41. Idee, sospetti e gelati
TALITA’S POV
Sembrerò pazza, fuori di testa, probabilmente fuori di me, ma sono spaventosamente seria quando penso che gli amici di Harry sono simpatici. Se si ignora il lato da drogati cronici, ubriaconi del sabato sera e usurpatori di virtù femminili sono dei bravi ragazzi.
Da quando Louis ci è venuto a chiamare in camera di Harry io non ho spiccicato parola, è difficile farlo tra tre ragazzi e i loro discorsi futili ma anche scherzosi e divertenti tra amici.
Sono rimasta affascinata da come Harry sembra essere al suo agio tra di loro eppure è colpa loro se si trova in questa situazione.
C’era un motivo per cui siamo scesi in garage dove Louis e Zayn avrebbero dovuto cercare qualcosa da vendere per ripagare il debito ma tra i loro scherzi e le prese in giro su i vecchi effetti personali di Harry contenuti nelle scatole all’angolo non ho ancora capito quale sia. Eppure Louis sembrava così esaltato dall’idea che lui e il suo amico avevano avuto.
Aspettando che i due ragazzi si calmino per le troppe risate dopo aver trovato delle vecchie mutandine di un piccolo Harry con raffigurati vecchi cartoni animati e anche che Harry finisca di rincorrerli per farsele ridare mi siedo a gambe incrociate tra due delle otto macchine costose in questo garage godendomi la scena esilarante.
Spero solo che nessuno li senta o sono guai. E’ notte fonda.
“Louis, cristo, basta! Ridatemele!”- mi viene da ridere, Harry ha le guance rosse per l’imbarazzo non l’ho mai visto di quel colore così genuino e tenero.
Fanno slalom tra le varie auto per sfuggire all'ira del ragazzo dagli occhi verdi. Si divertono, temporaneamente. Sono fin troppo sicura che tra qualche minuto quei sorrisi svaniranno per ritornare alla realtà in cui tutto per loro va storto oltre l’immaginabile. Voglio godermi quei sorrisi di tre amici anche se mi sento di troppo.
“Scusa Haz ma trovate queste era d’obbligo sputtanarti davanti alla tua ragazza.”- commenta Zayn con una lacrima all’angolo dell’occhio destro e con un paio di mutandine da bambino nella mano sinistra. Ma è quello che dice che fa salire la mia temperatura corporea verso l’inverosimile. Anche se mi accorgo delle mie stesse azioni so che ho spalancato gli occhi e il mio evidente nervosismo porta il mio cuore a battere paurosamente. Cala il silenzio.
“Vi ho già detto che non stiamo insieme, ora piantatela e ridatemi quelle robe.”- commenta tagliente e arrabbiato Harry strappando di mano l’oggetto dalle mani dell’amico dagli occhi blu. I due però sembrano solo più divertiti di prima, Harry è indifferente mentre getta la prova di un imbarazzante passato dentro una scatola e io sembro la sola a star sprofondando dalla vergogna anche se non so il motivo.
“Rimettiamoci a lavoro allora.”- dice Zayn leggermente più serio di prima ritornando alla postazione davanti al computer posto su un improvvisato tavolo fatto da scatoloni.
“Ditemi quest’idea geniale.”- ritorna Harry sedendosi con un balzo sul cofano dell’auto vicino a me.
“Appena la sentirai mi bacerai per quanto è geniale.”- sogghigna sicuro Louis ma è altamente improbabile che Harry abbia una reazione tanto esagerata, di solito non ha razioni per nulla. Tranne che per determinate cose, ovviamente. Non dimenticherò mai quella volta che ha avuto una … per colpa mia.
Solo a pensarci divento rossa d’imbarazzo, sicuramente come in questo momento.
“E’ un’idea geniale vero?!”- cosa? Non stavo ascoltando per quanto stessi pensando al passato rigonfiamento nei pantaloni di Harry.
“State scherzando?”- commenta acidamente Harry.- “Come cazzo vi viene in mente di poter vendere una delle auto che mio padre ha pagato? Mi disereda se una di queste auto è fuori posto!”- parla più forte irritato, fa scorrere le dita tra i capelli folti per la frustrazione. Non è una cattiva idea. Risolverebbe tutto.
