Capitolo VIII
Presto cessai di scherzare, realizzando il contesto in cui eravamo immersi, trapelando imbarazzo così come lui.
Uscimmo dal lago senza proferire parola e, ancora bagnati, tornammo in macchina.
Partimmo e in qualche instante ci ritrovammo di nuovo al centro della città.
« Se tuo padre sapesse di questo mi ammazzerebbe! »
Disse ironicamente.
Quelle parole mi ferirono, ma non fu colpa sua.
Non poteva sapere.
Voltai la testa al finestrino distogliendo lo sguardo dal suo.
« Io un padre non ce l'ho. »
Risposi io con voce roca e triste.
« Scusami Megan, non lo sapevo. »
Disse con aria molto dispiaciuta.
Continuai a non parlare, e così lui ruppe il silenzio.
« Io poco tempo fa litigai con mio padre, e tutto ciò che mi aspettava ho dovuto dimenticarlo. È per questo che adesso vivo in un monolocale. »
Non sapevo quale delle due cose fosse la peggiore. Avere un padre morto o avere un padre assente nella nostra vita?
« Mi spiace, spero che un giorno il vostro rapporto possa migliorare. »
« Me lo auguro! »
Disse con tono sfiduciato.
Il sole cominciava a tramontare ed io mi godevo il panorama.
Infine arrivai a casa.
« Arrivederci Megan, e non metterti nei guai! »
Mi baciò la guancia.
« Si signore! »
Dissi imitando un saluto militare.
Scesi dalla macchina e lo vidi allontanarsi con molta velocità.
« Megan! Sei qui! Forza, vieni! »
Mi richiamò mia madre dal balcone intenta a stendere i panni.
Non le risposi e aprii la porta di casa utilizzando le chiavi messe precedentemente in borsa.
« Dove sei stata per tutto questo tempo? Ti ho aspettata per pranzo e non ti sei fatta vedere! »
Disse con voce moderata.
« Mamma ero a fare un giro. Sono una diciottenne, non puoi trattarmi come una di dodici anni! »
Esclamai stufa per poi lavarmi le mani e mettermi a tavola aspettando la cena.
Mia madre posò il piatto sul tavolo dove ero solita sedermi. Lei si sedette di fronte a me e cominciammo a mangiare.
« Buon appetito! »
Inauguraii io prima di fiondarmi sulla cena.
Una volta finito mi alzai e deposi il piatto in lavandino.
« Ah! Sul tavolo ti ho lasciato il numero di Selina, la nipote del tuo nuovo capo. Il turno domani inizia alle dieci, mi raccomando! »
Mi fece l'occhiolino mentre salivo le scale.
La mia sonnolenza faceva fatica a presentarsi, e così, in preda alla noia, tirai fuori dal cassetto un mio vecchio diario e, come all'epoca, ci scrissi una frase pensata al momento.
" Un'anima triste scrive in modo migliore perché uno specchio infranto riflette meglio la luce del sole "
Rilessi le pagine precedenti e ridacchiai per i miei strani pensieri adolescenziali.
Ripensai alla mia vita passata: le medie, il bullismo, la merenda che mi preparava mia madre dopo aver giocato, quando mi sporcavo col fango e quando non avevo paura della pioggia, quando non importava se l'acqua fosse fredda o calda, perché sapevo che ero circondata di persone che si sarebbero prese cura di me, ma poi quando cresci tutto cambia, e sorgono responsabilità, paure, ansie...
Mia madre bussò delicatamente alla porta, probabilmente con il terrore di svegliarmi.
« Entra! »
La invitai con voce bassa.
« Volevo solo darti una cosa...Forse nemmeno ti piacerà. È un ricordo di tuo padre, me lo regalò al nostro primo anno di fidanzamento. »
Si avvicinò al letto e mi porse tra le mani una collana semplice con un ciondolo azzurro.
« Mamma...È stupenda! Grazie! »
Le dissi sollevandomi sulle ginocchia per abbracciarla.
Sembrava molto felice.
« Dai, ora dormi! »
Mi rimboccò le coperte proprio come quando ero piccina, e una volta uscita dalla stanza io spensi la luce e mi addormentai.
Mi svegliai alle nove del mattino, ovvero un'ora prima.
Volevo dare una buona impressione.
Per cominciare feci una doccia, e mi presi cura del mio viso con svariate cremine.
Da piccola soffrivo d'acne, il ché mi creò un grosso problema d'autostima.
Chi non l'ha avuta non potrebbe capire, sembra un argomento stupido ma per me vale molto.
Quando ti presenti, la prima cosa che una persona guarda di te è il volto.
Mi sentivo a disagio, cercai in tutti i modi di togliere questo peso dalle spalle, e quando ci riuscii promisi a me stessa di curare ogni giorno il mio aspetto interiore ed esteriore.
