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Capitolo II

« Robert! Fai il buono! »
Il cane smise di abbaiare e il mio cuore velocemente riprese a battere normalmente, infine aprii gli occhi e vidi un ragazzo venirmi incontro sorridendo.

Aveva gli occhi di colore diverso, uno marrone e l'altro verde.

Trovavo l'eterocromia molto affascinante, odiavo i ragazzi perfetti, quelli occhi azzurri, fisico scolpito e magari ricchi.

« Scusami se il mio cane ti ha fatta spaventare! Lo fa sempre ogni volta che vede qualcuno di nuovo...Comunque, hai bisogno di qualcosa? »

La sua voce era molto bassa, facevo fatica a comprendere ciò che diceva.

Mi sentii protetta.

Il fatto che mio padre non ci fosse mai stato nella mia vita provocava in me un effetto devastante, e ogni volta che qualcuno mi rassicurava lo sentivo vicino, mi faceva davvero male ma allo stesso tempo bene.

Mi voltai velocemente indietro per dare un'occhiata, la macchina era scomparsa.

« No, scusami, stavo solamente cercando un rifugio. »

« Un rifugio da cosa? »

Gli spiegai cosa era successo.

Mi guardò preoccupato, i suoi occhi sembravano lucidi.

« Non preoccuparti, ora è tutto passato! »
Dissi io rassicurandolo.

Distolse lo sguardo voltandosi a sinistra per poi riscontrare il mio.

« Lascia che ti accompagni a casa, perfavore. »

Non conoscevo quel ragazzo e il fatto di entrare nella sua macchina mi faceva abbastanza agitare, tuttavia mi trasmetteva un energia positiva e inoltre ero troppo spaventata per l'accaduto successo poco prima.

Si avvicinò leggermente a me e mi tese la mano.

« Comunque, io sono Armando, piacere! »

« Megan, piacere mio! »

« Nome insolito, ma stupendo. »

Mi sorrise.

Aveva dei denti bianchissimi e delle fossette abbastanza evidenti.

« Andiamo? »

Alzò le sopracciglia, io annuì...Lui cominciò a incamminarsi fuori l'edificio e svoltò leggermente a destra, io lo seguii e ogni tanto lo vedevo girarsi indietro per assicurarsi che io fossi ancora dietro di lui, finalmente ecco la macchina.

Una punto rossa 2015.

Aprii la porta facendo attenzione al muro che era molto vicino ad essa, entrai e lui mise in moto.

Non vedevo l'ora di prendere la patente

Stavamo in silenzio, mentre io osservavo l'automobile.
Era molto disordinata, dietro c'erano almeno cinque buste che non lasciavano intravedere il contenuto.

Ci fermammo al semaforo per un paio di minuti e lui guardandomi esclamò:

« Occhi azzurri, capelli neri...Ora capisco perché ti chiami Megan! »

« Ohw, non credo sia per quello, ma lo prendo come un complimento, quindi ti ringrazio. »

Ripartimmo e io gli diedi indicazioni stradali per casa mia, finalmente dopo circa sette minuti arrivammo, io lo ringraziai e aprii la porta alzandomi lentamente.

«Ci rincontreremo, vero Megan Fox?»

Accennai un sorriso.

« Spero di si! »

« Allora ciao. » Ricambiò il sorriso

« Ciao Armando! »

E chiusi velocemente la porta.

Non vedevo l'ora di stendermi sul divano.

Guardai l'orologio: Sei e mezza!
Cavolo, ero in ritardo di due ore.

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