“Proprio ora decidi di fare il figlio modello? Cazzo Harry!”- ringhia Zayn colpendo con una mano la sua coscia. Mentre un Louis deluso porta due dita alle tempie demotivato e la sua espressione, quell’espressione di chi ha perso le speranze, di chi ha tutto il peso sulle spalle, di chi sta soffrendo. Louis ha un lato che non fa vedere attraverso le sue risate e sorrisi. E’ un ragazzo molto triste. Perché percepisco questo? Forse perché mi ricorda me stessa un po’ di tempo fa quando io e papà non avevamo un soldo neanche per mangiare.
“Tal.”- e se provassi a parlargli e se avesse proprio bisogno di parlare. Lo scruto attentamente in cerca di qualcosa che smentisca questa mia sensazione ma non trovo nulla che possa farlo.- “Tal!”- mi risveglio a causa della voce acuta di Harry che chiama il mio nome. In quel momento mi accorgo che tutti stanno guardando me guardare Louis.
“Scusa, ero sovrappensiero.”- rispondo alzandomi dal pavimento freddo.- “Dicevi?”
“Tu cosa ne pensi?”- perché mi sento così importante quando mi chiede consiglio? E’ così gratificante.
“Penso che dovresti farlo, in fondo tuo padre ti ha già buttato fuori di casa, cos’altro può fare?”- rispondo fissandolo negli occhi mentre elabora le mie parole. Anche lui mi guarda cercando di capire se sono davvero convinta di quello che ho detto. Non può trovare nessun dubbio in me, non ci riuscirà. Sono fin troppo sicura che una macchina sia meglio di tre costole rotte.
“Vendete la mia Land Rover. Per diecimila dollari, non di meno.”
“Grande Harry!”- esulta Zayn iniziando a trafficare col suo personal computer mentre Louis anche se non si vede tira un sospiro di sollievo sorridendo leggermente. Non cambia che voglio parlargli. Quando la mia attenzione torna su Harry non ha ancora smesso di guardarmi con le braccia conserte e un piccolo sorriso che allarga le sue labbra facendo comparire una sola e unica fossetta sulla sua guancia destra. Ricambio il sorriso non sapendo in che altro modo rispondere.
***
Il sonno e la stanchezza cominciano ad impossessarsi del mio corpo, inizio a sbadigliare sempre più frequentemente e guardare la luce blu della piscina è come una ninna nanna silenziosa per la mia spossatezza. E’ tutto così rilassante in questo momento, alle due del mattino. Sono combattuta, vorrei restare ancora qui a godermi la tranquillità mentre i tre ragazzi sono dentro il garage a bisbigliare informazioni su come vendere un’auto e andare sotto le mie coperte per riuscire almeno a reggermi in piedi domani mattina per un’altra giornata di scuola.
Stancamente penso che Harry potrebbe aver bisogno di me e decido di restare. Controllo il mio cellulare e le mie dita mi riportano alla conversazione con Nash di qualche ora fa. Mi ha detto che la prossima settimana Doris sarà qui per un po’ per sbrigare gli appuntamenti e le cene del signor Styles. Gli ho subito chiesto se sarebbe potuto venire anche lui. Mi manca la sua compagnia. Era così divertente.
“Hey cosiddetto fiorellino, cosa fai tutta sola?”
“Louis.”- mi volto per guardarlo uscire silenziosamente dal garage e sedersi vicino a me sullo scalino in pietra rossa.
“Tutto bene?”- domanda iniziando anche lui a fissare l’acqua blu ondeggiare nella piscina smossa dal lieve venticello autunnale.
“Si, solo un po’ stanca. Come mai non sei dentro con gli altri?”
“Non capisco nulla di computer né di vendite. Il genio del computer è Zayn.”- ridacchia. Eppure mentre l’acqua si riflette con lucentezza nei suoi occhi divertiti rivedo ancora quella tristezza.
“Vuoi parlarne?”- non so cosa dico.
“Di cosa?”- legittima domanda mentre mi guarda evidentemente confuso.
“Di quello che ti rende triste. Non lo so forse è solo una mia impressione.”- mi sento stupida, magari lui è felice e io mi sto solo facendo dei filmini mentali. Mi fissa per brevi ed imbarazzanti attimi in cui probabilmente sta pensando a cosa rispondere e quando penso che lo abbia fatto ritorna a guardare la piscina.
