101. Quasi
TALITA'S POV
Lo stupore combinato a paura nei miei occhi nell'istante in cui si sono posati su mio padre e Doris. Papà sembra spaventato da noi tanto quando noi lo siamo da loro e la cosa non mi piace per niente. Pensavo fossimo i soli ad avere un segreto ma a quanto pare non è così. Qui c'è qualcosa che bolle in pentola.
"Volete dirmi cosa ci fate qui?!"- sbraita papà incurante della gente in attesa. Mi stringo di più al braccio di Harry in cerca di protezione. E mi viene subito in aiuto.
"Cosa ci fate voi qui!"- ribalta la frittata facendo sentire loro sotto accusa piuttosto che noi. Nessuno dei due risponde, invece si guardano come se stessero cercando una scusa plausibile ma dalle loro bocche non esce nulla. Come dalla nostra d'altronde. L'imbarazzo è palpabile. Penso che per oggi non entrerò in quell'ambulatorio. Harry stringe la mia mano in conforto, sa che sono agitata. Probabilmente perché gli sto stritolando il braccio.
"L'ho chiesto prima io!"- tenta papà. Doris al suo fianco sbuffa massaggiandosi le tempie in chiara frustrazione. La gente ci guarda. E' imbarazzante.
"Che ne dite di parlarne davanti a un tè?"- propone Doris. Probabilmente lei ha già capito perché siamo tutti qui. Ma questo cosa significa? Anche lei è incinta? Non può essere.
Nessuno fiata mentre lasciamo l'edificio avvicinandoci a piedi alla più vicina caffetteria. L'aria tra noi tutti è più gelida di quanto non sia già fuori. Trovo subito conforto nei riscaldamenti di questo piccolo caffè. Qui c'è decisamente più privacy, più caldo e più cibo. Guardo con gola quelle ciambelle glassate senza pensare che tra poco papà saprà tutto.
Harry è sempre accanto a me, mi circonda le spalle infondendomi sicurezza con un braccio mentre la sua mano tiene la mia sul mio grembo. Loro sono nel morbido divanetto davanti al nostro e ci scrutano attentamente, nello stesso modo in cui noi scrutiamo loro in attesa che qualcuno parli. Poi papà sospira. La preoccupazione nei suoi occhi, come se tutto gli fosse piombato addosso in un'unica volta.
"Doris è incinta."- sputa poi liberandosi. La cosa non mi stupisce. Non ci sono molti altri motivi per essere in uno studio di un ginecologo se non per un sospetto di gravidanza. Mi stupisce che ancora non abbia detto nulla su di me. – "Aveva un ritardo e siamo venuti per una conferma. Mi dispiace tesoro, non era premeditato."- si scusa guardandomi preoccupato.
"Perché ti dispiace?"- parlo per la prima volta a mio padre.
"Non volevo che lo scoprissi in questo modo."- guardo Doris che mi guarda preoccupata, come se stesse aspettando una reazione. Ma chi sono io per giudicare? Sono incinta anche io. Non so che genere di reazione si sarebbero aspettati ma mi sono fatta una ragione del fatto che papà ama Doris già da molto tempo. Avrò un fratellino, o sorellina.
"Sono felice per voi."- sorrido ad entrambi. Accanto a me percepisco Harry annuire in accordo a me. Loro evidentemente stupiti si guardano con un mezzo sorriso. Vedere papà, ancora un bell'uomo, e Doris, sempre stupenda, felici mi riempie il cuore di gioia. Infondo sono passati anni dalla morte di mamma e sono sicura che sarebbe felice, anzi, lo è sicuramente da lassù. Vedo papà tirare un sospiro di sollievo.
"Voi?"- chiede proprio lui. Non è possibile che non lo abbia capito.
"Andiamo Ruben!"- lo rimprovera Doris. – "Come fai a non averlo capito?"- chiede esasperata lei. Mio padre la guarda con sopracciglia aggrottate come se non stesse capendo. Diavolo, non rendere tutto più difficile di quanto già non sia. Papà prende ad osservare me e io prego mentalmente che lo capisca da sé. Un pizzico di consapevolezza nasce nei suoi occhi che da crucciati di aprono man mano in stupore insieme alla sua bocca. Scioglie le braccia dal loro incrocio e fissa prima me e poi Harry.
"Sorpresa."- borbotta Harry ironicamente ma con aria preoccupata notando lo strano sguardo di mio padre su di lui. Impercettibilmente indietreggia sul divanetto stringendo la mia mano sempre più forte quando lo sguardo di papà comincia a bruciare sul suo. Papà inizia a respirare dal naso pesantemente. Sembra un toro e io comincio ad avere paura.
"Hai messo incinta mia figlia?!"- sputa poi alzandosi dal suo posto e sbattendo le mani sul tavolo. Io e Harry saltiamo dalla paura ma ci diamo conforto a vicenda. Fortunatamente non c'è molta gente qui in giro. – "Come cazzo ti è venuto in mente?!"
"Oh! Una sera mi stavo annoiando e ho pensato, perché non facciamo un bambino?!"- risponde Harry a tono riprendendo la sua integralità di fronte a mio padre. –"Che cazzo di fottuta domanda è?!"- Era da tempo che non li vedevo discutere in questo modo. Per qualche tempo ho pensato che papà lo avesse accettato. O quasi.
