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92. Salsa cocktail e Champagne

Ho quasi avuto l'impulso di tornare indietro e chiudermi in camera nell'esatto momento in cui i suoi occhi sono piombati su di noi. Noi immobili sulle scale luccicanti non eravamo dei geni dell'occulto in ogni caso e purtroppo la buona educazione in un contesto del genere viene prima di tutto. Sento la mano di Harry spronarmi a scendere i restanti scalini mentre io, anche da dove sono adesso, riesco ancora a vedere la sua chioma fastidiosamente bionda e lucente.

Inghiottiti dalla folla dopo poco mi dimentico di lei ma sono sicura che prima o poi me la ritroverò davanti, in tutta la sua stupida bellezza fatta da scarpe e ombretti. Sospiro come se la serata fosse già irrimediabilmente rovinata. Meredith era l'ultima persona che avrei voluto vedere qui. Anzi, è l'ultima persona che vorrei vedere in ogni caso.

"Sta calma."- sussurra Harry al mio fianco mentre mi conduce elegantemente nel suo vestito verso il tavolo imbandito con stuzzichini e calici di vino pregiato.

"Sono calmissima."

"Non sembra."- risponde quasi divertito porgendomi una fin troppo pulita coppa di vino rosso.

"Vorrei solo sapere cosa ci fa qui lei."

"Lo sai chi è suo padre, ti ricordi di quella cena anni fa? Forse dovevamo aspettarcelo."- spiega alzando il mento per deglutire il suo vino.

"Non ricordarmi di quella sera."- mi infastidisce solo il ricordo di quella brutta figura che ho fatto. Per causa loro. Più passano i minuti e più mi sento fuori luogo in questo posto come mi sentivo fuori luogo anni fa a quella cena, quando il mio ruolo era solo far finta di stare con lui.

"Sei arrabbiata?"

"Si."

"Perché?"- sospira. – "Perché me la sono scopata qualche volta al liceo?"- il suo tono comincia ad irritarmi. Se non fossimo in mezzo a tanta altezzosa gente lo avrei già preso a schiaffi. Ultimamente non lo reggo più. Lo fisso con lo sguardo più truce che riesco a fare ma per come sono fatta il risultato e decisamente poco minaccioso.

"Vado a cercare papà."- annuncio forse usando papà come sola scusa per allontanarmi da lui. Non mi va di litigare questa sera.

"Tal."

Sono già all'entrata della cucina quando lo sento sussurrare in lontananza il mio nome. Non m'importa. Se sa ciò che è meglio per entrambi non mi seguirà. La cucina è deserta fortunatamente. Dalla sala proviene un leggero brusio con sottofondo una delicata melodia suonata al piano. Ogni tanto si sentono stridii di bicchieri che si toccano e mentre di là succede tutto questo io resto qui sola a contare le argenterie strapiene ancora di cibo per gli invitati. Mi appoggio ad uno dei piani in marmo e sospiro. A me non piace questo ambiente, non mi è mai piaciuto. Credo anche di aver fatto il fioretto che non mi sarei mai più trovata in una simile occasione ma eccomi qui, completamente fuori posto, in un vestito che non vorrei indossare e in un paio di scomodissime scarpe con tacco a spillo.

Tutti regali di Anne per questa festa. Io odio il nero.

Ora come ora preferirei fare il turno di notte al pronto soccorso piuttosto che stare qui in mezzo ai ricconi opportunisti e a pochi passi dalla ex del mio ragazzo.

Prima che potessi continuare a lamentarmi mentalmente un rumore alla porta richiama la mia attenzione. La porta sul retro si spalanca e quasi non salto dalla paura ma il mio battito ritorna normale quando un Louis ben vestito e di fretta varca la porta.

"Louis?"- si volta spaventato al suono della mia voce ma anche lui si tranquillizza quando vede che sono solo io.

"Talìta, ma quando siete tornati?"- spalanca lo sguardo quando si rende conto che sono realmente qui.

"Ieri sera, ma tu non c'eri."- risponde mentre lui corre ad abbracciarmi. Un fastidioso odore di alcol invade il suo alito ma non ci faccio molto caso.

"E Haz?"

"Di là."- scrollo le spalle indicando il salotto. – "Dove sei stato? Sembra che hai corso una maratona."

"Mi ero dimenticato di questa baggianata del cazzo."- ruota gli occhi blu al cielo. – "Mi sono preparato in tempo record."- continua fiero di sé. – "Come mai qui da sola? Non dovresti sfilare accanto a Harry?"