“La mia famiglia non ha un soldo. Ho quattro sorelle e mia madre è incinta di altri due gemelli. Mio padre ci ha abbandonati quando eravamo piccoli e mia madre si è risposata ma non abbiamo comunque nulla. Il mio patrigno lavora giorno e notte.”- chiude gli occhi sospirando. – “E io sono uno stronzo che spende quei pochi soldi che riesce a darmi per drogarmi. Ho i debiti fino al collo e vendere l’auto di Harry è l’unica speranza.”- si blocca ingoiando forse un singhiozzo. – “Viviamo in sette in un appartamento di quattro stanze e presto saremo in nove. Come sopravvivremo?”- chiede forse a me o forse a se stesso crollando con la testa sulle sue mani e mi rendo conto che la tristezza che emanava e io percepivo era reale, anzi brutalmente reale.
Non credevo fosse una situazione così grave.- “Mi sento così egoista. Sono l’unico ad avere un’auto e il mio patrigno va a lavoro a piedi ogni mattina.”- inizia a bagnarsi di lacrime e io mi sento spinta a carezzargli la schiena aspettando che finisca di sfogare la sua frustrazione. –“ Non sai quanto invidio Harry. Ha tutto, fottutamente tutto e non lo apprezza. Suo padre non lo ha abbandonato. Sua madre lo ama come solo una madre sa fare. Gemma è adorabile ed è servito e riverito. Ha una casa enorme, un giardino che è più grande del mio appartamento. Ha otto auto e fottute carte di credito. Ma non gli importa nulla.”- è arrabbiato. – “E ora ha anche te. Stravede per te Talìta, ti ha definita un angelo, e io vorrei tanto essere consolato come tu consoli lui tutte le volte.”- conclude questo estraneo che sto cominciando a considerare un amico.
Finisce il suo discorso piangendo e mi si stringe il cuore a pensare che dove mi trovo io ora lottano due forze opposte, la ricchezza e la povertà. E per quanto voglia bene ad Harry conosco la povertà, l’ho toccata con mano e non ne sono ancora uscita, per questo mi sento così solidale e connessa con Louis. Vorrei poter fare qualcosa per lui.
Mi ritrovo ad abbracciarlo e mentre lui singhiozza sulla mia spalla gli sussurro qualche parola di conforto che però non aiuteranno per niente in realtà.
“So come ti senti. Io e mio padre abbiamo viaggiato talmente tanto per poter trovare lavoro e una casa decente che non fosse un orrendo motel in periferia senza bagno. Ogni volta era sempre peggio e ti posso capire. So cosa significa non avere un soldo in tasca ma posso solo immaginare come ti senti ad avere il peso di una famiglia così grande sulle spalle.”- ci accoccoliamo ancora abbracciati sullo scalino freddo di pietra e sembra che soltanto adesso ho trovato qualcuno che può sapere come mi sento e come mi sono sentita. E’ tutto strano perché fino a qualche settimana fa non sapevo neanche della sua esistenza, fino a qualche giorno fa avevo perfino paura di lui perché aveva cacciato Harry nei guai, fino a qualche ora fa non lo conoscevo neanche di persona e ora mi ritrovo a considerarlo un amico. E’ così strana la vita.
“Sai cosa?”- ricomincia tirando su col naso non staccando la presa dal nostro abbraccio.- “Harry ha ragione, sei un angelo.”- sorride staccandosi e posso così specchiarmi in quei pozzi lucidissimi che suoi i suoi occhi dopo aver pianto. – “Non so come hai fatto a farmi parlare ma devi essere proprio speciale.”- mi lusingano le sue parole. Ma restano impresse solo quelle in cui Harry mi considera un angelo.
“Tutto si risolve prima o poi Louis. Puoi cominciare col non drogarti più, con trovarti un lavoro per aiutare in casa, col dare la macchina al tuo patrigno per andare a lavoro piuttosto che usarla per pavoneggiarti alle feste.”- cerco di essere il più simpatica possibile per far si che le mie parole sembrino consigli e non rimproveri.
“E’ più facile a dirsi che a farsi.”- sospira-
“La dipendenza puoi superarla.”
“Non credo, ci sono dentro da troppo tempo. Smettere di punto in bianco sarebbe un trauma.”
“Allora prepara a vendere anche la tua auto perché sarà un ciclo continuo che non finirà mai se non smetti tu per primo di ricominciarlo.”- ora è un vero e proprio rimprovero. Non può essere così cocciuto. Sta per replicare ma un rumore proveniente dai cespugli poco lontani da noi ci fa spaventare entrambi. Sembra che ci sia qualcuno ma spero con tutto il cuore che non sia così. I cancelli sono chiusi. Non può essere entrato nessuno dall’esterno della villa.- “Louis.”- bisbiglio.