"Fai poco lo spiritoso!"
"Vuoi che pianga?"
"No, voglio ucciderti!"
"Non ti conviene! Tua figlia crescerebbe tuo nipote da sola!"- lo provoca facendolo imbestialire. Papà si lancia per afferrare Harry che si tira indietro al gesto ma, fortunatamente, Doris riesce a trattenerlo per un braccio.
"Ruben! Calmati adesso!"
"L'ha messa incinta!"- sbraita contro la donna indicandomi. – "E' ancora una bambina!"
"Non sono una bambina!"- mi difendo. – "Ho ventitre anni! Mamma era più giovane quando è rimasta incinta di me!"
"Questo non c'entra nulla!"- risponde tagliente.
La tensione si taglia con un dito. Ci ritroviamo tutti in piedi con solo un piccolo tavolino a fare da muro divisorio tra noi e la furia umana. Perché non poteva semplicemente essere felice per noi e chiuderla lì. Mi fa sentire in torto proprio quando vorrei un po' di supporto da parte sua. E' l'unico genitore che mi è rimasto. Quanto vorrei che mamma fosse qui a tranquillizzarmi dall'alto della sua esperienza. Adesso non so più cosa fare. Senza rendermene conto tiro su col naso lasciandomi andare ad un pianto silenzioso.
"Tal."- Harry mi osserva con aria preoccupata, con il suo corpo fa da paravento in modo che io non riesca più a vedere mio padre e il suo sguardo arrabbiato. – "Non piangere, ti prego."- ma sono inconsolabile, saranno gli ormoni, non riesco a smettere. Lui asciuga le mie lacrime. – "Sei un padre del cazzo!"- sbraita Harry contro mio padre. Come al solito senza peli sulla lingua non si frena. – "Tua figlia è incinta, è fottutamente terrorizzata! E l'unica cosa che hai da dire sono cazzate invece di farla stare meglio!"- lo rimprovera. Io nascondo il viso sulla sua schiena, non riuscendo a smettere di piangere. Non sento nessuna risposta da papà ma con l'angolo del mio occhio bagnato riesco a scorgere la figura di Doris avvicinarsi a me e abbracciarmi.
Tramite il suo abbraccio, quasi riesco a percepire la presenza di mamma, quasi. So che non è lei ma questo mi trasmette la sua vicinanza in qualche modo. Sento la liberazione da tutte le paure con questo sfogo liberatorio. Sebbene riesca a sentire lo scontro verbale tra Harry e mio padre, che non si accinge a finire, io mi estraneo da quel mondo per cercare di calmarmi con l'abbraccio materno di Doris.
"Non devi piangere."- sussurra lei. – "Nel suo cuore è felice, credimi. E' solo il suo modo di reagire a tutto quello in cui c'entra Harry, ma non capisce quando esagera o quando arriva a farti stare male."- mi culla sussurrandomi parole dolci. Riesco a fermare le lacrime. Per un attimo ho sentito la voce di mamma invece di quella di Doris. L'ultima lacrima cade pensando a lei. Poi sospiro poggiando la fronte sulla spalla della donna nel mio stesso stato.
Quando mi riprendo, ritorno diritta ringraziandola con lo sguardo per quello che ha fatto. Mi asciuga le guance bagnate e sorridendomi mi da conforto. Ora sto bene. O quasi. Ogni volta che penso che cominci ad andare tutto bene, succede qualcosa che me lo fa rimangiare, è sempre stato così, da anni. E questa volta succede nell'istante in cui il pugno di papà si va ad infrangere con la guancia di Harry che perde l'equilibrio cadendo in terra.
"Cristo!"- impreca il mio ragazzo, fuori di sé dalla rabbia. Sta per rialzarsi e gliela leggo negli occhi la volontà di ricambiare il gesto, per questo mi getto fra le sue braccia. Questo lo fa fermare e mettere me al primo posto invece che la vendetta.
Ci guardiamo per pochi secondi, occhi negli occhi e lui capisce. Capisce che la situazione sta degenerando. Riprende il controllo e calma il suo respiro. Papà alle mie spalle non fiata. Harry di fronte a me poggia la fronte sulla mia senza smettere di guardarmi.
"Scusami."- poi sussurra e io osservo come piano i suoi occhi diventano sempre più lucidi e bagnati fino a sfuggire una lacrima, una sola. L'asciugo via. Con la sua scomparsa ritorna l'integrità di un uomo che non si lascia provocare. – "Andiamo via?"- io annuisco. E' l'unica cosa che voglio adesso. Mi afferra la mano, prende la mia borsa e la sua giacca e ci dirigiamo verso la porta senza dire altro. Senza salutare mio padre.
"Tal."
Sul ciglio della porta mi richiama e per quanto sia tentata di ignorarlo e andarmene, decido di dargli un'altra possibilità per essere felice per noi.
"Divento nonno quindi?"
Solo una piccola frase detta con un mezzo sorriso, forse rassegnato, forse spinto dalla paura di poter perdere il rapporto che abbiamo, ma abbastanza per convincermi a perdonarlo. E' mio padre in fondo. Ha sbagliato ma è pur sempre mio padre.