"Non ci tengo a sfilare in mezzo a quella gente."

"Già."- annuisce imbottendosi la bocca di tartine al tonno. – "Noi non c'entriamo niente qui. In quella sala ci sono persone che si sono sempre pulite il culo con banconote da un dollaro."- ridacchio amaramente alla sua affermazione non potendo essere più d'accordo con lui.

"Tornerei a New York in questo momento."

"Come va lì, dottoressa?"

"Non sono una dottoressa, non ancora almeno."- rispondo decidendo di scartare le tartine al caviale per una al salmone.

"Lo sarai, ne sono sicuro."- sospira saltando su uno dei ripiani della cucina per sedersi.

"E tu?"

Scrolla le spalle alla mia domanda e arriccia le labbra come se in effetti non fosse cambiato nulla.

"Lo sai, passo da un lavoro all'altro, quel poco che guadagno lo do a mia madre e vivo ancora qui. Non è cambiato niente dall'ultima volta che siete tornati."

"Non sembri felice."

"Non lo sono infatti."- giocherella con i risvolti dei suoi pantaloni. – "Voglio dire, mi piace giocare con i miei fratelli e lavorare per loro ma ho ventitre anni e non ho nessuna prospettiva di vita, ti rendi conto di quanto sia frustrante?"

"Non c'è nulla che vorresti fare? Non è tardi."- mi dispiace per lui. La sua vita non è stata facile, per niente. E' come se fosse un padre di famiglia, non di certo un ragazzo pieno di sogni e speranze.

"Non lo so, non so fare niente a parte cacciarmi nei guai."- sussurra la fine della frase come se non volesse farmela sentire. Questo mi allarma e qualcosa mi dice che la puzza di alcol che ho sentito provenire da lui sia parte di questi guai.

"Cosa stai combinando Louis? Sei di nuovo in quel giro?"- il mio tono accusatorio.

"No, ho smesso con la droga, fidati. Sono pulito."- mi assicura e da un lato sono sollevata.

"E allora?"

"Allora spesso passo i pomeriggi al bar e a bere."- confessa con vergogna.

"E torni da lì adesso?"

"Si."- continua. – "A volte perdo la cognizione del tempo."

"Devi smettere, trovati qualcosa da fare."- forse non sono adatta a dare certi consigli. Non saprei proprio come aiutarlo in questo momento.

"Si ma cosa? Sento che sto rasentando la depressione."- borbotta poggiando la schiena al muro mentre il suo sguardo si perde tra le bottiglie ancora piene di pregiato vino bianco e calici splendenti di cristallo.

Sto per replicare quando la porta principale della cucina si apre rivelato una bionda Lottie in un abito rosa confetto. Le starebbe bene ogni cosa.

"Sono ore che ti cerco! Mamma vuole che tieni i gemelli, Daisy non ci riesce, corrono da ogni parte."- vedo Louis sbuffare mentre scende dal ripiano con il tonfo sordo delle sue scarpe sul pavimento lucidissimo. – "Hanno quasi fatto cadere un cameriere e rotto due bicchieri."

"Arrivo."- borbotta il fratello maggiore.

"Talìta, tuo padre è di là, ti sta cercando."

"Grazie."- mi rianimo ingurgitando l'ultima tartina prima di seguire i due fratelli nuovamente nell'ampio salotto. Preferivo la cucina ma voglio andare da papà adesso. Già lo vedo in fondo alla sala, spaesato mentre mi cerca tra gli invitati. Allungo il passo per raggiungerlo e sono felice di vedere con lui anche Ines e Niall. Poco più in là Conrad, per la prima volta non vestito da maggiordomo, con Jay e i suoi figli. Noto come tutti si tengono a distanza dalla folla di sconosciuti. E' proprio vero, qui noi non c'entriamo niente. Vorrei sapere perché Des ha invitato tutti. Mi sento così a disagio.

"Grazie al cielo sei qui."- sospira papà una volta che l'ho raggiunto. –"Avevo paura a muovermi da qui."

"Quanto manca alla fine di questo supplizio?"- chiedo.

"E' appena iniziato, ne avremmo ancora per un po'."- sbuffa. – "Dov'è il principino?"- lo conosco tanto bene da sapere che parla di Harry.

"Non lo so."- rispondo. – "Forse a farsi la sua ex nel ripostiglio."- sussurro.