“Sta tranquilla. Vado a controllare, non ti muovere.”- sono tentata di afferrarlo per la manica della giacca e pregarlo di non lasciarmi da sola fuori ma riesco a darmi un contegno raggomitolandomi nella mia vestaglietta di cotone. Torna pochissimi minuti dopo tranquillo, il che fa tranquillizzare anche me. - “ Non c’è nessuno, deve essere stato un gatto o qualcosa del genere, non preoccuparti.”- continua raggiungendomi con un sorriso di consolazione. E io tiro un sospiro di sollievo.
“Che serata diamine.”- sbuffo e adesso sono proprio stanca e senza forza. Voglio il mio letto.
HARRY’S POV
“E’ fatta?”
“E’ fatta amico.”- m’informa Zayn smettendo di digitare sulla tastiera del computer. – “Dobbiamo solo aspettare che qualcuno risponda all’annuncio.”
“Bene.”
Seguono alcuni attimi di silenzio prima che Louis da solo rientri in garage senza Tal. Dalla sua faccia posso vedere che ha pianto e da questo capisco che Tal lo ha fatto di nuovo. Speravo con tutto il cuore che lei riuscisse a farlo sfogare. Lui non cede davanti ai suoi amici ma davanti al visino di Tal anche il più feroce dei leoni risulterebbe un gattino.
“Ci è riuscita?”- chiedo al mio amico problematico. Ridacchia alla mia domanda probabilmente comprendendo che era quello che volevo.
“Si ci è riuscita.”- abbassa lo sguardo mentre Zayn guarda la scena confuso. – “Harry, tienila come un tesoro d’oro.”- annuisco fissando contento le mie scarpe da ginnastica. Lei è davvero un tesoro d’oro.
“Ora dov’è?”
“L’ho accompagnata fino alla casa della servitù, era stanchissima.”- bene, penso. E’ solo un’impressione ma credo che stiamo andando nella direzione giusta. Tal ha fatto sfogare Louis e la mia macchina e all’asta su internet. Serve solo che un fottuto stronzo risponda all’annuncio e compri la mia adorata macchina.
Le chiavi. Le chiavi dell’auto le ha papà. Devo trovare un modo per riprenderle prima di consegnare l’auto all’acquirente.
“Non so di cosa cazzo parlate ma nel frattempo quindici persone hanno visualizzato l’annuncio.”- c’informa Zayn e la nostra attenzione cade inevitabilmente sul computer davanti a lui. – “Credo che potremmo avere un compratore entro domani. Vi faccio sapere.”- conclude riponendo le sue robe nella valigetta. Se penso che sto davvero fottutamente vendendo la mia prima auto mi viene da piangere e da incazzarmi allo stesso tempo.
I miei fottuti amici si ritirano uscendo dal cancelletto secondario senza farsi vedere e ovviamente senza perdere l’occasione di sfottermi un’ultima volta per le fottute mutande da bambino. Sono esausto e domani c’è scuola. C’è un divano che mi aspetta nell’appartamento di Conrad. Sbuffo e vado in contro a Morfeo.
***
Non ho voglia di andare a scuola. E chi è che martella alle fottute sette del mattino privandomi del sonno? All’ennesimo scontrarsi di un martello su una superficie solida mi alzo incazzato dal divano non curandomi minimamente se Conrad sta ancora dormendo. Chi cazzo rompe le palle a quest’ora?
“Chi cazzo rompe le palle a quest’ora?!”- urlo nel mio fottutissimo pigiama improvvisato con solo un pantalone della tuta. Spalanco la porta d’ingresso della casa della servitù con eccessiva forza e un urlo dopo un frastuono assordante mi fa capire che ho urtato qualcuno dall’altra parte.
“Che cazzo hai in quella testa?!”- non può essere vero. Uscendo del tutto per controllare la situazione vedo il padre di Tal disteso a terra e accanto a lui una scala rovesciata insieme ad un martello. Guardo la scena e quasi ne sono compiaciuto.
“Che cazzo fai tu con un martello alle sette del mattino?!”
“Aggiusto il porta vaso, idiota!”