"E ci voleva tanto?"- commenta Harry verso mio padre. – "Potevi cambiare idea prima di darmi un fottuto pugno, no?"
"Volevo dartelo da anni, grandissima testa di cazzo."- riprende mio padre.
"Okay! Adesso non ricominciate, andiamo via da qui."- interviene Doris divertita prima che la cosa possa degenerare nuovamente.
Adesso si che sono molto più tranquilla. Di comune accordo abbiamo deciso che fosse meglio tornare tutti a casa. Papà e Doris, insieme agli altri, tra poche ore prenderanno un aereo per tornare a Los Angeles e tutto tornerà come prima. O quasi. Diavolo, nulla tornerà come prima da ora in poi.
Tornati a casa ci rendiamo conto che è già passata l'ora di pranzo e praticamente siamo usciti per nulla visto che non sono stata visitata da quel ginecologo, ma Harry mi ha promesso di riportarmi domani e questa volta non troveremo, o speriamo di non trovare, inconvenienti.
Harry mi ha costretta a sdraiarmi sul divano. Ha acceso la tv, mi ha coperta con una trapunta e mi ha preparato un sandwich farcito con tutto quello che c'era in frigorifero. In altri casi avrei rifiutato una simile schifezza ma per come sono affamata mangerei di tutto.
"Sai cosa?"- domanda poi seduto vicino a me, sgranocchiando qualche patatina. – "Ora dovremmo dirlo ai miei."
"Dopo averlo detto a mio padre, non ho paura di dirlo ai tuoi."- ammetto.
"Già, dopo il pugno non ho più paura di nulla."- concorda. – "Mi ha lasciato un fottuto occhio nero, ho visto le fottute stelle."
"Mi dispiace."- gli carezzo una guancia stando attenta a non premere sul livido che adesso, purtroppo, gli deturpa il viso.
"Di cosa?"
"Per questo."- rispondo sfiorandogli lo zigomo. Lui mi osserva, mi sorride e mi tocca la pancia. Penso che non finirà mai di farmi questo effetto.
"Ne è valsa la pena, mi taglierei una gamba per te."- risponde baciandomi. Ha le labbra calde e morbide. E sanno di formaggio. – "Per te e per lui.. o lei."- continua con uno strano ed euforico sorriso sulle labbra.
"Spero sia una lei."
"Io spero sia un lui."- alza gli occhi al soffitto come se stesse immaginando un piccolo Styles con cui giocare con giochi da maschi. – "Un mini Styles con i contro coglioni. Sarebbe il bambino più cazzuto di tutti."- vagheggia.
"Non crescerò un teppista."
"Un teppista buono."- lo osservo nella sua serietà e mi chiedo se stia scherzando o no.
"Uno come te?"- chiedo riscontrando delle somiglianze, nelle sue descrizioni, a quell'Harry di tanti anni fa.
"Figo vero?"
"Non proprio."- arriccio le labbra.
"Hei! Tu ti sei innamorata di me quando ero così!"- mi ricorda.
"Io mi sono innamorata perché hai un corpo da paura."- scherzo.
"Ah!"- fa il finto offeso. – "Io mi sono innamorato perché hai un culo da favola."
"Solo per quello?"- provoco. Lui in tutta risposta afferra delicatamente il colletto della mia maglietta sbirciandovi all'interno con labbra arricciate. Sono abituata a lui che mi fissa il seno ma adesso voglio sapere il perché di questo gesto alla mia domanda.
"Si.. decisamente solo per quello."- annuisce. Spalanco la bocca incredula.
"Stai dicendo che sono senza tette?"
"Ma no, ci sono.. da qualche parte."- scherza ancora.
"Harry!"- tento di non ridere mentre lui si piega in due dal ridere. La mia faccia deve essere alquanto buffa.
"Guarda il lato positivo! Sei incinta, le tue tette raddoppieranno."- mi fa notare. Pensandoci non sarebbe male riempire un po' di più il reggiseno.
"Così le troverai più facilmente."- alzo un sopracciglio. Lui ridacchia avvicinandosi alla mia guancia.
"Io amo le tue tette, amore mio."- sussurra prima di bagnarmi l'angolo della bocca. – "Stavo pensando.."
"Quando pensi non è mai qualcosa di buono."
"Stavo pensando."- mi avverte con lo sguardo di non provocarlo ma mantenendo la sua ironia. – "Tu che sei quasi una dottoressa laureata, dimmi, come funziona il sesso con una donna incinta?"- l'aria curiosa. Perché immaginavo che prima o poi una domanda del genere sarebbe uscita dalla sua bocca?
"Si può fare."- rispondo ripassando mentalmente le cose apprese in questi anni. – "Un po' complicato ma si può fare."
"Non rischio di metterti più incinta di quanto non sei?"
"Cosa? No! Come posso essere più incinta?"
"Magari faccio canestro di nuovo e sforni due gemelli, che ne so."- a volte non capisco se sia serio oppure sta scherzando. Il problema è che quando se ne esce con certe cose nascono dei dubbi anche a me. Stare con lui mi fa instupidire.
Ma amo fare la stupida con lui.
"Stavo pensando."
