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86. Beccati

Potrei facilmente dire che questa è la prima mattinata tranquilla che passiamo a Londra da quando siamo qui. Fino ad ora ci sono stati problemi su problemi ma adesso, in questo piccolo caffè letteralmente identico a molti altri in questa città, sembriamo finalmente privi di problemi e apparentemente in vacanza come persone normali. In giro per la sala si sentono cucchiaini da caffè che toccano pareti di tazzine bianche, donne e uomini ben vestiti e non che pagano le loro bibite uscendo dal negozio con lunghi bicchieri di cartone bianco.

Altri ancora come noi mangiano una delle mille squisitezze, io e Gemma abbiamo scelto delle deliziose fette di torta, io alle fragole, lei al cioccolato e aspettiamo che arrivino a servirci, Harry dal canto suo non riesce ad allontanasi dalle abitudini e la sua colazione non poteva che essere un caffelatte lungo e dei biscotti.

Proprio come a Los Angeles molti clienti lavorano al computer seduti ai loro tavoli mentre i camerieri li servono. Li guardo uno ad uno e mi affascina pensare che questa per loro sia una routine. Magari un giorno anche io mi alzerò di corsa per prendere un abituale caffè ad un bar prima di andare a lavoro. Faccio una faccia compiaciuta al pensiero. Non mi dispiacerebbe.

"Ecco a voi."- una ragazza, forse di qualche anno più grande di noi, porta le nostre ordinazioni finalmente. I miei occhi come quelli di Gemma luccicano osservando le nostre torte. Sembrano così buone.

"Grazie."- mi affretto a dire non vedendo l'ora di affondare la forchetta. Gemma è del mio stesso parere ed è pronta con la sua forchetta in mano.

"Aspetta."- ci ferma Harry con aria pensierosa. –"Gemma, ringrazia la cameriera."- continua con nonchalance iniziando a mescolare il suo caffè. Ha l'atteggiamento di chi sa perfettamente cosa sta facendo ma guardando sua sorella vedo quasi l'esasperazione nel suo visino. La bambina resta insicura mentre la cameriera assicura ad Harry che non è necessario ma lui continua ad insistere. – "Non è carino non ringraziare, Gem."- arriccia le labbra Harry.

Vorrei urlargli contro di lasciare stare Gemma, ma non penso sia il caso. Non penso neanche che forzarla in questo modo possa giovare. Un fatto è sicuro. Harry non le farà mangiare quella torta se non ringrazierà. Mi sembra così crudele.

"Grazie."- Gemma sussurra con voce insicura e traballante, evidentemente non abituata a parlare in pubblico. Di certo non ha più quella luce negli occhi che aveva poco fa. La donna con un sorriso va via e Harry, sorridente anche lui, ha ottenuto ciò che voleva.

Lui mi osserva vittorioso ma non riesco a condividere la sua vittoria perché il premio è una bambina triste. Inizio a mangiare la mia torta con un altro umore. Osservo Gemma e anche lei gusta la sua fetta con concentrazione.

"Cosa c'è adesso?"- chiede una voce al mio fianco sussurrandomi nell'orecchio.

"Prova ad arrivarci."

"Lo so."- risponde. –"Sono stato rude."- ammette stupendomi.

"Ah, dunque lo sai."

"Si."- confessa di nuovo, sospirando. – "Era un esperimento, non volevo essere cattivo, ma lei parla solo quando le viene negato del cibo."- quasi ridacchia. – "Ci hai fatto caso?"

Osservo Harry che con un ghigno sul viso inzuppa un biscotto nel suo caffè. Analizzando i fatti ha ragione. Ieri il latte al cioccolato, questa mattina per venire a fare colazione, poco fa con la torta. Quasi sorrido anche io pensando che Gemma, come tutti i bambini d'altronde, è una golosona.

"La stai prendendo per la gola."- rispondo divertita con la bocca piena di torta.

"Se questo la fa parlare."- sussurra ancora facendo spallucce.