"Cosa?"

"Niente."- quasi ridacchio abbracciandolo. Non voglio pensare a Harry in questo momento. Si prospetta una serata molto lunga. Resto con l'unico vero uomo della mia vita per i minuti che seguono accoccolandomi a lui e ancheggiando seguendo la leggera musica. Per poco non mi addormento, comincio ad avere sonno e cominciano pure a farmi male i piedi.

Guardandomi intorno vedo Jay parlare con Conrad mentre Felicite e Louis si occupano di far stare calmi i fratelli. Lottie è scesa in campo, si è già catturata la simpatia di alcuni ragazzi ereditieri e con il carattere espansivo che si ritrova ci avrei scommesso. Lei adora essere al centro dell'attenzione, proprio il contrario di me.

"Come va con Doris?"

"Bene, diciamo."- risponde papà poco convinto. Possibile che tutti abbiano dei problemi?

"Perché?"

"Non ci vediamo molto spesso, lei lavora principalmente a New York."- mi ricorda. In effetti la causa era alquanto ovvia.

"Non hai mai pensato di trasferirti a New York?"- forse le cose sarebbero più semplici e io avrei papà più vicino a me.

"Dovrei lasciare questo lavoro."

"Ne troveresti un altro."

"Non è così facile. Forse è perché non voglio andarmene, io qui sto bene."- ricordo perfettamente tutte le volte che mi ha detto di desiderare un vero luogo da chiamare casa. Los Angeles è la prima città che possiamo definire così dopo tutti gli spostamenti e i trasferimenti che abbiamo subito. Nonostante tutto anche io definisco questo posto casa. Forse tornerei sempre qui alla fine. Anzi sicuramente.

Alla fine dei miei pensieri Des, seguito da Anne e Gemma sale alcuni scalini della spaziosa e regale scalinata per essere ben visibile a tutti. Poco più sotto Harry nel suo bel vestito e quasi il mio cuore smette di battere quando vedo Meredith al suo fianco. Vorrei urlargli contro le peggior parole. Lei sorride, lui sorride come se tra loro non fosse mai finito nulla. Sono gelosa e non riesco a ragionare. So solo che al suo fianco dovrei esserci io e non lei.

"Volevo ringraziare tutti per essere venuti questa sera. Sono felice di condividere con voi questo momento importante per la mia famiglia."- Des è un grande oratore. – "Mio figlio Edward si è laureato poche settimane fa in economia aziendale e sono fiero di annunciare che entrerà nell'azienda di famiglia come praticante. E spero che un giorno seguirà i miei passi."- conclude fiero Des con in mano il suo calice di Champagne. Harry al suo fianco sorseggia il suo con un sorriso stampato in faccia. Sembrano tutti così felici. Allora perché io mi sento così male?

"Stai bene? Sembri triste."- una voce al mio fianco mi porta a voltarmi per vedere Niall a braccia conserte accanto alla madre.

"Sto bene."- mento. –"Sarà la stanchezza."- mento ancora.

"Perché non sei con lui?"- chiede curioso indicando Harry.

"Sembra ci stia meglio lei."- rispondo con una punta di acidità indicando Meredith affianco a lui. – "E poi non sto bene in mezzo a quella gente."

"Lei non ha nulla in più di te, forse ha qualcosa in meno di te."- tenta di consolarmi ma funziona poco e niente. Apprezzo il tentativo e rispondo con un leggero sorriso. – "Credimi, non ti mentirei mai."- continua il dolce ragazzo dagli occhi azzurri.

"So che non lo faresti."- rispondo aggrappandomi al suo braccio in cerca di consolazione. –"Ma adesso mi sento inferiore a tutti, non sono all'altezza."

"Non dire cazzate. Voi vi amate. A lui non è mai importato niente da dove tu venissi o di quanti soldi hai."- risponde Niall.

"Le cose possono cambiare."- lo sento sospirare al mio fianco. Penso abbia capito che ogni tentativo di consolarmi è vano in questo momento. Avrei quasi preferito non tornare per questa festa, era meglio restare a New York, nella nostra routine noiosa. Eppure anche così non riesco a fare a meno di pensare che qualcosa sia cambiato. A volte penso che se non fosse per il sesso tra di noi non ci sarebbe più nulla. E' triste da pensare ma io lo amo ancora.