"Ancora?"- chiedo mentre cerco di non pensare a quanto vorrei assaggiare quella torta alle fragole che c'è in quella pubblicità in tv.
"Pensi che dovremmo trovare una casa più grande?"
"Perché?"
"Non lo so. Con un bambino qui staremo stretti."- pensa serio adesso abbracciandomi da dietro e poggiando il mento sulla mia spalla.
"Forse."
"Forse potremmo tornare a Los Angeles o da qualche altra parte."- pensa ad alta voce.
"E come fai con il lavoro e io con l'ospedale?"
"Non adesso."- mi culla tra le sue braccia. – "Ti laurei tra pochi mesi, io posso anche lavorare con papà a Los Angeles e tu puoi stare lì e lavorare in un ospedale lì."- penso che non sia una cattiva idea. – "E poi ci sono i nostri genitori, sarebbe più facile."
"Va bene così."- in fondo ho sempre amato più Los Angeles che New York.
"Si?"
"Si."
***
OTTO MESI DOPO
La schiena mi sta uccidendo, la pancia pesa e non riesco a stare in piedi per troppo tempo. Incredibile che sia riuscita a laurearmi in queste condizioni. Ho superato la nausea ogni volta che c'era da assistere all'operazione di qualcuno. Sangue, punti di sutura, anestesie. Ho anche cercato di dare un freno ai miei ormoni ogni volta che un piccolo paziente ferito entrava in ospedale. Ho rischiato di piangere per loro tante volte, la voglia di coccolarli e dargli delle caramelle era opprimente e il dottor Clark continuava a ridere di me.
Stupidi uomini.
Con la mia laurea in mano, adesso posso iniziare a preparare le valige. Io e Harry abbiamo deciso di tornare a Los Angeles ma negli ultimi tempi non fa altro che parlarmi dell'Inghilterra. Questa cosa mi puzza parecchio. Ma per ora sono determinata a passare gli ultimi mesi della gravidanza vicino alla famiglia, tranquilla e soprattutto lontana da un ospedale fin quando non partorirò.
"Stai bene? Vuoi che finisco io?"- Harry continua ad essere iperprotettivo. Praticamente in casa non faccio più niente da quando ho cominciato a non riuscire ad allacciarmi le scarpe. La cosa è alquanto irritante, odio essere così fisicamente impedita.
"Ce la faccio."
"Va bene."- lui ha imparato a non insistere in compenso, dopo avergli urlato contro, in preda agli ormoni, che voglio rendermi utile anche io. Mi ha fatto pena in quel frangente, tant'è che subito dopo l'ho abbracciato scusandomi e accarezzandogli la faccia.
Siamo in piena estate e in città fa un caldo orribile, non vedo davvero l'ora di arrivare a Los Angeles e soprattutto nella residenza degli Styles. Non vedo l'ora di rivedere quel fresco giardino e rilassarmi un po'.
Pieni di valige raggiungiamo l'aeroporto, ho dovuto lottare per farmi dare il permesso dal mio ginecologo per prendere l'aereo. Mi mancherà New York e tutti quelli che ho conosciuto qui ma adesso ho solo bisogno di tornare a casa.
In aereo, Harry non mi lascia un attimo in pace. Nei momenti liberi non fa altro che parlare al mio pancione. La cosa è alquanto tenera ma è come se facendo così svegliasse il bambino, che ogni volte prende a scalciare irrequieto non lasciandomi tregua. Ho sentito Doris al telefono ogni giorno, è stata lei a tranquillizzarmi ogni volta che sentivo che qualcosa non andava ma non c'era niente che non andava, erano solo mie fissazioni. Come la paura di morire dissanguata durante il sonno.
A New York avevo comunque Veronica, Nash e anche Liam che si è dichiarato zio acquisito sin dall'inizio, presto torneranno anche loro a Los Angeles, anche se per poco. Liam è stato incaricato dal signor Styles a dirigere la sede di New York e Harry era perfettamente d'accordo.
Atterrati riconosco subito in lontananza papà e Des che sono venuti a prenderci insieme a Conrad.
Des quasi non piangeva quando ha saputo che ero incinta e Anne ha tentato di calmarlo per quanto era possibile, ma neanche lei era emotivamente stabile.
Quando finalmente arriviamo tutti a casa, tiro un sospiro di sollievo. E' sera tardi e voglio davvero andare a riposare. Mentre Harry, Des e Conrad salgono le valige nella vecchia stanza di Harry, papà mi abbraccia felice che sia tornata.
"Sicura di stare bene?"- domanda toccandomi la pancia.
"Solo stanca."- ammetto, la schiena mi uccide.
"Vai a riposare. Io devo tornare da Doris."
"Si vai. Ci vediamo domani."
"A domani bambina mia."- mi bacia una tempia prima di salire in macchina e lasciare la residenza Styles. Sa benissimo che qui, con tutta la gente che c'è, sono al sicuro. Lui e Doris hanno deciso che fosse meglio prendere una casa solo per loro. Di certo il mini appartamento nella casa della servitù non era un granché. In compenso adesso Louis e la sua famiglia, Niall e sua madre, Rose e Conrad avranno più spazio.
"Tal."- Harry mi prende per mano aiutandomi a salire le scale. Anne mi abbraccia non appena mi vede.
