certi ricordi. I ricatti. Le cene di lavoro. Il vestito rosso che tra le altre cose indossa ancora perché le sta benissimo.

"Mamma, mi sento come se stessi sprofondando, ho perso di vista tutti i miei obbiettivi e tutto quello a cui penso è a quanto sia viziato, egoista e menefreghista Harry e che sta mandando all'aria tutto quello che ho fatto. Non faccio altro che ripetermelo eppure so perfettamente che io non posso farci nulla. Vorrei solo togliermelo dalla testa. Ho paura anche di quello che penso quando mi è vicino, è tutto sbagliato, cosa devo fare?"

E' strano come gradualmente sia nato qualcosa in lei, qualcosa che l'ha fatta innamorare di me. E' così bello.

"Hey mamma.

Tu lo sapevi vero? Adesso vorrei davvero vederti e parlarti per sapere tu cosa ne pensi di tutto questo. Ma non succederà mai, non mi risponderai mai, non ti rivedrò mai più. Tutto quello che mi resta di te è il ricordo, un bel ricordo.

Non ci sei più e devo accettarlo, forse non lo avevo ancora fatto nonostante tutti gli anni passati.

Io credevo che tu e papà sareste stati insieme per sempre anche se tu non c'eri più. Che cosa stupida. Io credevo di essere andata avanti ma era solo una maschera che inconsciamente mi ero messa per esorcizzare la tua morte ma non è così, solo ora lo capisco. Papà invece ci è riuscito da subito, sin dall'inizio si è preso la sua responsabilità, mi ha cresciuta da solo e ha superato tante difficoltà da solo. Ha capito che la sua vita non è finita, continua.

Ora so quello che è giusto sai.. è giusto che stia con una persona che lo fa stare bene.

Chi sono io per impediglielo?"

Stima così tanto suo padre. Gli vuole così bene che non farebbe mai nulla per deluderlo. Anche a volte Ruben è proprio una testa di cazzo. Sfogliando le pagine datate, sfogliando gli anni, decido di non invadere oltre i suoi pensieri affascinanti e arrivo direttamente all'ultima pagina scritta noto che riporta la data di oggi. Deve averla scritta mentre ero via.

"Ho una paura terribile. Ho paura che mi mangi da dentro, è possibile? Diavolo, spero di no. Io non ero pronta per questo, pensavo fosse tutto finito dopo la prima volta che ho fatto il test. Era negativo. Ne sono sicura ..."

Test?

"Adesso non ho il coraggio di dire a Harry che sono incinta."

Sgrano gli occhi e trattengo il respiro.

"Porca puttana."

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Ed eccolo! Cavolo mi mancherà scrivere questa storia... mancano un paio di capitoli, forse 3 alla fine. Spero che vi stia piacendo :) aggiornerò prima la prossima volta perchè sono finalmente in vacanza! A presto<3

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