Scuoto la testa pensando a quanto può essere stronzo per il fine di farla parlare il più possibile. Ma è una cosa che prima o poi dovrà succedere e forse un po' di pressione non guasta. Penso che presto Gemma si abituerà e prenderà più confidenza nel parlare anche con persone estranee. Serve solo del tempo.

Presto è tutto dimenticato e quando tutti abbiamo terminato la nostra colazione decido di vendicarmi un po' su Harry per conto di sua sorella. Le propongo di andare a fare shopping e da donna a donna non ha rifiutato.

Negozi su negozi nelle vie più famose della città, molti non possiamo neanche permetterceli e ci limitiamo ad osservare le vetrine. Per quanto mi riguarda non sono mai stata il tipo di ragazza che ama le cose costose, mi accontento di poco, ma persino io ho un debole per i gioielli di Tiffany&Co.

Gemma sembra divertirsi un mondo. Nessuno l'ha più costretta a ringraziare i commessi dei negozi in cui passavamo e questo l'ha resa più spensierata. Tenendomi per mano mi trascina nei negozi con le vetrine più belle e colorate, soffermandosi particolarmente davanti ai negozi di dolciumi.

"Abbiamo finito?"- ciondola Harry dietro di noi con i nostri acquisti tra le mani. Di sicuro non ama fare da facchino ma era quello a cui puntavo quando parlavo di rivincita. E ci provo tanto gusto.

"Quasi."- rispondo con un ghigno compiaciuto sul viso. Osservo Gemma poco più in là accarezzare il cane di un signore insieme a molti altri bambini.

"Lo stai facendo di proposito vero?"- chiede con la solita voce dopo avermi scoperta. Non rispondo e questo da conferma ai suoi sospetti. – "Che stronza."- ridacchia poggiando le buste in terra e stirando i muscoli indolenziti. La gente passa attorno a noi e la folla sta evidentemente aumentando. E' quasi ora di pranzo e ognuno starà tornando a casa da lavoro. Gemma con un bel sorriso sul viso continua ad accarezzare il muso di quel bel cane. Il suo padrone sembra davvero una brava persona, è un uomo anziano che ama apparentemente i bambini.

Mi ricorda mio nonno. Anche a lui piaceva giocare con i bambini del nostro paese in India. Come un dejà vu, immagini di mio nonno che dopo essere tornato da lavoro al tramonto trovava sempre le energie per giocare un po' con me e i bambini del vicinato.

Sorrido al ricordo, vorrei tanto rivederlo. Ma l'India è così lontana, forse sarà anche la paura di tornare in quel posto che mi ricorda il passato e mi ricorda tanto mamma. Arriccio le labbra e decido di non pensarci più e ritornare al presente. Mi guardo un po' in giro senza muovermi dal mio posto. Osservo i negozi mentre aspetto che Gemma, e ora anche Harry, si stanchino di quel cane. Un negozio di scarpe, tacchi di ogni lunghezza su cui non saprei camminare.

Un negozio di articoli per la casa e uno di intimo femminile. Guardando quei manichini fisicamente perfetti indossare quell'intimo in pizzo bianco mi fanno sentire inferiore. A me non starebbe di certo come su una modella. Noto il reggicalze intonato e quasi mi sento a disagio. Un completo molto sensuale che non saprei portare con sensualità.

"Compralo ti prego."- sussurra Harry troppo vicino al mio orecchio. Sussulto quando mi accorgo della sua presenza. – "Sarebbe divertente."

"No!"- rispondo come se fosse ovvio.

"Perché?"- chiede con un punta di tristezza.

"Mi ci vedi con quella roba addosso?"- arriccio il naso.

"Ti ci vedo eccome, nelle mia fantasie sessuali su di te."- spalanco lo sguardo ad una certa rivelazione. Non so effettivamente se la cose mi rende più nervosa, eccitata o arrabbiata. Forse tutte e tre.

"Non ci penso nemmeno."

Rispondo risoluta sorpassandolo sul marciapiede mentre percepisco la sua risata alle mie spalle. Richiamo l'attenzione di Gemma che si è resa conto che è ora di andare. Non riesco però a togliermi dalla testa quel completo di pizzo. A volta mi sento così bigotta, forse dovrei aprirmi di più a certe cose. Penso, anzi ne sono davvero sicura, che ad Harry piacerebbe, forse piacerebbe anche a me.

Non lo so, so solo che lui è così bello e attraente. Sprizza sensualità da tutti i pori e io in confronto a lui sembro un vera puritana. A volte vorrei riuscire a dare tanto piacere a lui quanto lui ne da a me.

Scuoto la testa nervosamente camminando per i marciapiedi, tento di scacciare via l'immagine di me in uno di quei completi intimi e ci avviamo verso casa dove, sono più che sicura troveremo una nonna alterata come sempre.

HARRY'S POV

E' stata una giornata piacevole, fottutamente stancante, ma piacevole. Ho fatto parlare Gemma, ho fatto il portabagagli e ho scoperto il lato stronzo di Tal. Fottutamente divertente. Mi fanno male le braccia, penso che non andrò mai più a fare shopping con lei. Tranne se si tratta di reggi seni e mutandine. Penso che in quel caso mi potrebbe fottutamente piacere.

Nel buio della nostra camera, questa sera ho deciso di aprire il mio portatile per prenotare i biglietti del treno per Holmes Chapel. Voglio tornarci il prima possibile. Navigando per cercare l'offerta più conveniente, riservo un angolo del mio sguardo per Tal, sdraiata sul letto con il cellulare in mano, concentrata.

"Con chi parli?"- chiedo quando la vedo molto preso a digitare.

"Papà."

"Nessun accenno al fatto che vuole uccidermi?"- scherzo. E' fottutamente magnifico essere così lontani da quel fottuto pitbull.

"Ancora no."- risponde divertita.

Nei minuti che seguono riesco a prenotare tre biglietti per il treno a un buon prezzo. Sussulto quando le braccia di Tal spuntano dai lati del mio collo abbracciandomi da dietro. Il suo viso sulla mia spalla destra mentre mi stringe a sé. Sospira sulla mia guancia mentre le sue mani scendono sul mio petto penetrando nel colletto della mia maglia. Volto lo sguardo per trovare il suo che è già sul mio.

"Cos'hai in mente?"- le chiedo confuso ma allo stesso tempo eccitato da questo suo comportamento.

"Onestamente?"- chiede inarcando le sopracciglia curate con poca sicurezza.

"Certo."

"Volevo fare un bagno con te, ma non penso sia il caso con tua nonna e Gemma nell'altra stanza."- confessa timida con ancora le mani dentro la mia maglietta.

"Un bagno."- ripeto le sue parole, è eccitante. – "Nudi?"

"Vuoi farlo vestiti?"

"Ovviamente no."- sghignazzo. E' una fottuta ottima idea. – "Sarebbe rilassante."- annuisco compiaciuto mentre mi beo del suo naso gelato che struscia sulla mia guancia. – "E non solo."

"Ma non possiamo."- borbotta lei evidentemente preoccupata che la nonna o Gemma ci vedano. – "C'è un solo bagno in questa casa."

"E' quasi mezzanotte, sono andati a dormire ore fa. Parliamo di una vecchia e di una bambina, Tal."- trovo una scappatoia. Il nostro sguardo si riconnette e quasi come se parlassimo una lingua telepaticamente tutta nostra so che l'ho convinta.

Passano pochi secondi prima che mi catapulti su dalla sedia prendendola per mano. Non facendo rumore in corridoio ci trasciniamo fino in bagno chiudendoci poi la porta alle spalle. Sento che lei si sta trattenendo dal ridere quando finalmente dopo aver acceso le luci calde della specchiera la spingo delicatamente alla porta prendendo le sue labbra tra le mie. Geme quando la mia lingua tocca la sua e gemo io quando le sue dita snelle affondano nei miei capelli.

"Aspetta."- mi fermo per correre a riempire la vasca d'acqua tiepida. Controllo con l'indice la temperatura prima che col cuore in corsa ritorni da lei. Ritorno dalle sue labbra che morbide toccano le mie. Le mie mani scendono sulle sue cosce spronandola a saltarmi in vita. Carezzo le sue cosce nude mentre la sorreggo. Il suo corpo aderisce al mio in ogni punto e la mia eccitazione cresce e lei lo può ben sentire.

Con un gesto audace la spoglio della sua maglia lasciandola in reggiseno. Segue la mia e poi i suoi shorts. Ma non perdiamo mai il contatto con le rispettive bocche. I miei jeans stanno per scoppiare insieme alle mie fottute mutande, decido di liberarmene.

Lei è solamente in intimo davanti a me. Con due dita riesco a slacciarle il reggiseno che segue i nostri abiti sparsi sul pavimento mentre l'acqua riempie la vasca.

Sfiorandole la schiena l'avvicino a me e il suo petto, che amo, aderisce al mio morbidamente. Le mie mani sono ovunque su di lei e lei sue sui miei fianchi. Non volendo ma dovendo mi allontano dalle sue labbra inginocchiandomi di fronte a lei. Nel tragitto lascio dei baci sulla sua pancia contemporaneamente liberandola dall'ultimo pezzo di stoffa che ricopre la sua intimità.

Cristo, è così bella.

Con un ultimo bacio alla sua coscia mi rimetto in piedi prendendole la mano e guidandola verso la vasca piena e calda. Non penso ci sia più imbarazzo tra di noi, non più di quanto serva. E' bello che sia a suo agio a stare nuda davanti ai miei occhi e io di certo non mi vergogno di stare nudo davanti a lei.

E' la mia donna e io sono il suo uomo. Completamente e fottutamente suo.

Entriamo insieme dentro l'acqua, lei davanti a me. La sua schiena poggiata al mio petto, entrambi godendoci il momento rilassante. Rilassante è solo un modo di dire perché la mia mente attualmente è da tutt'altra parte. L'acqua calda sembra eccitarmi ancora di più, questo più il fatto che il suo fondoschiena è completamente attaccato a me. Quando le mie mani dentro l'acqua cominciano a disegnare cerchi immaginari sui suoi fianchi, lei, sospirando, abbandona la testa sulla mia spalla dandomi la perfetta visuale del suo viso rilassato.

Le sue mani bagnate raggiungono le mie e io mi affretto ad incrociarle alle sue provocando leggeri sprizzi d'acqua sulla superficie. La mia bocca raggiunge in fine il suo collo in un groviglio di sospiri.

Stuzzico il suo collo, il loro del suo orecchio, la sua mandibola e lei di tanto in tanto mi stupisce inarcando la schiena contro di me e la mia eccitazione. Mi fa trasalire più di una volta e lo adoro.

Capisco fottutamente bene quando le cose cominciano a cambiare. Le mie mani non più unite alle sue stanno ora giocando con i suoi seni e le sue bagnano i miei capelli. Le punte dei suoi capelli sfiorano l'acqua, la sua pelle è bagnata e completamente esposta a me. Posso vedere il suo petto gonfiarsi e restringersi ad ogni respiro che cerca di regolarizzare sotto il mio tocco.

Prende lei l'iniziativa quando provandomi del piacere di assaporare il suo collo mi cede quello di assaporare le sue labbra. Cambia completamente posizione, girandosi verso di me. La fisso in tutta la sua bellezza. Nell'impeto non ha neanche tolto i suoi orecchini d'argento ma questi la rendono ancora più sensuale. Seduta sulle ginocchia davanti a me, l'acqua le arriva poco sotto l'ombelico ondeggiando sulla sua pelle ambrata.

Non resistendo a tanta lontananza mi spingo su di lei riafferrando la sua bocca sulla mia, metto una mano sul retro del suo collo per non farla spostare. Audace come non mi sarei mai aspettato mi spinge via per il petto facendomi distendere la schiena sul bordo della vasca. In pochi secondi è a cavalcioni su di me, nuda e bagnata. A quel punto è troppo tardi per tornare indietro, sono fin troppo eccitato adesso per fermarmi.

"Vuoi farlo nella vasca?"- chiedo mordendole il labbro inferiore.

"Non lo so, tu vuoi?"- risponde con un'altra domanda.

"Lo voglio da quando mi hai messo le mani dentro la maglietta."- ringhio eccitato contro la sua bocca.

Forse è un gesto sconsiderato, forse dovrei prendere un preservativo per sicurezza, forse dovremmo evitare di rischiare. Troppi forse e troppa eccitazione dentro una vasca da bagno per farci caso.

I nostri respiri corrono sempre più frenetici come le nostre lingue. Le sue braccia sulle mie spalle e il suo corpo aderente al mio sopra di me. Vederla sopra di me mi rende ancora più invogliato di quanto già non sia. Non so come possa essere possibile.

Ci metto poco ad entrare in lei. Lei sussulta e silenziosamente geme sulla mia bocca e io sulla sua all'improvviso piacere. Le nostre iridi non smettono di guardarsi neanche quando comincio a muovermi dentro di lei sentendola completamente connessa a me. L'acqua ondeggia attorno a noi minacciando di straboccare.

"Oh, mio dio!"

Forse avrei dovuto chiudere la porta a chiave.

Entrambi sussultiamo quando ci accorgiamo che la nonna è in piedi dentro il suo pigiama sullo stipite della porta. Completamente in imbarazzo si copre gli occhi con la mano ingioiellata anche mentre dorme. Tal terrorizzata mi usa come scudo umano né io voglio che mia nonna veda la mia ragazza nuda. Non voglio neanche che veda me nudo.

"Porca puttana, esci!"- inveisco contro mia nonna. Facendo in modo da coprire Tal col mio corpo schizzando acqua da ogni parte. Borbottando qualcosa di incomprensibile tra sé e sé esce chiudendosi la porta alle spalle e io tiro un sospiro di sollievo. Ritorno ad osservare Tal che si copre il viso con le mani in vergogna.

"Lo sapevo che era una pessima idea."- borbotta con la voce ovattata dalle sue mani.

"No, era una fantastica idea."

Tento di consolarla allontanandole le mani dal viso, è rossa in viso e imbarazzata. Di certo essere beccati in una simile situazione da nonna non ha giovato. Servirà a lei ad avere altri pretesti per criticarci. E per quanto mi dispiaccia so che questo ha peggiorato la posizione di Tal ai suoi occhi. Conosco la vecchia.

L'abbraccio mentre lei si nasconde sul mio petto.

"Andiamo, usciamo da qui."- la sprono aiutandola ad uscire dalla vasca. Con viso mortificato afferra l'asciugamano che le porgo coprendosi mentre io circondo la mia vita con un altro. La guardo mentre cerca di asciugarsi i capelli come meglio può mentre io mi affretto a raccogliere tutti i nostri vestiti da terra prima di aprire lo scarico della vasca.

Tutte le mie speranze di concludere la serata in bellezza stando andando via insieme all'acqua nello scarico. Ma adesso è più importante Tal. Afferro la sua mano mentre lei con l'altra tiene stretto l'asciugamano sul suo corpo. Appare così indifesa.

"Mi dispiace Tal."- so per certo che essere stata vista in una certa situazione non è bello, non lo è neanche per me ma mentre io so come fregarmene, lei non smetterà di pensarci. Usciamo entrambi dal bagno e lo sguardo indagatore e critico di nonna ci aspetta in mezzo al corridoio. Gli occhiali sul naso e la vestaglia rosa confetto che tocca terra. Tal continua a nascondersi dietro di me.

"Cosa vi è saltato in mente!?"- urla silenziosamente. –"Se fosse stata Gemma ad entrare in bagno invece di me?"- ci rimprovera, forse giustamente questa volta.

"Mi dispiace, non pensavo che-"

"Devi smettere di non pensare! C'è una bambina in questa casa, Harry."- continua a rimproverarci. –"Se tu e la tua ragazza volete fare gli acrobati, fatelo nella vostra stanza almeno!"- conclude lanciando uno sguardo disgustato verso Tal che penso sia sull'orlo di un pianto isterico.

Nonna rientra in camera sua chiudendosi la porta alle spalle lasciandoci nel corridoio ammutoliti.

"Non pensarci."- sussurro carezzando una guancia a Tal con gli occhi lucidi. La conduco nella nostra stanza in silenzio. Non perdo tempo e mi rivesto con abiti puliti prima di dedicarmi a lei che pensierosa cerca nella sua valigia qualcosa da mettere. La osservo da lontano vestirsi facendo in modo che io non veda nulla utilizzando l'asciugamano come barriera. Non ti chiudere con me, Tal.

Sospiro sconfortato. Quando vorrei che ci lasciassero in pace per una volta. Vorrei avere la mia privacy, i miei momenti intimi con la mia ragazza senza avere la paura di essere scoperti.

Non facciamo nulla di male a parte amarci.

Continuo ad osservarla, timida, raggiungere il letto e infilarsi sotto le coperte con un ultimo sospiro. La raggiungo con l'intenzione di stringerla a me e consolarla il più possibile. Ma capisco che non me lo permetterà quando si volta dall'altra parte dandomi le spalle.

"Tal."- la richiamo. So che adesso è triste e in imbarazzo. Probabilmente si vergogna di se stessa. Provo un po' di vergogna anche io. Nonna ha ragione, se fosse entrata Gemma non so cosa sarebbe successo. Siamo stati irresponsabili. Cerco comunque di confortarla accarezzandole i capelli ancora leggermente umidi. – "Non tagliarmi fuori, parlami."

"Non mi va."

"Mi dispiace."- sussurro poggiando la testa sulla sua.

"E' solo colpa mia."

"Non è vero."- rispondo serio. –"Non abbiamo fatto nulla di male, Tal."- continuo. –"Dovevamo solo pensare a chiudere la porta a chiave."

Lei non risponde ma so che non si è addormentata. Probabilmente nella sua testa staranno gironzolando migliaia di pensieri e migliaia di colpe che attribuirà solo a se stessa anche se non ce n'è alcuna ragione. So anche che probabilmente le mie parole non avranno nessun effetto su di lei in questo momento e niente può consolarla. E' testarda ma a me piace così. Spero solo che dopo una dormita domattina stia meglio.

Lei è forte, lo supererà. So per certo che riuscirà anche a farsi amare da nonna prima o poi invece io non ho alcuna speranza con suo padre. Beh, poco m'importa in realtà.

Mi sdraio completamente dietro di lei e allungo una mano per afferrarne una sua. Capisco che non voglia parlarne, capisco che adesso voglia solo spegnere la mente e non pensare, ma non le permetterò di allontanarmi.

Sarò sempre qui accanto a lei.



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E' tardi scusatemi ma sono riuscita a finirlo in tempo. Sono felice di tutti i complimenti che mi fate per questa storia. Ho anche deciso di candidarla ai Wattys2015 anche se dubito che vincerà qualcosa visto che praticamente vincono solo storie in lingua inglese, ma ci proviamo ugualmente.

In questo capitolo ho deciso di dare un piccolo spazio a mio nonno che purtroppo è venuto a mancare esattamente un anno fa <3  Vogliamo bene ai nostri nonni.

Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto! Anche se vorrei sotterrarmi per la vergogna di certe scene lol Al prossimo aggiornamento lunedì prossimo!

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