“E devi farlo ora?!”- mi sta fottutamente provocando?- “Sono stanco, dormo su un fottuto divano, non ho un pigiama, ho solo una maglia di ricambio, sono senza soldi, senza macchina, ieri sera non ho cenato e voglio fottutamente dormire!”- urlo contro quel diavolo di un padre di un angelo.
Che frase discorde. Avrei potuto continuare con la liste delle mie sfighe ma non era il caso. Mi chiedo perché non mi è passato per la cazzuta testa di prendere dei vestiti ieri notte mentre ero in camera.
“Mi scusi sua maestà!”- mi prende in giro e io ribollisco di rabbia. – “Così sai cosa si prova a non avere nulla, ragazzino.”- conclude più piano con una frecciatina mentre si rialza da terra e rientra in casa. Non mi piace il tono che usa con me. Mi da fottutamente sui nervi
Mi ci vuoi poco a notare la presenza di occhi indiscreti. Tutti i dipendenti si sono svegliati a causa delle urla e sono tutti affacciati nelle finestre sopra la mia testa. Conrad e anche Tal mi fissano, ma mentre il primo ruota gli occhi al cielo, la seconda mi guarda con rimprovero. Ho urlato contro suo padre ne ha il diritto. Ma mi sento comunque egoista nel non curarmi della sua rabbia piuttosto della sua canotta aderente sul suo seno e la vista dal basso non aiuta dal momento che è fottutamente sporta sulla ringhiera.
Faccio meglio a rientrare prima di avere una fottuta erezione mattutina.
TALITA’S POV
Sono arrabbiata, affamata e arrabbiata. Ho un mal di stomaco terribile, sono suscettibile e non ho chiuso occhio stanotte nonostante avessi un sonno terribile e quando finalmente riesco a chiudere gli occhi le odiose urla di Harry e papà mi perforano il cervello risvegliandomi. Per non parlare del fatto che ho macchiato le lenzuola. Odio questo stupido ciclo mensile. Urlo nella mia testa senza abbandonare il cipiglio arrabbiato che mi segue da questa mattina presto.
A scuola le cose non sono migliorate. Le stupide frecciatine di Conor mi hanno dato un’altra buona dose di rabbia. Le lamentele dei professori su chi non ha portato l’assegno per oggi hanno aggravato ancora di più la situazione. E ci mancava solo la stupida fila in mensa per farmi del tutto perdere le staffe. Grugnisco colpendo il pavimento con un piede maledicendo la ragazza che ci mette venti minuti per scegliere l’insalata.
“Siamo nervose oggi.”
“Sta zitto.”- ridacchia.
“Cosa?”- chiede divertito prendendo un panino al prosciutto in fila proprio dietro di me.
“Sta zitto.”- dico ancora con più enfasi.
“Se hai il ciclo non è colpa mia.”- risponde facendomi spalancare gli occhi, come lo sa?
“Come diavolo lo sai?!”- mi giro completamente verso di lui sperando che nessuno stia sentendo la conversazione.
“Ho visto le lenzuola in lavanderia questa mattina.”- dice ancora con un sorrisetto maligno addentando il suo panino non ancora pagato. Divento rossa come un pomodoro e l’immagine di lui che vede le lenzuola macchiate mi fa sprofondare nella vergogna. Ora, tra tutte le altre cose, sono anche imbarazzata. Proprio Harry non doveva vedere quelle cose. – “Andiamo Tal, non sono idiota, sei una donna. So come funzionano le donne e quando l’impianto perde ogni mese non puoi farci niente.”- sembra che lo faccia apposta e adesso non riesco a formulare una frase di senso compiuto. Cosa cavolo potrei rispondere a questo?
“Sei disgustoso.”- rispondo rivoltandomi verso la fila che fortunatamente riprende camminare.
“No, sono Harry. Se non ti prendessi per il culo in certi casi non sarei io, fiorellino.”- conclude uscendo fuori dalla fila e lasciandomi un solito bacio sulla guancia prima di raggiungere il tavolo con la sua comitiva di amici. Ruoto gli occhi al cielo e visto che sono fin troppo arrabbiata per continuare la fila afferro anche io un panino e corro con la mia tracolla da Liam e Veronica seduti in un tavolo più in là.
Non m’importa nulla, se può Harry posso anche io no? A che serve pagare un panino da cinquanta centesimi? I due mi salutano ma prima che possa rispondere sono già tornata indietro con un dollaro in mano per pagare anche quello di Harry. Mi ammazzerei quando faccio così. Perché non riesco ad essere trasgressiva per una volta? Ma dubito comunque che questo sia il giusto concetto di trasgressivo.