"Ho risistemato la camera, non vedo l'ora di fartela vedere."- eccitata mi incita a salire al piano di sopra e con l'aiuto di Harry ci arrivo sana e salva. Quando metto piede nella vecchia stanza di Harry è completamente diversa da come la ricordavo. Sono sparite le lenzuola di raso nero e i muri sono ridipinti di un colore più chiaro.
"Mi piace così."- noto con piacere che comunque, tutti gli oggetti di Harry sono rimasti al loro posto.
"Vado a prepararti una tazza di tè."- dice premurosa Anne che fin dall'inizio non ha fatto altro che prendersi cura di me, anche se la maggior parte delle volte a distanza.
"Grazie."
Si, adesso si che sono a casa.
HARRY'S POV
Sono fottutamente esausto. Contavo i giorni che mancavano per tornare a Los Angeles. Negli ultimi mesi non ho fatto altro che lavare piatti, cucinare, pulire e uscire nel fottuto cuore della notte in cerca di un supermercato aperto per le voglie di Tal. Tutto questo, oltre il lavoro. Sono fottutamente felice di non dover fare più tutto questo. Con la servitù non dovrò più alzare un fottuto dito. Cazzo si.
Sospiro tranquillo finalmente sdraiato sul mio vecchio letto. Lei è nelle mie stesse condizioni, anzi no. Molto peggio. Non posso che essere fiera di lei per aver continuato a studiare ed essersi laureata in gravidanza avanzata. Lo vedo quanto soffre per il peso che deve portare, lei è così piccola e esile.
"Harry."- mi chiama dal posto accanto a me sul letto. Io mugolo incitandola a parlare. – "Mi aiuti a mettermi sotto le coperte, sono stanca."- sospira. So che odia chiedere aiuto. Non ci penso due volte a tirarmi su e a fare il giro del letto per aiutarla ad alzarsi. Affetto le sue mani e con forza la tiro. Lei strizza gli occhi sforzandosi e odio vederla così fottutamente stanca. Non posso fare a meno di pensare che non vedo l'ora che nasca.
Dicono che le donne incinte di solito prendono tanto peso e gli si gonfiamo le caviglie e le mani, Tal raramente ha avuto questi problemi fortunatamente. E' già abbastanza al limite in questo stato, non voglio pensare a qualcosa di peggio. L'aiuto ad aprire le lenzuola leggere e dopo essersi lentamente spogliata dei vestiti restando con la solo sottoveste, si siede sul materasso sciogliendosi i capelli dall'adorabile treccia che è solita farsi.
Anche incinta è sempre bellissima, Dio, è anche più bella. Voglio che venga coccolata fino alla fottuta fine, deve avere tutto quello che le serve.
"Perché mi guardi così?"- chiede lisciandosi i capelli con le dita snelle.
"Come ti guardo?"- chiedo raggiungendola sul lettone mentre lei si stende su un fianco. La stoffa bianca di raso la accarezza dolcemente il pancione. La mia mente perversa pensa che è ancora fottutamente sexy.
"Come se volessi saltarmi addosso."- ride stancamente.
"Vuoi che ti salti addosso?"- domando con un sorrisetto che non ha nulla di casto.
"Per quanto mi piacerebbe mettermi a quattro zampe per te, adesso sono davvero esausta."- sorrido divertito pensando allo strano modo in cui siamo costretti a fare sesso in queste condizioni. Ma ora come ora non voglio fare sesso, voglio solo guardarla. Guardarli.
"Dormi allora."- mi allungo spegnendo l'abatjour dal suo lato della stanza lasciando aperta la mia che però non le da fastidio. Ogni tanto ho paura di dormire accanto a lei, più volte ho dormito sul divano a sua insaputa, preoccupato di poterle tirare un pugno o un calcio nel sonno.
Resto a fissarla fin quando non comincia a respirare pesantemente, significa che si è addormentata. Per quanto voglia non riesco ancora a prendere sonno e la cosa è alquanto irritante perché ultimamente capita più spesso. Stando attento a non fare rumore lascio la mia stanza e scendo giù in salotto. E' tutto buio, tutti stanno dormendo. Raggiungo la cucina per prendere qualcosa da bere e quando mi ritrovo seduto su uno degli sgabelli finalmente tiro un sospiro di sollievo. Sono a casa.
Sorseggio la mia acqua guardando fuori dalla porta finestra che da sul giardino e il mio sguardo si perde lì a pensare. Non posso credere di stare per diventare padre. E' surreale. Ormai siamo agli sgoccioli, potrebbe succedere da un momento all'altro e non so neanche se sono pronto. Probabilmente è questo che non mi fa dormire la notte. Ed è fottutamente stressante perché dicono che una volta nato probabilmente non dormiremo più. Beh io ho incominciato prima.
Il rumore di una porta chiudersi mi fa voltare, penso, inizialmente, che sia un ladro ma mi calmo quando vedo che è solo Gemma. Gemma?
"Dove sei stata? Sono le due di notte!"- la rimprovero quando, senza saperlo, si accorge di me che sono in cucina. Cristo, mi comporto già da padre rompi cazzo.
"Sono stata a una festa."- risponde semplicemente ruotando gli occhi al cielo.
"Non devi tornare così tardi."
"Neanche papà mi fa le ramanzine."
"Allora te le faccio io. Non sai cosa c'è lì fuori."
"Tu lo sai bene invece."- risponde tagliente. Assottiglio lo sguardo e rifletto su come sia diventata così menefreghista.
"Si, io lo so bene, per questo te lo dico."
"Lo so bene anche io, fratellone."- mi sorride. E' intelligente. Lo è sempre stata, non so perché mi preoccupo tanto. – "Non mi caccio nei guai, sei tu che ti cacci nei guai."- continua.
"Non più, Gem."- sospiro finendo il mio bicchiere d'acqua. Lei annuisce.
"Come sta Talìta?"- domanda sedendosi su uno sgabello di fronte a me, poggiando la sua borsa all'ultima moda sul bancone.
"Sta bene, è di sopra che dorme."
"Sei nervoso? Io sono nervosa per te."- dice. – "Non vedo l'ora di diventare zia."- scuote due pugni in eccitazione. Io me la sto facendo sotto.
"Non so cosa succederà."
"Ci sarà un bambino in giro per casa, ecco cosa succederà."- la vedo fin troppo contenta per questa cosa. Già la immagino a viziare mio figlio come una zia tradizionale. La cosa mi sta bene. Spero solo che non cresca una testa di cazzo, viziato come lo ero io.
Sto per replicare quando un improvviso frastuono su per le scale mi mette in allerta. Salto giù dallo sgabello in meno di un secondo e salgo le scale due a due quando sento la voce di Tal chiamarmi. Mi precipito con il fiatone e mamma e papà sono già sul ciglio della porta della loro stanza.
Catapultatomi nella mia stanza vedo Tal in piedi con il cellulare in mano. Non può star succedendo adesso.
"Doris, Doris sta per partorire."- tutti tiriamo un sospiro di sollievo quando sgancia la bomba. Per un attimo pensavo le si fossero rotte le acque. La vedo cercare di vestirsi velocemente. I miei corrono a prepararsi pure mentre Gemma mi aiuta a vestire Tal. – "Odio questa situazione."
"Odi essere incinta?"- aggrotto le sopracciglia frugando nell'armadio per cercare qualcosa per coprirla.
"Odio non potermi vestire da sola! Sono grassa!"- sbuffa pesantemente mentre Gemma l'aiuta ad infilare i pantaloni.
"Non sei grassa, sei incinta."- ripeto. Non è di certo la prima volta che fa questo discorso.
"Non dovresti urlare davanti al bambino."- consiglia Gemma che le allaccia le scarpe.
"Non posso poggiarlo due minuti in corridoio, sbraitare e riattaccarmelo, ce l'ho dentro di me!"- Gemma trattiene una risata e lo stesso faccio io poggiandole la giacca sulle spalle.
"Mantieni la calma, andiamo."- la incinto. Papà ha già uscito la macchina e in poco tempo siamo in ospedale dove un nervoso Ruben fa avanti e indietro per il corridoio aspettando che qualcuno gli dica qualcosa. Pensare che tra poco mi ritroverò in quella stessa situazione mi mette una fottuta ansia addosso.
"E' dentro. Nash sta arrivando."- sussurra in apprensione.
"E perché tu sei fuori?"- chiede Tal a suo padre. – "Non mi dire che l'hai lasciata sola."- ruota gli occhi al cielo.
"Non ce la faccio Tal. Quando sei nata tu c'era nonna con tua madre. Io ero fuori proprio come ora."
"Che codardo."- borbotta Tal senza farsi sentire. – "Tu resterai con me vero?"- mi chiede pretendendo una sola risposta.
"C- certo."- rispondo con voce stridula in preda al panico. Non avevo pensato a questo. Cristo non ci avevo fottutamente pensato. Lei mi scruta attentamente ma lascia cadere il discorso.
Succede tutto molto in fretta, un dottore entra in sala parto, ne esce un'infermiera che parla con Ruben. Da lontano lo vediamo nervoso e si tortura le labbra e i capelli con una mano ma alla fine, dopo una veloce occhiata a Tal e un respiro profondo, prende la decisione di entrare. Sverrà sicuramente. Ma non poteva lasciare Doris completamente da sola.
Dopo un'ora di attesa, lascio Tal con mamma e Gemma e decido di andare a prendere un po' d'aria fuori. Tutte queste nascite mi mettono agitazione. Dopo anni, chiedo una sigaretta ad un uomo qui vicino e me la faccio accendere. Il sapore è amaro e per poco non tossisco fuori l'anima. Sono troppo nervoso.
"Hai ricominciato a fumare?"- la voce di papà mi fa quasi saltare dallo spavento. Ero assorto nei miei pensieri.
"Ho ricominciato adesso."
"Paura eh."
"Mi sto cagando addosso."- agito le gambe gettando fuori il fumo dalla bocca con lo sguardo perso a guardare il parcheggio illuminato.
"E' normale."- risponde semplicemente. – "Cosa vuoi fare dopo? Vi volete sposare?"- che grandissima cazzata. Ruoto gli occhi al cielo.
"No."- non ne abbiamo la più fottuta intensione. Quando ci si sposa cambia tutto e a noi va tutto più che fottutamente bene così.