Era così bello quando entrambi studiavamo, passavamo più tempo insieme, eravamo più affiatati, non litigavamo così spesso. Da quando ho iniziato l'apprendistato tutto questo è cambiato, io non ho più tanto tempo da passare con lui e adesso che inizierà a lavorare nell'azienda di famiglia penso che non ci sarà più tempo per noi due. Non voglio che sia così.

Non voglio perdere quello che siamo, o siamo stati.

HARRY'S POV

"Non puoi capire quanto sono felice di averti rivisto! Sono passati anni! Ricordi i tempi del liceo?"- cristo è una piovra, non smetti di toccarmi la spalla con i suoi fottuti tentacoli. Non si è allontanata neanche per pisciare.

"Si."- rispondo vago cercando Tal tra la folla. Ma dov'è? E se se ne fosse andata? Cazzo devo trovarla. Fanculo alla mia fottuta boccaccia. Sto per scrollarmi di dosso Meredith e andare a cercare Tal quando arriva il momento del discorso di papà. Mamma mi intima di raggiungerlo a metà scala e mi girano le palle quando anche Meredith ci segue. Lei non è una di famiglia, Tal è una di famiglia, dove cazzo è?!

Papà parla, mamma sorride, Gemma gioca con il merletto del suo vestito, Meredith stridula e io metto su un finto sorriso per compiacere tutti. Ma la mia mente non è in questo momento. Voglio la mia ragazza al mio fianco. Squadro la folla, tutta la sala, i miei occhi vagano alla ricerca della mia unica luce. La trovo in un angolo, appiattita contro il muro insieme agli altri della casa della servitù. Odio il nome servitù, loro sono parte della mia famiglia.

Non dovrebbero stare così in disparte le persone con cui sono cresciuto. Aggrotto le sopracciglia quando Tal stringe il braccio al pasticcere. Penso che lui le abbia raccontato qualcosa di divertente perché lei sorride. Perché sembra così felice quando io non lo sono?

Non ha passato con me neanche la fottuta metà di questa festa. Ha preferito lui a me. Quando capisco che papà ha finito il suo discorso prendo un sorso del mio Champagne lottando contro la voglia di scendere queste scale e correre da lei. Se è con lui che vuole stare, che ci stia.

"Andiamo a fare una passeggiata?"- chiede Meredith fastidiosamente. Osservo un'ultima volta Tal che continua a parlare con gli altri e non sembra particolarmente preoccupata per me. Bene. Do un cenno d'assenso a Meredith e la seguo fuori di casa dove le mie orecchie trovano pace da quel casino. Ma la mia mente è ancora in confusione e lo Champagne mi da alla testa. – "E' bello qui fuori."

"Già."

"Dov'è la tua ragazza? Tabita, Talia.. Come si chiamava?"

"Talìta."- rispondo trattenendo la voglia di spingerla dentro la fontana.

"Si! Talìta, giusto."- continua a toccarsi i capelli, ha paura che le cadano le extensions? – "Comunque, perché non è con te? Problemi?"

"Abbiamo litigato, in un certo senso."- confesso. Voglio correre da lei, continuo a fissare la porta con la speranza che lei ne esca fuori e mi salvi da questa piovra attaccata al culo.

"Io sono una donna."

"Ma non mi dire."- rispondo con ovvietà. Non pesavo di certo che fosse un uomo. Ride.

"Volevo dire che essendo una donna so che lei non correrà da te per scusarsi. Siamo orgogliose."- spiega cercando qualcosa nella sua borsetta. – "Sta aspettando che tu vada da lei e le chieda scusa, perché, ammettilo, se avete litigato è colpa tua. E' sempre colpa degli uomini."

"Come puoi dire che è colpa mia, anche voi donne avete torto e spesso anche."- femminista del cazzo.

"Mai quanto voi uomini."- risponde accendendosi una sigaretta.

"Quindi cosa dovrei fare, entrare, inginocchiarmi e implorarle perdono?"- la vedo ruotare gli occhi mentre getta fuori il fumo dalla bocca.

"Si."

"Non sarò un simile zerbino."- scuoto la testa.

"Ah, fa come vuoi, volevo solo aiutare."- borbotta. – "Ma dimmi la verità, è colpa mia?"- ridacchia, in fondo è intelligente. Quando la lacca non fa interferenza con i neurotrasmettitori ovviamente.

"Diciamo di si."