“Cosa è successo?”- ride Liam dopo aver visto le mie mosse.
“Ha il ciclo.”- perché si nota così tanto? Prima Harry e ora anche Veronica se ne è accorta. Oggi non è proprio giornata. Liam sembra più in imbarazzo di me e con un sorrisetto che cerca di nascondere affonda il viso nel suo piatto di pasta al sugo. – “ Va bene, cambiamo discorso.”- dice Veronica divertita. –“Talìta vieni con noi domani sera?”- mi propone addentando una cucchiaiata di macedonia.
“Dove?”
“C’è una festa al Saturn Castle, lì è sempre spettacolare. Allora vieni?”- una festa in un pub. Sarebbe la mia prima volta anche in questo. Non lo so, ne ho sentite a bizzeffe su queste feste, sull’alcol, sulla droga che gira, su ragazze succinte e ragazzi alla ricerca di ragazze facili.
“Se non vuoi non fa niente.”- mi consola dolcemente Liam.
“Voglio venire ma solo se mi promettere di non lasciarmi sola.”- sussurro spacchettando il mio panino.
“Non succederà, ti veniamo a prendere noi domani.”- m’informa Veronica e non so sinceramente quando possa io fidarmi delle sue parole ma sono sicura di poter contare almeno sul supporto di Liam quindi non replico e mi preparo mentalmente alla mia prima festa a base di alcolici che non toccherò.
***
Ho fatto bene a farmi accompagnare a casa da Liam. Con il mal di pancia che mi ritrovo non ero proprio in vena di ripercorrere la strada a piedi per ritornare da scuola. Come al solito molto gentilmente non ha fatto storie e mi ha salutata con un sorriso una volta che ho oltrepassato il cancelletto. Voglio solo sdraiarmi e leggere un po’ sul mio letto senza pensare ai problemi di nessuno per qualche ora a parte i miei dolori mestruali.
“Ti aspettavo.”- i miei piani vanno così in fumo.
“Perché?”- chiedo ad un Harry seduto sul bordo piscina con i piedi a penzoloni dentro l’acqua. Gli alberi fanno ombra dove si trova lui e l’aria è fresca ma non fredda come i giorni scorsi.
“Vieni.”- mi fa segno di seguirlo e di togliermi le scarpe. Capisco che vuole che mi metta nella stessa sua posizione quindi rialzo leggermente la gonna per non bagnarla mentre i miei piedi affondano nel liquido. So che mi ha guardato le gambe ma lo ignoro. – “Gelato?”- chiede porgendomi uno di quei gelati confezionati comprati in un bar qualsiasi. Quasi rido per la sua proposta e stare seduta con i piedi in acqua a mangiare un gelato sembra davvero allettante. Afferro il dolce mentre lui prende il suo.
“Come mai un gelato?”- chiedo.
“Così ti addolcisci un po’, sei acida oggi.”- risponde scartando il suo cono ma restando con le carte in più in mano. – “Potrei gettarle sul prato e far incazzare tuo padre, l’idea è allettante.”
“Se lo fai ti butto in acqua.”
“Acida.”
“Smettila di dirlo.”- mi lamento leccando la crema del mio gelato.
“No.”
“Harry.”
“Dimmi.”- risponde con il suo solito sguardo da chi la sa lunga.
“Sei un cretino.”- potevo dire qualcosa di meglio volendo.
“Dimmi qualcosa che non so.”- ride leccandosi le labbra piene di crema prima di girarsi verso di me e avvicinandosi nuovamente alla mia guancia. Le sue labbra mi sfiorano quel punto e io avvampo al contatto più prolungato del solito. Mi piace quest’abitudine che ha preso. E ora non ho dolore nello stomaco, solo farfalle lì dentro. – “Acida.”
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Sono tornata si, ammetto che in questi giorni sono stata un po' pigra, qui fa un caldo da morire. Tra feste per i diciotto anni e serate insonni per via del caldo mettermi al computer non è un'idea molto allettante anche se ho tanta voglia di scrivere. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. E' un capitolo molto leggero in cui ho voluto esprimere un po' di quotidianità, abbiamo scoperto anche qualcosa in più su Louis. Non vedo l'ora di postarvi l'altro capitolo ma dovrete come sempre aspettare un po' perchè mi piace la suspance lol Al prossimo aggiornamento e commentate e votate xx.
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