Non mi reputavo una bella ragazza, ma almeno provavo ad esserlo.
Indossai una semplice t-shirt bianca, dei skinny jeans e ci abbinai delle scarpe nere.
Raccolsi i lunghi capelli in una coda alta e ordinata e infine misi la collana regalata da mia madre, che da quel giorno in poi avrei sempre tenuto con me.
Mi ritrovai al piano di sotto a fare colazione: un bicchiere di latte ed un cornetto al cioccolato.
Sentii i passi di mia madre percorrere le scale, ma avendo del cibo in bocca non le diedi subito il buongiorno.
« Megan, come sei carina! »
Elena, proprio come me, adorava le cose semplici.
« Grazie mamma! Ti ho lasciato la colazione sul piano da cucina! »
Dissi sorridendole per poi uscire di casa.
Quel giorno la città aveva un aspetto più armonioso del solito.
Il cielo era più celeste, gli alberi più verdi e i fiori più vivaci, i quartieri sembravano puliti e per un attimo mi sembrava di sentire ancora il rumore rilassante del fiume che scorreva.
La villetta di Magdalena, ovvero la signora a cui avrei dovuto badare, era di fronte a me, e senza esitare bussai alla scura porta.
Essa si aprii, ma non mi parve di vedere nessuno.
Un volto bianco e demonicale si presentò dinnanzi ai miei occhi e in preda al terrore agitai il mio corpo urlando, per poi sentire un tonfo.
« Eh? Ma chi è? »
Sentii un'anziana voce farsi sempre più vicina.
« Piacere! Io sono Megan, la nuova badante e lei dev'essere... »
« Silenzio ragazzina! Guarda cos'hai combinato! Hai rotto una delle mie bambole di porcellana preferite! »
Magdalena indicò i resti di quella spaventosa creatura sparsi sul pavimento con il suo lungo bastone.
« Mi scusi signora, io non volevo distruggerla, è stato un incidente! »
Risposi mortificata e mi accovacciai per pulire quel disastro.
« Si! Si! »
Girò intorno a me con la sua sedie a rotelle guardando attentamente ciò che facevo.
Indossava un abito rosa invaso da decorazioni floreali e foglie, dei classici mocassini blu e una grossa collana di perle.
« Ahh! Tua madre mi ha raccontato di te sai! Ci tengo a dirti che quelle sono le mie bambole e non dovrai toccarle! »
Indicò un grosso scaffale colmo di quelle che lei definiva " bambine " .
« Sono qui per occuparmi di lei e della sua casa! »
Continuai il discorso voltandomi e notando che la casa non era affatto male, certo, lo stile era molto retrò ma le dimensioni erano colossali per una sola persona.
« Ha davvero una bella casa, Magdalena »
Le sorrisi.
« Cosa hai detto?! »
Rispose imbronciata alzando le poche sopracciglia che aveva.
« Che ha una bella casa! »
Ripetei io con tono più alto.
« Si! Si! »
Annuì lei per molto tempo.
Mi diedi da fare prima con le faccende di casa: lavai il suo set di piatti, i bicchieri di cristallo e spolverai i suoi mobili polverosi, pulii i pavimenti e ci misi davvero molto tempo siccome la casa non era piccola.
Preprai del cibo infine, servendo un piatto tipico delle nostre parti: i canderli.
Erano conditi con formaggio e salsa di funghi, un piatto che mi ha insegnato a cucinare onorevolmente mia madre.
Lei sembrò gradire e io ne fui molto contenta.
Così, dopo aver pranzato a mia volta, la accompagnai vicino il televisore lasciandola guardare i suoi programmi preferiti.
Non avendo nulla da fare, pensai alla giornata trascorsa in precedenza.
Non sapevo se avrei dovuto pensare a quel bastardo o ad Armando.
Lui era stato uno stronzo, ed io una stupida a bere così tanto.
Mentre Armando...Lui, era così gentile, così dolce e premuroso.
Sembrava un ragazzo spuntato da un film, uno di quelli che ti fa scomparire tutti i problemi.
La vecchietta si addormentò ed io spensi il televisore aspettando un suo risveglio.
Nel frattempo sparecchiai la tavola.
Non ci mise molto a svegliarsi ed oramai il mio turno giungeva al termine, almeno per oggi.
« Signora, non ci siamo ancora accordati per i soldi »
Dissi sempre con aria gentile e delicata.
« Non avrai nessun soldo da me! E sai perché? Perché non sai fare nulla! »
Rispose spalancando gli occhi.
Ed io, innervosita, feci lo stesso.
« D'accordo, allora andrò via, buona giornata signora Magdalena! »
La salutai alterando non di molto il tono di voce.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro