58. Ti credevo un amico
TALITA’S POV
Un disastro, una catastrofe, una terribile esperienza, la mia vita è fatta di questo. Non riesco a ricordare un periodo della mia esistenza in cui io abbia vissuto in pace con me stessa e con tutto ciò che mi circonda. Tutto quello che riesco a ricordare è solo sofferenza. Sballottata a destra e a manca per l’Europa in cerca di quel giusto lavoro che papà faticava a trovare per mantenermi. Kilometri e kilometri su una vecchia auto sfasciata perché non avevamo soldi sufficienti per viaggiare in aereo. Per tutta la vita ho sperato che prima o poi ci saremmo fermati e avremmo trovato una casetta in cui vivere, io e papà e una piccola parte di me invece voleva tornare alle origini nel luogo in cui sono nata e rivedere quelli che da anni so essere i miei familiari più vicini ma che da altrettanti anni non vedo. Quasi non li conosco neanche, se dovessi incontrare alcuni di loro per caso non saprei riconoscerli. E’ triste pensare che l’unica persona che conosci a fondo è solo tuo padre.
Ho sempre ricercato stabilità e tranquillità e pensavo di averle trovate quando ho messo piede sul suolo turco. Sono stati i pochi mesi in cui sono stata, forse, felice? Non lo so. Ma ero riuscita a fare conoscenza con qualche coetaneo nella scuola di lì e tutto sembrava andare bene fino a quando papà non ha perso l’ennesimo lavoro.
Io volevo restare lì, volevo che papà trovasse un altro lavoro lì, sarebbe stato molto più comodo, ma lui non sentiva ragioni.
Era come se dovessimo scappare.
Succedeva sempre di fretta e furia ma l’ultima volta avevamo i soldi che ci servivano per due biglietti aerei. E mi sono ritrovata a Los Angeles. Pensavo, questa volta è la volta buona. Pensavo davvero che qui sarei stata finalmente felice eppure i guai sembrano perseguitarmi. Forse sono io a cercarli o forse sono loro a volermi trovare, in qualunque caso mi ritrovo sempre in situazioni spiacevoli, traumatizzanti e non so se riesco a reggere ancora tutto questo.
Mi ritrovo così, come una statua a fissare il vuoto mentre tutto in torno a me è un disgusto. Urla che quasi non sento più per via delle mie mani ancorate saldamente alle mie orecchie perché non voglio sentire.
“Tal!”
Mi mordo l’interno della guancia forte e non sento neanche dolore. Strizzo gli occhi e sento un groppo in cola che forse è l’unica cosa a fermarmi dallo scoppiare a piangere. Sono sudata nonostante sia quasi inverno inoltrato ma allo stesso tempo tremo forse per la paura. E’ come se fossi febbricitante e delirante, ho il fiatone ma non ho corso.
“Porca puttana Tal!”
HARRY’S POV
Non doveva succedere tutto questo, perché è successo tutto questo? Mi ero ripromesso che non avrei messo Tal in pericolo, che non avrebbe avuto niente a che fare con tutto quello che mi riguardava e che poteva ferirla. Non so badare neanche a me stesso, come posso mantenere tutti i miei propositi e occuparmi di lei?
Quando i miei occhi si sono soffermati sul grassone in giacca e cravatta sulla porta, la sua figura risultava come un fottuto traditore illuminato dalla schifosa luce rossa del corridoio retrostante. Era un fottuto panettiere, un cazzo di panettiere, come può essere lui il mostro che ha preso Tal? Le aveva messo gli occhi addosso, lo avevo visto a lavoro. Ma pensavo fosse solo un cazzo di segaiolo sovraeccitato non un delinquente, non un uomo dalla doppia faccia che frutta le donne, non di certo il gestore di un bordello di prostitute.
Questo posto è troppo sporco per Tal.
Lo stronzo ha ovviamente chiamato i rinforzi vedendo Liam dentro quello stanzino e me alla finestra. C’è Josh a terra ai piedi di Tal privo di sensi e lei è fottutamente spaventata. C’è il delirio, Liam non ce la farà mai a placare quei due uomini, accorsi in aiuto del capo da solo.
“Portala via da qui!”- urla Liam e io mi desto dal mio stato di shock iniziando a chiamare Tal.
“Tal andiamo!”- la chiamo ma lei ha le orecchie coperte dalle mani. – “Tal!”- non mi sente. E’ immobile al centro della stanza protetta dal corpo di Liam che a fatica trattiene gli uomini mentre il fottuto pseudo panettiere tira calci al nipote a terra affinché si svegli. – “Porca puttana Tal!”- urlo più forte sporgendomi verso l’interno ma non mi sente ancora. Entro. Entro saltando giù dall’imposta verso l’interno della stanza sudicia. L’aria qui è fottutamente afosa. Corro verso di lei tirandole via i capelli dal viso per guardarla, ha gli occhi serrati e trema, probabilmente dalla paura.
“Harry cazzo!”- urla ancora Liam e in completa ansietà la scuoto per le spalle per farla rinsavire. Lo fa, ora mi guarda ma sembra assente, le tremano le labbra e mi sento male davanti a questa visione. Sento che è solo colpa mia.
“Dobbiamo andarcene.”- dico forse troppo piano ma la tiro comunque per una mano verso la finestra frettolosamente. Contraendo i muscoli riesco a prenderla per i fianchi e a farla sedere sul davanzale, lei fa il resto. – “Corri, muoviti. Tuo padre è nel parcheggio. Vai!”- urlo alla fine e lei sembra spaventarsi ma poi sbrigativamente annuisce scappando via. Ho il cuore più leggero e mentalmente tiro un sospiro di sollievo ma dura poco.
“Aiutami!”- vado in soccorso di Liam che da solo ancora placa due cazzoni che nonostante la stazza non valgono un cazzo. Mi viene da ridere se penso che anche un coglione mingherlino come Liam riesce a frenare quei due. Mi guardo per la stanza afosa in cerca di qualcosa e lo trovo in una cassa di legno, non so cosa cazzo ci sia dentro ma senza rifletterci l’afferro infrangendola sulla testa di uno dei due facendolo collassare in terra. Con la coda dell’occhio vedo il boss al telefono mentre incazzato tenta ancora di svegliare quel pappamolle di Josh. Strilla al telefono e lo sento imprecare prima di essere distratto da un tonfo sordo. Volto lo sguardo vedendo anche il secondo uomo agonizzante in un angolo mentre si tiene fortemente il naso. Guardo Liam stupito, chi avrebbe mai detto che il tenero orsacchiotto Liam potesse fare del male a qualcuno.
“Che c’è?”- chiede innocentemente ricambiando il mio sguardo. – “Mi aveva chiamato stronzo.”- ridacchio pensando che una volta provava pena per le formiche che inconsapevolmente pestava sul marciapiede.
“Non faccio mandare tutto a puttane da due emeriti stronzetti succhia latte!”- urla il vecchio al telefono. – “Venite subito qui!”- l’uomo stacca la chiamata riponendo il cellulare nelle sue tasche piene di soldi sporchi, quei soldi sporchi con cui mi pagava a lavoro. – “Styles.”- sghignazza il mio cognome. – “Anche se ti sei ripreso la tua ragazza non pensare che non me la verrò a riprendere.”- ringhio a tanta fottuta presunzione e gli sferro un pugno diretto in un occhio che lo fa leggermente barcollare. – “Sei tu che l’hai portata sotto il mio sguardo, è colpa tua.”- risponde divertito.
“Non lo avrei mai fatto se avessi saputo chi eri!”- urlo pronto a colpirlo di nuovo ma Liam blocca le mie braccia dietro la schiena.
“Sono cose che capitano, non tutti sono chi realmente sembrano.”- ammicca verso di me e la cosa mi fa solo incazzare di più.
“Mi fai schifo.”- sputo spostandomi in avanti ma comunque interrotto dalla presa di ‘Mr. Tiro fuori le palle quando meno te lo aspetti’- “Lasciami stare tu!”- urlo questa volta voltando il collo verso Liam.
“Non fare cazzate! Harry, ha preso anche tua sorella.”- sussurra l’ultima parte in modo che sia solo io a sentirlo. Il cuore in gola ad una simile informazione, Gemma. Allargo la bocca in stupore e i capelli davanti agli occhi appiccicati dal sudore mi impediscono la vista.
“Dov’è mia sorella?!”- grido ritornando a guardare la bestia. – “Dimmi dov’è!”- strappo via le mie braccia dalla presa di Liam e mi scaravento sull’uomo incollandolo al muro dietro di lui.
“Facciamo uno scambio, tu riportami la ragazza e io ti do la bambina.”- dice serio e per qualche secondo dubito di questa serietà pensando che non può essere così fottutamente stronzo. Al colmo dell’ira decido di spegnere quel cazzo di ghigno che ha sulla faccia tirandogli una vigorosa ginocchiata sulle palle. Spalanca gli occhi e io mi sento improvvisamente meglio.
“Tu sei un fottuto psicopatico!”- ringhio a denti serrati. Se i miei occhi potessero avere dei super poteri lo starei già incenerendo con lo sguardo e non avrei neanche compassione ad ucciderlo se potessi e a lasciare vedova quella donna di sua moglie che sicuramente non sa di tutto ciò passando le giornate chiusa in quel panificio. Lancio un’occhiata intenditrice a Liam che corre per il corridoio per cercare Gemma e spero con tutto il cuore che stia bene. Sorrido quando sempre più vicine sento le sirene assordanti della polizia e al contempo un gruppo di uomini accorrere dal corridoio in aiuto dell’uomo ma spaventati all’improvviso dagli allarmi. – “I tuoi rinforzi sono arrivati in ritardo, bastardo.”- sputo sul maiale per poi allontanarmi ridendo quando viene accerchiato da poliziotti e ammanettato.
“John Carter sei in arresto per spaccio di stupefacenti e favoreggiamento della prostituzione, tutto quello che dirai sarà usato contro di te in tribunale.”
Le luci rosse e blu si alternano sui muri della stanza penetrando dalla finestra e tiro un sospiro di sollievo quando in fondo al corridoio vedo Liam uscire da una stanza con in braccio Gemma.
Sussulto quando un agente mi circonda i polsi con le manette.
TALITA’S POV
“Ho chiamato la polizia.”- annuncia Louis ma io non presto attenzione, tremo ancora tra le braccia di papà, non posso ancora credere a quello che è successo. Quante probabilità ci sono che una sola ragazza sia quasi stuprata e rapita da un pazzo spalleggiatore della prostituzione e spacciatore di stupefacenti? Credo di essere perennemente perseguitata dalla sfortuna.
Papà accarezza i miei capelli stringendomi forte al suo petto mentre mi riscaldo coperta dalla sua giacca calda. Schiudo leggermente gli occhi per vedere uno Zayn sul sedile posteriore dell’auto e un Louis che nervosamente percorre un tratto di strada avanti e indietro nel parcheggio controllando che Harry e Liam escano fuori dal locale.
Le sirene luminose della polizia mi trapanano il cervello e mi raggomitolo ancora di più se è possibile tra le braccia di papà. I poliziotti parlano al megafono dicendo parole a me incomprensibili ma forse solo perché non ho voglia di ascoltare. Sento passi veloci e lo sfondarsi di porte poi delle urla. Credo siano le urla di quelle povere ragazze che se pur non volendo facevano il loro lavoro. Stringo gli occhi sperando di tornare a casa il più in fretta possibile. Penso ad Harry che come ho pregato mi è venuto a salvare e Liam. Non credevo che Liam potesse trovarsi lì, nel posto giusto al momento giusto. Lo ha chiamato Harry? Nonostante tutto?
Poi penso a Gemma e per un attimo il mio cuore riprende a battere freneticamente. Sfuggo dalle braccia di papà per raggiungere Louis fuori nel parcheggio. Rabbrividisco leggermente a causa della fredda notte e mi stringo la giacca alle spalle mentre il vento spinge e colpisce la mia fronte accaldata.
“Eccoli.”- sospira Louis. Mi giro per vedere Liam con in braccio Gemma con le guance rigate dalle lacrime. Circonda il collo del ragazzo dagli occhi castani e si aggrappa a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Deve essere davvero tanto spaventata. Si avvicinano a noi e io non posso fare a meno di abbracciare il ragazzo forte che si divide da un lato per tenere la bimba e dall’altro per consolare me che finalmente mi sfogo piangendo.
“Non piangere, ora va tutto bene.”- mi rassicura dolcemente. Guardandolo posso notare quanto il suo viso sia stremato. Non so cosa sia successo lì dentro e non sono neanche sicura di volerlo sapere.
“Harry?”- chiedo. Forse è l’unica parola che esce dalla mia bocca da non so quanto tempo. Sta per rispondere quando viene bloccato da una voce, la sua voce.
“Lasciatemi andare! Io non c’entro niente!”
Harry ammanettato viene spinto da due agenti fuori dall’edificio. Ha la camicia quasi del tutto sbottonata e sento freddo per lui. Cerca di divincolarsi inutilmente e io comincio ad andare nel panico.
“Perché lo hanno ammanettato?”- chiedo a Liam che non mi risponde guardando la scena.
“Porca puttana il bastardo è lui non io!”- grida Harry facendo cenno all’uomo che dopo di lui esce dal bordello. Il vecchio viene fermamente trattenuto e spinto verso la più vicina auto della polizia. Un uomo abbassa la sua testa in modo tale che entri nel veicolo ed in pochi secondi una prima auto parte via. – “Lasciatemi.”- si lamenta Harry che mi passa davanti strattonando continuamente i polsi dalle manette ma le sue mani sono troppo grandi per poterne uscire.
“Lasciatelo, lui sta con noi.”- avvisa papà al mio fianco. Sebbene lui non sopporti evidentemente Harry sono contenta che sia intervenuto anche se divertita in un certo senso penso che gli avrebbe fatto piacere vedere Harry dietro le sbarre. Dopo alcuni accertamenti è finalmente libero e lancia una delle sue solite occhiatacce ai due uomini che lo tenevano. Si massaggia i polsi per poi correre verso sua sorella tra le braccia di Liam.
Lei piange e lui la prende tra le sue braccia per consolarla. In quest’immagine vedo quanto bene si vogliono. Lei non parla e lui talvolta parla troppo ma anche se diversi sono pur sempre fratello e sorella e mi piace vederli così. A volte penso che anche io vorrei avere un fratello così.
HARRY’S POV
Sembra un sogno quando finalmente mi ritrovo in macchina, in silenzio. Gemma si è subito addormentata al mio fianco e Tal è rannicchiata su se stessa sul sedile accanto a me. Ruben si è offerto di guidare e Louis e Zayn hanno deciso di lasciarci un po’ di spazio in più in auto andando con Liam. Sono stato espressamente chiaro quando ho detto che ci saremmo rivisti a casa mia. Devo chiarire delle cose.
Puzzo da morire e sento i capelli schifosamente scompigliati e sudati sulla cute. Con un braccio dietro le spalle di Gemma guardo Tal che insonnolita si stringe alla giacca del padre. Volontariamente le carezzo una guancia con un dito e lei immediatamente apre gli occhi sottilmente. Sembra davvero stanca. Anche i suoi capelli sono tutti disordinati e hanno perso la loro solita piega perfettamente liscia.
Mentre ammiro con quanta bellezza questa donna riposa accanto a me le prendo una mano intrecciandola alla mia. Però mi sento osservato e tempestivamente volto lo sguardo verso lo specchietto retrovisore per vedere gli occhi di un padre su di me, da quello sguardo sembra mi voglia uccidere ma per il bene di sua figlia decide di stare zitto. E’ meglio così in fondo.
Io abbasso il mio sguardo sottomettendomi, in altre circostanze gli avrei chiesto sgarbatamente cosa cazzo ha da guardare ma ora decido di non farlo.
Riconosco il cancello di casa e per una volta sono felice di esserci ritornato, ma qualcosa non va. Ancora quelle luci rosse e blu alternanti, ancora sirene, ancora trambusto. Quando scendo dall’auto un’auto della polizia è già nel vialetto, mamma piange e papà la consola. Conrad, Ines e Rose sono davanti alla casa della servitù a guardare la scena mentre io cammino sul pietrisco con Gemma in braccio infreddolita. Se potessi mi strapperei la pelle per farla stare al caldo.
“Gemma!”- urla mamma correndomi in contro. Con le lacrime che cadono a cascata sulle guance e gli occhi lucidi mi strappa mia sorella dalle braccia per prenderla. Papà poco più lontano tira un sospiro di sollievo e i due agenti della polizia ridono come se fossero stati loro a risolvere il caso.
Ritrovo Tal al mio fianco e le sorrido volendo solamente abbracciarla e dirle mille volte quanto la amo, ma c’è troppa gente e lei non vuole che nessuno sappia ancora. Ruben raggiunge sua figlia senza prima mancare di lanciarmi una delle sue occhiatacce assassine. Ruoto gli occhi al cielo e mi chiedo cosa farà quando scoprirà cosa c’è tra me e Tal.
Sento contemporaneamente un portellone sbattere e voltandomi vedo l’auto sfasciata di Liam davanti al cancello della proprietà. Zayn sempre silenzioso, Louis sempre incazzato e Liam sempre fottutamente Liam. Anche questa volta rotolo gli occhi ma ignoro quest’ultimo per pensare a quelli che penso siano miei amici. Louis spinge in avanti Zayn che ormai sembra rassegnato a ciò che sicuramente accadrà.
Fremo dalla voglia di sapere cosa c’entra lui con tutta questa storia e so che molto probabilmente m’incazzerò come una fottuta bestia.
“Avanti dillo.”- lo sprona malamente Louis. Io incrocio le braccia al petto attendendo che parli.
“Dunque-“- sospira lasciando uscire fuori dell’aria dalla bocca. – “Credimi, non volevo che le succedesse qualcosa, io-“ – si guarda intorno Zayn come se qualcosa in cielo o tra gli alberi potesse suggerirgli le parole da dire. Assottiglio gli occhi, voglio sapere. – “Ho detto io a Josh dove poteva trovarla.”- confessa accennando a Tal. I miei occhi guizzano spalancati da Tal a Louis ad ancora Zayn.
“Cosa hai fatto?”- chiedo retoricamente, deluso.
“Avevo bisogno di soldi e-“- si blocca quando sciolgo le braccia dall’incrocio che avevo creato. – “Josh mi è venuto a cercare e voleva sapere dove poteva trovare Talìta, ne ho parlato con Louis e mi aveva detto di non farlo. Josh però mi aveva offerto dei soldi e io gliel’ho detto.”- sputa il rospo e io comincio già a soffiare dalle narici stringendo i pugni ai fianchi. – “Non sapevo cosa voleva farle! Non sapevo niente! Quando lui l’ha presa io ero lì in quell’auto e l’ha subito portata in quel bordello. L’ho subito raccontato a lui.”- continua accennando a Louis alle sue spalle questa volta.
Louis aveva tentato di avvisarmi, Zayn mi ha tradito solo per dei fottuti soldi facili.
“Mi dispiace Haz-“- non mi fermo dall’improntare la sua guancia con un mio sonoro pugno che lo fa immediatamente cadere a terra.
“Credevo fossimo amici!”- cado su di lui e artiglio le sue spalle sbattendole in terra mentre lui ancora si lamenta per il colpo. – “Hai messo in pericolo la mia famiglia! Mia sorella e la mia ragazza per dei fottuti soldi sporchi!”- gli urlo in faccia. Solo dopo mi accorgo di aver praticamente urlato a tutti che Tal è la mia ragazza. Dopo, quando i miei occhi si sono già riempiti di lacrime. Mi alzo in piedi e mi allontano da quello che consideravo un amico ma non prima di tirargli un ultimo calcio su un fianco con la gamba buona.
Questo è un fottuto incubo.
Voltandomi vedo i due poliziotti appoggiati all’auto, mamma ancora sconvolta con in braccio mia sorella, papà che si spettina i capelli brizzolati in nervosismo. Liam che a bocca aperta guarda prima me e poi Tal e ho paura a guardare suo padre. Ma purtroppo è proprio da lui che arriva la prima voce.
“Cosa cazzo significa!? Cos’è questa storia della tua ragazza!”- in preda al panico guardo Tal che con le mani richiuse a coprire la sua bocca non sa che dire. Con la coda dell’occhio vedo Louis aiutare Zayn a rialzarsi. Il vento sembra diventato ancora più gelido e io sono davvero stanco dopo tutto quello che è successo. – “Ero stato chiaro! Tu devi stare lontano da mia figlia! Tu la stai rovinando! Sei solo un ragazzino viziato, un fottuto stronzo che ha messo mille grilli per la testa a mia figlia! E tu!”- continua rivolgendosi ora a sua figlia. – “Ti sei lasciata abbindolare da lui?”- chiede deluso. Lei abbassa lo sguardo sulle sue scarpe tenendo ferma la giacca sulle spalle. –“Sapevo che sarebbe finita così..”- parla a se stesso ora. – “Una cosa è sicura, tu non la toccherai più neanche con un dito, non la lascerò perdersi, non andrò più a riprendere mia figlia in un bordello! E’ stata colpa tua!”- mi minaccia puntandomi l’indice contro. – “Ce ne andiamo, andiamo via da qui, domani stesso.”- conclude voltando le spalle e raggiungendo la casa della servitù.
“Cosa?”- sussurra Tal.
“Tal.”- sussurro io.
“No, non voglio andarmene!”- il padre non si volta all’opposizione della figlia.
“Tal, non andartene.”- disperato corro verso di lei e la racchiudo tra le mie braccia, forte, fortissimo, sento i suoi singhiozzi sul mio petto e io lascio andare le lacrime sulla sua testa.
Non posso perderla.
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Ce l'ho fatta eccomi! Tardi ma ci sono. Dio odio la scuola, scusatemi mi sono ritrovata a studiare un sacco di materie in una volta e sono distrutta, schifosi scrutini. Ora sono apposto ho fatto tutto e ho tutto il tempo. Scusate ancora il ritardo, spero che il capitolo sia valso l'attesa. A domenica prossima<3
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