"Lo immaginavo, ho fatto molte stronzate al liceo."- annuisco capendo perfettamente la situazione. Continuo a ripetermi che se non fosse stato per Tal starei facendo ancora stronzate io. – "Probabilmente sarà gelosa o qualcosa del genere."

"Non ne avrebbe motivo, lei sa che la amo."

"E lei ama sicuramente te."- mi consola con un sorriso affettuoso. – "E poi si, non ne avrebbe motivo perché sto per sposarmi."- scrolla le spalle come se fosse una cosa da nulla. – "Non guardarmi con quella faccia! Tu hai trovato la tua anima gemella e io ho trovato la mia."

"Si, ma non mi sto per sposare."- ironizzo. – "Chi è il futuro sposo, lo conosco?"

"Un ragazzo che ho conosciuto all'università. E' perfetto."

Anche Tal è perfetta. Solo Dio sa quanto sia stato fortunato a trovarla e continuo a ripeterlo mentalmente, ogni giorno, probabilmente ogni ora. Lei è così perfetta che io al suo confronto mi sento un completo idiota. A volte penso che lei abbia bisogno di meglio che di uno stronzo come me ma sono troppo egoista e la amo troppo per lasciarla a qualcun altro. Vorrei dimostrarle davvero quanto la amo, ma ultimamente il romanticismo non è stato il centro dei nostri incontri. Ora facciamo sesso non appena abbiamo qualche minuto tra i suoi turni di lavoro.

Non dovrebbe essere così. Vorrei avere del tempo per noi e per fare l'amore e non dell'insulso sesso che ha per fine solo il piacere. Voglio sentirla mia come una volta.

"Ti sei imbambolato?"- ride Meredith di me. – "Senti se non vai da lei adesso ti ci porto io a calci in culo."- mi minaccia con la sua sigaretta quasi del tutto finita tra l'indice e il medio e solo adesso nel suo anulare noto l'anello di fidanzamento. Colgo al volo l'occasione e prima che cominci a prendermi a calci risalgo le scale per rientrare in casa. La sala adesso ha le luci soffuse e alcuni imprenditori che papà mi ha presentato questa sera stanno ballando insieme alle proprie compagne.

Tra la folla in disparte cerco la mia dama. Ma ci resto male quando la trovo al centro del salone mentre balla con Louis. No, adesso è arrivato il momento di riprendersi quello che è mio. Mi faccio spazio tra le coppie che prestano comunque poca attenzione a me e non appena arrivo di fronte a loro lei assottiglia lo sguardo in un vano tentativo di sembrare ancora arrabbiata. Probabilmente lo è.

"Louis."- richiamo il mio amico che quando sente la mia voce si allontana da Tal.

"Finalmente Haz! Hai lasciato la tua donna da sola, ringrazia che c'ero io."- mi colpevolizza scherzosamente prima di lasciarci soli.

"Balli con me?"- le chiedo mentre lei incrocia le braccia al petto.

"Balla con Meredith."

"No, con te."- allungo la mano per afferrare la sua ma mi respinge. – "Tal ti prego, scusami."

"Sembravi divertirti con lei."- Meredith aveva ragione, è davvero gelosa. E' divertente. – "Ti faccio ridere adesso?"- scuoto la testa per non peggiorare la situazione ma non riesco a togliermi questo sorriso dal viso.

"Lo sai, Tal."- riesco ad afferrarle la mano e così so che sta abbassando le barriere.

"Cosa so?"

"Che ho occhi solo per te."- le sussurro in un orecchio mentre la circondo con le braccia tenendola stretta a me e mi è mancato il suo profumo.

"Pensi che dopo avermi citato Mille splendidi soli io ti perdoni così facilmente?"

"Speravo di si."- scherzo. – "Però è vero."

La sento sospirare tra le mie braccia e appoggiare la guancia sulla mia spalla. So che è tutto risolto quando anche le sue braccia circondano il mio busto e la mia guancia si posa sulla sua tempia. Il nostro è un ballo poco elegante ma è nostro e mi basta. Il suo vestito morbido svolazza tra le mie gambe mentre ci muoviamo. Domani è il nostro ultimo giorno qui e voglio fare qualcosa per lei.

"Io ti amo Harry."- il tono quasi preoccupato, pieno di paure e dubbi che penseremo a risolvere insieme. Per adesso la tranquillizzo così...

"Ti amo da morire, principessa."



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Beh io amo questo capitolo anche se arrivato in ritardo. Spero che per voi sia lo stesso! A lunedì prossimo per il 93! Un bacio.


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