"Perché?"
"Tal e io non ci vogliamo sposare."
"Te lo ha detto lei?"
"Papà, lei non voleva neanche un figlio così presto, figurati se vuole sposarsi e lo stesso vale per me."- spiego.
"Se è quello che volete voi."
"Si, è quello che vogliamo."- la mia voce viene ovattata alla fine da quella di mamma che sovraeccitata ci annuncia che Doris ha partorito. Papà e io corriamo dentro ma è ancora impossibile vedere Doris. Tal mi raggiunge con evidente stanchezza negli occhi. Oggi si è davvero sforzata troppo e avrei preferito che riposasse tutta la notte ma così è impossibile. L'abbraccio a me, cullandola. Poggia la testa sulla mia spalla e io ne approfitto per massaggiarle la schiena che so che le fa male.
Qualche minuto dopo un'infermiera esce dalla sala parto con un fagottino in mano. Ma quanto cazzo sono piccoli. Entra nella nursery e da dietro un vetro vediamo come quel bambino viene adagiato in una culla trasparente con un braccialetto al polso.
"E' mio fratello, Harry!"- gli occhi luminosi di Tal mi mettono gioia e mentre lui guarda il suo nuovo fratellino appena nato io penso a quanto sia bella anche se fottutamente stanca. Quel bambino mi mette la stessa paura che mi mette Ruben, cristo, me ne bastava uno! Ad un tratto sento le mie scarpe di cuoio scivolare sul pavimento e osservando la pozzanghera ai miei piedi aggrotto le sopracciglia.
"Ma che cazzo, c'è un fottuto tubo che perde qui in giro?"- commento scuotendo la scarpa.
"Sono io."- parla poi Tal con voce strozzata. Sgrano gli occhi quando lancia un urlo di dolore tenendosi la pancia. Io l'afferro per i gomiti cercando di tenerla e di non scivolare allo stesso tempo. Porca puttana, non ora.
"Papà!"- urlo chiamando mio padre in cerca di aiuto. Lui e mamma corrono aiutandomi a tenerla. Non voglio vederla contorcersi dal dolore in questo modo, non mi piace.
Un'infermiera ci corre incontro con una sedia a rotelle dove adagio Tal che stringe i denti.
"Harry."- ansima ma io non so cosa fare sono fottutamente in preda al panico. – "Non mi lasciare sola."
"Tal."- sussurro quando la donna comincia a portarla via chissà dove. Io tento di seguirla ma questo fottuto liquido in terra e le mie stracazzo di scarpe di cuoio mi fanno scivolare impedendomi di muovermi. – "Cristo!"
"Harry! Vuoi muoverti ad andare con lei?!"- urla Gemma afferrandomi per una manica della giacca.
"Ci sto provando!"- in preda all'ira afferro i miei fottuti piedi e mi libero dalle scarpe gettandole lontano da qualche parte. Le calze fanno presa sul pavimento e io riesco finalmente a raggiungere la mia Tal. Viene portata in una stanza e quando la vedo è su un letto. Delle cinture le circondano la pancia e al dito indice ha un aggeggio che non so a che serve. E' monitorata. L'infermiera sembra tranquilla ma Tal è terrorizzata. Mi avvicino a lei tenendole la mano. Fanculo la paura, devo starle vicino.
Mamma parla con la donna in cerca di risposte e papà ascolta attento.
"Harry, ho paura."- respira freneticamente.
"Sta tranquilla."- le stringo le mani. Sia le mie che le sue tremano. Non riesco neanche a tranquillizzare me stesso, come cazzo pretendo che funzioni con lei? Le bacio una tempia cercando di infonderle coraggio ma ora come ora mi viene da piangere.
"Ti stai dilatando, Talìta."- annuncia la donna e solo ora mi accorgo che Tal non indossa più i suoi abiti ma un camice come quello che ho indossato io quando mi sono rotto la gamba. Quello che tiene il culo scoperto. La donna sprona la mia donna a divaricare le gambe. Vedo papà e mamma venirmi a fianco. Che cosa strana. Adesso una sconosciuta sta guardando la vagina di Tal. L'ho vista solo io fin'ora. Vedo Tal irrigidirsi. Sebbene siano passati anni, lei è ancora restia a farsi vedere dagli altri e soprattutto a farsi toccare. Non che mi dispiaccia.
"Sta calma. Sapevi che sarebbe successo."- la tranquillizzo sussurrandole all'orecchio.
"Mi fa male."- piange stritolandomi la mano ad ogni contrazione.
"Lo so."- no, non lo so, cazzo. Come faccio a saperlo. Non so più neanche quello che dico. Un dottore in camice entra in questo istante presentandosi. Onestamente non ho capito neanche come si chiama ma se fa partorire Tal senza problemi, non m'importa di altro.
"Chi l'ha seguita, signorina?"- chiede l'uomo a Tal che non riesce a rispondere in preda agli spasmi.
"Il Dottor Clark di New York."- rispondo io al suo posto. – "Doveva venire la prossima settimana, non pensavamo potesse succedere adesso."
"Nessun problema."- dice distrattamente lui scrivendo sulla sua cartellina. Ho il cuore che va a mille, probabilmente sono fottutamente pallido. Quando Tal lancia un urlo più forte degli altri so che siamo in un punto di non ritorno.
Non so quanto tempo stiamo qui dentro, Tal continua ad urlare, ad imprecare più di quanto non l'abbia mai sentita, mi ha maledetto in qualsiasi modo possibile.
"Stronzo! E' tutta colpa tua! Cosa ti ho mai fatto di male?!"- per poco non mi mettevo a piangere come un bambino ma mamma continuava a ripetermi che non pensa davvero quello che dice. Lo so benissimo ma che cazzo.
"Mi stai fratturando la mano, Tal!"- serro i denti cercando di reprimere il dolore.
"Non è un cazzo in confronto a quello che sta succedendo a me!"- urla ancora mentre il dottore le dice di continuare a spingere. Credo che nel frattempo sia arrivato anche Ruben da qualche parte ma do poca importanza a tutto a parte Tal. Un ultimo urlo e un'ultima spinta e poi tutto sembra silenziarsi. Solo un pianto stridulo riempie le mie orecchie ed è il momento in cui crollo anche io in un pianto silenzioso.
Poi il buio.
***
Un forte mal di testa mi costringe ad aprire gli occhi, non c'è verso che riesca a dormire ancora. Ma dove sono? E' tutto bianco attorno a me. Sono morto?
"Finalmente ti sei svegliato."- no, non sono morto. La prima cosa che vedo è Tal su un letto. Poi capisco che anche io sono su un letto vicino al suo.
"Tal."
"Hai dormito per dodici ore dopo che sei svenuto."- annuisce con un'aria divertita ma leggermente stanca. Abbasso lo sguardo alla ricerca della sua pancia ma non c'è più. Non c'è. – "E' lì."- mi indica una piccola culla accanto a lei e uno sguardo dolce in viso. Non ci posso credere, sono svenuto. Adesso è tutto calmo. Prendo le forze per alzarmi e mi accorgo di essere ancora scalzo. Mi avvicino alla piccola culla e quando una piccola bambina con un pigiamino rosa mi guarda da lì perdo un battito. La mia bimba. Non riesco a non inginocchiarmi davanti a lei e a non toccarla. La sua pelle è così morbida. Inevitabilmente una lacrima lascia il mio occhio destro quando la sua piccola manina afferra il mio dito.
"Come vuoi chiamarla?"- riesco a chiedere.
"E' femmina."- con quelle parole sembra che dica tutto e io capisco all'istante che pensa a sua madre.
"Jodha?"- cristo si, mi sta più che bene. Tal annuisce e in questo momento l'unica cosa di cui ho voglia è baciarla, e lo faccio senza pensarci. – "Grazie."- sussurro sulle sue labbra.
"Hey famiglia felice!"- fanculo, Louis. – "Ma che carina! Harry! Ha i tuoi occhi!"- seduto accanto a Tal, sul suo letto osservo come tutti, uno dopo l'altro fanno irruzione nella stanza e tutti gli occhi sono su mia figlia. Mamma per poco non piange e papà lo stesso. Ruben tutto d'un pezzo tiene in braccio il suo di figlio e Doris è accanto a lui ma su una sedia a rotelle. Gemma comincia a fare foto a Jodha e resto stupito quando arrivano anche Liam e Veronica mano nella mano. Ci avrei giurato.
Scuoto la testa felice, incrociando le mie dita a quelle di Tal. Jodha fa la piccola star della situazione insieme al nuovo fratello di Tal e io non posso essere più felice di così.
Adesso va tutto per il meglio. Credo di aver raggiunto la felicità più assoluta.
O quasi.
"Facciamone un altro, Tal."
"Accontentati di quello che hai, idiota."
"Acida."
Fine.
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LEGGETE
No non ci sarà un sequel mi dispiace. La storia è giunta al termine e neanche per l'ultimo capitolo sono stata puntuale, ma ormai mi conoscete. Spero vivamente che questa storia vi sia piaciuta e che l'abbiate amata tanto quanto l'ho amata io! Che tristezza quando qualcosa giunge al termine, adesso mi sento vuota e malinconica, cristo. Non fatemi piangere. Ci tengo a ringraziarvi tutti per il supporto che mi avete dato e tutti i voti e le visualizzazioni e i commenti mi hanno spronata a farlo. Senza di voi questa storia si sarebbe fermata al primo capitolo. Voglio dirvi che ho serie intenzioni di pubblicarla, ovviamente dopo averla corretta e quando succederà ve lo farò sapere qui. Quindi tenete sempre sotto controllo questo libro, non si sa mai. Grazie mille di cuore ancora una volta!
Vi ricordo che questa non è la mia unica storia, riprenderò a tradurre Stay e finirò quelle che ho già iniziato nella mia mia bacheca (The heart team e M&D) e inizierò a breve anche On Line, quindi seguitemi anche lì se volete! Non smetto di certo di scrivere. Spero di riavervi tutti.
Adesso però voglio sapere cosa pensate voi. VIA ALLE VOSTRE RECEZIONI, voglio sapere tutto.
Se volete seguitemi su Twitter: grYOLO1D o su Instagram: namelessgrace96. Potete scrivermi quando volete.
Un bacio, Grace.
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